Che disperazione,
che delusione
dover campar
sempre in disdetta,
sempre in bolletta.
Ma se un posticino
domani cara
io troverò,
di gemme d'oro
ti coprirò.
Se potessi avere
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.
Un modesto impiego,
io non ho pretese,
voglio lavorare
per potere alfin trovare
tutta la tranquillità.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.
Ho sognato ancora,
stanotte amore,
l'eredità
d'un zio lontano,
americano.
Ma se questo sogno
non si avverasse,
come farò.
Il ritornello
ricanterò.
Se potessi avere
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.
Un modesto impiego,
io non ho pretese,
voglio lavorare
per potere alfin trovare
tutta la tranquillità.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.
Ah, se potessi avere
mille lire al mese!
che delusione
dover campar
sempre in disdetta,
sempre in bolletta.
Ma se un posticino
domani cara
io troverò,
di gemme d'oro
ti coprirò.
Se potessi avere
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.
Un modesto impiego,
io non ho pretese,
voglio lavorare
per potere alfin trovare
tutta la tranquillità.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.
Ho sognato ancora,
stanotte amore,
l'eredità
d'un zio lontano,
americano.
Ma se questo sogno
non si avverasse,
come farò.
Il ritornello
ricanterò.
Se potessi avere
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.
Un modesto impiego,
io non ho pretese,
voglio lavorare
per potere alfin trovare
tutta la tranquillità.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
farei tante spese,
comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu.
Ah, se potessi avere
mille lire al mese!
inviata da Io non sto con Oriana - 26/2/2019 - 10:50
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La canzone afferma che negli anni Trenta mille lire almeno mille lire al mese era un sogno, il sogno piccolo borghese ed è probabile che questo assunto derivi da Mille lire al mese, di Carlo Innocenzi e Alessandro Sopranzi, scritta per il film omonimo uscito nel 1939.
Secondo Gianfranco Vené (1988) "Il film è stato del tutto dimenticato, a torto perché il regista austriaco Max Neufeld fu un pioniere della commedia cinematografica e gli attori, Alida Valli, Umberto Melnati e Renato Cialente, erano eccellenti; la canzone, al contrario, è ricordata anche troppo, e troppo spesso viene citata dagli evocatori di quegli anni come parametro utile a definire il valore reale del denaro alla vigilia della seconda guerra mondiale. Mille lire al mese, secondo questa generica interpretazione, indicavano la soglia della ricchezza, il che non è assolutamente vero.
Il film raccontava l'ingarbugliata vicenda di un tecnico radiofonico italiano cui veniva offerta l'occasione di essere assunto a Budapest dove si cominciarono i primi esperimenti televisivi. Una televisione a circuito chiuso aveva già sbalordito gli spettatori delle Olimpiadi del 1936 a Berlino. Giunto a Budapest con la fidanzata il tecnico litigava con uno sconosciuto prendendolo a ceffoni, senza sapere che la sua vittima era proprio il direttore dell'azienda televisiva. La fidanzata escogitava allora il trucco per cui un amico avrebbe preso il nome il posto del tecnico. Tanti spassosi equivoci e lieto fine. La trama di Mille lire al mese, insomma, chiariva molto bene che per guadagnare questa cifra un giovane non solo doveva essere specializzato in un ramo di tecnologia all'avanguardia, ma gli conveniva emigrare: e i riferimenti alla televisione, mezzo del tutto sconosciuto agli italiani, nonché la collocazione della vicenda Budapest, capitale di sogno delle lettrici dei romanzi ungheresi, proiettavano la conquista delle mille lire in una dimensione da operetta.
La canzone invece inquadra il problema realisticamente. Nonostante la sua superspecializzazione il tecnico ammette di essere, in Italia, disoccupato tormentato dai debiti, di non trovare nemmeno i soldi per sposarsi.
Che disperazione,
che delusione
dover campar
sempre in disdetta,
sempre in bolletta.
Ma se un posticino
domani cara
io troverò,
di gemme d'oro
ti coprirò.
Gemme d'oro simboliche, adeguate al posticino che ha un'idea riduttiva della felicità.
mille lire al mese,
senza esagerare,
sarei certo di trovare
tutta la felicità.
Carlo Innocenzi e Alessandro Sopranzi, autori della canzone, precisavano quali potevano essere le ambizioni concrete di chi guadagnava L. 1000 al mese, tirate le somme, le facevano coincidere con quelle del ceto piccolo borghese.
io non ho pretese,
voglio lavorare
per potere alfin trovare
tutta la tranquillità.
Una casettina
in periferia,
una mogliettina
giovane e carina,
tale e quale come te.
Se potessi avere
mille lire al mese,
Il sogno dell'impiegato."