El jorn del judici
parrà qui haurà fet servici
Terratrèmol tan gran serà
que les torres derrocarà
les pedres pel mig se rompran
i les muntanyes se fondran
Gran foc del cel devallarà
mar, fonts i rius tot cremarà
el sol perdrà la claredat,
mostrant-se fosc i alterat
La lluna no
darà claror
i tot lo món
serà tristor.
Qui vol
ser rei
universal?
parrà qui haurà fet servici
Terratrèmol tan gran serà
que les torres derrocarà
les pedres pel mig se rompran
i les muntanyes se fondran
Gran foc del cel devallarà
mar, fonts i rius tot cremarà
el sol perdrà la claredat,
mostrant-se fosc i alterat
La lluna no
darà claror
i tot lo món
serà tristor.
Qui vol
ser rei
universal?
inviata da Lorenzo - 7/3/2021 - 22:29
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Lorenzo Masetti
CANTO DELLA SIBILLA
Il giorno del giudizio
sarà risparmiato chi avrà servito [1]
Terremoto così grande sarà
che le torri abbatterà
le pietre nel mezzo si romperanno
e le montagne si fonderanno
Gran fuoco dal cielo scenderà
mari, fonti e fiumi tutto brucerà
il sole perderà la luminosità
mostrandosi fosco e alterato
La luna non
darà chiarore
e tutto il mondo
sarà dolore
Chi vuole
essere re
universale?
Il giorno del giudizio
sarà risparmiato chi avrà servito [1]
Terremoto così grande sarà
che le torri abbatterà
le pietre nel mezzo si romperanno
e le montagne si fonderanno
Gran fuoco dal cielo scenderà
mari, fonti e fiumi tutto brucerà
il sole perderà la luminosità
mostrandosi fosco e alterato
La luna non
darà chiarore
e tutto il mondo
sarà dolore
Chi vuole
essere re
universale?
[1] nell'originale cristiano da intendersi "chi avrà servito Gesù Cristo"
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dal disco Clamor
feat. Holly Herndon & Tarta Relena
Parole: Popolari, adattate da Eduard Escoffet, Maria Arnal e Marcel Bagés
Musica: Popolare
Reinterpretazione di un antico canto della tradizione medievale, il Canto della Sibilla, originariamente in latino e poi diffuso, in catalano e in provenzale, in Sardegna (in particolare a Alghero) nelle isole Baleari e in Provenza.
Nella tradizione classica, le sibille erano vergini ispirate da un dio (solitamente Apollo) dotate di virtù profetiche ed in grado di fare predizioni e fornire responsi, ma in forma oscura o ambivalente. Le più famose erano collocate in diversi luoghi del bacino del Mediterraneo come a Cuma in Italia, a Delfi in Grecia, o in Africa ed Asia Minore.
Con un tipico processo di assimilazione, il cristianesimo recupera la figura della Sibilla, adattando le antiche profezie al racconto della fine del mondo contenuto nell'Apocalisse di Giovanni.
Tuttavia durante il rinascimento il canto della Sibilla viene dichiarato pagano dal concilio di Trento e le rappresentazioni nelle chiese calano notevolmente, tranne in quelle delle isole Baleari ed in Sardegna dove la rappresentazione del dramma riesce a sopravvivere fino ai nostri giorni, nel 2010 infatti l’Unesco ha dichiarato il canto patrimonio dell’umanità.
In questa nuova reinterpretazione, che si ispira sia alla versione interpretata dalla maiorchina Maria Del Mar Bonet che a quella classica di Montserrat Figueras e Jordi Savall, Maria e Marcel, con la complicità di Holly Herndon hanno tolto al testo ogni riferimento cristiano, restituendolo alle origini pagane. Le voci sono registrate nel paesino di Serralada de Marina, vicino Badalona, in mezzo alle capre che pure si sentono in sottofondo.
Il Canto della Sibilla, racconta Maria Arnal, parla della fine del mondo e può essere letto in chiave ecologista, collegato all'esposizione Després de la fi del món / Después del fin del mundo (Dopo la fine del mondo) presentata al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona nel 2017.
Apocalisse dal greco ἀποκάλυψις significa letteralmente "togliere il velo", la rivelazione, quando cadono i muri del pensiero e intuisci un qualcosa con tutte le cellule del tuo corpo.
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