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Ottave della Liberazione

Giovanni Bartolomei
Lingua: Italiano



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Aprile 2020

GIOVANNI BARTOLOMEI DA PRATO – In quarantena (magari) da Prato

Liberazione di Prato - 6 settembre 1944
Liberazione di Prato - 6 settembre 1944
Il venticinque aprile si commemora
la persa libertà riconquistata
ma, detto alla Baudelaire, torpor che smemora
pervade questa Italia smemorata.
Perdonerete allor se ho qualche remora
a unirmi alla nazional vulgata
cantando forte l’inno di Mameli
e chi non è d’accordo mi quereli.

Tanti fervori e fastidiosi zeli
da un po’ di tempo m’hanno nauseato.
Lo stringersi a coorte penso celi
solo un nazionalismo edulcorato.
Chi pecora si sente è ben che beli,
chi vuole il can pastor sia contentato
ma io, che canto il libero pensiero,
esco dal gregge e non ne fo mistero.

Che questa Italia è bella, son sincero,
lo sanno tutti e lo so bene anch’io
ma come Pietro Gori pugno fiero
e il mondo inter qual patria è il mio disio.
Se allora il tedesco forestiero
fe’ come le civette tuttomio,
quest’oggi chi soggioga e tiene oppressi
è chi pro domo sua fa gli interessi.

Se rammentiamo i disumani eccessi
di nazi e fasci al pari delinquenti,
ci siam dimenticati che quei cessi
facevan l’interesse dei potenti.
Se dico il falso che mi si sconfessi:
Gerarchi che affondavano i lor denti
in patria e sul suolo africano
son stati Mussolini, Balbo e Ciano.

Finché andavan mano nella mano
col führer a braccetto anche il ciborio
si son mangiati ma a svelar l’arcano
fu l’otto di settembre. Quel Vittorio
Emanuel scappò e del leviatano
con svastica o con fascio littorio
l’istinto predatorio fu palese
ché quello che potéa pigliare prese.

Con camionette e treni, in più riprese,
da casa nostra alla Germania parte
una marea di cose e vilipese
son le città col bieco furto d’arte.
Tante candele lor tennero accese
al dio Mammona più che al divo Marte.
Curiosità: Tra i tanti ladrocini
Tedesco fu anche il Wermut di Martini. [1]

E mentre il furor degli aguzzini
s’accese contro i fieri partigiani,
col benestare dei repubblichini
si saccheggiò l’Italia a piene mani.
Se ci libereremo dai confini
sconfiggerem chi lucra sugli umani
perché si sa che il motto della fiera
famelica sempr’è dividi e impera.

Che questa festa laica e sincera
assieme al Maggio dei lavoratori
ci sproni a liberar la terra intera
dal giogo di strozzini e sfruttatori.
Passi l’inverno e venga primavera,
per l’umanità tutta sboccin fiori
e ovunque uno sfruttato si ribelli
facciam che accorran schiere di fratelli.
[1]
martini

inviata da Giovanni Bartolomei da Prato - 25/4/2020 - 11:34




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