Piove sul bagnato, è cieca e scura questa sera
John Reed siede al bar, a terra, di una brutta cera
Con un whiskey in una mano lui piangeva e non capiva
Con un whiskey lui copriva l’amarezza della vita
Una vita da operaio senza svaghi o troppe spese
per cercare l’essenziale ed approdare a fine mese
I suoi unici motivi per raggiungere il suo nulla:
un amore un poco acerbo ed uno sbaglio in una culla
John è un tipo spoglio e schivo, è un po’ dura la sua scorza
la dolcezza stretta al cuore si nasconde tra la forza
La sua unica abitudine, la sua usanza è lavorare
E se il mondo è disonesto noi dovremmo migliorare
Ogni giorno quando albeggia, lui si alza nel silenzio,
va giù in fabbrica a cercare la fortuna, o almeno un senso
La sua vita è sempre stata una vita di fatica
ma ha cercato di resister e giocarsi la partita
Stamattina Johnny è andato a faticare giù in cantiere,
l’hanno visto litigare con chi aveva più potere
Richiedeva sicurezza e pretendeva dignità,
esigeva dei diritti e sosteneva la lealtà
Se non alzi tu la voce nessuno mai ti darà ascolto,
ma appena alzi un po’ la voce, dai fastidio e vieni tolto
Tra calcestruzzo sulle mani, cemento, sabbia e impalcature
Vedi ingiustizie, morti bianche, lavori in nero e fregature
John è uscito fuori in strada, già da un’ora sta piovendo,
resta sotto quelle gocce senza guida né stipendio
Ora chiude gli occhi e sogna un futuro o un paradiso
più vicino più reale, meno sporco più pulito
Oltre il pianto della pioggia resta solo la promessa
per la moglie, per la figlia, per la casa che lo aspetta
Una stella su nel cielo a cui si aggrappa con le mani
John Reed si alza in piedi e torna tra gli operai
John Reed siede al bar, a terra, di una brutta cera
Con un whiskey in una mano lui piangeva e non capiva
Con un whiskey lui copriva l’amarezza della vita
Una vita da operaio senza svaghi o troppe spese
per cercare l’essenziale ed approdare a fine mese
I suoi unici motivi per raggiungere il suo nulla:
un amore un poco acerbo ed uno sbaglio in una culla
John è un tipo spoglio e schivo, è un po’ dura la sua scorza
la dolcezza stretta al cuore si nasconde tra la forza
La sua unica abitudine, la sua usanza è lavorare
E se il mondo è disonesto noi dovremmo migliorare
Ogni giorno quando albeggia, lui si alza nel silenzio,
va giù in fabbrica a cercare la fortuna, o almeno un senso
La sua vita è sempre stata una vita di fatica
ma ha cercato di resister e giocarsi la partita
Stamattina Johnny è andato a faticare giù in cantiere,
l’hanno visto litigare con chi aveva più potere
Richiedeva sicurezza e pretendeva dignità,
esigeva dei diritti e sosteneva la lealtà
Se non alzi tu la voce nessuno mai ti darà ascolto,
ma appena alzi un po’ la voce, dai fastidio e vieni tolto
Tra calcestruzzo sulle mani, cemento, sabbia e impalcature
Vedi ingiustizie, morti bianche, lavori in nero e fregature
John è uscito fuori in strada, già da un’ora sta piovendo,
resta sotto quelle gocce senza guida né stipendio
Ora chiude gli occhi e sogna un futuro o un paradiso
più vicino più reale, meno sporco più pulito
Oltre il pianto della pioggia resta solo la promessa
per la moglie, per la figlia, per la casa che lo aspetta
Una stella su nel cielo a cui si aggrappa con le mani
John Reed si alza in piedi e torna tra gli operai
inviata da Dq82 - 11/3/2019 - 14:42
×
Album: “Quello che non siamo”
“John Reed”, il cui arrangiamento rinvia direttamente alla tradizione folk americana, è un brano che parla di lavoro e di lavoratori. “E’ una storia senza tempo, che parte dagli operai del XX secolo e arriva fino ai precari dei nostri giorni”.