1996/2013
Cantavo un tempo
sui sagrati delle chiese
lunghe veglie di pace
rivoluzione un sol paese
l'ira sfidando forse invidia
dell'Io che m'alzo presto
bigotte per non dire
bempensanti non s'intona
il Credo Tantum ergo
col Sol dell'Avvenire.
Cantavo non gradito
fin dentro le caserme
avanti il gran partito
ci piacciono le bande
i Tupa delle Ande
giocare con la guerra
su questa bella terra
lasciatemi gridare
è proprio una viltà
un compagno non ci sta.
Cantavo più accorato
sulle spiagge innamorato
di notte al chiar di luna
lambito dalla schiuma
dell'onda di battigia
le fiamme d'un falò
girotondo perché no
di pazze belle donne
di quelle del ti amo
sono certa ma non so.
Cantavo delle voglie
accese in una sera
gli sguardi un po' coglioni
nei lampi dei tizzoni
botti strambotti e ritornelli
cantavo il grande amore
come in tele d'acquerelli
ritmi pizziche e tamburi
danzavo alle tarante
come in certi giorni scuri.
Cantavo per serate
intonate all'allegria
le feste degli amici
parenti e chicchessia
giullare aedo e festaiolo
a richiesta nel ruolo di Cupido
per la coppia che all'angolo tubava
dài buffone un'ultima canzone
bevi c'è del vino fallo per l'amore.
Or più spesso canto ormai
per passi d'una donna
che mi s'affaccenda accanto
un motivo la solita canzone
lo spartito sempre più sdrucito
la chitarra senza più gazzarra
quand'ecco all'improvviso
il mare s'accorda con re sesta
fa sol con amara terra mia
in mezzo al blu la casa di Maria.
Un brivido mi corre per la schiena
leggera una breve commozione
un caro finalmente dolce pianto
e tutto senza un grammo di finzione
per grazia che all'uso delle quinte
davvero non mi serve far l'attore.
sui sagrati delle chiese
lunghe veglie di pace
rivoluzione un sol paese
l'ira sfidando forse invidia
dell'Io che m'alzo presto
bigotte per non dire
bempensanti non s'intona
il Credo Tantum ergo
col Sol dell'Avvenire.
Cantavo non gradito
fin dentro le caserme
avanti il gran partito
ci piacciono le bande
i Tupa delle Ande
giocare con la guerra
su questa bella terra
lasciatemi gridare
è proprio una viltà
un compagno non ci sta.
Cantavo più accorato
sulle spiagge innamorato
di notte al chiar di luna
lambito dalla schiuma
dell'onda di battigia
le fiamme d'un falò
girotondo perché no
di pazze belle donne
di quelle del ti amo
sono certa ma non so.
Cantavo delle voglie
accese in una sera
gli sguardi un po' coglioni
nei lampi dei tizzoni
botti strambotti e ritornelli
cantavo il grande amore
come in tele d'acquerelli
ritmi pizziche e tamburi
danzavo alle tarante
come in certi giorni scuri.
Cantavo per serate
intonate all'allegria
le feste degli amici
parenti e chicchessia
giullare aedo e festaiolo
a richiesta nel ruolo di Cupido
per la coppia che all'angolo tubava
dài buffone un'ultima canzone
bevi c'è del vino fallo per l'amore.
Or più spesso canto ormai
per passi d'una donna
che mi s'affaccenda accanto
un motivo la solita canzone
lo spartito sempre più sdrucito
la chitarra senza più gazzarra
quand'ecco all'improvviso
il mare s'accorda con re sesta
fa sol con amara terra mia
in mezzo al blu la casa di Maria.
Un brivido mi corre per la schiena
leggera una breve commozione
un caro finalmente dolce pianto
e tutto senza un grammo di finzione
per grazia che all'uso delle quinte
davvero non mi serve far l'attore.
inviata da Dq82 - 12/4/2020 - 17:52
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