Ti avremmo seppellito il primo maggio
non fosse che al comune erano in festa
Sei andato per il tuo ultimo viaggio
senza bagaglio se non la tua testa
E ora riposa, grande lavoratore
che il giorno del tuo premio è arrivato
Di sola carne era dunque il tuo cuore
che pretendevi di ferro cromato
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
Di sola carne, certo, era il tuo cuore
ma il corpo di nero carbone
Tu eri lo schiavo, l’addetto al motore
che c’è sotto il nome di ogni padrone
Eri elfo delle rosse ciminiere
usignuolo d’ala refrattaria
Ruvido Efesto delle miniere
inestinguibile corrente d’aria
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
Tua madre fu la nera miseria
e per padri avesti ferro e fumo
A scuola del mondo una sola materia
t’ insegnò la strada, il lavoro e il digiuno
E ora mi chiedo come possa ospitare
la tua forza questa cassa di legno
Sento il tuo spirito ovunque volare
o dolce amico, d'ogni cielo degno
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
Cosa rimane per chi ti ebbe vivo
di te fra la terra ed il cielo
Parole di prete, un rametto d’olivo,
una tomba, una fiamma ghermita dal gelo
No, di te rimane il miracolo umano
lo sforzo tra il pane e le rose
La croce portata pensando a far piano
la più alta fra tutte le cose
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
non fosse che al comune erano in festa
Sei andato per il tuo ultimo viaggio
senza bagaglio se non la tua testa
E ora riposa, grande lavoratore
che il giorno del tuo premio è arrivato
Di sola carne era dunque il tuo cuore
che pretendevi di ferro cromato
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
Di sola carne, certo, era il tuo cuore
ma il corpo di nero carbone
Tu eri lo schiavo, l’addetto al motore
che c’è sotto il nome di ogni padrone
Eri elfo delle rosse ciminiere
usignuolo d’ala refrattaria
Ruvido Efesto delle miniere
inestinguibile corrente d’aria
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
Tua madre fu la nera miseria
e per padri avesti ferro e fumo
A scuola del mondo una sola materia
t’ insegnò la strada, il lavoro e il digiuno
E ora mi chiedo come possa ospitare
la tua forza questa cassa di legno
Sento il tuo spirito ovunque volare
o dolce amico, d'ogni cielo degno
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
Cosa rimane per chi ti ebbe vivo
di te fra la terra ed il cielo
Parole di prete, un rametto d’olivo,
una tomba, una fiamma ghermita dal gelo
No, di te rimane il miracolo umano
lo sforzo tra il pane e le rose
La croce portata pensando a far piano
la più alta fra tutte le cose
Dormi, dormi, nei fumi degli altiforni
dormi, dormi fratello, dormi
inviata da Matteo Podda - 20/8/2020 - 11:47
Grazie Matteo Podda.
Hai qualche notizia su Flaviano Cappai che citi in introduzione?
Hai qualche notizia su Flaviano Cappai che citi in introduzione?
B.B. - 21/8/2020 - 12:58
Grazie a te! Oltre alle notizie che ho cercato di filtrare nel testo, posso dirti che era un uomo buono, sardo approdato a Roma intorno agli anni '70 dove ha vissuto inizialmente di espedienti nei sobborghi pasoliniani prima di cominciare a lavorare negli altiforni; qui si è specializzato nella pulitura dei camini, e ha girato tutto il mondo con il suo lavoro (era evidentemente molto bravo) ma tornava sempre dalla sua famiglia che si era stabilita vicino Firenze. Qui l'ho conosciuto, sempre con la sigaretta in bocca e pieno di energia, come un piccolo diavolo bonario. Purtroppo le polveri nel suo lavoro sono pesanti, e il cancro se l'è portato via rapidamente, ancora giovane.
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità!
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Grazie!
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Matteo Podda - 22/8/2020 - 08:38
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Canzone registrata nel 2014 e dedicata alla memoria di Flaviano Cappai, e a tutti gli operai degli altiforni del mondo.