Ma io ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini. Sono questi che mi hanno svegliato. Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso. Guardare certe morti è umiliante. Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso. Si ha l’impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi. Non è paura, non è la solita viltà Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione. Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos'è la guerra, cos'è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: - E dei caduti che facciamo? Perché sono morti? - Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.*
Dimmi madre l'onda e la tempesta ed il tuono,
ferma madre non tornare dentro.
Dimmi padre avrò sul capo mio il tuo perdono
o dovrò padre mio tornare indietro.
Dimmi madre lunga e retta via o solo il fuoco,
madre dimmi spegnerà il lamento.
Dimmi padre conta più l'onore dell'oro,
padre conta più dell'abbondanza.
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città.
Credi madre stanca è la bellezza del suono,
Credi madre gonfia l'arroganza
credi padre il giorno nuovo porta condono
porta padre mio solo tormento.
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città.
Dimmi madre l'onda e la tempesta ed il tuono,
ferma madre non tornare dentro.
Dimmi padre avrò sul capo mio il tuo perdono
o dovrò padre mio tornare indietro.
Dimmi madre lunga e retta via o solo il fuoco,
madre dimmi spegnerà il lamento.
Dimmi padre conta più l'onore dell'oro,
padre conta più dell'abbondanza.
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città.
Credi madre stanca è la bellezza del suono,
Credi madre gonfia l'arroganza
credi padre il giorno nuovo porta condono
porta padre mio solo tormento.
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città,
Il nemico è penetrato nella mia città.
* Cesare Pavese, La Casa in collina
inviata da Dq82 - 29/12/2018 - 17:38
Versione di Massimo Zamboni
dall'album collettivo Nella notte ci guidano le stelle. (Canti per la Resistenza), vincitore della targa Tenco 2023 come "miglior opera collettiva"
dall'album collettivo Nella notte ci guidano le stelle. (Canti per la Resistenza), vincitore della targa Tenco 2023 come "miglior opera collettiva"
Dq82 - 10/7/2023 - 10:59
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Breviario Partigiano 1945-2015
Testo: Massimo Zamboni
Musica: Massimo Zamboni, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo