Lungo il declivio di questi tramonti,
Disposte in granitici scarti di storia
Le schiere nere, serrate e composte
Di chi la morte la chiama vittoria.
Lungo la vita, che chiama a raccolta,
I figli partiti come legioni
Alla ricerca di una risposta
Che dia ancora senso alle grandi passioni
Grandi ragioni, perdute o nascoste
Sotto il pulviscolo della memoria
Spazzate d'un tratto dalle recondite
Mani macchiate, ricolme di boria
E il vecchio mondo, sta morendo
Il nuovo tarda a comparire
Nell'intervallo di questo tempo
I mostri sbucano dalle latrine
E perdersi dentro un mare
Di storie vecchie, di perse occasioni
Tra strade senza un nome
Dove guardavo i tuoi occhi affondare
Le mani, sporche di guerra
Il tuo respiro ha il Vietnam, dentro
Siamo le braccia aperte di un porto
La grande rinascita dopo il tracollo
Il talismano portato al collo
Di chi è sfuggito a ogni vostro controllo
Non la controlli la forza del vento
Che soffia imperante nei moti d'accusa
Di chi non teme che venga il momento
Di una sconfitta o una grande caduta
Meglio cadere che vivere oggetti
Dei giuramenti di questi nessuno
Ingannatori, giurati e sospetti
A ricordare il passato più oscuro
Scure che tagli la testa del toro
Taglia il terrore di chi non ha coro
Taglia anche queste catene nascoste
Dietro chi giudica ma mai agisce
E perdersi dentro un mare
Di storie vecchie, di perse occasioni
Tra strade senza un nome
Dove guardavo i tuoi occhi affondare
Le mani, sporche di guerra
Il tuo respiro ha il Vietnam, dentro
Ad ogni tuo sguardo
Che mi piangi addosso
Vorrei fottere il tempo
Verso giorni migliori
Portarlo avanti
Come un film già visto
Godersi il finale
E privarci del resto
Di questa violenza
Banale arroganza
Che fanno a botte
Con ogni principio della mia esistenza
Portarti al mare
Colore del sangue
Per ogni tramonto guardato
Da un molo distante
Anima i corpi di chi costruisce
Un valico, un ponte umano, sicuro
Fatto di mani di umane certezze
Possa quel giorno chiamarsi futuro.
Disposte in granitici scarti di storia
Le schiere nere, serrate e composte
Di chi la morte la chiama vittoria.
Lungo la vita, che chiama a raccolta,
I figli partiti come legioni
Alla ricerca di una risposta
Che dia ancora senso alle grandi passioni
Grandi ragioni, perdute o nascoste
Sotto il pulviscolo della memoria
Spazzate d'un tratto dalle recondite
Mani macchiate, ricolme di boria
E il vecchio mondo, sta morendo
Il nuovo tarda a comparire
Nell'intervallo di questo tempo
I mostri sbucano dalle latrine
E perdersi dentro un mare
Di storie vecchie, di perse occasioni
Tra strade senza un nome
Dove guardavo i tuoi occhi affondare
Le mani, sporche di guerra
Il tuo respiro ha il Vietnam, dentro
Siamo le braccia aperte di un porto
La grande rinascita dopo il tracollo
Il talismano portato al collo
Di chi è sfuggito a ogni vostro controllo
Non la controlli la forza del vento
Che soffia imperante nei moti d'accusa
Di chi non teme che venga il momento
Di una sconfitta o una grande caduta
Meglio cadere che vivere oggetti
Dei giuramenti di questi nessuno
Ingannatori, giurati e sospetti
A ricordare il passato più oscuro
Scure che tagli la testa del toro
Taglia il terrore di chi non ha coro
Taglia anche queste catene nascoste
Dietro chi giudica ma mai agisce
E perdersi dentro un mare
Di storie vecchie, di perse occasioni
Tra strade senza un nome
Dove guardavo i tuoi occhi affondare
Le mani, sporche di guerra
Il tuo respiro ha il Vietnam, dentro
Ad ogni tuo sguardo
Che mi piangi addosso
Vorrei fottere il tempo
Verso giorni migliori
Portarlo avanti
Come un film già visto
Godersi il finale
E privarci del resto
Di questa violenza
Banale arroganza
Che fanno a botte
Con ogni principio della mia esistenza
Portarti al mare
Colore del sangue
Per ogni tramonto guardato
Da un molo distante
Anima i corpi di chi costruisce
Un valico, un ponte umano, sicuro
Fatto di mani di umane certezze
Possa quel giorno chiamarsi futuro.
inviata da Jonio Culture - 11/9/2020 - 17:41
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2020
“Futuro è una ballata indie rock, incastonata in un racconto trasversale che distingue le contraddizioni del vecchio mondo, mentre traccia l'ipotesi del nuovo”, spiega Cyrano, nome d’arte del cantautore catanese Carlo Festa. “Un mondo fatto di mostri, indifferenza e iperindividualismo - aggiunge - ma anche nutrito dalla speranza di chi non accetta supinamente la deriva del tempo che verrà. Futuro come oscuro presagio sociale e, al contempo, opportunità di riscatto umano”.
“Il brano - gli fa eco Giovanni Timpanaro, voce e leader dei Miqrà - nasce dall'incontro tra due realtà stilisticamente diverse. Ne è venuta fuori una ballata in cui si mescolano la lirica ricercata di Cyrano e le nostre sonorità indie rock. Futuro è un faro che proietta la sua luce su questi anni bui attraversati da una società sempre più priva di empatia e vittima dell'indifferenza. Il brano è però al tempo stesso un inno alla rivalsa ed alla resistenza, un racconto di speranza in musica”.
Anche il videoclip di “Futuro”, girato agli studi Arsonica di Siracusa, segue l'umore del brano, fornendo una visione di solitudine e sofferenza causate del mondo cupo che circonda la protagonista, l’attrice Sara Cantoro. Ma “Futuro” è anche una canzone di speranza, sentimento che viene fuori gradualmente nel videoclip, assieme alla voglia di lottare per un domani migliore e l’invito all'abbandono dell'individualismo.