Che cosa c'è
Che cosa c'è
Nella scatola cinese?
Che cosa c'è
Che cosa c'è
Nella scatola cinese?
Ci son le nuvole
Ci son le nuvole
Che cercano amore
E nelle nuvole
E nelle nuvole
Non ci sono cannoni
Cade la neve
Cade la neve
Che cosa c'è
Che cosa c'è
Nella scatola cinese?
Ci son le nuvole
Ci son le nuvole
Che cercano amore
E nelle nuvole
E nelle nuvole
Tutti possono giocare
Che cosa c'è
Nella scatola cinese?
Che cosa c'è
Che cosa c'è
Nella scatola cinese?
Ci son le nuvole
Ci son le nuvole
Che cercano amore
E nelle nuvole
E nelle nuvole
Non ci sono cannoni
Cade la neve
Cade la neve
Che cosa c'è
Che cosa c'è
Nella scatola cinese?
Ci son le nuvole
Ci son le nuvole
Che cercano amore
E nelle nuvole
E nelle nuvole
Tutti possono giocare
inviata da Bernart Bartleby - 26/11/2020 - 18:32
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Parole di Antonio Infantino
Musica di Antonio Infantino e Mario De Sanctis (non ne sono sicuro, ma forse si tratta del compositore e pianista, leader del Modern Jazz Group, una formazione in cui, giovanissimi, militarono anche Tenco e De Andrè).
Nell'album "Ho la criniera da leone, perciò attenzione", 1968
Con l'amico di sempre, Enzo Del Re, alle percussioni.
Testo trovato su Genius e verificato all'ascolto.
Riprendo dal bel blog I Miti di Timi, di Timisoara Pinto, giornalista e conduttrice radiofonica:
“Non sapevo suonare – ha detto Infantino –, ma mi feci avanti. Proponevo le mie poesie accompagnandomi con la chitarra, tutto sferraglioso: quello che veniva. Ero iscritto ad Architettura, conoscevo il futurismo. Non era la dimensione melodica che mi interessava, ma quella ritmica, la parola marinettiana, Joyce, il suono, il rumore”. Registrato a Milano con gli orchestrali della Scala, gli arrangiamenti di Mario De Sanctis e la produzione di Nanni Ricordi, l’album conserva la sua ispirazione psichedelica: “Gli occhi strabuzzati del surrealismo, ma il surrealismo della realtà, delle differenze di status. Nelle mie poesie c’era l’alienazione consumistica, la tragedia. Era un modo di essere tarantato non folkloricamente”.
Alle “sedie, tumbe, ecc.” il corpofonista Enzo Del Re, con cui Infantino darà vita ad un importante sodalizio artistico. Al tamburo persiano siede Yermian Eskandar, compagno di studi all’Università di Firenze nell’euforico dopotempesta dell’alluvione. A scoprirlo fu Fernanda Pivano che scrisse di lui: “Con intonazione sacerdotale e senza alcun rispetto per la neotradizione della musica beat e della canzone di protesta, un collage di salmi del Duecento e di reclames dei grandi prodotti favoriti della civiltà di consumo”.