Mi scusi, signorina, se non sto in posa
Se non tolgo il capello davanti a lei
Fossimo ad una festa, le offrirei una rosa
Fossimo ad una festa, la bacerei
Fuori soffia il lamento di una preghiera
Fuori c'è l'avvoltoio che aspetta me
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Bella maestrina, bella dagli occhi neri
Dammi uno sguardo, un lampo, finché si può
Lenisci le ferite coi desideri
Ma aggrapperò ai tuoi occhi finché potrò
E quando salirò all'ultima controra
Mi fermerò un istante a cercare te
A respirare un soffio di vita ancora
Prima che il mondo sappia che è morto il Che
A respirare un soffio di vita ancora
Prima che il mondo sappia che è morto il Che
E se racconteranno che fu il fucile
A dilaniarne il petto senza pietà
Di' pure loro che prima di morire
Il cuore mio si era fermato già
Sul ciglio dello sguardo di una maestrina
Nero e profondo come una feritoia
Il posto dove sono annegato prima
Che nella stanza nuda arrivasse il boia
Il posto dove sono annegato prima
Che nella stanza nuda arrivasse il boia
Quando verrai a trovarmi l'ultima volta
Ti guarderò per non farti andare via
Ti seguirò uscire da quella porta
Poi chiuderanno i miei occhi alla gelosia
Tu cercami dentro al nome del tuo bambino
Tu cercami tra le pieghe della pietà
Cercami nelle croci dei campesinos
Cercami in ogni canto di libertà
Cercami nelle croci dei campesinos
Cercami in ogni canto di libertà
Mi scusi, signorina, se non sto in posa
Se non tolgo il capello davanti a lei
Fossimo ad una festa, offrirei una rosa
Fossimo ad una festa, la bacerei
Fuori soffia il lamento di una preghiera
Fuori c'è l'avvoltoio che aspetta me
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Fa da corona al vento come ad un re
Se non tolgo il capello davanti a lei
Fossimo ad una festa, le offrirei una rosa
Fossimo ad una festa, la bacerei
Fuori soffia il lamento di una preghiera
Fuori c'è l'avvoltoio che aspetta me
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Bella maestrina, bella dagli occhi neri
Dammi uno sguardo, un lampo, finché si può
Lenisci le ferite coi desideri
Ma aggrapperò ai tuoi occhi finché potrò
E quando salirò all'ultima controra
Mi fermerò un istante a cercare te
A respirare un soffio di vita ancora
Prima che il mondo sappia che è morto il Che
A respirare un soffio di vita ancora
Prima che il mondo sappia che è morto il Che
E se racconteranno che fu il fucile
A dilaniarne il petto senza pietà
Di' pure loro che prima di morire
Il cuore mio si era fermato già
Sul ciglio dello sguardo di una maestrina
Nero e profondo come una feritoia
Il posto dove sono annegato prima
Che nella stanza nuda arrivasse il boia
Il posto dove sono annegato prima
Che nella stanza nuda arrivasse il boia
Quando verrai a trovarmi l'ultima volta
Ti guarderò per non farti andare via
Ti seguirò uscire da quella porta
Poi chiuderanno i miei occhi alla gelosia
Tu cercami dentro al nome del tuo bambino
Tu cercami tra le pieghe della pietà
Cercami nelle croci dei campesinos
Cercami in ogni canto di libertà
Cercami nelle croci dei campesinos
Cercami in ogni canto di libertà
Mi scusi, signorina, se non sto in posa
Se non tolgo il capello davanti a lei
Fossimo ad una festa, offrirei una rosa
Fossimo ad una festa, la bacerei
Fuori soffia il lamento di una preghiera
Fuori c'è l'avvoltoio che aspetta me
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Fa da corona al vento la cordigliera
Fa da corona al vento come ad un re
Fa da corona al vento come ad un re
inviata da Dq82 - 13/1/2020 - 06:11
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l’emozionante canzone Gli occhi neri di Julia Cortez è dedicata alla tenerissima figura della maestrina, l’ultima con cui ha comunicato Che Guevara prima della sua esecuzione.
La Higuera, Bolivia, ottobre 1967. Che Guevara è prigioniero in una piccola scuola, in attesa della sentenza. L’ultima persona che vedrà, prima di morire, a parte i soldati, è la maestrina di quella scuola, la giovane Julia Cortez. A raccontare questo risvolto minimale di una grande storia furono Giovanni Marrozzini e Angelo Ferracuti in un reportage dalla Bolivia (“Nessuno va più a trovare il Che”) apparso in maggio sul magazine del quotidiano Repubblica. Julia è ancora viva, suo figlio si chiama Ernesto e i due cronisti l’hanno intervistata. Paolo Capodacqua riprende il loro racconto e aggiunge un nuovo brandello alla tela del mito del Che.
Gli occhi neri di Julia Cortez è una canzone delicata, che immagina i pensieri di Guevara, galante e tenero con quella ragazza che è l’ultima emozione della sua vita. Sa che deve morire ma dice a Julia che sono stati i suoi occhi, prima del fucile del boia, a fermargli il cuore. Rientra nel mito del personaggio d’altronde, nella leggenda del duro rivoluzionario che non voleva perdere la sua tenerezza.
Paolo Capodacqua canta il mito del Che innamorato