Ade, du Stadt und deine Gegend !
Wo´s nichts als lauter Unglück regent,
Oft manchem Bursch sein Untergang.
Oft manchem Bursch sein Untergang.
Hier hat man mich drei Jahr' geschoren,
Und zum Soldaten auserkoren,
Da heißt es: Du mußt Schildwach stehn.
Da heißt es: Du mußt Schildwach stehn.
Des Abends wird gecommandieret,
Des Morgen wird geexerzieret,
Bald links bald rechts wird aufmarschiert.
Bald links bald rechts wird aufmarschiert.
Dann komm' ich wieder auf Parade,
Da muß man stehn ganz steif und grade
Daß sich das Aug' im Kopf nicht rührt.
Daß sich das Aug' im Kopf nicht rührt.
Wenn ich nun auf der Straße gehe,
Und mich ein Offizier thut sehen,
So hab' ich schon nicht recht gethan.
So hab' ich schon nicht recht gethan.
Wenn ich dich werde wieder sehen,
Und du wirst mir nicht anders gehen,
Spießruthen werden sein dein Lohn.
Spießruthen werden sein dein Lohn.
Thu' ich mich nun dawider setzen,
Und ihm an seiner Ehr' verletzen,
So heißt es mit mir in Arrest.
So heißt mit mir in Arrest.
Da kommt daher der Stabsprofesser,
Auf deutsch nennt man ihn Buckeldrescher,
Der giebt mir den verdienten Lohn.
Der giebt mir den verdienten Lohn.
Den Löhnungstag stehn die Leute
Und warten schon auf meine Beute,
Eh' ich nach meinem Quartiere geh'.
Eh' ich nach meinem Quartiere geh'.
Nehmt euch die Kreide, schreibt's an die Thüre!
Ich nehm' das Geld und geh' zu Biere,
Zu delectieren meinen Leib.
Zu delectieren meinen Leib.
Scharmantes Hannchen, sei willkommen!
Die Stadt hat mir den Muth genommen,
Den ich so weit hatt' mitgebracht.
Den ich so weit hatt' mitgebracht.
Ich werd' meinen Muth schon wiederkriegen,
Wenn ich mich an mein Hannchen schmiege,
Wie ich's schon vormals oft gemacht.
Wie ich's schon vormals oft gemacht.
Wo´s nichts als lauter Unglück regent,
Oft manchem Bursch sein Untergang.
Oft manchem Bursch sein Untergang.
Hier hat man mich drei Jahr' geschoren,
Und zum Soldaten auserkoren,
Da heißt es: Du mußt Schildwach stehn.
Da heißt es: Du mußt Schildwach stehn.
Des Abends wird gecommandieret,
Des Morgen wird geexerzieret,
Bald links bald rechts wird aufmarschiert.
Bald links bald rechts wird aufmarschiert.
Dann komm' ich wieder auf Parade,
Da muß man stehn ganz steif und grade
Daß sich das Aug' im Kopf nicht rührt.
Daß sich das Aug' im Kopf nicht rührt.
Wenn ich nun auf der Straße gehe,
Und mich ein Offizier thut sehen,
So hab' ich schon nicht recht gethan.
So hab' ich schon nicht recht gethan.
Wenn ich dich werde wieder sehen,
Und du wirst mir nicht anders gehen,
Spießruthen werden sein dein Lohn.
Spießruthen werden sein dein Lohn.
Thu' ich mich nun dawider setzen,
Und ihm an seiner Ehr' verletzen,
So heißt es mit mir in Arrest.
So heißt mit mir in Arrest.
Da kommt daher der Stabsprofesser,
Auf deutsch nennt man ihn Buckeldrescher,
Der giebt mir den verdienten Lohn.
Der giebt mir den verdienten Lohn.
Den Löhnungstag stehn die Leute
Und warten schon auf meine Beute,
Eh' ich nach meinem Quartiere geh'.
Eh' ich nach meinem Quartiere geh'.
Nehmt euch die Kreide, schreibt's an die Thüre!
Ich nehm' das Geld und geh' zu Biere,
Zu delectieren meinen Leib.
Zu delectieren meinen Leib.
Scharmantes Hannchen, sei willkommen!
Die Stadt hat mir den Muth genommen,
Den ich so weit hatt' mitgebracht.
Den ich so weit hatt' mitgebracht.
Ich werd' meinen Muth schon wiederkriegen,
Wenn ich mich an mein Hannchen schmiege,
Wie ich's schon vormals oft gemacht.
Wie ich's schon vormals oft gemacht.
inviata da Riccardo Venturi - 25/2/2019 - 10:50
Lingua: Italiano
Traduzione italiana e note / Italienische Übersetzung mit Anmerkungen / Italian translation with Notes / Traduction italienne et notes / Italiankielinen käännös ja muistiinpanot:
Riccardo Venturi, 25-2-2019 10:54
Riccardo Venturi, 25-2-2019 10:54
CANZONE DEL SOLDATO
[ADDIO, CITTÀ, E I TUOI DINTORNI]
Addio, città, e i tuoi dintorni !
Ov'altro non piove che gran sventura,
Spesso rovina di più d'un giovane. [1]
Spesso rovina di più d'un giovane.
Qui mi han rapato per tre anni, [2]
E scelto come soldato,
Il che allora vuol dire: Devi stare di sentinella.
Il che vuol allora dire: Devi stare di sentinella.
La sera vengono dati i comandi,
La mattina si fanno esercitazioni,
E si marcia schierati ora a dest', ora a sinist'! [3]
E si marcia schierati ora a dest', ora a sinist'!
Poi torno a sfilare in parata,
E allora devo stare tutto rigido e dritto
Ché in testa non si muova un occhio.
Che in testa non si muova un occhio.
Quando mi azzardo a andare per strada, [4]
E un ufficiale mi vede, [5]
Beh, non ho fatto come si deve.
Beh, non ho fatto come si deve.
Se ti rivedo un'altra volta, [6]
E con me non farai diversamente,
Sarai pagato con le forche caudine. [7]
Sarai pagato con le forche caudine.
E se solo mi ribello,
E faccio offesa al suo onore,
Allora vuol dire che mi mettono agli arresti.
Allora vuol dire che mi mettono agli arresti.
E allora arriva il professore di bastonate, [8]
In tedesco lo si chiama un “pestaschiena”, [9]
Che mi dà la paga che merito.
Che mi dà la paga che merito.
Stà la la gente il giorno di paga
E già aspetta il mio bottino, [10]
Prima che io vada al mio quartiere.
Prima che io vada al mio quartiere.
Prendete il gesso, scrivetelo sulla porta!
Io prendo i soldi e vado a bere birra,
A dilettare il mio corpo.
A dilettare il mio corpo.
Affascinante Annina, sii la benvenuta!
La città mi ha fatto perdere il morale
Che io mi ero portato cosí da lontano.
Che io mi ero portato cosí da lontano.
Il mio morale me lo rifarò
Se io mi stringerò alla mia Annina,
Come già prima ho fatto spesso.
Come già prima ho fatto spesso.
[ADDIO, CITTÀ, E I TUOI DINTORNI]
Addio, città, e i tuoi dintorni !
Ov'altro non piove che gran sventura,
Spesso rovina di più d'un giovane. [1]
Spesso rovina di più d'un giovane.
Qui mi han rapato per tre anni, [2]
E scelto come soldato,
Il che allora vuol dire: Devi stare di sentinella.
Il che vuol allora dire: Devi stare di sentinella.
La sera vengono dati i comandi,
La mattina si fanno esercitazioni,
E si marcia schierati ora a dest', ora a sinist'! [3]
E si marcia schierati ora a dest', ora a sinist'!
Poi torno a sfilare in parata,
E allora devo stare tutto rigido e dritto
Ché in testa non si muova un occhio.
Che in testa non si muova un occhio.
Quando mi azzardo a andare per strada, [4]
E un ufficiale mi vede, [5]
Beh, non ho fatto come si deve.
Beh, non ho fatto come si deve.
Se ti rivedo un'altra volta, [6]
E con me non farai diversamente,
Sarai pagato con le forche caudine. [7]
Sarai pagato con le forche caudine.
E se solo mi ribello,
E faccio offesa al suo onore,
Allora vuol dire che mi mettono agli arresti.
Allora vuol dire che mi mettono agli arresti.
E allora arriva il professore di bastonate, [8]
In tedesco lo si chiama un “pestaschiena”, [9]
Che mi dà la paga che merito.
Che mi dà la paga che merito.
Stà la la gente il giorno di paga
E già aspetta il mio bottino, [10]
Prima che io vada al mio quartiere.
Prima che io vada al mio quartiere.
Prendete il gesso, scrivetelo sulla porta!
Io prendo i soldi e vado a bere birra,
A dilettare il mio corpo.
A dilettare il mio corpo.
Affascinante Annina, sii la benvenuta!
La città mi ha fatto perdere il morale
Che io mi ero portato cosí da lontano.
Che io mi ero portato cosí da lontano.
Il mio morale me lo rifarò
Se io mi stringerò alla mia Annina,
Come già prima ho fatto spesso.
Come già prima ho fatto spesso.
[1] Il componimento non è in una lingua chiaramente dialettale o locale, ma presenta molte caratteristiche del tedesco popolare. Questa ne è una delle più diffuse: il genitivo sostituito dal dativo di possesso con l'uso dell'aggettivo possessivo (lett.: “a più di un giovane la sua rovina”). Si tratta di una costruzione presente in pressoché tutti i dialetti tedeschi, e nella parlata popolare (normale, ad esempio, nell'alemannico svizzero e persino nel “Pennsylvania Dutch”).
[2] Vale a dire: mi hanno fatto tenere costantemente i capelli corti, pratica avita in ambito militare (per evitare, naturalmente, i pidocchi).
[3] Nel preciso linguaggio militare tedesco, il verbo aufmarschieren (col sostantivo Aufmarsch) significa non semplicemente “marciare”, bensì “marciare al passo”, “sfilare schierati a passo di parata”.
[4] La traduzione con “azzardarsi a” vuole rendere in senso lato il “nun” del testo originale (propriamente: “adesso, ora”, ma anche “soltanto, solo”). Il tedesco popolare usa a dismisura particelle, avverbi ecc. quasi sempre difficilissimi o impossibili da rendere adeguatamente in un'altra lingua, poiché danno sfumature particolari.
[5] Presente qui, e in altre parti del testo, un'altra caratteristica del tedesco popolare: le forme verbali formate con l'ausiliare “tun” e l'infinito del verbo principale (ich tu gehen). Non si tratta di forme del tutto pleonastiche: vi è una vera e propria differenza aspettuale. “Ich gehe” significa piuttosto: “io vado regolarmente”, “cammino e continuo a camminare” ecc., mentre “ich tu gehe” significa “io vado” in quel dato momento, compio in un dato momento l'azione di andare (differenza tra azione durativa e puntuale). Tali forme sono diffusissime ma non sono mai state accettate dalla lingua letteraria, e sono presenti in altre lingue germaniche sia pure con diverso significato (prima fra tutte l'inglese: I write vs. I do write “scrivo davvero, proprio scrivo”, senza contare l'uso regolare di do come ausiliare interrogativo). In pratica: si tratta di forme molto antiche.
[6] Qui è l'ufficiale che parla.
[7] La pratica delle forche caudine come punizione per il soldato indisciplinato o insubordinato è antichissima, sia per il singolo soldato, sia per intere legioni come umiliazione mortificante. Nell'ambiente militare tedesco si chiama Spießrutenlauf, da Spieß “spiedo”, e Rute “verga”. Era diffusa in tutti gli eserciti. Tanto che ci siamo, ricordiamo anche che a vere e proprie forche caudine furono sottoposti alcuni arrestati a Genova, presso la caserma di Bolzaneto, dalla Polizia italiana nel lontano anno 2001.
[8] La traduzione presenta qui qualche problema. Il testo presenta la grafia Professer, che potrebbe essere sí una deformazione popolare di “Professor” (v. l'altra versione della canzone) ma avere anche un diverso significato. Ad ogni modo, si è preferito tradurre alla lettera: il termine indica probabilmente il sottufficiale, o comunque il soldato, che aveva il compito di guidare il passaggio del soldato punito sotto le forche caudine. Da tenere comunque presente che Stab “bastone, bacchetta, barra” significa anche “squadra, équipe” (come l'inglese staff), e che quindi il termine potrebbe significare semplicemente “caposquadra” (Stab significa anche “stato maggiore”). In ambito universitario, il termine Stabsprofessor significa “docente appartenente al corpo direttivo di un istituto”.
[9] Da Buckel, propriamente “gobba”, ma anche “schiena, dorso” nel linguaggio familiare, e dreschen “trebbiare” e, familiarmente, “picchiare, pestare” (metafora curiosamente presente anche nel toscano popolare “tribbiare”: “gli ha fatto un tribbio” = lo ha pestato ben bene).
[10] Beute “bottino”, ma anche “vittima”. La frase potrebbe anche significare: “e già mi aspetta come vittima”.
[2] Vale a dire: mi hanno fatto tenere costantemente i capelli corti, pratica avita in ambito militare (per evitare, naturalmente, i pidocchi).
[3] Nel preciso linguaggio militare tedesco, il verbo aufmarschieren (col sostantivo Aufmarsch) significa non semplicemente “marciare”, bensì “marciare al passo”, “sfilare schierati a passo di parata”.
[4] La traduzione con “azzardarsi a” vuole rendere in senso lato il “nun” del testo originale (propriamente: “adesso, ora”, ma anche “soltanto, solo”). Il tedesco popolare usa a dismisura particelle, avverbi ecc. quasi sempre difficilissimi o impossibili da rendere adeguatamente in un'altra lingua, poiché danno sfumature particolari.
[5] Presente qui, e in altre parti del testo, un'altra caratteristica del tedesco popolare: le forme verbali formate con l'ausiliare “tun” e l'infinito del verbo principale (ich tu gehen). Non si tratta di forme del tutto pleonastiche: vi è una vera e propria differenza aspettuale. “Ich gehe” significa piuttosto: “io vado regolarmente”, “cammino e continuo a camminare” ecc., mentre “ich tu gehe” significa “io vado” in quel dato momento, compio in un dato momento l'azione di andare (differenza tra azione durativa e puntuale). Tali forme sono diffusissime ma non sono mai state accettate dalla lingua letteraria, e sono presenti in altre lingue germaniche sia pure con diverso significato (prima fra tutte l'inglese: I write vs. I do write “scrivo davvero, proprio scrivo”, senza contare l'uso regolare di do come ausiliare interrogativo). In pratica: si tratta di forme molto antiche.
[6] Qui è l'ufficiale che parla.
[7] La pratica delle forche caudine come punizione per il soldato indisciplinato o insubordinato è antichissima, sia per il singolo soldato, sia per intere legioni come umiliazione mortificante. Nell'ambiente militare tedesco si chiama Spießrutenlauf, da Spieß “spiedo”, e Rute “verga”. Era diffusa in tutti gli eserciti. Tanto che ci siamo, ricordiamo anche che a vere e proprie forche caudine furono sottoposti alcuni arrestati a Genova, presso la caserma di Bolzaneto, dalla Polizia italiana nel lontano anno 2001.
[8] La traduzione presenta qui qualche problema. Il testo presenta la grafia Professer, che potrebbe essere sí una deformazione popolare di “Professor” (v. l'altra versione della canzone) ma avere anche un diverso significato. Ad ogni modo, si è preferito tradurre alla lettera: il termine indica probabilmente il sottufficiale, o comunque il soldato, che aveva il compito di guidare il passaggio del soldato punito sotto le forche caudine. Da tenere comunque presente che Stab “bastone, bacchetta, barra” significa anche “squadra, équipe” (come l'inglese staff), e che quindi il termine potrebbe significare semplicemente “caposquadra” (Stab significa anche “stato maggiore”). In ambito universitario, il termine Stabsprofessor significa “docente appartenente al corpo direttivo di un istituto”.
[9] Da Buckel, propriamente “gobba”, ma anche “schiena, dorso” nel linguaggio familiare, e dreschen “trebbiare” e, familiarmente, “picchiare, pestare” (metafora curiosamente presente anche nel toscano popolare “tribbiare”: “gli ha fatto un tribbio” = lo ha pestato ben bene).
[10] Beute “bottino”, ma anche “vittima”. La frase potrebbe anche significare: “e già mi aspetta come vittima”.
Lingua: Tedesco
Adieu Berlin und deine Gegend
Adieu Berlin und deine Gegend
wo´s nichts als lauter Unglück regnet
oft manchem Bursch sein Untergang
oft manchem Bursch sein Untergang
Drei Jahr hat man mich drin geschoren
zu einem Soldaten auserkoren
da heißt es: Du mußt Schildwach stehn
Des Abends wird gekommandieret
früh morgens wird geexerzieret
wohl vor des Kapitäns Quartier
Von da marschiert man auf Parade
da muß man stehen steif und gerade
daß sich das Aug im Kopf nicht rührt
Und wenn ich auf der Straß tu gehen
und mich ein Offizier tut sehen
so hab ich schon nicht recht getan
„Wenn ich dich nun werd wiedersehen
und du mir nicht wirst anders gehen
Spitzruthen soll ja sein dein Lohn“
Tu ich mich nun dawidersetzen
und ihm an seiner Ehr verletzen
so heißt es mit mir in Arrest
Da kommt daher ein Staabsprofessor
auf deutsch nennt man ihn Buckeldrescher
der gibt mir den verdienten Lohn
Am Löhnungs-Tage stehn die Leute
und warten schon auf meine Beute
eh ich nach mei´m Quartiere geh
Ich nahm die Kreid´, schrieb´s an die Türe
und nahm das Geld und ging zu Biere
zu delektieren meinen Leib
Schönstes Karolinchen sei willkommen
Berlin hat mir den Mut genommen
den ich weit hab mitgebracht
Ich würde meinen Mut schon wieder kriegen
wenn ich bei dir Karolinchen bliebe
denn du erfreust mein Herz und Sinn
wo´s nichts als lauter Unglück regnet
oft manchem Bursch sein Untergang
oft manchem Bursch sein Untergang
Drei Jahr hat man mich drin geschoren
zu einem Soldaten auserkoren
da heißt es: Du mußt Schildwach stehn
Des Abends wird gekommandieret
früh morgens wird geexerzieret
wohl vor des Kapitäns Quartier
Von da marschiert man auf Parade
da muß man stehen steif und gerade
daß sich das Aug im Kopf nicht rührt
Und wenn ich auf der Straß tu gehen
und mich ein Offizier tut sehen
so hab ich schon nicht recht getan
„Wenn ich dich nun werd wiedersehen
und du mir nicht wirst anders gehen
Spitzruthen soll ja sein dein Lohn“
Tu ich mich nun dawidersetzen
und ihm an seiner Ehr verletzen
so heißt es mit mir in Arrest
Da kommt daher ein Staabsprofessor
auf deutsch nennt man ihn Buckeldrescher
der gibt mir den verdienten Lohn
Am Löhnungs-Tage stehn die Leute
und warten schon auf meine Beute
eh ich nach mei´m Quartiere geh
Ich nahm die Kreid´, schrieb´s an die Türe
und nahm das Geld und ging zu Biere
zu delektieren meinen Leib
Schönstes Karolinchen sei willkommen
Berlin hat mir den Mut genommen
den ich weit hab mitgebracht
Ich würde meinen Mut schon wieder kriegen
wenn ich bei dir Karolinchen bliebe
denn du erfreust mein Herz und Sinn
inviata da Riccardo Venturi - 25/2/2019 - 11:10
Lingua: Italiano
Traduzione italiana / Italienische Übersetzung / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 25-2-2019 11:15
Riccardo Venturi, 25-2-2019 11:15
ADDIO, BERLINO, E I TUOI DINTORNI
Addio, Berlino, e i tuoi dintorni
ov'altro non piove che gran sventura,
spesso rovina di più d'un giovane
spesso rovina di più d'un giovane
Per tre anni mi ci hanno rapato
e scelto come soldato,
il che allora vuol dire: devi stare di sentinella
La sera si danno i comandi
La mattina presto si fanno esercitazioni
proprio davanti al quartiere del capitano
Da lì si marcia in parata,
e allora si deve stare rigidi e dritti
che in testa non si muova un occhio
E quando mi azzardo a andare per strada
e un ufficiale mi vede
beh, non ho fatto come si deve:
“Ma se ti rivedo un'altra volta
e con me non farai diversamente,
le forche caudine saranno la tua paga.” [1]
E se solo mi ribello
e offendo il suo onore,
allora vuol dire che mi mettono agli arresti
Allora ecco che arriva un caposquadra, [2]
in tedesco lo si chiama un “pestaschiena”,
che mi dà la paga che merito
Il giorno di paga sta là la gente
e aspetta già il mio bottino
prima che io vada al quartiere
Ho preso il gesso, l'ho scritto sulla porta,
e ho preso i soldi e sono andato a bere birra
per dilettare il mio corpo
Sii la benvenuta, bellissima Carolinuccia,
Berlino mi ha fatto perdere tutto il morale
che io da lontano ho portato
Il mio morale me lo rifarei
se rimanessi accanto a te, Carolinuccia,
perché mi allieti il cuore e l'animo.
Addio, Berlino, e i tuoi dintorni
ov'altro non piove che gran sventura,
spesso rovina di più d'un giovane
spesso rovina di più d'un giovane
Per tre anni mi ci hanno rapato
e scelto come soldato,
il che allora vuol dire: devi stare di sentinella
La sera si danno i comandi
La mattina presto si fanno esercitazioni
proprio davanti al quartiere del capitano
Da lì si marcia in parata,
e allora si deve stare rigidi e dritti
che in testa non si muova un occhio
E quando mi azzardo a andare per strada
e un ufficiale mi vede
beh, non ho fatto come si deve:
“Ma se ti rivedo un'altra volta
e con me non farai diversamente,
le forche caudine saranno la tua paga.” [1]
E se solo mi ribello
e offendo il suo onore,
allora vuol dire che mi mettono agli arresti
Allora ecco che arriva un caposquadra, [2]
in tedesco lo si chiama un “pestaschiena”,
che mi dà la paga che merito
Il giorno di paga sta là la gente
e aspetta già il mio bottino
prima che io vada al quartiere
Ho preso il gesso, l'ho scritto sulla porta,
e ho preso i soldi e sono andato a bere birra
per dilettare il mio corpo
Sii la benvenuta, bellissima Carolinuccia,
Berlino mi ha fatto perdere tutto il morale
che io da lontano ho portato
Il mio morale me lo rifarei
se rimanessi accanto a te, Carolinuccia,
perché mi allieti il cuore e l'animo.
[1] Il testo originale presenta qui la variante Spitzruten. Probabilmente si tratta di una sorta di “etimologia popolare interna” (la pratica è costantemente riferita come Spießruten) suggerita dall'uso di bastoni o armi appuntite (Spitz = punta).
[2] Qui si è differenziata la traduzione in base alle note alla prima versione (nota 8, q.v.).
[2] Qui si è differenziata la traduzione in base alle note alla prima versione (nota 8, q.v.).
×
Canzone popolare tedesca
Deutsches Volkslied
German folksong
Chanson populaire allemande
Saksankielinen kansanlaulu
Le canzoni popolari, e particolarmente di soldati, che parlano della durezza estrema del servizio militare sono diffuse, ovviamente, ovunque (e nel sito ne abbiamo a decine). La presente sembra essere diffusa un po' in tutta la Germania ed è attestata prima del 1810 (è, quindi, con tutta probabilità di origine settecentesca). Varianti e versioni ne ha parecchie, accomunate da un tema di fondo: il soldatino di campagna mandato a fare il servizio in una città, con tutto quel che ne consegue in termini di disciplina, punizioni umilianti (tutte le versioni riportano la pratica delle forche caudine a cui viene sottoposto il soldato), tentativi di furto del soldo e usuali consolazioni (l'alcool e le donne). Nelle varie versioni, la “città” in cui si svolge l'azione può o meno essere indicata: per questo, abbiamo scelto di presentare il testo con il semplice titolo di Soldatenlied “Canzone del soldato” con il quale viene riportata nella fonte della prima delle due versioni date, quella proveniente dalle Schlesische Volkslieder mit Melodien (“Canzoni popolare slesiane con melodie”) pubblicate a Lipsia nel 1842 (Druck und Verlag von Breitkopf und Härtel) a cura di Ernst Richter e August Heinrich Hoffmann von Fallersleben, l'autore dell'inno nazionale tedesco (p. 284). In tale versione, la “città” non viene indicata. Nella seconda, invece (ripresa dal Volksliederarchiv, sez. Lieder gegen den Krieg: ”Eines der frühesten oppositionellen Soldatenlieder, schon vor 1810 belegt”; a sua volta ripresa dal volume Mutter, der Mann mit dem Koks ist da – Berliner Gassenhauer, pubblicato nel 1977 nella DDR, a Lipsia, VEB Deutscher Verlag für Musik), la città è Berlino, le pratiche riportano all'esercito prussiano e il titolo è propriamente Adieu Berlin un deine Gegend. La versione non differisce sostanzialmente da quella slesiana, con solo qualche lieve differenza testuale. [RV]