Ore 7 del mattino, non c'è un angolo di nebbia che non abbia così sonno come me
Esco fuori, son 3 passi, mani in tasca, testa bassa e mi rituffo dentro al solito caffè
Rimbombano i sogni degli altri
Che ancora ce li han tutti in testa
Sonnecchiano ai bordi degli occhi
E agli angoli di una finestra
Non c'è niente più da dirsi, a malapena un po' guardarsi, biascicando, tra le briciole, un saluto
Controvoglia mi avvicino, spio dal banco un po' lontano, faccio finta di un pensiero e volo via
Adesso si inizia la danza
Dribblandoci in tre in una stanza
Tra sguardi atterriti, rifiuti affermati, che amaro che è 'sto caffè
Sono in angolo al tappeto, vado avanti, sguardo indietro, non c'è niente che mi possa consolare
Maniscalco o ferroviere, un po' spazzino e carrozziere, qui lavoro per davvero non ce n'è
Sarà che son sopra i quaranta
E forse anche questo un po' conta
Sarà l'orecchino o il freddo pinguino che fa
Sono a tavola, un grissino, pomodori, niente vino, mozzarella, questo è il massimo che c'è
Nelle tasche una padella, nella pancia le budella mi si stringono e mi fanno anche il casquè
Mi sa che è da ormai più di un anno
Che non riesco più a prender sonno
Che giro intorno agli uffici, sentendomi dire ancora di no
Fisso il niente, poi lo sguardo di traverso, una foto sul giornale, un articolo m'attira
"A vent'anni vola da un'impalcatura, tonfo sordo, ci rimane apprendista carpentiere"
Lo dice anche questo sondaggio
Che è il quarto nel mese di maggio
Ma che funerali di stato
E poi non è neanche un soldato
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Esco fuori, son 3 passi, mani in tasca, testa bassa e mi rituffo dentro al solito caffè
Rimbombano i sogni degli altri
Che ancora ce li han tutti in testa
Sonnecchiano ai bordi degli occhi
E agli angoli di una finestra
Non c'è niente più da dirsi, a malapena un po' guardarsi, biascicando, tra le briciole, un saluto
Controvoglia mi avvicino, spio dal banco un po' lontano, faccio finta di un pensiero e volo via
Adesso si inizia la danza
Dribblandoci in tre in una stanza
Tra sguardi atterriti, rifiuti affermati, che amaro che è 'sto caffè
Sono in angolo al tappeto, vado avanti, sguardo indietro, non c'è niente che mi possa consolare
Maniscalco o ferroviere, un po' spazzino e carrozziere, qui lavoro per davvero non ce n'è
Sarà che son sopra i quaranta
E forse anche questo un po' conta
Sarà l'orecchino o il freddo pinguino che fa
Sono a tavola, un grissino, pomodori, niente vino, mozzarella, questo è il massimo che c'è
Nelle tasche una padella, nella pancia le budella mi si stringono e mi fanno anche il casquè
Mi sa che è da ormai più di un anno
Che non riesco più a prender sonno
Che giro intorno agli uffici, sentendomi dire ancora di no
Fisso il niente, poi lo sguardo di traverso, una foto sul giornale, un articolo m'attira
"A vent'anni vola da un'impalcatura, tonfo sordo, ci rimane apprendista carpentiere"
Lo dice anche questo sondaggio
Che è il quarto nel mese di maggio
Ma che funerali di stato
E poi non è neanche un soldato
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
Morire sparando dà ben più decoro che farlo durante il lavoro
inviata da Alberto Scotti - 21/2/2021 - 15:03
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