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Omaggio a Meredith

Ora Sesta
Lingua: Italiano




[1966]
Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Fra' Galdino (Luisito Bianchi)
Voce e chitarra / Voice and guitar / Voix et guitare / Ääni ja kitara: Giorgio Pazzini
Album / Albumi: Fra' Galdino racconta e canta

1° ottobre 1962: James Howard Meredith entra all'Università del Mississippi, scortato da John Doar (a destra) e dal capo del United States Marshals Service James McShane (a sinistra)
1° ottobre 1962: James Howard Meredith entra all'Università del Mississippi, scortato da John Doar (a destra) e dal capo del United States Marshals Service James McShane (a sinistra)


"James Meredith, nel 1962, fu il primo negro a iscriversi all'università del Mississipi. Nulla di strano in questo. Lo strano è che dovette lottare, con fierezza e costanza, per conquistarsi questo diritto che i razzisti d'ogni specie considerano un inammissibile privilegio. Sedersi sullo stesso banco sul quale si siede il Bianco è profanare il tempio innalzato alla razza superiore con i fondi di una sotoscrizione che si apre con la frma di Caino. Il 7 giugno 1966 Meredith è ferito da un bianco mentre manifesta contro la segregazione razziale. « Omaggio a Meredith » è un umile segno di solidarietà coi nostri fratelli negri che affermano, pagando di persona, l'unica superiorità che abbia un senso: quella dell'Amore sull'odio." - viboldone.it

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Ora Sesta

orases"Il gruppo “Ora Sesta”, ispirato all’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con la Samaritana, era attivo a Roma negli anni 1966-67 e raccoglieva alcuni amici che, nel sentirsi Popolo di Dio e nei loro legami elettivi con il Movimento Operaio e Contadino, avevano riconosciuto la base comune per l’approfondimento culturale dei grandi temi su cui si gioca il destino dell’umanità (la pace, il lavoro, l’ecumenismo, la solidarietà internazionale, la libertà, la partecipazione democratica, la fratellanza universale). Non era un gruppo di teorici o di speculatori. Ogni elaborazione o ripensamento voleva partire dai fatti, dalla storia, dalla vita nel suo svolgersi, con riferimento costante all’uomo che di tutto ciò è protagonista. Dalla vita e della storia dei poveri e dei diseredati, già portatori di una cultura spesso dimenticata ed incompresa, il gruppo voleva trarre alimento e voleva cercare di esserne umile e rispettoso interprete, diffondendo poi ogni frutto ottenuto come momento di ulteriore promozione e presa di coscienza.

Dopo quaranta anni i motivi ispiratori del gruppo sono quanto mai attuali all’inizio di un millennio in cui le tante ombre sono però illuminate dalla speranza cristiana. Gli “Amici dell’Abbazia di Viboldone” in occasione degli ottanta anni di fra’ Galdino, autore delle canzoni, hanno deciso di rieditare la produzione musicale del gruppo, piccolo contributo nel testimoniare la fede nella pace fondata sulla giustizia."

Don Luisito Bianchi ("Fra' Galdino") [1927-2012]
Don Luisito Bianchi ("Fra' Galdino") [1927-2012]
“Un terzo e ultimo aspetto da tenere presente riguarda, infine, non più le nuove sonorità e i nuovi testi che stanno entrando nel mondo giovanile cattolico, ma piuttosto quelli che ne escono. Infatti, se in quegli anni nuovi gruppi musicali nascono in ogni angolo del paese (nelle fabbriche, nelle università, tra i gruppi spontanei), è inevitabile che anche in seno al complesso e articolato mondo dei gruppi giovanili cattolici sorgano esperienze musicali volte a tradurre le problematiche che animano la contestazione in un linguaggio musicale e testuale in cui sia riconoscibile la matrice cattolica. Da questo punto di vista, accanto ai gruppi che si dedicano a rinnovare il patrimonio di canti destinati ad accompagnare le celebrazioni liturgiche, si producono esperienze di canzone politica vera e propria; la più straordinaria di queste esperienze è, probabilmente, quella di un gruppo poco noto conosciuto allora e del tutto dimenticato oggi, ma che tra il 1963 e il 1967 riesce ad incidere sette dischi, le cui copie circolano clandestinamente in molte parrocchie: il gruppo si chiama Ora Sesta e, perché sia chiara la loro matrice ideale, sulla copertina dei loro dischi viene riportata questa presentazione:

Il gruppo Ora Sesta che ha curato questo disco raccoglie alcuni amici che, nel sentirsi Popolo di Dio e nei loro legami elettivi con il Movimento Operaio e Contadino, hanno riconosciuto la base comune per l'approfondimento culturale dei grandi temi su cui si gioca il destino dell'umanità (la pace, il lavoro, l'ecumenismo, la solidarietà internazionale, la libertà, la partecipazione democratica, la fratellanza universale).

Con una tale premessa, il gruppo affronta nelle sue canzoni sia argomenti e problematiche interne al mondo cattolico, sia, più in generale, i temi politici di maggiore attualità: i preti operai e il fariseismo di certi ambienti cattolici, il razzismo e il malgoverno democristiano, la guerra in Vietnam e l'ingiustizia dei rapporti che regolano il commercio internazionale. Le parole vengono sorrette da uno stile musicale molto vario, a volte vicino alla tradizione melodica o a quella gregoriana, ma più spesso ispirato alla musica da cabaret, che in quegli anni ha tra i suoi interpreti principali il gruppo milanese dei Gufi.

I testi degli Ora Sesta, letti oggi, appaiono come una singolare miscela di temi datati e ormai storicizzabili e di felici intuizioni ancora oggi di sconcertante attualità.”

Stefano Pivato, Bella ciao – Canto e politica nella storia d'Italia, Gius. Laterza & Figli, 2005, pp. 237-239

In memoria di Andrea Bergonier prete operaio
Senza siepi
Angelo Balzarini, minatore
Commercio internazionale
Omaggio a Meredith
Popolo e potere

C'è una fila che si snoda
sulla lucida autostrada:
sono negri e bianchi insieme
che si chiamano fratelli.
Chi li guida è Meredith
e con lui tutti i morti
sotto i colpi della sferza
lungo il fume Mississipì.

Tutti cantano Alleluia
come il popolo che segue
l'accusato e muto Agnello
del gran Libro sigillato.
Gloria gloria riecheggiano
cielo e terra, fiume e monti,
piantagioni di cotone
sparse nel profondo sud.

La speranza li precede
con le braccia fatte a croce,
la speranza dello schiavo
uomo libero e fratello.
La speranza ha il volto negro,
la speranza ha il volto bianco,
la speranza riconosce
in ognuno un volto d'uomo.

Meredith è il suo giullare
e con lui Lutero King
e Giovanni il Papa buono
e l'ucciso Presidente;
chi potrà ormai fermare
i credenti nell'amore,
vivi e morti, negri e bianchi,
sulla lucida autostrada?

L'odio tesse la sua tela
fra le foglie della siepe
tanto fitta quanto basta
a nascondere un fucile;
Meredith a terra è steso,
il suo sangue è rosso vivo;
il colore della pelle
non colora il sangue umano.

Un fucile può colpire
carne negra e carne bianca,
in America o in Rhodesia,
ma il cammino non ha sosta.
Gloria a Dio, fratello negro,
gloria all'uomo, o Meredith;
e la lunga fila canta:
alleluja, gloria gloria!

inviata da Riccardo Venturi - 27/8/2019 - 21:41




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