Eccomi qui, in fila per una minestra economica
Senza più vergogna, senza più paura
Mentre passa gente coi pacchetti in mano
Vengono dalla piazza di Santa Maria Liberatrice.
Oggi è così, propagandano straordinario elargizioni
c'è il lasciato re di Roma in persona
che presiede alle distribuzioni
Useppe figlio mio, figlio di nessuno
con la mia tenerezza bestiale inservibile
Stanca mi trascino così, viva ancora qua
Nella mia temporanea immortalità.
Quindi resto qui nella storia che non deplora e non commisera
Senza più un domani senza più un timore
di decreti razziali, di ordinanze intimidatorie
Cari piccoli insetti di Santa Maria che guarda e tace
Useppe figlio mio nato tra macerie
Informe spazio che chiamavamo quartiere
Stanca mi trascino così, persa ancora qua
Nella mia temporanea immortalità
Senza più vergogna, senza più paura
Mentre passa gente coi pacchetti in mano
Vengono dalla piazza di Santa Maria Liberatrice.
Oggi è così, propagandano straordinario elargizioni
c'è il lasciato re di Roma in persona
che presiede alle distribuzioni
Useppe figlio mio, figlio di nessuno
con la mia tenerezza bestiale inservibile
Stanca mi trascino così, viva ancora qua
Nella mia temporanea immortalità.
Quindi resto qui nella storia che non deplora e non commisera
Senza più un domani senza più un timore
di decreti razziali, di ordinanze intimidatorie
Cari piccoli insetti di Santa Maria che guarda e tace
Useppe figlio mio nato tra macerie
Informe spazio che chiamavamo quartiere
Stanca mi trascino così, persa ancora qua
Nella mia temporanea immortalità
inviata da Dq82 - 30/11/2018 - 09:03
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La febbre incendiaria
Liberamente tratto dal romanzo "La Storia" di Elsa Morante
Marco Cantini: voce
Francesco "Fry" Moneti (Modena City Ramblers): violino
Riccardo Galardini: chitarre acustiche
Lorenzo Forti: basso elettrico
Fabrizio Morganti: batteria
Valentina Reggio: voce
Il disco comincia con il brano ispirato ad una delle parti centrali – e più drammatiche – del romanzo “La Storia”: la lotta quotidiana della maestra elementare Ida Ramundo, assieme al piccolo Giuseppe (soprannominato Useppe), contro la miseria e la fame; mentre sta rincasando, la donna incontra alcune persone provenire dalla piazza principale del quartiere con pacchi di farina in mano ricevuti dai tedeschi.
La macabra propaganda nazista li immortala, tra fotografi e macchine da presa, mentre distribuiscono viveri alla popolazione. Nel brano si accenna anche al comandante tedesco Kurt Malzer, che si faceva chiamare “Re di Roma” e fu uno dei responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
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