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Ucch'i l'arma

Eleonora Bordonaro
Lingua: Siciliano


Eleonora Bordonaro

Lista delle versioni e commenti


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Ucch'i l'arma
[2017]

Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Eleonora Bordonaro

Musica / Music / Musique / Sävel:
Eleonora Bordonaro , Puccio Castrogiovanni

Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
Eleonora Bordonaro

Album: Cuttuni e Lamé



Heart And Soul , 2004   Salma Arastu
Heart And Soul , 2004 Salma Arastu




Avanzo qualche riserva sulla traduzione reperita in rete: sembra eseguita a quattro mani, due attente e due frettolose.
La locuzione siciliana Ucch'i l'arma, letteralmente” bocca dell’anima”, identifica la parte superiore dell’addome. I vocaboli italiani corrispondenti sono: bocca dello stomaco, epigastrio. Escludendo quest’ ultimo che allieterebbe gli ambulatori di gastroenterologia in questi tempi grigi di corona si, corona no (… dalla terra del vulcano alla Terra dei Cachi di Elio) si potrebbe adottare il primo. Anche questo però penalizzerebbe senza dubbio la canzone.
Occorre sapere che l’espressione in siciliano, anche quando è usata in ambito medico, non perde mai la sua carica poetica, è un messaggio subliminale del sofferente che sintonizza sempre l’ascoltatore. E allora? È semplice: riandando alla radice, alla sua origine, quando si associava il distretto anatomico alla sede, bocca, dell’anima, lo si può ben rendere con “profondità, profondo”: tali termini riferititi all’interiorità evocano lo stesso significato sotteso in siciliano.
Mi sono permesso quindi di modificare la traduzione in rete nelle parti dove ricorre la parola “ucca”, con una moderata perdita di immagine inevitabile quando si passa da una lingua all’altra. Anche se il significato non è quello inteso dall’autrice, si sarebbe potuto lasciare quello della traduzione, “bocca”, se non fosse che indirizzerebbe il senso e l’immaginario verso una netta figurazione erotica, che nel testo c’è ma sfumata e calata in un complesso di emozioni di cui l’erotismo è una parte non preponderante.

Ho anche modificato la traduzione in quei passaggi in cui la scorrevolezza in italiano ne avrebbe risentito sensibilmente.
Infine l’ortografia del titolo è corretta, non così nel resto: anche qui ho rettificato, auspicando che i miei interventi non siano sgraditi se raggiungessero il traduttore e gli eventuali lettori di cultura siciliana.
[Riccardo Gullotta]
Aju statu assittata scomita
‘Nta ‘na putruna netta e squatrata
‘Nta ‘na putia ammarazzata e china
Aju ciauriatu lumia e racina
‘Na vota era ‘na cucina di lignu scuru e tostu,
‘Na vota 'n cuscino arraccamatu
Ca si pi ventura m'addurmiscevu m'arrusbigghiavu senza ciatu.

Aju vistu sciara abbruciata do suli,
un portu e ‘na rutta a mmari
e varchi di piscaturi
finestri ca rapevanu a funnichi scuri
chiazzi ‘ntagghiati di basuli duri
e ju sempri additta, sempri di passaggiu, sempri ospiti, lesta a ripigghiari ‘u viaggiu.

‘Nte ucchi ci su munni, cammiri e ventu
‘Nte ucchi aju circatu abbentu
‘Nte ucchi aju circatu paci e arricugghiutu ventu

E appoi chi ffu?
L'occhi si chiudenu p'arripusari
l'aricchi ‘ncuminciaru ‘u so misteri
Ascutanniti allistii di taliari
E scumparenu stanzi, strati e mari
‘N’a to ucca ci sugnu ju, ju sula e aquatalata
leggia, curiusa, cauda e cunfurtata
‘n’a to ucca ci sugnu ju, ju queta e priata
e ‘u ventu d’o ta sciatu mi insigna la strata
di la ucch’i l'arma mi insigna la strata
di la ucch’i l'arma mi insigna la strata.

E appoi chi ffu?
L'occhi si chiudenu p'arripusari
l'aricchi ‘ncuminciaru ‘u so misteri
Ascutanniti allistii di taliari
E scumparenu stanzi, strati e mari
‘N’a to ucca ci sugnu ju, ju sula e aquatalata
leggia, curiusa, cauda e cunfurtata
‘n’a to ucca ci sugnu ju, ju queta e priata
e ‘u ventu d’o ta sciatu mi insigna la strata
di la ucch’i l'arma mi insigna la strata
di la ucch’i l'arma mi insigna la strata.
di la ucch’i l'arma …
di la ucch’i l'arma …

inviata da Riccardo Gullotta - 11/6/2020 - 22:28



Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös :
youtube con limitati interventi di Riccardo Gullotta
NELLE PROFONDITA’

Sono stata seduta scomoda su una poltrona rigida e squadrata
in una bottega ingombra e piena [1]
ho odorato limoni e uva
una volta ero in una cucina di legno scuro e forte
una volta su di un cuscino ricamato,
[2] se per caso mi fossi addormentata
mi sarei svegliata senza fiato.

Ho visto sciara [*] bruciata dal sole
un porto, una grotta a mare
e barche di pescatori
finestre che si aprivano su locande [3] scure
piazze intagliate di basole [**] dure
e io sempre in piedi sempre di passaggio, sempre [4] ospite pronta a riprendere il viaggio

Nelle profondità [5] ci sono mondi, tetti [6] e vento
Nelle profondità ho cercato riposo [***]
Nelle profondità ho cercato pace e ho raccolto vento

Poi cosa è successo?
Gli occhi mi si sono chiusi per riposare
le orecchie hanno cominciato il loro lavoro.
Ascoltandoti ho smesso di guardare
e sono scomparse stanze, strade e mare.
Nelle tue profondità ci sono io, sola e coccolata
leggera, curiosa, calda e confortata.
Nelle tue profondità ci sono io serena e felice
e il vento del tuo respiro mi insegna la strada.
Dalle tue profondità mi indica [7] la strada.

Poi cosa è successo?
Gli occhi mi si sono chiusi per riposare
le orecchie hanno cominciato il loro lavoro.
Ascoltandoti ho smesso di guardare
e sono scomparse stanze, strade e mare.
Nelle tue profondità ci sono io, sola e coccolata
leggera, curiosa, calda e confortata.
Nelle tue profondità ci sono io serena e felice
e il vento del tuo respiro mi insegna la strada.
Dalle tue profondità mi indica la strada.
Dalle tue profondità mi indica la strada…
Dalle tue profondità mi indica la strada…
[Note con gli asterischi di Eleonora Bordonaro]

[Note con i numeri: Riccardo Gullotta]

[1] I due aggettivi sono omessi nella traduzione in rete

[2] Ho omesso ca, usato in siciliano per legare due proposizioni spesso senza relazione quindi come congiunzione “e” , o con il significato di “perché” ( non in questo caso) o per introdurre una comparazione introdotta da “sicché”.

[*] La sciara è il tipico paesaggio dell'Etna. Pietra lavica e cespugli, sterpaglie e piante. La vita che si riprende il suo spazio e allo stesso tempo è vinta dal calore del sole. È paesaggio aspro e spigoloso, di lotta.

[3] Funnicu nel testo corrisponde a “locanda , fondaco” dall’arabo al funduq. La traduzione
“antro” non ci sembra del tutto adeguata

[**] Basolato lavico. Nero, caldo e geometrico. A Milano lo chiamano pavet. Qui le chiamiamo basuli. Una ad una. Ogni pietra considerata per la sua individualità. Ogni pietra è diversa dalle altre e irripetibile.

[4] nella traduzione in rete è omesso


[5] cfr. l’introduzione

[6] la traduzione “camere” è letteralmente corretta, ma ho ritenuto che “tetti” renda meglio

[***] Abbentu è la serenità di stare nel posto giusto. È la pace dopo un percorso di ricerca. Abbentu è sempre un punto di arrivo.

[7] preferibile in questo contesto la traduzione “indicare” a “insegnare”

inviata da Riccardo Gullotta - 11/6/2020 - 22:33




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