Quando ti portan via la tua città – Quando la svendono all’altare del padrone
È normale, alla fine poi ci sta - Che ci vien voglia di una rivoluzione
Piazza Alimonda in fondo è in ogni luogo - Lungo le strade che chiedono giustizia
È un’onda lunga di cui non c’è la fine – si scorge a stento soltanto dove inizia
Cantiamo l’attimo in cui ci sarà chiesto - Tutto sommato “chi glielo ha fatto fare”
Che per morire è sempre troppo presto, con quel caldo - e a due passi c’era il mare
In un’istante avrai dato un calcio al vento - Con decisione hai preso a camminare
Seguendo il passo lieve della storia – Genova è occupata: l’andiamo a liberare
Ma sui tavoli dei bar chi gioca a carte - Chi dal lavoro torna via distrutto
Se nessuno può fare la sua parte - Qualcun altro è costretto a dar tutto
Così hai nascosto i tuoi capelli biondi - Dentro a quel passamontagna blu
E il rotolo di scotch fino a sopra il braccio - Per farti forza scordando che eri tu
Vestivi quella canottiera bianca - Che era già pronta a riposare al sole
Che poi ricordo schiacciata sull’asfalto - Con quel colpo abbiam perso le parole
Non c’è sentenza che possa esser capace - E serve a poco persino ogni parola
A dare un senso E forse un po’ di pace – Se un estintore resiste alla pistola
*E sui tavoli dei bar chi gioca a carte - Chi dal porto torna via distrutto
Se nessuno può fare la sua parte - Qualcun altro è costretto a dar tutto
Se ti cantiamo lontani dal dolore - Loro non sanno e non possono spiegarlo
L’hai detto tu: “di vita non si muore” - E da quel giorno ci siam chiamati Carlo
Con quella faccia un po'così - Quell'espressione un po'così
Che abbiamo noi prima d'andare a Genova
E ogni volta ci chiediamo - Se quel posto dove andiamo
Non c'inghiotte, e non torniamo più
Ma quella faccia un po'così - Quell'espressione un po'così
Che abbiamo noi mentre guardiamo Genova
Ed ogni volta l'annusiamo - E circospetti ci muoviamo
Un po'randagi ci sentiamo noi
È normale, alla fine poi ci sta - Che ci vien voglia di una rivoluzione
Piazza Alimonda in fondo è in ogni luogo - Lungo le strade che chiedono giustizia
È un’onda lunga di cui non c’è la fine – si scorge a stento soltanto dove inizia
Cantiamo l’attimo in cui ci sarà chiesto - Tutto sommato “chi glielo ha fatto fare”
Che per morire è sempre troppo presto, con quel caldo - e a due passi c’era il mare
In un’istante avrai dato un calcio al vento - Con decisione hai preso a camminare
Seguendo il passo lieve della storia – Genova è occupata: l’andiamo a liberare
Ma sui tavoli dei bar chi gioca a carte - Chi dal lavoro torna via distrutto
Se nessuno può fare la sua parte - Qualcun altro è costretto a dar tutto
Così hai nascosto i tuoi capelli biondi - Dentro a quel passamontagna blu
E il rotolo di scotch fino a sopra il braccio - Per farti forza scordando che eri tu
Vestivi quella canottiera bianca - Che era già pronta a riposare al sole
Che poi ricordo schiacciata sull’asfalto - Con quel colpo abbiam perso le parole
Non c’è sentenza che possa esser capace - E serve a poco persino ogni parola
A dare un senso E forse un po’ di pace – Se un estintore resiste alla pistola
*E sui tavoli dei bar chi gioca a carte - Chi dal porto torna via distrutto
Se nessuno può fare la sua parte - Qualcun altro è costretto a dar tutto
Se ti cantiamo lontani dal dolore - Loro non sanno e non possono spiegarlo
L’hai detto tu: “di vita non si muore” - E da quel giorno ci siam chiamati Carlo
Con quella faccia un po'così - Quell'espressione un po'così
Che abbiamo noi prima d'andare a Genova
E ogni volta ci chiediamo - Se quel posto dove andiamo
Non c'inghiotte, e non torniamo più
Ma quella faccia un po'così - Quell'espressione un po'così
Che abbiamo noi mentre guardiamo Genova
Ed ogni volta l'annusiamo - E circospetti ci muoviamo
Un po'randagi ci sentiamo noi
inviata da Deavid - 26/4/2021 - 09:07
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Brano liberamente tratto da una poesia di Carmelo Albanese dedicata a Carlo Giuliani