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La sedia di lillà

Alberto Fortis
Lingua: Italiano


Alberto Fortis

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[1979]
Album : Alberto Fortis

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Da soproxi.it:

Alberto Fortis ha 24 anni quando viene pubblicato il suo primo album, che contiene almeno tre canzoni memorabili: nello spazio dei ricordi di chiunque avesse l’età della ragione nel 1979, un angolo è certamente occupato da Milano e Vincenzo, A voi romani e La sedia di lillà.
Alberto è rimasto orfano di madre a diciotto anni, e lo zio materno, Ugo De Gasperis, è una figura molto presente nella sua giovinezza. Lo zio è un uomo intelligente, sportivo, creativo, vitale, intraprendente; e un giorno il destino, col suo consueto cinismo, lo priva dell’uso degli arti in seguito a una caduta da una scala in giardino, dov’era salito per raccogliere albicocche da un albero.

Zio Ugo smette di muoversi e di parlare. Qualche volta, in preda allo scoramento, chiede a Dio di portarselo via. Ma per il resto del tempo, l’uomo combatte invece la sua paralisi, tanto da recuperare la voce e anche un poco di forze per alzarsi con le stampelle.

Il giovane Alberto, scrivendo La sedia di lillà, immagina che un uomo spezzato, com’era stato spezzato il fratello di sua madre, esaudisca invece da sé la propria preghiera di morte.
Del vero protagonista della canzone si sa poco: si sa che ha patito per amore e per tradimenti di amici, si sa di un rimuginare tormentoso (un rimuginare che probabilmente appartiene allo stesso Alberto: Penso troppo al mio futuro, penso troppo e vivo male). Si sa poco, ma è tutto quello che occorre per ricordarlo indelebilmente. Ci basta sapere che provare a sorridere gli straccia le labbra, che a diluire il sangue sul suo viso ci pensano le lacrime, che le sue rughe di cemento sembrano impossibili da spianare.

Ma alla fine diventa ombra priva di peso e di pena, intravista nel suo silenzioso dondolio-danza. Alla fine la voce emozionante di Fortis dice benissimo, in un canto senza parole, la malinconia straziata di chi resta e il sollievo definitivo di chi ha deciso di andare.
Stava immobile nel letto con le gambe inesistenti
e una piaga sulla bocca che seccava il suo sorriso
mi parlava rassegnato con la lingua di chi spera
di chi sa che e' prenotato sulla Sedia di lillà

Ogni volta che rideva si stracciavano le labbra
e il sapore che ne usciva era di stagione amara
le sue rughe di cemento lo solcavano di rosso
prontamente diluito da una goccia molto chiara

"Penso troppo al mio futuro" mi diceva delirando
"Io penso troppo al mio futuro, penso troppo e vivo male
penso che fra più di un anno cambieranno i miei progetti
penso che fra più di un anno avrò nuove verità
Tu non farmi questo errore vivi sempre nel momento
cogli il giorno e tanto amore cogli i fiori di lillà"

"Quanti amici hanno tradito" continuava innervosito
"quanti amici hanno tradito per la causa dell'Amore"
sono andato a casa sua sono andato con i fiori
mi hanno detto che era uscito che era andato a passeggiare
ma vedevo un'ombra appesa la vedevo dondolare
l'ombra non voleva stare sulla sedia di lillà

inviata da adriana - 18/5/2020 - 07:00


Grazie streguzza, hai contribuito un vero capolavoro, una canzone e una voce che ci hanno incantato in tanti...
Alberto Fortis è un gigante non abbastanza valutato.

B.B. - 18/5/2020 - 13:21


Caro B.B., questa canzone ha fatto parte della colonna sonora nei miei anni da pendolare. Raggiungevo Domodossola per "studiare" nello stesso istituto nel quale ha studiato Fortis.

..e siam venuti su un po' strani...

adriana - 18/5/2020 - 17:30


Allora devi assolutamente valutare di inserire qui anche "Cina" (profetica? "Tesoro, dimmi se un giorno mai paura dei cinesi io avrò"...) e "L'uomo grande" ("Quale ricco potrà mai comprare la dolcezza della povertà? / Quale povero può avere la divisa e la viltà di un signore in blu?"...)

Ci pensi tu, visto che Fortis è amico tuo?

Ciao

B.B. - 18/5/2020 - 18:18




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