Chi mi insegnò a nuotar
Chi mi insegnò a nuotar
Fu fu un marinaio
furono i pesci del mar
C'era una volta nel mare profondo
Una tribù di pesciolini
Che vivevano senza confini
Erano tutti diversi
Ma si sentivano uguali tra loro
Ma un giorno un pesce
Di nome Cazzimmao
Che era diventato grande
Grandissimo come un aramao
perché da piccolo
Mangiava troppe merendine
Cominciò a fare il prepotente
Con tutti gli altri pesciolini
Che ne so, se allo scorfano
Piaceva la piccola alice
Lui allora gli diceva
“Scorfano alice piace a me
Vattene via
Lasciala subito e prendi un altra via”
Che ne so, alla triglia
Piacevano certe merendine
E lui diceva “triglia
Son più grosso
Dammi le tue merendine
O vedi che ti dò addosso”
Ma vi è simpatico a voi sto Cazzimmao?
Noooooo
Mbe la cosa più grossa che fece
Fu quando decise
Che ne so che la spigola
Doveva vivere solo
Tra lo scoglio della tegola
E la secca della sirena
O che l’orata
Non doveva mai andare
Più in la di terra murata
Questi limiti li chiamò confini
Aspettate che adesso c ‘è il coro
Poi vi racconto come andò a finire
Chi mi insegnò a nuotar
Chi mi insegnò a nuotar
Fu fu un marinaio
furono i pesci del mar
Cazzimmao più faceva il prepotente
E più si faceva grosso
E più diventava grosso
E più si faceva un pezzo di fetente
Che ne so un giorno
Disse a tutti gli altri pesciolini
“Io sono il più grosso
E da oggi decido
Che per metà daella vostra giornata
Lavorate voi per me
E mi portate tante merendine
Che mi devo fare ciotto ciotto”
Ma vi è simpatico a voi sto Cazzimmao?
Noooo
E i pesciolini invece?
Siiii
Embè un giorno capitò
Da quelle parti un galeone
Quello di Capitan Capitone
E buttò le reti a mare
Certe reti fatte di ottone
Che scendevano fino al mar profondo
Ma queste reti erano fatte
Coi buchi larghi larghi
E i pesciolini scappavano
E passavano tra i buchi
E secondo voi chi fu
L’unico pesce a rimanerci intrappolato?
Cazzimmaoooo
Proprio così
E fu così che Cazzimmao
Finì in un ben definito confine
Quello della grande padella
Di Capitan Capitone
E prima di finire lui
A fare da merendina
Così senti parlare Capitan Capitone
“I pesci piccoli se sono uniti
Sono fatti per non aver confini
Gli unici pesci che amano i confini
Sono i pesci a brodo”
Volete diventare pesci a brodo voi?
Nooooo
Volete essere pesciolini
Senza padroni e senza confini?
Siiiiii
Non ho capito
Volete diventare pesci a brodo voi?
Nooooo
Ma pesciolini senza confini?
Siiiiii
Chi mi insegnò a nuotar
Chi mi insegnò a nuotar
Fu fu un marinaio
furono i pesci del mar
Chi mi insegnò a nuotar
Fu fu un marinaio
furono i pesci del mar
C'era una volta nel mare profondo
Una tribù di pesciolini
Che vivevano senza confini
Erano tutti diversi
Ma si sentivano uguali tra loro
Ma un giorno un pesce
Di nome Cazzimmao
Che era diventato grande
Grandissimo come un aramao
perché da piccolo
Mangiava troppe merendine
Cominciò a fare il prepotente
Con tutti gli altri pesciolini
Che ne so, se allo scorfano
Piaceva la piccola alice
Lui allora gli diceva
“Scorfano alice piace a me
Vattene via
Lasciala subito e prendi un altra via”
Che ne so, alla triglia
Piacevano certe merendine
E lui diceva “triglia
Son più grosso
Dammi le tue merendine
O vedi che ti dò addosso”
Ma vi è simpatico a voi sto Cazzimmao?
Noooooo
Mbe la cosa più grossa che fece
Fu quando decise
Che ne so che la spigola
Doveva vivere solo
Tra lo scoglio della tegola
E la secca della sirena
O che l’orata
Non doveva mai andare
Più in la di terra murata
Questi limiti li chiamò confini
Aspettate che adesso c ‘è il coro
Poi vi racconto come andò a finire
Chi mi insegnò a nuotar
Chi mi insegnò a nuotar
Fu fu un marinaio
furono i pesci del mar
Cazzimmao più faceva il prepotente
E più si faceva grosso
E più diventava grosso
E più si faceva un pezzo di fetente
Che ne so un giorno
Disse a tutti gli altri pesciolini
“Io sono il più grosso
E da oggi decido
Che per metà daella vostra giornata
Lavorate voi per me
E mi portate tante merendine
Che mi devo fare ciotto ciotto”
Ma vi è simpatico a voi sto Cazzimmao?
Noooo
E i pesciolini invece?
Siiii
Embè un giorno capitò
Da quelle parti un galeone
Quello di Capitan Capitone
E buttò le reti a mare
Certe reti fatte di ottone
Che scendevano fino al mar profondo
Ma queste reti erano fatte
Coi buchi larghi larghi
E i pesciolini scappavano
E passavano tra i buchi
E secondo voi chi fu
L’unico pesce a rimanerci intrappolato?
Cazzimmaoooo
Proprio così
E fu così che Cazzimmao
Finì in un ben definito confine
Quello della grande padella
Di Capitan Capitone
E prima di finire lui
A fare da merendina
Così senti parlare Capitan Capitone
“I pesci piccoli se sono uniti
Sono fatti per non aver confini
Gli unici pesci che amano i confini
Sono i pesci a brodo”
Volete diventare pesci a brodo voi?
Nooooo
Volete essere pesciolini
Senza padroni e senza confini?
Siiiiii
Non ho capito
Volete diventare pesci a brodo voi?
Nooooo
Ma pesciolini senza confini?
Siiiiii
Chi mi insegnò a nuotar
Chi mi insegnò a nuotar
Fu fu un marinaio
furono i pesci del mar
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Rielaborazione della canzone popolare brasiliana Peixinhos do Mar resa celebre da Milton Nascimento (e già interpretata da Daniele Sepe)
Daniele Sepe vox
Roberto Bastos vox
Coro di voci bianche - Istituto Comprensivo Benedetto Croce di Pescasseroli
Coro dei bambini della Scalzabanda
Chi è il pesce Cazzimao?
Di Cazzimao ce ne stanno veramente troppi, da Benetton, a Marchionne, molti politici sono Cazzimmao. Siamo in un’epoca volatile senza profondità, anche per la scarsa attenzione e cura per la musica, il cinema, la letteratura. E’ anche molto difficile trovare buoni amici che non ti pugnalino alle spalle per convenienza. Oggi sarebbe impossibile fare la rivoluzione come Che Guevara perché i compagni ti potrebbero vendere in mezzo alle montagne.
intervista a Daniele Sepe su Napoli Click
Già, “’a cazzimma”. Chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbe’, “cazzimma” è un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi. Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti [...]. È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè (P. Daniele, Storie e poesie di un mascalzone latino, Napoli, Pironti, 1994, pp. 52-53).