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Oh, du mein Österreich!

Erich Kästner
Lingua: Tedesco


Erich Kästner

Lista delle versioni e commenti


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Die Jugend hat das Wort
(Erich Kästner)
Marschlied 1945
(Erich Kästner)
Große Zeiten
(Erich Kästner)


[1946]
Versi di Erich Kästner, composti all’epoca del suo impegno nelle produzioni di cabaret letterario al Die Schaubude di Monaco (1945-48).
Sulla melodia dell'omonima marcia di Franz von Suppé (1849)
Testo trovato su Geschichte und Poetik des österreichischen Kabaretts

Die Schaubude


Alla fine della guerra Erich Kästner si trasferì a Monaco e si dedicò a mettere in scena spettacoli musicali attraverso i quali riuscì a illustrare e a bollare ferocemente tutti i mali di quel tetro dopoguerra.
Risalgono a quegli anni Marschlied 1945 e Lied vom Warten, dove la Germania era un enorme sala d'attesa piena di milioni di donne incerte sul destino dei loro uomini...
Ma le canzoni accusatorie e le battute al vetriolo raggiunsero il loro acme nel "Deutsches Ringelspiel", il "Girotondo tedesco", una produzione dell'autunno del 1946, di cui facevano parte Die Jugend hat das Wort, veemente attacco alla generazione dei padri, responsabile dell'avvento al potere di Hitler, e questa "Oh, du mein Österreich!", non meno spietato couplet dedicato da Kästner all'Austria, che si dichiarava innocente vittima del nazismo rimuovendo completamente l'entusiasmo con cui aveva salutato l'Anschluss nel '38. [...] Ecco come apparve al pubblico della Schaubude il numero: in scena quattro baldi giovani in calzoncini di pelle, baffetti alla Hitler, recitano i versi di Kästner con un valzer in sottofondo. Alla fine di ogni strofa gorgheggiano lo jodler e ballano lo Schuhplattler tipico dei tirolesi. Ripetono che il Danubio non è mai stato bruno ma solo blu, che non bisogna credere a quel che scrivono i giornali e che aver votato Hitler è stato solo "un piccolo scherzo". Quel che conta veramente è "il carattere d'oro viennese!", recita il finale travolgente.



L'ormai mitico "Girotondo tedesco" di Erich Kästner è una specie di girone infernale dove sfilano uno a uno tutti i personaggi più loschi del dopoguerra. Vera e propria danse macabre, sciorinava una scenografia complessa e grandiosa; la Schaubude, infatti, grazie al lavoro di gruppo di artisti geniali e innovativi, aveva cambiato lo schema tradizionale del Kabarett, basato sulla successione di numeri singoli, in favore di uno spettacolo imperniato su un unico grande tema di cui le canzoni, interpretate da diversi personaggi, erano parte integrante.
Il "Girotondo tedesco" fu l'esempio più eclatante di questa nuova tendenza del grande Kabarett di Monaco.

da "Kabarett!: Satira, politica e cultura tedesca in scena dal 1901 al 1967", di Paola Sorge, Elliot, 2014.
Wir sind die Ostmärker, pardon die Österreicher.
Meine Verehrung, Herr Baron!
Wir schicken's heim jetzt, die reichsdeutschen Landstreicher.
Wir sind a siegreiche Nation.
Sie dürfen net glauben, was in der Zeitung sie lesen.
Küss die Hände, gnädige Frau!
Die blaue Donau ist niemals nicht braun gewesen!
Die blaue Donau war stets blau.
Wir sagten uns am Anfang gleich:
"Dem Falott gehen wir nicht auf den Leim!"
Wir wollten niemals heim ins Reich,
sonder höchstens reich ins Heim.
Wenn's auch manchmal anders schien,
wir war'n immer gegen ihn!
Die Preussen strich er alle braun.
Doch bei uns hat er gar nichts erreicht!
Den Fehler, einem von uns zu trau'n, den begeh…
(ängstlich): Pg?
Pg?
… den begehn wir nicht so leicht!
Hoch vom Dachstein bis nach Wien: -driodldidljoh!
Wir war'n immer gegen ihn!
Was hat uns der Märchenerzähler
Aus Braunau nicht alles erzählt!
Wir machten nur einen Fehler:
Wir haben ihn wieder gewählt.
Doch wir war'n kein entscheidender Faktor.
Es war mehr ein kleiner Scherz.
Die Hauptsache ist der Charakter
und das goldene Wiener Herz!

Ja, ja wir Ostmärker, pardon wir Österreicher.
Bon soir, mon Colonel!
Wir führen Walzer aus, - nie wieder Anstreicher!
Wir wirken nur noch kulturell!
Die Nibelungentreue, die ist ein sakrisches Erbe.
Servus Peperl, mein reizendes Kind!
Wir sind ein Bergvolk mit viel Hotelgewerbe.
In unseren Alpen gibt’s ka Sünd.
Und weil wir wieder Frieden ham,
seids willkommen in unserer Pension!
Good evening, sir! Bon soir, madame!
Meine Hochachtung, Herr Baron!
Innsbruck, Salzburg, St. Johann,
Die Saison fängt wieder an!
Der Schnee erglänzt. Die Seen sind naß.
Kommt's zu uns, wann's euch immer behagt!
Für Reisende mit deutschem Pass is es a…
(ängstlich): SA?
SA?
…ist es aber untersagt!
Unser Kanzler hat's befohl'n: - driodldidljoh!
Deutschland darf sich nicht erhol'n!
Es fallen nun wieder die Schranken.
Die Schrammeln sind auch schon bestellt.
Willkommen die Dollars und Franken
Und die Pfunde der besseren Welt!
Zwar das Geld ist ein wichtiger Faktor,
wenn das Herzerl zuvor nicht sprach.
Die Hauptsache ist der Charakter,
und den macht man uns nicht nach!

inviata da Bernart Bartleby - 16/9/2019 - 21:45




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italienische Übersetzung / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 17-09-2019 11:36

La marcia patriottica O du, mein Österreich! è una delle più famose composizioni del dalmata Francesco Suppé Demelli: era nato a Spalato nel 1819, allora facente parte dell'Impero Asburgico. E fedele asburgico imperial-regio fu il musicista, tanto da cambiarsi nome in “Franz von Suppé”, con cui è passato alla storia. La marcia, la conoscete tutti anche per averla sentita più o meno ogni 1° gennaio al Concerto di Capodanno trasmesso in eurovisione:



L'averla ripigliata Erich Kästner per questo brano leggermente satirico nei confronti dell'Austria e del suo atteggiamento pre- e postbellico, è uno sberleffo che torna attualissimo: nell'Austria di oggi (e non solo in Austria, va da sé...) certe cosette non sembrano essere mai passate di moda. Di pochi giorni fa la notizia che una coppia di turisti britannici che si erano fermati in un lindo Gasthof come quello qui tinteggiato da Kästner, sono stati accolti all'ingresso da una bella fotografia del nonno del titolare in divisa delle SS con tanto di svastica alla parete ("un ricordo di famiglia", ha detto il titolare in questione). Il dresdese Kästner si calò perfidamente nell'ambiente, scrivendo questo pezzo infarcito volutamente di idiotismi austriaci (per i quali ho ritirato fuori l'Österreichisch für Anfänger, il dizionarietto austriaco che un RV ventunenne acquistò a Vienna nel 1984). Ne consegue che la traduzione è infarcita di note: senza, sarebbe abbastanza difficile capire il testo appieno.
OH TU, AUSTRIA MIA!

Noi siamo gli Ostmarchigiani, pardon, gli Austriaci. [1]
I miei ossequi, signor Barone!
Li rispediamo a casina, quei vagabondi del Reich germanico,
Noi siamo una Nazione votata alla vittoria.
Non dovete [2] credere a quel che leggete sul giornale.
Bacio le mani [3], riverita Signora!
Il bel Danubio blu non è mai diventato bruno!
Il bel Danubio blu è sempre stato blu.
Eppure all'inizio ci dicevamo:
“Non ci faremo fregare da quel farabutto!” [4]
Non lo avremmo mai voluto in casa nel Reich,
Ma, al massimo, ricco a casa sua. [5]
E anche se spesso è sembrato il contrario,
Noi siamo stati sempre contro di lui!
La Prussia, lui, l'ha verniciata tutta di bruno.
Ma da noi proprio non ce l'ha fatta!
Uno sbaglio, per credere a uno di noi, non lo facc...
(spaventato): Membro del Partito?
Membro del Partito? [6]
….non lo facciamo tanto facilmente!
Lassù dal Dachstein [7] fino a Vienna: jodelalai-i-òòh!
Siamo sempre stati contro di lui!
Però il contatore di fole
Di Braunau [8] non ce l'ha contata tutta!
Abbiamo fatto solo uno sbaglio:
Lo abbiamo rieletto.
Però non siamo stati un fattore determinante.
Più che altro, era uno scherzetto.
Quel che conta di più è il carattere
E il cuore d'oro di Vienna!

Sì, sì, noialtri Ostmarchigiani, pardon, Austriaci.
Bonsoir, mon Colonel! [9]
Noi faremo i valzer, mai più gli imbianchini! [10]
Non agiremo ancora che dal punto di vista culturale!
La Lealtà Nibelungica [11] è un'eredità sacra.
Salve, Peperl, mia arrapante ragazzina! [12]
Siamo un popolo montanaro con una cospicua attività alberghiera.
Nelle nostre Alpi non si fanno le cosacce. [13]
E visto che abbiamo di nuovo la pace,
Siate i benvenuti nella nostra pensione!
Good evening, Sir! Bonsoir, madame!
I miei rispetti, signor Barone!
Innsbruck, Salisburgo, St. Johann,
La stagione ricomincia!
La neve risplende. I laghi sono belli acquosi.
Venite da noi, quando volete e più vi piace!
Però, i turisti con passaporto tedesco non so...
(spaventato): SA?
SA? [14]
...no ammessi!
Lo ha ordinato il nostro Cancelliere: jodelalai-i-òòh!
La Germania non si deve riprendere!
Si abbattono di nuovo le barriere.
Gli Schrammel sono già stati ingaggiati. [15]
Benvenuti i dollari e i franchi,
E le sterline del mondo migliore!
Certo, i soldi sono un fattore importante
Se il cuoricino finora non ha parlato.
Quel che più conta è il carattere,
E il nostro è inimitabile!
[1] Come è noto, dopo l'annessione hitleriana dell'Austria, l'Anschluss del 12 marzo 1938, quest'ultima prese il nome ufficiale di Ostmark “Marca dell'Est”.



[2] Nella traduzione do del “voi”.

[3] Idiotismo austriaco, Küss d'Hände!, di possibile origine italiana come spesso accade nel tedesco austriaco (cfr. il siciliano baciamu li mani!).

[4] Falott, idiotismo austriaco (e bavarese): “imbroglione, farabutto, mascalzone”. Antico francesismo (nel tedesco austriaco sono molti i francesismi), da falot “tipo buffo, buffone”, forse dall'inglese medio falow e, quindi, imparentato col moderno fellow.

[5] Nell'originale, un gioco di parole del tutto impossibile da rendere adeguatamente in italiano, basato sull'identità formale tra Reich (il Reich, stato, nazione) e reich “ricco”. I due termini hanno origine etimologica differente (“ricco”, in italiano e nelle lingue romanze, è un germanismo).

[6] Nell'originale, Pg è abbreviazione per Parteigenosse, la denominazione che si usava per gli iscritti al Partito Nazista (da notare che Genosse, in tedesco, vale anche “Compagno” per i comunisti).

[7] Montagna in Stiria (2995 m) nota anche per un maestoso ghiacciaio.

[8] Adolf Hitler (Hiedler, Schicklgrüber ecc.) era nato a Braunau-am-Inn, in Austria ma quasi al confine con la Germania, il 20 aprile 1889.

[9] Si veda anche la nota 4. L'uso del francese era diffusissimo nell'Imperial-Regia corte asburgica, e anche negli ambienti militari germanici in genere. Ad esempio, una delle più alte onorificenze militari tedesche (istituita nel 1740 da Federisco II di Prussia) si chiama Pour le Mérite. Kästner, qui, satirizza tutti gli usi austriaci “calandosi” nel luogo (lui, nativo della lontanissima Dresda).

[10] Possibile anche qui un sottile gioco di parole: Walzer è sì il nome del ballo (la “cosa che gira”), ma può voler dire anche: “spianatori col rullo”.

[11] L'espressione Nibelungentreue fu coniata dal cancelliere del Reich Bernhard von Bülow in un suo discorso al Reichstag, il 29 marzo 1909. Si basava su un celebre episodio del Cantar dei Nibelunghi: i re burgundi Gunther, Gernot e Giselher rifiutano di consegnare a Grimilde il loro leale vassallo Hagen di Tronje, che ha ammazzato il di lei marito (vale a dire Sigfrido). I re burgundi erano, peraltro, i fratelli di Grimilde: per loro, la lealtà è al di sopra del legame di sangue e della giustizia stessa. Questo porta alla completa rovina dei Nibelunghi (per chi non avesse mai letto il Nibelungenlied, mi spiace per lo spoiler). Von Bülow coniò l'espressione in occasione della Crisi Bosniaca, invocando l'alleanza “nibelungica” tra l'Impero Germanico e quello Asburgico stabilita con l'Entente Cordiale (ancora il francese...) del 1879.

[12] Si veda l'introduzione per la location del brano e la sua messinscena cabarettistica. Il nome “Peperl” suscita bollenti sudori nei paesi di lingua tedesca: si riferisce a un classico della letteratura erotica, Peperl Mutzenbacher, Tochter der Josefine Mutzenbacher, di autore anonimo, che narra le vicende di una prostituta austriaca (Josefine Mutzenbacher) che educa alle più vertiginose arti erotiche la figlia minorenne (Peperl), tanto da farle superare la madre. Ambientato in un tipico e lindo Gasthof di montagna, dal romanzo è stato tratto di tutto, compreso un famosissimo ed esplicitissimo film pornografico. Da notare che, nell'originale austriacheggiante, si usa il classico Servus asburgico (“schiavo”, “servo vostro” in latino: corrisponde pienamente al “ciao”, dallo “s'ciao” veneziano!), ancora diffuso in Austria e in Ungheria (szervusz, familiarmente szia).

[13] Da qui cominciano alcuni versi che, per riprodurre il “colore locale”, sono veramente in dialetto austriaco.

[14] SA = Le Sturmabteilungen “Reparti di Assalto”, l'originaria forza paramilitare del Partito Nazista fondata nel 1920 da Emil Maurice sul modello delle camicie nere fasciste italiane. Furono le originarie “camicie brune”, che giocarono un ruolo decisivo nell'ascesa al potere di Hitler. Furono sterminate nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio 1934 su ordine di Hitler, compreso il loro onnipotente capo Ernst Röhm: la famosa Notte dei Lunghi Coltelli.

[15] I fratelli Johann e Josef Schrammel furono i creatori di uno stile musicale popolare austriaco, ancora presente e popolarissimo in Austria. Morirono rispettivamente nel 1893 e nel 1895: qui, dire “gli Schrammel” significa ovviamente ingaggiare un gruppo musicale “folkloristico” che fa musica alla Schrammel (Schrammelmusik) e suona le loro composizioni (oltre 200).

17/9/2019 - 11:37




Lingua: Francese

Version française – Ô TOI, MON AUTRICHE ! – Marco Valdo M.I. – 2020
avec l’aide de la traduction italienne de Riccardo Venturi – OH TU, AUSTRIA MIA !
d’une
Chanson allemande – Oh, du mein Österreich ! – Erich Kästner – 1946

Texte d’Erich Kästner, pour cabaret littéraire à Die Schaubude à Munich (1945-48).
Sur la mélodie de la marche du même nom de Franz von Suppé (1849).
Texte in Geschichte und Poetik des österreichischen Kabaretts

Du haut de la Dachstein à Vienne : troulala hiho !
Du haut de la Dachstein à Vienne : troulala hiho !


À la fin de la guerre, Erich Kästner s’installe à Munich et se consacre à la mise en scène de spectacles musicaux grâce auxquels il parvient à illustrer et à stigmatiser avec férocité tous les maux de cette sombre période de l’après-guerre. Marschlied 1945 et Lied vom Warten remontent à ces années-là, où l’Allemagne était une immense salle d’attente remplie de millions de femmes incertaines du sort de leurs hommes… Mais les chants accusateurs et les blagues vitrioliques atteignent leur apogée dans le « Deutsches Ringelspiel », le « German Round Trip », une production de l’automne 1946, qui comprend Die Jugend hat das Wort, une attaque véhémente contre la génération des pères, responsables de l’arrivée au pouvoir de Hitler, et ce « Oh, du mein Österreich ! » , couplet non moins impitoyable dédié par Kästner à l’Autriche, qui s’est déclarée victime innocente du nazisme, écartant complètement l’enthousiasme avec lequel elle avait accueilli l’Anschluss en 38. […] C’est ainsi que le numéro est apparu au public du Schaubude : sur scène, quatre jeunes hommes en short de cuir, avec des moustaches à la Hitler, récitent des vers de Kästner avec en fond une valse. À la fin de chaque couplet, ils yodèlent et dansent le Schuhplattler typiquement tyrolien. Ils répètent que le Danube n’a jamais été brun, mais seulement bleu, qu’il ne faut pas croire ce que disent les journaux et que voter pour Hitler n’était qu’une « petite blague ». Ce qui compte vraiment, c’est « le caractère viennois en or », dit la renversante finale.

La désormais mythique « Ronde allemande » d’Erich Kästner est une sorte de cercle infernal où défilent un à un tous les personnages les plus louches de l’après-guerre. Véritable danse macabre, elle présentait une scénographie complexe et grandiose ; le Schaubude, en effet, grâce au travail d’équipe d’artistes ingénieux et innovants, avait changé le schéma traditionnel du Kabarett, basé sur la succession de numéros uniques, au profit d’un spectacle basé sur un seul grand thème dont les chansons, interprétées par différents personnages, faisaient partie intégrante.
La « Ronde allemande » était l’exemple le plus frappant de cette nouvelle tendance dans le grand Kabarett de Munich.

Extrait de « Kabarett ! : Satire, politique et culture allemande sur scène de 1901 à 1967 », par Paola Sorge, Elliot, 2014.


Commentaire de la traduction italienne de Riccardo Venturi.

La marche patriotique « O du, mein Österreich ! » est une des compositions les plus célèbres du Dalmate Francesco Suppé Demelli, né à Split en 1819, qui faisait alors partie de l’Empire des Habsbourg. Et le musicien était fidèle à l’empire des Habsbourg, au point de changer son nom en « Franz von Suppé », avec lequel il est entré dans l’histoire. Vous connaissez tous la marche pour l’avoir entendue plus ou moins chaque 1er janvier lors du concert du Nouvel An diffusé en Eurovision :

Le fait qu’Eric Kästner l’ait utilisé à nouveau pour cette pièce légèrement satirique sur l’Autriche et son attitude d’avant et d’après-guerre est une moquerie qui revient à l’actualité : dans l’Autriche d’aujourd’hui (et pas seulement en Autriche, cela va de soi…) certaines choses ne semblent jamais s’être démodées. Il y a quelques jours à peine, deux touristes britanniques qui s’étaient arrêtés dans un Gasthof soigné comme celui peint par Kästner ici, ont été accueillis à l’entrée par une belle photo du grand-père du propriétaire en uniforme SS avec une croix gammée sur le mur (« un souvenir de famille », a déclaré le propriétaire en question). Le natif de Dresde Kästner s’est méchamment mis dans l’ambiance, en écrivant cette pièce intentionnellement pleine d’idiotismes autrichiens (pour laquelle j’ai sorti l’Österreichisch für Anfänger, le petit dictionnaire autrichien qu’un jeune homme de 21 ans en camping-car a acheté à Vienne en 1984). Il s’ensuit que la traduction est parsemée de notes : sans elles, il serait assez difficile de comprendre pleinement le texte.
Ô TOI, MON AUTRICHE !

Nous sommes les Ostmärker, nous, les Autrichiens, pardon.
Mes respects, Monsieur le Baron.
Les clochards du Reich allemand, renvoyés à la maison.
Nous sommes une glorieuse nation.

Il ne faut pas croire les journaux, madame,
Je vous baise la main, ma chère dame !
Il n’a jamais été brun le Danube bleu,
Notre Danube bleu a toujours été bleu.

On s’est dit quand ça a commencé :
« Par ce falot, on ne se laissera pas berner ! »
Jamais dans le Reich, on n’a voulu entrer,
On voulait juste demeurer plus riches dans notre foyer.

Parfois, il semblait en être autrement, même si
Nous avons toujours été contre lui !
Il a peint tout en brun les Prussiens,
Mais chez nous, il n’est arrivé à rien.

Comment peut-on croire l’un d’entre nous, devenant
(anxieux) Membre du Parti ?
Membre du Parti ?
Nous n’agissons pas si légèrement.

Du haut de la Dachstein à Vienne : troulala hiho !
Contre lui, nous avons toujours été !
Et pourtant, que nous a pas conté
Le conteur d’histoires de Braunau.

Le seul faux pas que nous ayons commis,
Ce fut de voter deux fois pour lui.
Ce n’était pas un facteur décisif,
C’était plutôt un canular inoffensif

L’important, c’est notre caractère fort
Et de Vienne, le cœur d’or !

Oui, oui, nous Ostmärkers, pardon, nous Autrichiens.
Bonsoir, mon colonel !
Nous allons valser, – plus jamais de rapin !
Nous créons du vrai culturel !

La loyauté inconditionnelle est un héritage sacré.
Votre esclave Mademoiselle, mignonne enfant !
Nous sommes un peuple montagnard très accueillant.
Dans nos Alpes, il n’y a pas de péché.

Comme nous avons à nouveau la paix,
Vous êtes bienvenus dans notre hôtel !
Bonsoir, Monsieur ! Bonsoir, Mademoiselle !
Monsieur le Baron, mes respects !

Innsbruck, St. Johann, Salzbourg,
La saison recommence !
La neige brille. Les lacs sont immenses.
Quand vous en aurez envie, faites le détour !

Pour les voyageurs d’un passeport allemand munis,
(anxieux) C’est in…
C’est in…
… C’est tout à fait interdit !

Notre chancelier l’a ordonné : troulala hiho !
L’Allemagne ne peut pas se redresser !
Maintenant, les barrières tombent à nouveau.
Nos spectacles sont déjà commandés.
Bienvenue aux dollars, aux francs,
Aux livres du monde du monde entier !

L’argent est un facteur important
Même si le cœur n’a pas parlé.
L’essentiel, c’est le caractère,
Et le nôtre, on ne peut pas le contrefaire !

inviata da Marco Valdo M.I. - 23/12/2020 - 20:27




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