No man is an island entire of itself; every man
is a piece of the continent, a part of the main;
if a clod be washed away by the sea, Europe
is the less, as well as if a promontory were, as
well as any manner of thy friends or of thine
own were; any man's death diminishes me,
because I am involved in mankind.
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; it tolls for thee.
is a piece of the continent, a part of the main;
if a clod be washed away by the sea, Europe
is the less, as well as if a promontory were, as
well as any manner of thy friends or of thine
own were; any man's death diminishes me,
because I am involved in mankind.
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; it tolls for thee.
inviata da Dq82 - 18/11/2019 - 12:20
C'era già cantata da Joan Baez. No Man Is An Island anche se con un testo adattato.
Lorenzo - 18/11/2019 - 12:41
l'ho inserita proprio perché il testo di Joan Baez tagliava il verso "Per chi suona la campana", però se vuoi la spostiamo lì
Dq82 - 18/11/2019 - 12:46
Penso che vada bene come pagina autonoma visto che è stata interpretata anche da altri
Lorenzo - 18/11/2019 - 12:52
Lingua: Italiano
2020
"Musica e Poesia" è il nuovo progetto musicale di Joe Natta dedicato alla riscoperta dei Poeti, di ieri e di oggi, che più lo hanno emozionato
"Musica e Poesia" è il nuovo progetto musicale di Joe Natta dedicato alla riscoperta dei Poeti, di ieri e di oggi, che più lo hanno emozionato
Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai per chi suona la campana:
suona per te.
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai per chi suona la campana:
suona per te.
inviata da Dq82 - 28/10/2020 - 12:34
per Michela Murgia NESSUNA DONNA E' UN'ISOLA
Fioriture e potature
Michela Murgia nel 2019, in una intervista di Maura Cangitano, nel podcast “Raccontarsi: Storia di fioriture” lei, che sappiamo non aveva il pollice verde, alla domanda sulla fioritura dice : “chi si intende anche solo un minimo di botanica sa che l’atto precedente la fioritura, a tempo debito, è la potatura per cui tu devi sapere quali sono le cose su cui devi agire, quelle che sono superflue, e quello è un atto politico perché tu sei comunque frutto in gran parte di condizionamenti esterni che devi sondare, da cui ti devi liberare”.
Il suo rendere pubblico il percorso verso la morte imminente è stato un atto d’amore politico. Il mio ricordo va a Pia Pera, anche lei scrittrice e giornalista, curatrice di orti e giardini che ha reso pubblica la sua malattia degenerativa senza scampo: la sclerosi multipla. Lo ha fatto affidando ad un meraviglioso libro, il cui titolo potrebbe in questo contesto risultare un ossimoro: “Al giardino non l’ho ancora detto”, la storia del suo congedo doloroso dal mondo e dalla natura tutta.
L’8 maggio 2023 Michela posta il video della potatura dei suoi forti capelli sardi e quell’atto è rappresentato come una festa collettiva circondata dal gioco affettuoso della sua famiglia queer. Io nel guardare quel video ho pianto perché ho ricordato lo stesso atto compiuto da me in solitudine rasando il capo a mia moglie anche lei malata di cancro. Abbiamo pianto a lungo insieme perché eravamo soli e tutto il nostro amore non bastava per affrontare un trauma così forte anche se sapevamo e speravamo che poi sarebbero ricresciuti più forti di prima.
Lorenzo Terenzi nella foto di Vanity Fair abbracciato teneramente a Michela nell’intervista di annuncio del loro matrimonio ”in articulo mortis” indossa una maglietta con scritto “No one is an island”.
La serenità con cui Michela Murgia si è congedata da noi dopo la sua ultima meravigliosa uscita pubblica 11 luglio 2023 a Torino con il racconto della “morgana” Fernanda Pivano curatrice di grandi scrittori e musicisti che hanno cambiato l’immaginario del mondo, ci insegna che possiamo congedarci dalla nostra vita terrestre con serenità se lo facciamo insieme ai nostri cari con cui abbiamo condiviso amori, impegni, passioni e che se amiamo questo pianeta che ci ha ospitato dobbiamo defascisticizzare il nostro individualismo che delega ad un uomo o ad una donna soli la soluzione.
ciao Michela che la terra ti sia lieve
Fioriture e potature
Michela Murgia nel 2019, in una intervista di Maura Cangitano, nel podcast “Raccontarsi: Storia di fioriture” lei, che sappiamo non aveva il pollice verde, alla domanda sulla fioritura dice : “chi si intende anche solo un minimo di botanica sa che l’atto precedente la fioritura, a tempo debito, è la potatura per cui tu devi sapere quali sono le cose su cui devi agire, quelle che sono superflue, e quello è un atto politico perché tu sei comunque frutto in gran parte di condizionamenti esterni che devi sondare, da cui ti devi liberare”.
Il suo rendere pubblico il percorso verso la morte imminente è stato un atto d’amore politico. Il mio ricordo va a Pia Pera, anche lei scrittrice e giornalista, curatrice di orti e giardini che ha reso pubblica la sua malattia degenerativa senza scampo: la sclerosi multipla. Lo ha fatto affidando ad un meraviglioso libro, il cui titolo potrebbe in questo contesto risultare un ossimoro: “Al giardino non l’ho ancora detto”, la storia del suo congedo doloroso dal mondo e dalla natura tutta.
L’8 maggio 2023 Michela posta il video della potatura dei suoi forti capelli sardi e quell’atto è rappresentato come una festa collettiva circondata dal gioco affettuoso della sua famiglia queer. Io nel guardare quel video ho pianto perché ho ricordato lo stesso atto compiuto da me in solitudine rasando il capo a mia moglie anche lei malata di cancro. Abbiamo pianto a lungo insieme perché eravamo soli e tutto il nostro amore non bastava per affrontare un trauma così forte anche se sapevamo e speravamo che poi sarebbero ricresciuti più forti di prima.
Lorenzo Terenzi nella foto di Vanity Fair abbracciato teneramente a Michela nell’intervista di annuncio del loro matrimonio ”in articulo mortis” indossa una maglietta con scritto “No one is an island”.
La serenità con cui Michela Murgia si è congedata da noi dopo la sua ultima meravigliosa uscita pubblica 11 luglio 2023 a Torino con il racconto della “morgana” Fernanda Pivano curatrice di grandi scrittori e musicisti che hanno cambiato l’immaginario del mondo, ci insegna che possiamo congedarci dalla nostra vita terrestre con serenità se lo facciamo insieme ai nostri cari con cui abbiamo condiviso amori, impegni, passioni e che se amiamo questo pianeta che ci ha ospitato dobbiamo defascisticizzare il nostro individualismo che delega ad un uomo o ad una donna soli la soluzione.
ciao Michela che la terra ti sia lieve
Paolo Rizzi - 13/8/2023 - 07:56
Lingua: Francese
Version française – NUL HOMME N’EST UNE ÎLE – Marco Valdo M.I. – 2023
Chanson anglaise - No Man Is an Island – John Donne – 1624
MEDITATION XVII
Devotions upon Emergent Occasions
Poème très célèbre, qui est en fait un sermon. C’est le poème qui a donné son titre au livre d'Ernest Hemingway sur la guerre d'Espagne : « Pour qui sonne le Glas ». Il dit simplement que nous faisons partie de l'humanité et que la mort de chacun devrait nous affecter et nous diminuer.
Chanson anglaise - No Man Is an Island – John Donne – 1624
MEDITATION XVII
Devotions upon Emergent Occasions
Poème très célèbre, qui est en fait un sermon. C’est le poème qui a donné son titre au livre d'Ernest Hemingway sur la guerre d'Espagne : « Pour qui sonne le Glas ». Il dit simplement que nous faisons partie de l'humanité et que la mort de chacun devrait nous affecter et nous diminuer.
Petit Dialogue maïeutique
Ah, dit Lucien l’âne, quelle humanerie !
Mais non, dit Marco Valdo M.I., c’est un sermon religieux.
Oui, dit Lucien l’âne, moi, je veux bien. Mais quel anthropocentrisme, quelle vision insipide de la vie.
Calme-toi, Lucien l’âne mon ami, c’est un genre de consolation susurrée par un homme triste. J’admets cependant que tu as raison. Comment pourrait-on savoir que le glas sonne pour soi, puisqu’il ne sonne que pour accompagner les funérailles de celui qui est censé l’entendre ?
J’espère, dit Lucien l’âne, que tu vas en faire une parodie et remettre les pendules à l’heure. Il est vrai que ce poète religieux exprimait sa désolation un siècle avant Darwin et qu’il lui fallait également défendre sa chapelle.
C’est une bonne idée, Lucien l’âne mon ami, je m’y attelle illico. Pour être sûr d’être compris, je l’intitulerai « Tout être est une île ».
Ah, répond Lucien l’âne, voilà qui n’est pas autocentré sur l’Homme, cet être exceptionnel que les religieux mettent au centre et au sommet de la Création et dont ils veulent ignorer l’insignifiance en taille ( ± 2 mètres), en durée (quelques centaines de milliers d’années pour l’espèce et quelques dizaines d’années pour l’unité), en nombre (une unité sur quelques milliards). Nous sommes tous des poussières d’étoiles, disait (entre autres et à juste titre du point de vue scientifique) Carl Sagan. Cela dit, chacun, comme n’importe quel être, est un en soi. La vie d’un âne ou d’un protozoaire, d’un caillou ou d’une étoile vaut exactement une vie et chaque vie est équivalente. Mais on en reparle bientôt. En attendant tissons le linceul de ce vieux monde aveugle, prétentieux, immodeste, vaniteux, infatué, mégalomane et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Ah, dit Lucien l’âne, quelle humanerie !
Mais non, dit Marco Valdo M.I., c’est un sermon religieux.
Oui, dit Lucien l’âne, moi, je veux bien. Mais quel anthropocentrisme, quelle vision insipide de la vie.
Calme-toi, Lucien l’âne mon ami, c’est un genre de consolation susurrée par un homme triste. J’admets cependant que tu as raison. Comment pourrait-on savoir que le glas sonne pour soi, puisqu’il ne sonne que pour accompagner les funérailles de celui qui est censé l’entendre ?
J’espère, dit Lucien l’âne, que tu vas en faire une parodie et remettre les pendules à l’heure. Il est vrai que ce poète religieux exprimait sa désolation un siècle avant Darwin et qu’il lui fallait également défendre sa chapelle.
C’est une bonne idée, Lucien l’âne mon ami, je m’y attelle illico. Pour être sûr d’être compris, je l’intitulerai « Tout être est une île ».
Ah, répond Lucien l’âne, voilà qui n’est pas autocentré sur l’Homme, cet être exceptionnel que les religieux mettent au centre et au sommet de la Création et dont ils veulent ignorer l’insignifiance en taille ( ± 2 mètres), en durée (quelques centaines de milliers d’années pour l’espèce et quelques dizaines d’années pour l’unité), en nombre (une unité sur quelques milliards). Nous sommes tous des poussières d’étoiles, disait (entre autres et à juste titre du point de vue scientifique) Carl Sagan. Cela dit, chacun, comme n’importe quel être, est un en soi. La vie d’un âne ou d’un protozoaire, d’un caillou ou d’une étoile vaut exactement une vie et chaque vie est équivalente. Mais on en reparle bientôt. En attendant tissons le linceul de ce vieux monde aveugle, prétentieux, immodeste, vaniteux, infatué, mégalomane et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
NUL HOMME N’EST UNE ÎLE
Aucun homme n'est une île entière à lui tout seul ; chaque homme
Est un morceau du continent, une partie de l'ensemble ;
Si une motte de terre est emportée par la mer, l'Europe
Est amoindrie, comme le serait un promontoire,
Comme le seraient chacun de tes amis ou toi-même
La mort de n'importe quel homme me diminue,
Car je suis compris dans l'humanité.
Et pour ça, ne cherchez jamais à savoir pour qui sonne
Le glas ; c'est pour vous qu'il sonne.
Aucun homme n'est une île entière à lui tout seul ; chaque homme
Est un morceau du continent, une partie de l'ensemble ;
Si une motte de terre est emportée par la mer, l'Europe
Est amoindrie, comme le serait un promontoire,
Comme le seraient chacun de tes amis ou toi-même
La mort de n'importe quel homme me diminue,
Car je suis compris dans l'humanité.
Et pour ça, ne cherchez jamais à savoir pour qui sonne
Le glas ; c'est pour vous qu'il sonne.
inviata da Marco Valdo M.I. - 13/8/2023 - 16:36
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MEDITATION XVII
Devotions upon Emergent Occasions
Poesia famosissima, che in realtà poi è un sermone, forse non strettamente una CCG, se non fosse che è la famosissima poesia che ha dato il titolo al libro di Ernest Hemingway e che riguarda la guerra di Spagna. E dice semplicemente che facciamo parte dell'umanità e che la morte di ognuno dovrebbe colpirci e diminuirci.
Ne ho trovata una versione cantata da Elton John nel 1980, una interpretata da Ketil Bjørnstad (2001)