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I Reietti

Anonimo della nuova era
Lingua: Italiano



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Il testo proposto è stato rinvenuto saccheggiando le memorie di un pedagogo di una importante repubblica serenissima di cui dobbiamo tacere il nome per non consentirne l'identificazione.

Che il bieco pedagogo abbia a sua volta ritrovato capitoli inediti della saga de "I Rougon-Macquart" è stato oggetto di dibattito tra critici letterari in quanto pare impossibile che nel nuovo millennio e nella nuova era esistano condizioni sociali talmente inumane per cui i pargoli - persino italici - non siano in possesso di strumenti di connettività, i critici più sagaci hanno persino argomentato - non senza ragione - che se non sono connessi non hanno profili social e quindi non esistono.

Noi che abbiamo partecipato al saccheggio dei carteggi possiamo testimoniare che numerose schede di situazioni compatibili con il racconto esistevano, non possiamo tuttavia sapere se siano frutto anch'essi della mente bacata del pedagogo ( ispirata evidentemente dalla lettura di Émile Zola - grave colpa che stigmatiziamo).

da ascoltare canticchiando L'Inno dei Pezzenti altresì noto come la Marsigliese dei poveri.
I REIETTI

se pensi che tutti i bambini siano come tuo figlio e che tutte le case siano come la tua, con sky e wifi in ogni stanza, non leggere, troveresti queste parole urticanti.

Le misure prese per i reietti si riassumono con un'espressione: che schiattino.
Descrivono un'Italia dove tutti hanno gli strumenti tecnologici che consentono lo smart working e le lezioni a distanza. Nel comune della città dove vive John ci sono più di 600 bambini (ufficiali) dai 6 ai 12 anni che non hanno la possibilità di seguire le lezioni - che comunque in media consistono in meno di mezzora al giorno (a farla grassa); il resto e' lasciato alla diligenza e buona volonta' dei genitori. Che siano stranieri o analfabeti o assenti, cambia poco: la descrizione degli italiani e' che tutti i bambini hanno un computer a testa, il wifi e bighellonano per casa tra netflix, chat whatsapp e spiritose lezioni di baby-yoga con simpatici pigiamoni multicolori. In case dove la puzza di muffa e di calzini non esiste, perché si passa la varechina e il bialcool accumulato previdentemente quando e' scoppiata la pandemia.

Non e' così: Hassan, Isselem, Wissem, Hossein, Hana, Ali e Grethe (nomi di fantasia) non hanno ne' computer ne' wifi. Non vanno a scuola da febbraio e tutte le mattine le passano nelle loro camerette tutti insieme perche' se escono i solerti vicini chiamano la polizia.
Le mediatrici culturali (professione di fantasia) pensano che non sia una situazione sana e li organizzano a gruppetti per portarli - in sicurezza - in una stanza grande, per non fargli perdere quel che hanno imparato. Chiedono al patronato (luogo di fantasia) una sala. Clandestinamente il prete concede la sala giochi, cosi' tutti i giorni, un'ora e mezzo al giorno, questi otto bambini stanno seduti su dei banchi clandestini in un'aula di 250 mq, che e' un passo avanti, rispetto allo stare dentro una stanza di 5 mq in una casa di 90 con altri 3 adulti dentro.
In quell'aula c'e' anche il wifi, cosi' una delle mediatrici porta il suo computer e si connette ai vari tutorial per "fare scuola".

I vicini rumoreggiano e dicono che ci sono assembramenti e che questa cosa e' intollerabile e che siamo tutti uguali e perche' questi privilegi e tutta la retorica della classe media che ormai conosciamo bene.
Quella che non tiene conto di chi ha di meno.
Che schiattino, appunto.

Allora si chiede alle scuole: nella città ci sono decine di scuole con immensi spazi attrezzati completamente vuote. A loro basterebbe un'aula. Una normale aula, di quelle da 28 posti: loro sono solo otto. Non chiedono neanche le pulizie, se ne occupano loro. Si occupano loro di provvedere al distanziamento. Magari si puo' usare la LIM per il collegamento a distanza con la maestra, cosi' finalmente anche loro possono fruire di quella mezzora al giorno insieme ai compagni (e alla maestra).
No. La classe media dice che se si riaprono le scuole e' un "pericoloso precedente". E poi chi sono i mediatori culturali? Come si permettono di fare il lavoro degli insegnanti? Chi li ha mai investiti?
La situazione ora è scoperta ed è "gravissima" secondo i cultori di epidemiologia dell'Università della Strada: i bambini non possono più uscire dalle loro case. Ci penseranno i viglianti a assicurare che non si ripetano situazioni di questo genere. "Abbiamo fatto tanti sacrifici fino a oggi, non vorrei che venisse vanificata la possibilità di tornare alla mia vita di prima dalla seconda ondata che ci sarà sicuramente in autunno, o in inverno, o magari tra un anno e mezzo".

Qualcuno stara' gia' pensando che se si richiudessero tutti i reietti in un quartiere solo per loro, da cui non possano uscire, magari sarebbe meglio. Che si infettino tra loro. Un bel muro intorno e entrate e uscite da due porte. O due ponti.
Cosi' la classe media piu' egoista e pavida d'europa potrà continuare a lamentarsi degli altri Paesi dell'Europa, che sono egoisti nei confronti dell'Italia; potrà continuare con la narrazione di un popolo di irresponsabili che si lamenta delle privazioni con il wifi e sky e la TV al plasma; con insegnanti che non vogliono rientrare in classe però chiedono che gli educatori di sostegno continuino a seguire a domicilio i disabili (gli educatori, non gli insegnanti di sostegno, sia chiaro).
E se non hanno il wifi e un computer per uno che schiattino, i reietti.
"Non vorrai mica riaprire le scuole, John? Guarda cosa succede in Pomerania!"
No, non voglio riaprire le scuole. Penso sia ora di fare qualcosa. Il "non fare" acuisce le diseguaglianze.

Ah si: i bambini di cui parlo sono tutti italiani. Ho usato nomi stranieri senno' non avreste creduto alla storia

inviata da luca monducci - 30/4/2020 - 06:39




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