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Dietro il filo spinato della vergogna (Il canto di Sémira Adamu)

Santo Catanuto
Lingua: Italiano



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Testo: Santo Catanuto - Musica: Alessio Lega

Per ricordare Sémira Adamu, ecco qui un canto ad essa dedicato tratto dal testo: Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, MI, ed. Zero in Condotta.

semira2006
Nel mio paese non contavo niente
mio padre m'aveva venduta a un pastore
per quattro soldi ridotta una schiava:
sono fuggita lontano, a Bruxelles
senza una lira, senza papier.

M'han presa subito all'aerostazione
due poliziotte vestite da uomo
m'han trascinata in un centro immigrati
in un paese di nome Lomé:
schiava in Nigeria, internata a Bruxelles.

Sono scappata nascosta dal buio
quattro sorelle mi han dato una mano
siamo fuggite volando lontano
dentro la notte di un Belgio assonnato:
non più guardiani né filo spinato.

L'unico modo di vivere in pace
dentro un'Europa ostile e razzista
era dar vita a una rete d'amore
era lottare per rompere il ghetto
per conquistare un papier maledetto.

Così un mattino, come a Parigi,
ci siamo chiuse, protesta, in un tempio
ma la paura, la forza e il rancore
son belva immonda che tutto distrugge
e viene ucciso il leone che rugge.

Hanno distrutto il portone centrale:
ruspe, bastoni, gendarmeria.
Con furia sadica ci han caricato
truppe speciali di polizia
e noi come bestie col foglio di via.

Essere liberi dentro l'Europa
è solo un sogno senza realtà:
si è schiavi in Africa, si è schiavi a Liegi
se sei schedata tra gli illegali.
Sei come un passero senza più ali.

Così in un attimo, in un baleno
mi hanno scortata alla porta di uscita
poi nel furgone a sirene spiegate
con braccia e polsi premuti sul collo
fino all'aereo già pronto al decollo.

Sette guardiani mi han spinta all'interno
due mi tenevano, un altro premeva
sopra il mio viso un cuscino di lana:
forse temendo una negra che urlava
con quel cuscino mi soffocava.

Guardiani d'ordine e d'ingiustizia
resi decreto da menti malate,
forti coi deboli, vigliacchi, armati
d'odio e rancore per chi non ha
un attestato di libertà.

Perdevo i sensi, ero senza più fiato
e non vedevo che il buio del niente.
No, non credevo che la libera Europa
volesse uccidere chi, come me,
era soltanto una senza papier.

Salvami, salvami, cuore africano,
voglio tornare a guardare lontano.
Toglimi, togli questo peso dal viso,
fammi ricordare un volto amico, un sorriso.
Prendimi, prendimi con mano leggera,
portami col vento nella brezza di sera.
Lasciami ancora respirare il mio fiato
voglio stare sola sotto a un cielo stellato.......

Premono, premono sopra il mio viso:
sono ormai soltanto un passerotto ucciso........

inviata da adriana - 30/4/2007 - 19:28




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