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Tormenta

Andrea Polini
Lingua: Italiano



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2020

Mario Zeduri, 18 anni, di convinzioni cattoliche dovette affrontare la difficile scelta di una resistenza armata. Si aggregò alla 53° Brigata Garibaldi , venne ferito durante la battaglia di Fonteno e curato dalle donne di Valmaggiore. Ancora convalescente lasciò il paese per raggiungere la sua formazione, in Malga Lunga. Vi giunse proprio al mattino del rastrellamento del 17 novembre 1944. Ferito durante la battaglia, fu finito col pugnale dai legionari fascisti.

MARIO ZEDURI (“Tormenta”)
Mario Zeduri, nato a Bergamo nel 1925,si arruolò nella 53ª brigata Garibaldi l'1 Luglio 1944 assumendo il nome di battaglia di «Tormenta»; venne assegnato alla squadra di Giorgio Paglia. Partecipò attivamente a tutte le azioni della brigata. Dopo la battagli del 31 agosto 1944 fu ritrovato nel bosco di Torrezzo con il compagno «Modena» dal partigiano G. Berta, dopo essere stato gravemente ferito ad un piede. Si assentò dalla formazione per curare la ferita, ospitato nella casa di Andrea Zoppetti a Valmaggiore. Rientrò il 16 Novembre, felice di riprendere il suo posto, ignaro che il giorno seguente sarebbe stato ucciso. Il 17 novembre 1944, presso la Malga Lunga, sul confine tra Gandino e Sovere, venne colpito da un proiettile mentre combatteva contro la divisione fascista “Tagliamento” che aveva sorpreso i partigiani guidati da Giorgio Paglia. Dopo il combattimento fu pugnalato a morte assieme al compagno Starich. Il suo corpo straziato fu ritrovato in una fossa, scavata dai fascisti, dal comandante della brigata partigiana, la notte del 20 Novembre, dopo che il gruppo era tornato alla malga per rendersi conto della situazione. Accanto al cadavere venne rinvenuta una lettera che lo stesso Zeduri doveva consegnare all’amico L. Zanoni dopo la ferita di Fonteno: “Caro Luigi, sono ferito. Ti prego di farlo sapere a mio papà che forse sarà già in città, ma ti scongiuro di dirgli di non far sapere nulla alla mamma assolutamente, perché ne soffrirebbe troppo. Non è nulla di grave”. Nel 1981, alla Malga Lunga, venne posta una lapide, per commemorare le sue gesta.
Parole di odio di fedeltà e onore
E grida di rabbia rivolta dolore
Chissà se coraggio o viltà in questa sera
Pensare al perdono e alla preghiera

Se ciò che t’hanno insegnato e che credi
Può dare risposte a quello che vedi
Ma ci sono tempi su questa tua terra
In cui sono giusti anche il fucile e la guerra
[musica]
Fa sempre più freddo e sempre più notte
Paura che picchia a tutte le porte
Ma il tempo non deve più scorrere invano
Si deve scegliere ciò che siamo ciò che vogliamo

Così se impartito prendendo la strada
Del cristo che stringe in mano la spada
O forse hai seguito un illusione è sbagliata
Salvare una patria che non c'è mai stata

Ferito sbandato fu povera gente
Che ti regalò tutto il suo niente
Chi chiede soccorso fra scrostate mura
Divise con te speranza e paura

E quando decisero di aprirti le porte
Sapevano i rischi temeva la sorte
Ma accesero il fuoco spartirono il pane
Con chi era braccato con chi aveva fame

La notte raffredda il cielo sereno
Fuori la neve su di te il calore del vino
La luna è calata è ora di andare
Chissà se l'hai vista quell'ombra passare

La sorte tranquilla ti aspetta e pare davvero
Una tagliola nascosta in mezzo al sentiero
Partisti da valle per sfuggire al suo destino
Ma lui li aspettava lassù già di primo mattino

inviata da Dq82 - 18/4/2021 - 13:15




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