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Francesco Guccini: Ophelia

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Lingua: Italiano


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[1970]
Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Francesco Guccini
Album / Albumi: Due anni dopo

Ophelia, non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo...
Ophelia, non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo...


A meno di quindici anni, in quarta ginnasio, avevo lasciato il Diario Vitt delle medie per il Diario di Panorama. Allora, “Panorama” era una rivista di sinistra (col tempo è diventata una merda di una delle tante destre schifose di questo paese), c'erano pure le vignette di Chiappori e faccio qui pubblico appello a chi se le ricorda. Il Diario di Panorama ci aveva anche delle foto; me ne ricordo una in particolare, con Renato Curcio ammanettato dopo l'arresto, mentre faceva il saluto a pugno chiuso. Glielo ebbi persino a dire, tanti anni dopo, mentre gli davo un passaggio in automobile dalla stazione di Firenze a un certo posto. Il diario scolastico, ovviamente, per un quindicenne serviva a tutto fuorché per scriverci i compiti da fare, le interrogazioni e, in genere, la roba di scuola. Sul diario, Vitt o di Panorama che fosse, si scrivevano pensieri profondi, si incollava tutto l'incollabile (adesivi, articoli di giornale ecc.), ci si lasciava scrivere gli amici qualsiasi cazzata venisse in mente, c'era la foto segreta della ragazzina che non ti cacava manco di striscio, e c'erano, naturalmente, le poesie e le canzoni. Non potevano mancare. Ci si può ragionare sopra, ma l'adolescenza è l'unica fase della vita dove la parola in versi e in musica non è mediata da alcuna sovrastruttura: è diretta. E se, in qualche caso, rimane diretta e non mediata, significa che si è degli eterni adolescenti, con tutto quel che ne consegue di bene e di male. Proprio oggi ho visto, su questo sito, che c'è chi torna ancora ai diciassette anni di Violeta Parra; e mi ha fatto molto piacere in questa bruttissima giornata. Sul “Diario di Panorama” ce ne avevo parecchie, di poesie e canzoni; quanto al Guccini Francesco, c'erano tutte le locomotive e le radici che si potessero immaginare. E c'era pure Ofelia, anzi Ophelia col “ph”; e facciamo allora conto che questo sia il Diario di quell'anno scolastico, 1977-78 vorrei ricordarlo, mica scherzi con un diario scolastico dove c'era Renato Curcio ammanettato in un'annata dove tra le giornate ci furono anche il 16 marzo e il 9 maggio, e durante la quale fui carrément accusato dalla professoressa di matematica di avere ammazzato Aldo Moro. E c'era stato il 18 marzo di Fausto e Iaio. E il 9 maggio di Peppino Impastato, di cui non si seppe niente.

Ophelia, Due anni dopo, “Lui e lei” quando non c'era ancora la “lei” ma si profilava all'orizzonte, e i poeti che nessuno al mondo leggerà mai stavano proprio lì, nel diario scolastico. Sinceramente non so se Guccini abbia mai parlato di questa sua canzone, mettiamola così, non troppo nota. Non è neanche un suo capolavoro, va detto; un quadretto un po' alla francese, un po' scespiriano e un po' preraffaellita. Ad ogni modo, anche ne avesse parlato da qualche parte, non me ne importerebbe granché; sono tra quelli che raccomanda sempre a tutti di non ascoltare mai gli autori parlare delle loro opere, quali che siano. In generale, dicono una stratosferica massa di cazzate; proprio nel medesimo periodo, ero fissato col Corvo di Edgar Allan Poe (ci avevo anche un bel librone con le illustrazioni di Gustave Doré), e leggere poi tutta la “filosofia della composizione” che ci stava dietro mi fece venir la voglia di buttarlo via. In questo sono rimasto adolescente: non mi piacciono le mediazioni, neppure dell'artista stesso. E così “Ophelia”, la canzone forse più quindicennial di Guccini, stava sul diario di Panorama in mezzo a Renato Curcio, mentre mi dedicavo a ammazzare Aldo Moro e stava arrivando chissà cosa. Ma allora non lo sapevo, e immaginavo una fanciulla dolcissima e scalza. Quello era. Quello rimane. Ammazzavano ragazzi. Ammazzano chitarristi. E la piccola Ophelia è anche per loro. [RV]
Quando la sera colora di stanco
Dorato tramonto, le torri di guardia,
La piccola Ophelia vestita di bianco
Va incontro alla notte, dolcissima e scalza

Nelle sue mani ghirlande di fiori
E nei suoi capelli riflessi di sogni,
Nei suoi pensieri mille colori
di vita e di morte, di veglia e di sonno...

Ophelia,
Che cosa senti quando
La voce dagli spalti
Ti annuncia che è l'ora già
E il giorno piano muore?

Ophelia,
Che vedi dentro al verde
Dell'acqua del fossato,
Nei guizzi che
La trota fa
Cambiando di colore?

Perché hai indossato la veste più pura,
Perché hai disciolto i tuoi biondi capelli?
Corri allo sposo, hai forse paura
Che li trovasse non lunghi, non belli?

Quali parole son sulle tue labbra,
Chi fu il poeta o quale poesia?
Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi
O lo sa sol la tua dolce pazzia?

Ophelia,
La seta e le ombre nere
Ti avvolgono leggere,
Ma dormi ormai e sentirai
Cadenze di liuto...

Ophelia,
Non puoi sapere quante
Vicende ha visto il mondo,
Ma forse sai, e lo dirai
con magiche parole...

Ophelia,
Le tue parole al vento
Di perdono nel tempo,
Ma chi vorrà le troverà
In tintinnii corrosi...

Ophelia...

inviata da Riccardo Venturi - 11/5/2020 - 22:37


La canzone fu pubblicata però la prima volta dai Nomadi nell'album "I Nomadi" del 1968
i nomadi


Rimarrà fissa nel repertorio dei Nomadi tanto da comparire anche in diversi album dal vivo:
"Nomadi in Concerto - Like a sea never dies" - 1987


"Le Strade , Gli Amici , Il Concerto" 1997


"Nomadi & Omnia Symphony Orchestra" 2007

Dq82 - 12/5/2020 - 07:45




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