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Comandante Montagna

Andrea Polini
Lingua: Italiano



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2020

Un ricordo di Giovanni Brasi, comandante "Montagna", della 53° Brigata Garibaldi Tredici Martiri di Lovere.
La sua giovinezza, le sue lotte, le sue delusioni, la sua coerenza.


(12 ottobre 1901 – 23 marzo 1974)

Giovanni Brasi entrò alla Gregorini nel 1913 in qualità di apprendista. Aderì alla sezione giovanile socialista loverese, partecipò alle lotte operaie del “biennio rosso” e nel primo dopoguerra venne licenziato.
Dentro il PSI (Partito Socialista Italiano) Brasi si schierò con la corrente massimalista Serratiana e poi passò al PCdI (Partito Comunista d’Italia).
Dopo l’ascesa del fascismo dovette emigrare in Francia. Rientrato a Lovere qualche anno più tardi, esercitò la pro­fessione di fotografo che svolse con impegno e passione A lui, infatti, si devono le numerose fotografie partigiane della 53a Brigata Garibaldi, tra le più importanti testimonianze visive della lotta parigiana bergamsca.

Attorno a lui, nella seconda metà degli anni ‘ 30, si ricosti­tuì la rete clandestina comunista. Nel luglio 1943 Brasi fu arrestato con l’imputazione di aver ricostituito l’organiz­zazione sindacale all’Ilva.
Nel periodo badogliano fece parte, come delegato comuni­sta, del “Comitato di pacificazione cittadina”.
Subito dopo l’8 settembre 1943 Brasi organizzò sui monti sopra­stanti Lovere un gruppo di partigiani, poi trasformatosi nella 53^ Brigata Garibaldi “Tredici Martiri” di Lovere, della quale assunse il comando col nome di battaglia di “Montagna”.
Dopo la Liberazione, Brasi svolse la professione di fotografo e per un breve periodo (dal 2 febbraio al 26 ottobre 1946) ricoprì la carica di Sindaco di Lovere.
La vita di Giovanni Brasi è un insegnamento per noi tutti.
Mentre lo ricordiamo, in noi c’è il disagio di chi non sempre ha saputo apprendere e cogliere il valore ed il significato della sua lotta e della sua testimonianza di vita per la Libertà e la Pace, una vita critica verso il potere che non fosse rispettoso delle differenze e svolto con giustizia.
anpilovere.it
Nato in riva al lago vicino alla ferriera
Tempo di piedi nudi e di fatica vera
Ma in tanti sul sentiero di un mondo giusto eguale
In bocca Addio a Lugano e l'Internazionale

A 13 anni in fabbrica a 20 licenziato
Un secco no al fascismo in Francia da emigrato
Ebbene l’otto di settembre e non fu giorno di festa
Con pochi s’alzò in piedi con pochi alzò la testa

Co inverni su in montagna nei boschi fino aprile
Col vecchio sogno in testa e di spalla il fucile
E se ne andò la guerra e venne primavera
E quello che era un sogno sembrò ormai cosa vera

Ma il cielo che era terso già si stava oscurando
Il sole ancora rosso già stava tramontando
È già tornava a galla ieri era affogato
E troppi in fila a dire sono io che l'ho salvato

Non ti sentimmo dire frasi false come vere
Tornasti al tuo lavoro lontano da ogni potere
Dice che non eri in linea col partito
Qualcuno che stanco e ti sentivi tradito

Chi dice che eri un fesso così poco italiano
Avevi un seggio a Roma e ti cascò di mano
Ma certo anche stavolta sai da che parte stare
Insieme a chi fatica per non dimenticare

inviata da Dq82 - 18/4/2021 - 12:17




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