Que tiemble el Estado, los cielos, las calles
Que tiemblen los jueces y los judiciales
Hoy a las mujeres nos quitan la calma
Nos sembraron miedo
Nos crecieron alas.
A cada minuto, de cada semana
Nos roban amigas, nos matan hermanas
Destrozan sus cuerpos, los desaparecen
No olvide sus nombres, por favor, señor Presidente.
Por todas las compas marchando en Reforma
Por todas las morras peleando en Sonora
Por las Comandantas luchando por Chiapas
Por todas las madres buscando en Tijuana
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que resuene fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Yo todo lo incendio, yo todo lo rompo
Si un día un algún fulano te apaga los ojos
Ya nada me calla, ya todo me sobra
¡Si tocan a una, respondemos todas!
Soy Claudia, soy Esther y soy Teresa
Soy Ingrid, soy Fabiola y soy Valeria
Soy la niña que subiste por la fuerza
Soy la madre que ahora llora por sus muertas
Y soy esta que te hará pagar las cuentas!
Por todas las compas marchando en Reforma
Por todas las morras peleando en Sonora
Por las comandantas luchando por Chiapas
Por todas las madres buscando en Tijuana
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que resuene fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Y retiemble en sus centros la tierra
Al sororo rugir del amor
Y retiemble en sus centros la tierra
Al sororo rugir del amor [1]
Que tiemblen los jueces y los judiciales
Hoy a las mujeres nos quitan la calma
Nos sembraron miedo
Nos crecieron alas.
A cada minuto, de cada semana
Nos roban amigas, nos matan hermanas
Destrozan sus cuerpos, los desaparecen
No olvide sus nombres, por favor, señor Presidente.
Por todas las compas marchando en Reforma
Por todas las morras peleando en Sonora
Por las Comandantas luchando por Chiapas
Por todas las madres buscando en Tijuana
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que resuene fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Yo todo lo incendio, yo todo lo rompo
Si un día un algún fulano te apaga los ojos
Ya nada me calla, ya todo me sobra
¡Si tocan a una, respondemos todas!
Soy Claudia, soy Esther y soy Teresa
Soy Ingrid, soy Fabiola y soy Valeria
Soy la niña que subiste por la fuerza
Soy la madre que ahora llora por sus muertas
Y soy esta que te hará pagar las cuentas!
Por todas las compas marchando en Reforma
Por todas las morras peleando en Sonora
Por las comandantas luchando por Chiapas
Por todas las madres buscando en Tijuana
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que resuene fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Y retiemble en sus centros la tierra
Al sororo rugir del amor
Y retiemble en sus centros la tierra
Al sororo rugir del amor [1]
[1] L'ultimo verso, "Y retiemble en sus centros las tierra al sororo rugir del amor", cita quasi letteralmente l'inno nazionale messicano: "y retiemble en sus centros la tierra
al sonoro rugir del cañón", con la significativa trasformazione del cannone in amore e, soprattutto, con l'introduzione dell'aggettivo "sororo" che allude alla sorellanza.
al sonoro rugir del cañón", con la significativa trasformazione del cannone in amore e, soprattutto, con l'introduzione dell'aggettivo "sororo" che allude alla sorellanza.
inviata da Maria Cristina Costantini - 15/4/2020 - 01:54
Lingua: Italiano
Versione italiana di Maria Cristina Costantini. Integrazioni e correzioni sono benvenute.
CANZONE SENZA PAURA
Tremi lo Stato, il cielo, le strade,
tremino i giudici e le corti,
a noi donne oggi tolgono la calma,
hanno seminato paura,
ci sono cresciute ali.
Ogni minuto, ogni settimana
ci rubano amiche, ci uccidono sorelle,
distruggono i loro corpi, li fanno sparire,
non dimentichi i loro nomi, per favore, signor Presidente.
Per tutte le compagne in marcia a Reforma,
per tutte le ragazze[1] che combattono a Sonora,
per le Comandanti che lottano per il Chiapas
per tutte le madri che cercano a Tijuana
Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
gridiamo per ogni desaparecida,
che risuoni forte, ci vogliamo vive!
Cada con forza il femminicida!
Io brucio tutto, spacco tutto,
se un giorno un bastardo ti spegne gli occhi.
Niente mi farà tacere, ormai ne ho abbastanza,
se toccano una rispondiamo tutte!
Sono Claudia, sono Esther e sono Teresa
Sono Ingrid, sono Fabiola e sono Valeria,
sono la bambina che hai preso con la forza,
sono la madre che ora piange le sue figlie morte
e sono quella che te la farà pagare!
Per tutte le compagne in marcia a Reforma,
per tutte le ragazze che combattono a Sonora,
per le Comandanti che lottano per il Chiapas
per tutte le madri che cercano a Tijuana
Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
gridiamo per ogni desaparecida,
che risuoni forte, ci vogliamo vive!
Cada con forza il femminicida!
E risuoni fin nelle viscere della terra
Il sororale ruggito dell’amore…
E risuoni fin nelle viscere della terra
Il sororale ruggito dell’amore…[2]
Tremi lo Stato, il cielo, le strade,
tremino i giudici e le corti,
a noi donne oggi tolgono la calma,
hanno seminato paura,
ci sono cresciute ali.
Ogni minuto, ogni settimana
ci rubano amiche, ci uccidono sorelle,
distruggono i loro corpi, li fanno sparire,
non dimentichi i loro nomi, per favore, signor Presidente.
Per tutte le compagne in marcia a Reforma,
per tutte le ragazze[1] che combattono a Sonora,
per le Comandanti che lottano per il Chiapas
per tutte le madri che cercano a Tijuana
Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
gridiamo per ogni desaparecida,
che risuoni forte, ci vogliamo vive!
Cada con forza il femminicida!
Io brucio tutto, spacco tutto,
se un giorno un bastardo ti spegne gli occhi.
Niente mi farà tacere, ormai ne ho abbastanza,
se toccano una rispondiamo tutte!
Sono Claudia, sono Esther e sono Teresa
Sono Ingrid, sono Fabiola e sono Valeria,
sono la bambina che hai preso con la forza,
sono la madre che ora piange le sue figlie morte
e sono quella che te la farà pagare!
Per tutte le compagne in marcia a Reforma,
per tutte le ragazze che combattono a Sonora,
per le Comandanti che lottano per il Chiapas
per tutte le madri che cercano a Tijuana
Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
gridiamo per ogni desaparecida,
che risuoni forte, ci vogliamo vive!
Cada con forza il femminicida!
E risuoni fin nelle viscere della terra
Il sororale ruggito dell’amore…
E risuoni fin nelle viscere della terra
Il sororale ruggito dell’amore…[2]
[1] "Morro" nella variante linguistica del Messico, vuol dire anche "bambino", "ragazzo"
[2] cita quasi letteralmente due versi dell'inno nazionale messicano "E risuoni fin nelle viscere della terra / il sonoro ruggito del cannone"
[2] cita quasi letteralmente due versi dell'inno nazionale messicano "E risuoni fin nelle viscere della terra / il sonoro ruggito del cannone"
inviata da Maria Cristina Costantini - 17/4/2020 - 02:21
Lingua: Italiano
CANZONE SENZA PAURA
Che tremi lo stato,
La chiesa, le strade
Che tremino giudici e tribunali,
Ormai non è tempo di calma e pazienza
Contro quell'odio ... sarà resistenza
Ed ecco il racconto, di una vecchia storia
Una donna, un'amica, la chiaman puttana,
Distrutta una vita, scompare nel nulla
Ricorda il suo nome (por favor!) ... signor presidente
Insieme alle altre sorelle nel mondo
Per tutte quellə in rivoluzione
Diritto d'amare, diritto all'aborto
Diritti di scelta su vita e su corpo
Cantiamo con forza, chiediamo giustizia
Gridiamo per quellə che più non ci sono
Se toccano una, rispondiamo tuttə
Che suoni più alto "non una di meno"
Per Higui, Marielle, Elisa, Valentina
Maria Paola, Berta, Sara e Tiziana
Per le figlie che hai cresciuto con violenza
Per tutti gli altri nomi rimasti sommersi
GIUSTIZIA GIUSTIZIA GIUSTIZIA
Cantiamo con forza, chiediamo giustizia,
Gridiamo per quellə che più non ci sono
Se toccano una rispondiamo tuttə
Che suoni più alto “non una di meno”
Che tremi lo stato,
La chiesa, le strade
Che tremino giudici e tribunali,
Ormai non è tempo di calma e pazienza
Contro quell'odio ... sarà resistenza
Ed ecco il racconto, di una vecchia storia
Una donna, un'amica, la chiaman puttana,
Distrutta una vita, scompare nel nulla
Ricorda il suo nome (por favor!) ... signor presidente
Insieme alle altre sorelle nel mondo
Per tutte quellə in rivoluzione
Diritto d'amare, diritto all'aborto
Diritti di scelta su vita e su corpo
Cantiamo con forza, chiediamo giustizia
Gridiamo per quellə che più non ci sono
Se toccano una, rispondiamo tuttə
Che suoni più alto "non una di meno"
Per Higui, Marielle, Elisa, Valentina
Maria Paola, Berta, Sara e Tiziana
Per le figlie che hai cresciuto con violenza
Per tutti gli altri nomi rimasti sommersi
GIUSTIZIA GIUSTIZIA GIUSTIZIA
Cantiamo con forza, chiediamo giustizia,
Gridiamo per quellə che più non ci sono
Se toccano una rispondiamo tuttə
Che suoni più alto “non una di meno”
inviata da Dq82 - 6/3/2021 - 19:09
Lingua: Italiano
La versione italiana delle Ribellincor (Coro del Circolo Arci fra i Lavoratori di Porta al Prato di Firenze)
Nel video si ascolta il risultato della loro proposta di laboratorio, condotto da Camilla Caparrini , alle persone partecipanti al raduno dei cori sociali del 1e 2 dicembre alla fabbrica occupata GKN di Campi Bisenzio:
In Canzone senza paura (nostra versione di Canción sin miedo) cantiamo i nomi di Maria Carmina “Carmela” Fontana, Larisa Smolyak, Claudia Corrieri, Martina Rossi, Vania Vannucchi, Ilaria Leone, donne della nostra regione, i cui mariti, compagni, conoscenti di una notte, si sono sentiti in diritto di ucciderle e controllare le loro vite fino in fondo. Cantiamo il desiderio di un mondo senza violenza di genere, la caduta dell’eteropatriarcato, la promessa di continuare questa battaglia, anche per quelle che non ci sono più. E questo passaggio dalla versione messicana alla nostra è stato possibile non solo per l’universalità di queste problematiche, ma anche per lo spirito di condivisione e unione di cui è impregnato il canto originale.
Nel video si ascolta il risultato della loro proposta di laboratorio, condotto da Camilla Caparrini , alle persone partecipanti al raduno dei cori sociali del 1e 2 dicembre alla fabbrica occupata GKN di Campi Bisenzio:
CANZONE SENZA PAURA
Che tremi lo stato, i cieli, le strade
che tremino i giudici ed i tribunali
noi donne oramai non abbiamo più pace
dalla paura ci sboccian le ali.
A ogni minuto della settimana
ci ruban le amiche, le chiaman “puttana”
gli spezzano i corpi, le fanno sparire
sulla pietra i nomi dovete scolpire.
Per le compagne che marciano insieme
per quelle che lottano in terre lontane
per chi grida forte e per chi non ha voce
per tutte le donne che piangono sole
Senza paura vogliamo giustizia
sarà il nostro canto che adesso vi sfida
che risuoni forte “io voglio esser viva!”
che crolli a terra il femminicida.
Non avrà più scampo il grande codardo
che quel giorno infame ti ha spento lo sguardo
niente ci ferma, non ci hanno distrutte
se toccano una, rispondiamo tutte
Sono Claudia, sono Ilaria e sono Vania,
son Martina, son Larisa e son Carmela,
sono quella che hai preso con violenza
e che hai sacrificato su un altare
e sono anche quella che te la farà pagare.
Per le compagne che marciano insieme
per quelle che lottano in terre lontane
per chi grida forte e per chi non ha voce
per tutte le donne che piangono sole
Senza paura vogliamo giustizia
sarà il nostro canto che adesso vi sfida
che risuoni forte “io voglio esser viva!”
che crolli a terra il femminicida
che crolli a terra il femminicida
E che tremi nel centro la terra
al nostro ruggito d’amor.
E che tremi nel centro la terra
al nostro ruggito d’amor.
Che tremi lo stato, i cieli, le strade
che tremino i giudici ed i tribunali
noi donne oramai non abbiamo più pace
dalla paura ci sboccian le ali.
A ogni minuto della settimana
ci ruban le amiche, le chiaman “puttana”
gli spezzano i corpi, le fanno sparire
sulla pietra i nomi dovete scolpire.
Per le compagne che marciano insieme
per quelle che lottano in terre lontane
per chi grida forte e per chi non ha voce
per tutte le donne che piangono sole
Senza paura vogliamo giustizia
sarà il nostro canto che adesso vi sfida
che risuoni forte “io voglio esser viva!”
che crolli a terra il femminicida.
Non avrà più scampo il grande codardo
che quel giorno infame ti ha spento lo sguardo
niente ci ferma, non ci hanno distrutte
se toccano una, rispondiamo tutte
Sono Claudia, sono Ilaria e sono Vania,
son Martina, son Larisa e son Carmela,
sono quella che hai preso con violenza
e che hai sacrificato su un altare
e sono anche quella che te la farà pagare.
Per le compagne che marciano insieme
per quelle che lottano in terre lontane
per chi grida forte e per chi non ha voce
per tutte le donne che piangono sole
Senza paura vogliamo giustizia
sarà il nostro canto che adesso vi sfida
che risuoni forte “io voglio esser viva!”
che crolli a terra il femminicida
che crolli a terra il femminicida
E che tremi nel centro la terra
al nostro ruggito d’amor.
E che tremi nel centro la terra
al nostro ruggito d’amor.
CHENA TIMIRE (Cancion sin miedo - Sardigna) con sottotitoli
“CHENA TIMIRE, adattamento in Sardo del brano Cancion sin miedo della cantautrice messicana Vivir Quintana, vero inno internazionale di lotta culturale al femminicidio.
“Nos ponent tramentu, nos creschent sas alas!” “Più ci mettono paura, più ci crescono le ali!”
Questo il senso del brano che inneggia al coraggio e alla sorellanza femminile nella lotta al femminicidio e alla violenza di genere. Nel contesto della materia Arte e Immagine si è costituito un informale collettivo scolastico, 18 CADDHOS RUJOS, che fa capo alla classe III F della scuola media G.Deledda di Ozieri, coordinata dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli. Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto sia dal punto di vista artistico-comunicativo, costituendo una sorta di troupe con lo studio di un logo, costruendo una traduzione in Sardo, una sceneggiatura condivisa, un arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all'esterno; sia dal punto di vista storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo e analizzando la condizione femminile in Italia dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perchè ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, si è osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne.
In Messico la cantautrice Vivir Quintana ha realizzato una canzone contro la violenza che opprime le donne del suo paese. Questo brano, “Canciòn sin miedo”, è diventato un inno contro la piaga dei femminicidi e viene cantato in tutto il mondo durante le manifestazioni di protesta e di sensibilizzazione.
Abbiamo tradotto in Sardo la canzone di Vivir Quintana e l’abbiamo riadattata alla realtà sarda realizzando il videoclip di CHENA TIMIRE, canzone in limba che si rivolge alle donne e agli uomini della Sardegna per contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio in Sardegna. Il testo grida i nomi di Romina Meloni (nostra compianta compaesana), Zdenka Krejcikova, Speranza Ponti, Susanna Mallus, Michela Fiori, e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari.
Questo lavoro non è stato concepito per rimanere all’interno di un’aula scolastica, bensì per proiettare il suo messaggio sul territorio e per denunciare le continue e infami violenze che ci circondano e che non hanno fine.
Con la forza della nostra giovinezza, e con Vivir Quintana, cantiamo e urliamo chiaramente che vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive.
Saludos dae Chilivani Sos 18 CADDHOS RUJOS de sa III F de Otieri”
CHENA TIMIRE ( cancion sin miedo - Sardigna )
CHENA TIMIRE, adattamento in Sardo del brano Cancion sin miedo della cantautrice messicana Vivir Quintana, vero inno internazionale di lotta culturale al fem...
“CHENA TIMIRE, adattamento in Sardo del brano Cancion sin miedo della cantautrice messicana Vivir Quintana, vero inno internazionale di lotta culturale al femminicidio.
“Nos ponent tramentu, nos creschent sas alas!” “Più ci mettono paura, più ci crescono le ali!”
Questo il senso del brano che inneggia al coraggio e alla sorellanza femminile nella lotta al femminicidio e alla violenza di genere. Nel contesto della materia Arte e Immagine si è costituito un informale collettivo scolastico, 18 CADDHOS RUJOS, che fa capo alla classe III F della scuola media G.Deledda di Ozieri, coordinata dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli. Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto sia dal punto di vista artistico-comunicativo, costituendo una sorta di troupe con lo studio di un logo, costruendo una traduzione in Sardo, una sceneggiatura condivisa, un arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all'esterno; sia dal punto di vista storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo e analizzando la condizione femminile in Italia dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perchè ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, si è osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne.
In Messico la cantautrice Vivir Quintana ha realizzato una canzone contro la violenza che opprime le donne del suo paese. Questo brano, “Canciòn sin miedo”, è diventato un inno contro la piaga dei femminicidi e viene cantato in tutto il mondo durante le manifestazioni di protesta e di sensibilizzazione.
Abbiamo tradotto in Sardo la canzone di Vivir Quintana e l’abbiamo riadattata alla realtà sarda realizzando il videoclip di CHENA TIMIRE, canzone in limba che si rivolge alle donne e agli uomini della Sardegna per contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio in Sardegna. Il testo grida i nomi di Romina Meloni (nostra compianta compaesana), Zdenka Krejcikova, Speranza Ponti, Susanna Mallus, Michela Fiori, e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari.
Questo lavoro non è stato concepito per rimanere all’interno di un’aula scolastica, bensì per proiettare il suo messaggio sul territorio e per denunciare le continue e infami violenze che ci circondano e che non hanno fine.
Con la forza della nostra giovinezza, e con Vivir Quintana, cantiamo e urliamo chiaramente che vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive.
Saludos dae Chilivani Sos 18 CADDHOS RUJOS de sa III F de Otieri”
Maria Cristina - 2/7/2021 - 23:45
Versione catalana/castigliana: Ellas Music Band - Tarragona - 8 marzo 2022
da Tarragona Radio
video
da Tarragona Radio
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El 8 de Març, Dia Internacional de la Dona Treballadora, es va cloure a Tarragona amb centenars de persones cantant 'Sense Por'. És la versió tarragonina de l'himne feminista 'Sin Miedo', de Vivir Quintana, que s'ha fet viral a l'Amèrica Llatina i que aquí ha estat interpretat per Ellas Music Band en una iniciativa de la Taula Intercultural de Tarragona
La manifestació organitzada per la Plataforma 8M del Camp es va convertir en la més massiva viscuda a la ciutat des de l'inici de la pandèmia, amb milers de feministes recorrent els carrers de la ciutat, reprenent així la força de les manifestacions i vagues històriques de 2018 i 2019
La manifestació organitzada per la Plataforma 8M del Camp es va convertir en la més massiva viscuda a la ciutat des de l'inici de la pandèmia, amb milers de feministes recorrent els carrers de la ciutat, reprenent així la força de les manifestacions i vagues històriques de 2018 i 2019
SENSE POR
Que tremoli l'estat, els cels, els carrers
que tremolin les lleis i els judicials
avui a les dones ens treuen la calma
ens van sembrar por
ens van créixer les ales
A cada minut de cada setmana
Ens roben amigues, ens maten germanes
destrossen els seus cossos, els desapareixen
no oblidem els seus noms, demanem! senyor Presidente
Per aquestes dones que marxen davant
Perquè s'atreveixen a aixecar el cap
Per totes aquelles valentes migrades
Perquè resisteixen en cada jornada
Cantem sense por, demanem justícia
Cridem per cada desapareguda
Que ressoni fort "ens volem vives!"
que caigui amb força, el feminicida
Yo todo lo quemo, yo todo lo rompo
Si un día un fulano te apaga los ojos
Ya nada me queda, ya todo me sobra
¡Si tocan a una, respondemos todas!
Soy Rosa, soy Andrea, soy Cristina
Soy Alba, soy Teresa y soy María
Soy la niña que tomaste por la fuerza
Soy la madre que ahora llora por sus muertas
Y soy esta que te hará pagar las cuentas!
¡Justicia!
¡Justicia!
¡Justicia!
Por esas mujeres que marchan en frente
Por las que se atreven a alzar la mirada
Por todas aquellas valientes migradas
Por las que resisten en cada jornada
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que retumbe fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Por esas mujeres que marchan en frente
Por las que se atreven a alzar la mirada
Por todas aquellas valientes migradas
Por las que resisten en cada jornada
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que retumbe fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Que retumbe en su centro la tierra
Al sororo rugir del amor
Que ressoni als seus centres la terra
al soror rugit de l'amor
Que tremoli l'estat, els cels, els carrers
que tremolin les lleis i els judicials
avui a les dones ens treuen la calma
ens van sembrar por
ens van créixer les ales
A cada minut de cada setmana
Ens roben amigues, ens maten germanes
destrossen els seus cossos, els desapareixen
no oblidem els seus noms, demanem! senyor Presidente
Per aquestes dones que marxen davant
Perquè s'atreveixen a aixecar el cap
Per totes aquelles valentes migrades
Perquè resisteixen en cada jornada
Cantem sense por, demanem justícia
Cridem per cada desapareguda
Que ressoni fort "ens volem vives!"
que caigui amb força, el feminicida
Yo todo lo quemo, yo todo lo rompo
Si un día un fulano te apaga los ojos
Ya nada me queda, ya todo me sobra
¡Si tocan a una, respondemos todas!
Soy Rosa, soy Andrea, soy Cristina
Soy Alba, soy Teresa y soy María
Soy la niña que tomaste por la fuerza
Soy la madre que ahora llora por sus muertas
Y soy esta que te hará pagar las cuentas!
¡Justicia!
¡Justicia!
¡Justicia!
Por esas mujeres que marchan en frente
Por las que se atreven a alzar la mirada
Por todas aquellas valientes migradas
Por las que resisten en cada jornada
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que retumbe fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Por esas mujeres que marchan en frente
Por las que se atreven a alzar la mirada
Por todas aquellas valientes migradas
Por las que resisten en cada jornada
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que retumbe fuerte ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
Que retumbe en su centro la tierra
Al sororo rugir del amor
Que ressoni als seus centres la terra
al soror rugit de l'amor
Versione multilinga (Spagnolo / Italiano / Francese)
Catrinus
Catrinus
CANCIÓN SIN MIEDO
Che tremi lo stato, la chiesa, le strade
Che tremino giudici e tribunali,
Ormai non è tempo di calma e pazienza
Contro quell'odio ..
sarà resistenza
À chaque minute de chaque semaine
Nos roban amigas, nos matan hermanas
Distrutta una vita, scompare nel nulla
Ricorda il suo nome (por favor!), signor presidente
Pour toutes les femmes qui parlent pour les autres
Por todas las morras peleando con fuerza
Diritti di scelta su vita e su corpo
Por todas las madres buscando a sus hijas
Nous chantons sans peur, vogliamo giustizia
Gridiamo per quelle che più non ci sono
Que resuene fuerte "¡nos queremos vivas!"
Que caiga con fuerza el feminicida
Je brûlerai tout, je casserai tout
Insieme alle altre sorelle nel mondo
Per tutte quelle in rivoluzione
Si tocan a una, respondemos todas
ich bin sie, j’ suis elle, yo soy ella,
Sono lei, I am her, I am all of them.
Soy la niña que subiste por la fuerza
Per le figlie che hai cresciuto con violenza
Et Je suis la mère qui pleure encore ses filles
JUSTICE JUSTICE JUSTICE
Por todas las compas marchando en las calles
Por todas las morras peleando la vida
Por las comandantas luchando en la tierra
Pour toutes les mamans qui cherchent encore
Cantiamo con forza, chiediamo giustizia
Gridiamo per quellə che più non ci sono
Se toccano una, rispondiamo tuttə
que suene más alto "non una di meno"
Et que tremblent les entrailles de la Terre
Devant le rugissement de l'amour
Y retiemble en sus centros la tierra
Al sororo rugir del amor.
Che tremi lo stato, la chiesa, le strade
Che tremino giudici e tribunali,
Ormai non è tempo di calma e pazienza
Contro quell'odio ..
sarà resistenza
À chaque minute de chaque semaine
Nos roban amigas, nos matan hermanas
Distrutta una vita, scompare nel nulla
Ricorda il suo nome (por favor!), signor presidente
Pour toutes les femmes qui parlent pour les autres
Por todas las morras peleando con fuerza
Diritti di scelta su vita e su corpo
Por todas las madres buscando a sus hijas
Nous chantons sans peur, vogliamo giustizia
Gridiamo per quelle che più non ci sono
Que resuene fuerte "¡nos queremos vivas!"
Que caiga con fuerza el feminicida
Je brûlerai tout, je casserai tout
Insieme alle altre sorelle nel mondo
Per tutte quelle in rivoluzione
Si tocan a una, respondemos todas
ich bin sie, j’ suis elle, yo soy ella,
Sono lei, I am her, I am all of them.
Soy la niña que subiste por la fuerza
Per le figlie che hai cresciuto con violenza
Et Je suis la mère qui pleure encore ses filles
JUSTICE JUSTICE JUSTICE
Por todas las compas marchando en las calles
Por todas las morras peleando la vida
Por las comandantas luchando en la tierra
Pour toutes les mamans qui cherchent encore
Cantiamo con forza, chiediamo giustizia
Gridiamo per quellə che più non ci sono
Se toccano una, rispondiamo tuttə
que suene más alto "non una di meno"
Et que tremblent les entrailles de la Terre
Devant le rugissement de l'amour
Y retiemble en sus centros la tierra
Al sororo rugir del amor.
Lingua: Greco moderno
Versione greca: Ανοιχτή Ορχήστρα | Open Orchestra Greece
ΤΡΑΓΟΥΔΆΜΕ ΔΊΧΩΣ ΦΌΒΟ
Να τρέμει το κράτος, να κλείνουν οι δρόμοι
Να τρέμει όποιος χέρι τολμά και σηκώνει
Μας παίρνουν με βία την ξεγνοιασιά
Μας φύτεψαν φόβο, μα φυτρώσαν φτερά
Και κάθε λεπτό σχεδόν κάθε μέρα
Θρηνούμε μια κόρη αδερφή και μητέρα
Μέσα σε μια νύχτα μας εξαφανίζουν
Συνένοχος είναι όποιος σιωπά,
σα μας αφανίζουν
Για εκείνες τις νύχτες που γύριζα μονη
Στη θέα μιας μορφής το αίμα μου να παγώνει
Για όλα τα χέρια που σφίγγουν κλειδιά
Γινόμαστε όλες μαζί μια γροθιά!
Δικαίωμα δεν έχεις στο σώμα μου επάνω,
Δε σου πέφτει λόγος πού πάω και τι κάνω
Δεν είναι αγάπη ο πόνος κι η βία
Όλες απαντάμε, αν αγγίξεις μία
Κι αν δε το κατάλαβες τούτοι οι στίχοι
Φωνάζουν πως βρίσκομαι εδώ από τύχη
Με οργή τραγουδάω, ακούστε με όλοι
Στο σπίτι αν δεν έρθω, κάψτε την πόλη
Με λένε Ανίσα, Καρολάιν και Ελένη
Με σκότωσε το σύστημα που τους ξεπλένει
Είμαι η Τζεβριέ, η Ζάκι, η Μαρία
Νεκταρία, Ανθή, Ζωή, Αδαμαντία
Στο όνομα μου γράψτε νέα, ιστορία
Για εκείνες τις νύχτες που γύριζα μονη
Στη θέα μιας μορφής το αίμα μου να παγώνει
Για όλα τα χέρια που σφίγγουν κλειδιά
Γινόμαστε όλες μαζί μια γροθιά!
Δικαίωμα δεν έχεις στο σώμα μου επάνω,
Δε σου πέφτει λόγος πού πάω και τι κάνω
Δεν είναι αγάπη ο πόνος κι η βία
Όλες απαντάμε, αν αγγίξεις μία
Να τρέμει το κράτος, να κλείνουν οι δρόμοι
Να τρέμει όποιος χέρι τολμά και σηκώνει
Μας παίρνουν με βία την ξεγνοιασιά
Μας φύτεψαν φόβο, μα φυτρώσαν φτερά
Και κάθε λεπτό σχεδόν κάθε μέρα
Θρηνούμε μια κόρη αδερφή και μητέρα
Μέσα σε μια νύχτα μας εξαφανίζουν
Συνένοχος είναι όποιος σιωπά,
σα μας αφανίζουν
Για εκείνες τις νύχτες που γύριζα μονη
Στη θέα μιας μορφής το αίμα μου να παγώνει
Για όλα τα χέρια που σφίγγουν κλειδιά
Γινόμαστε όλες μαζί μια γροθιά!
Δικαίωμα δεν έχεις στο σώμα μου επάνω,
Δε σου πέφτει λόγος πού πάω και τι κάνω
Δεν είναι αγάπη ο πόνος κι η βία
Όλες απαντάμε, αν αγγίξεις μία
Κι αν δε το κατάλαβες τούτοι οι στίχοι
Φωνάζουν πως βρίσκομαι εδώ από τύχη
Με οργή τραγουδάω, ακούστε με όλοι
Στο σπίτι αν δεν έρθω, κάψτε την πόλη
Με λένε Ανίσα, Καρολάιν και Ελένη
Με σκότωσε το σύστημα που τους ξεπλένει
Είμαι η Τζεβριέ, η Ζάκι, η Μαρία
Νεκταρία, Ανθή, Ζωή, Αδαμαντία
Στο όνομα μου γράψτε νέα, ιστορία
Για εκείνες τις νύχτες που γύριζα μονη
Στη θέα μιας μορφής το αίμα μου να παγώνει
Για όλα τα χέρια που σφίγγουν κλειδιά
Γινόμαστε όλες μαζί μια γροθιά!
Δικαίωμα δεν έχεις στο σώμα μου επάνω,
Δε σου πέφτει λόγος πού πάω και τι κάνω
Δεν είναι αγάπη ο πόνος κι η βία
Όλες απαντάμε, αν αγγίξεις μία
E' una canzone ricca di pathos e cantata in modo sublime. Come Centro Studi America Latina di Firenze la apprezziamo in modo particolare, anche per il fatto che diversi nostri partecipanti sono latinoamericani. Cercheremo di riprodurla con un coro di Firenze e, spero, anche altrove.
BRUNO D'AVANZO - 5/12/2020 - 12:30
Questa canzone è anche la sigla finale del documentario "Las tres muertes de Marisela Acebedo", la storia di una madre che ha lottato - ed è morta - per chiedere instancabilmente giustizia per la figlia Rubì, uccisa e fatta scomparire dal suo compagno. E' su Netflix, da vedere.
Maria Cristina - 5/12/2021 - 16:19
Ribelli in cor in Piazza SS.Annunziata a Firenze per cantare Canzone senza Paura in occasione dello sciopero femminista e transfemminista organizzato da Non Una di Meno.
Kadın cinayetleri politiktir
(I femminicidi sono politici)
Gianni Sartori
In Turchia l'uccisione di sei donne in quattro giorni ha riportato nelle piazze il movimento contro i femminicidi.
"I femminicidi sono politici", hanno ribadito ad alta voce e a più riprese le donne turche e curde scese in strada per chiedere l'applicazione della Convenzione di Istanbul. Un trattato del Consiglio d'Europa per prevenire la violenza sulle donne (e quella domestica in particolare), ma da cui la Turchia si è ritirata nel 2021.
Ricordando che il concetto non vale – ovviamente - solo per la Turchia.
Se ne parliamo è anche per sottolineare come l'esempio delle femministe curde (sia nel Rojava che con l'insorgenza iniziata nel Rojhilat "Jin, Jiyan, Azadî") abbia saputo influenzare parte della società civile turca e mediorientale.
Uno sguardo ai fatti recenti. Sono ben sei (quelle accertate) le donne assassinate dagli uomini in Turchia (Bakur compreso) dal 4 all'8 ottobre.
A far esplodere le prime proteste il duplice, sordido femminicidio del 4 ottobre per mano di Semih Celik.
Le sue vittime, entrambe di 19 anni, sono İkbal Uzuner (che perseguitava da tempo e a cui avrebbe tagliato la gola) e solo mezz'ora dopo Ayşenur Çelik (una compagna di scuola ugualmente decapitata). Il barbarico episodio è avvenuto a Istanbul, nel quartiere di Edirnekapı. Successivamente il giovane assassino si sarebbe suicidato.
Alle quattro vittime considerate si deve aggiungere (fa male anche solo parlarne) l'atroce vicenda di Sila, una bambina di due anni vittima di stupro e morta dopo un mese di agonia il 7 ottobre.
Una tragedia che ne ricorda un'altra recente. Quella di Narin Güran (8 anni) il cui cadavere era stato ritrovato l'8 settembre, dopo 19 giorni di ricerche, dentro un sacco nascosto tra le pietre di un corso d'acqua nei pressi del suo villaggio (Tavsantepe nel distretto di Baglar, Diyarbakir).
Nomi che vanno ad allungare una lista che (anche considerando solo l'anno in corso) va crescendo paurosamente.
Per l'associazione Kadin Cinayetlerini Durduracagiz (Stop Femminicidi) da gennaio le vittime sarebbero almeno 292 (166 nei primi sei mesi) .
Mentre per la We Will Stop Feminicides Platform le donne finora uccise nel 2024 sarebbero già 315. Oltre a 248 casi di donne ritrovate morte in circostanze sospette.
Le femministe ritengono (e lo dichiarano a gran voce) che "il governo turco è direttamente responsabile dell'attuale politica di impunità" (colpevole quantomeno di "attendismo") e pretendono che la legge sulla violenza alle donne venga applicata seriamente.
Sempre il 4 ottobre circolavano in rete le immagini di due uomini che molestavano sfacciatamente e impunemente una donna nel quartiere turistico di Beyoğlu. Momentaneamente fermati dalla polizia, i due erano tornati subito in libertà. Solo dopo le accese proteste delle donne venivano nuovamente arrestati.
Il 5 ottobre manifestazioni erano state indette dai gruppi di difesa dei diritti delle donne in tutta la Turchia contro la “politica dell'impunità, alla radice dell'incremento delle violenze sulle donne". Oltre alla richiesta al governo di tornare a sottoscrivere la Convenzione di Istanbul, le manifestanti esigevano l'effettiva applicazione della legge 6284 (di fatto anche questa esautorata, mal applicata dopo il ritiro della Turchia dalla Convenzione).
Con le donne che a centinaia si erano riunite in piazza Tünel (quartiere Beyoğlu di Instanbul) anche due deputati del partito per l'uguaglianza dei popoli e la democrazia (DEM), Özgül Saki e Kezban Konukçu.
Tra gli slogan scanditi e sugli striscioni: “Arrestate gli assassini, non le donne”; “Lo Stato protegge, gli uomini ammazzano”; “La giustizia siamo noi, non staremo zitte” e naturalmente “Kadın cinayetleri politiktir”.
Inizialmente la polizia aveva cercato di impedire il corteo che intendeva sfilare nel viale Istiklal. Consentendo poi, di fronte alla determinazione delle donne, di raggiungere piazza Şişhane. Qui è stata letta una pubblica dichiarazione di condanna per l'incapacità dello Stato nel proteggere le donne, criticando l'eccessiva clemenza nei confronti di stupratori, stalker e assassini.
Confermando quando era già emerso ampiamente. Ossia che le donne diffidano dell'autorità costituita per ottenere giustizia, preferendo rivolgersi alle reti sociali di mutuo sostegno.
Infatti,secondo le femministe turche “lo Stato, a causa dei pregiudizi insiti nel sistema giudiziario e diffusi nei commissariati e tra le forze dell'ordine, non prende in considerazione le testimonianze delle donne”.
“Noi – proseguivano – abbiamo sperimentato il vostro tentativo di rendere le strade pericolose per le donne. Con domande come “Cosa facevate in giro a quell'ora ?” per promuovere ulteriormente la politica di un “solido nucleo familiare” con cui pretendereste di segregarci in casa. Il vostro linguaggio sessista, con cui vorreste stabilire quanti figli deve avere e a quale ora deve rientrare una donna, di fatto incoraggia la violenza maschile. Voi pretendete di trasformare le donne in docili membri di un sistema familiare oppressivo e sfruttatore.
Ma noi tutto questo lo rifiutiamo”.
Tra i numerosi casi di femminicidio che hanno insanguinato la storia recente del Paese, molti ricordano ancora con forte disagio quello di Emine Bulut, 38 anni. Assassinata a coltellate dall'ex marito Fedai Baran il 18 agosto 2019 mentre si trovava in un locale pubblico di Kırıkkale con la figlioletta di 10 anni.
L'hasthag #EmineBulut veniva condiviso nelle reti sociali migliaia di volte in poche ore.
Il nuovo sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, riprendeva pubblicamente le ultime, estreme parole della donna: “Io non voglio morire”. Spiegando che questo era un grido per tutte le donne assassinate; così come “mamma, non morire” era quello di tutti i figli e di tutte le figlie rimasti orfani per la violenza dei maschi.
Tra il 2010 e il 2017, secondo l'0rganizzazione kadincinayetleri.org, in Turchia erano 1964 le donne assassinate (quelle accertate beninteso) da un uomo: marito, ex marito, fidanzato, conoscente...
Per un confronto, tre anni prima, nel 2016, i femminicidi documentati erano 1638.
La morte orrenda di Emine Bulut aveva scatenato grande indignazione (anche per lo choc provocato dal tremendo video del crimine, poi messo in rete) spingendo a manifestare migliaia di persone. Ma solo due anni dopo la Turchia si ritirava ufficialmente dalla Convenzione di Istanbul.
Gianni Sartori
(I femminicidi sono politici)
Gianni Sartori
In Turchia l'uccisione di sei donne in quattro giorni ha riportato nelle piazze il movimento contro i femminicidi.
"I femminicidi sono politici", hanno ribadito ad alta voce e a più riprese le donne turche e curde scese in strada per chiedere l'applicazione della Convenzione di Istanbul. Un trattato del Consiglio d'Europa per prevenire la violenza sulle donne (e quella domestica in particolare), ma da cui la Turchia si è ritirata nel 2021.
Ricordando che il concetto non vale – ovviamente - solo per la Turchia.
Se ne parliamo è anche per sottolineare come l'esempio delle femministe curde (sia nel Rojava che con l'insorgenza iniziata nel Rojhilat "Jin, Jiyan, Azadî") abbia saputo influenzare parte della società civile turca e mediorientale.
Uno sguardo ai fatti recenti. Sono ben sei (quelle accertate) le donne assassinate dagli uomini in Turchia (Bakur compreso) dal 4 all'8 ottobre.
A far esplodere le prime proteste il duplice, sordido femminicidio del 4 ottobre per mano di Semih Celik.
Le sue vittime, entrambe di 19 anni, sono İkbal Uzuner (che perseguitava da tempo e a cui avrebbe tagliato la gola) e solo mezz'ora dopo Ayşenur Çelik (una compagna di scuola ugualmente decapitata). Il barbarico episodio è avvenuto a Istanbul, nel quartiere di Edirnekapı. Successivamente il giovane assassino si sarebbe suicidato.
Alle quattro vittime considerate si deve aggiungere (fa male anche solo parlarne) l'atroce vicenda di Sila, una bambina di due anni vittima di stupro e morta dopo un mese di agonia il 7 ottobre.
Una tragedia che ne ricorda un'altra recente. Quella di Narin Güran (8 anni) il cui cadavere era stato ritrovato l'8 settembre, dopo 19 giorni di ricerche, dentro un sacco nascosto tra le pietre di un corso d'acqua nei pressi del suo villaggio (Tavsantepe nel distretto di Baglar, Diyarbakir).
Nomi che vanno ad allungare una lista che (anche considerando solo l'anno in corso) va crescendo paurosamente.
Per l'associazione Kadin Cinayetlerini Durduracagiz (Stop Femminicidi) da gennaio le vittime sarebbero almeno 292 (166 nei primi sei mesi) .
Mentre per la We Will Stop Feminicides Platform le donne finora uccise nel 2024 sarebbero già 315. Oltre a 248 casi di donne ritrovate morte in circostanze sospette.
Le femministe ritengono (e lo dichiarano a gran voce) che "il governo turco è direttamente responsabile dell'attuale politica di impunità" (colpevole quantomeno di "attendismo") e pretendono che la legge sulla violenza alle donne venga applicata seriamente.
Sempre il 4 ottobre circolavano in rete le immagini di due uomini che molestavano sfacciatamente e impunemente una donna nel quartiere turistico di Beyoğlu. Momentaneamente fermati dalla polizia, i due erano tornati subito in libertà. Solo dopo le accese proteste delle donne venivano nuovamente arrestati.
Il 5 ottobre manifestazioni erano state indette dai gruppi di difesa dei diritti delle donne in tutta la Turchia contro la “politica dell'impunità, alla radice dell'incremento delle violenze sulle donne". Oltre alla richiesta al governo di tornare a sottoscrivere la Convenzione di Istanbul, le manifestanti esigevano l'effettiva applicazione della legge 6284 (di fatto anche questa esautorata, mal applicata dopo il ritiro della Turchia dalla Convenzione).
Con le donne che a centinaia si erano riunite in piazza Tünel (quartiere Beyoğlu di Instanbul) anche due deputati del partito per l'uguaglianza dei popoli e la democrazia (DEM), Özgül Saki e Kezban Konukçu.
Tra gli slogan scanditi e sugli striscioni: “Arrestate gli assassini, non le donne”; “Lo Stato protegge, gli uomini ammazzano”; “La giustizia siamo noi, non staremo zitte” e naturalmente “Kadın cinayetleri politiktir”.
Inizialmente la polizia aveva cercato di impedire il corteo che intendeva sfilare nel viale Istiklal. Consentendo poi, di fronte alla determinazione delle donne, di raggiungere piazza Şişhane. Qui è stata letta una pubblica dichiarazione di condanna per l'incapacità dello Stato nel proteggere le donne, criticando l'eccessiva clemenza nei confronti di stupratori, stalker e assassini.
Confermando quando era già emerso ampiamente. Ossia che le donne diffidano dell'autorità costituita per ottenere giustizia, preferendo rivolgersi alle reti sociali di mutuo sostegno.
Infatti,secondo le femministe turche “lo Stato, a causa dei pregiudizi insiti nel sistema giudiziario e diffusi nei commissariati e tra le forze dell'ordine, non prende in considerazione le testimonianze delle donne”.
“Noi – proseguivano – abbiamo sperimentato il vostro tentativo di rendere le strade pericolose per le donne. Con domande come “Cosa facevate in giro a quell'ora ?” per promuovere ulteriormente la politica di un “solido nucleo familiare” con cui pretendereste di segregarci in casa. Il vostro linguaggio sessista, con cui vorreste stabilire quanti figli deve avere e a quale ora deve rientrare una donna, di fatto incoraggia la violenza maschile. Voi pretendete di trasformare le donne in docili membri di un sistema familiare oppressivo e sfruttatore.
Ma noi tutto questo lo rifiutiamo”.
Tra i numerosi casi di femminicidio che hanno insanguinato la storia recente del Paese, molti ricordano ancora con forte disagio quello di Emine Bulut, 38 anni. Assassinata a coltellate dall'ex marito Fedai Baran il 18 agosto 2019 mentre si trovava in un locale pubblico di Kırıkkale con la figlioletta di 10 anni.
L'hasthag #EmineBulut veniva condiviso nelle reti sociali migliaia di volte in poche ore.
Il nuovo sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, riprendeva pubblicamente le ultime, estreme parole della donna: “Io non voglio morire”. Spiegando che questo era un grido per tutte le donne assassinate; così come “mamma, non morire” era quello di tutti i figli e di tutte le figlie rimasti orfani per la violenza dei maschi.
Tra il 2010 e il 2017, secondo l'0rganizzazione kadincinayetleri.org, in Turchia erano 1964 le donne assassinate (quelle accertate beninteso) da un uomo: marito, ex marito, fidanzato, conoscente...
Per un confronto, tre anni prima, nel 2016, i femminicidi documentati erano 1638.
La morte orrenda di Emine Bulut aveva scatenato grande indignazione (anche per lo choc provocato dal tremendo video del crimine, poi messo in rete) spingendo a manifestare migliaia di persone. Ma solo due anni dopo la Turchia si ritirava ufficialmente dalla Convenzione di Istanbul.
Gianni Sartori
Gianni Sartori - 9/10/2024 - 18:10
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Questa canzone è stata diffusa il 7 marzo 2020 sul canale youtube della cantautrice: nel video è accompagnata da El Palomar, un gruppo composto da decine di donne, e dalla cantante cilena Paz Court. Un testo potente, una musica che si riallaccia alla canzone popolare, un'interpretazione appassionata, dolente e rabbiosa, "Canción sin miedo" è diventata l'inno femminista contro i femminicidi, che si verificano quotidianamente in Messico e in tutto il mondo.
La sua autrice l'ha interpretata anche insieme alla cantante cilena (ma che vive da tempo in Messico) Mon Laferte, sempre accompagnate dal coro El Palomar.