Mare nero intorno al Grappa, mare-fuoco,
nero carcere le strade -
Nere jene scatenate,
grida lunghe, lacerate,
nero il bosco, il sasso nero,
cielo azzurro-cielo nero,
bianchi i vivi ammanettati,
bianchi i morti abbandonati.
Nero il Ponte di Bassano,
la corrente tutta pece,
nere agli alberi le foglie,
nero fonda Valsugana,
nere torri, nere mura,
nera l'anima, il coraggio.
Tanti impiccati in lunga fila agli alberi, -
abiti cascanti e rattoppati,
volti di marmo paonazzo
fissi nell'ombra del fogliame,
occhi terribili, stupiti,
azzurro cupo di cani,
tetri occhi umiliati di lacrime,
inquieti occhi sbarrati.
Fumo bianco in cima al Grappa,
poca cenere le strade,
rosso il bosco, vetro il ghiaccio,
cielo freddo come sasso,
bianchi i vivi ammanettati,
bianchi i poveri impiccati.
nero carcere le strade -
Nere jene scatenate,
grida lunghe, lacerate,
nero il bosco, il sasso nero,
cielo azzurro-cielo nero,
bianchi i vivi ammanettati,
bianchi i morti abbandonati.
Nero il Ponte di Bassano,
la corrente tutta pece,
nere agli alberi le foglie,
nero fonda Valsugana,
nere torri, nere mura,
nera l'anima, il coraggio.
Tanti impiccati in lunga fila agli alberi, -
abiti cascanti e rattoppati,
volti di marmo paonazzo
fissi nell'ombra del fogliame,
occhi terribili, stupiti,
azzurro cupo di cani,
tetri occhi umiliati di lacrime,
inquieti occhi sbarrati.
Fumo bianco in cima al Grappa,
poca cenere le strade,
rosso il bosco, vetro il ghiaccio,
cielo freddo come sasso,
bianchi i vivi ammanettati,
bianchi i poveri impiccati.
inviata da Adriana e Riccardo - 23/4/2007 - 10:12
Ecco il boia di Bassano
da L'Espresso Online, 24 luglio 2008
Articolo di Paolo Tessadri
Si chiama Karl Franz Tausch, ha 85 anni, vive in una villetta a Langen, in Assia. È autore di una delle più orribili stragi naziste: 31 giovani impiccati agli alberi del corso centrale di Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. Lui e gli altri responsabili, tedeschi e italiani, non sono mai stati processati.
L'immagine rimarrà indelebile nella storia degli eccidi nazisti in Italia. La foto ritrae trentuno corpi di giovani senza vita che penzolano dagli alberi del lungo viale di Bassano del Grappa. Un impiccato per ogni albero, con i piedi, per alcuni, a pochi centimetri dal suolo. Appesi a piante che appaiono dei grandi funghi. Le mani legate dietro, davanti, sul petto, un cartello con la scritta "bandito". Lasciati lì, appesi per venti lunghe ore in segno di spregio e per terrorizzare la popolazione. Italiani che impiccano italiani al comando di un vicebrigadiere delle SS, Karl Franz Tausch.
Una crudeltà consumata a Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. Il boia nella villa a schiera Difficile che anche il "boia tedesco", com'era chiamato Tausch dalla popolazione, abbia scordato quell'immagine a più di 60 anni dal massacro. Sicuramente ci ha convissuto, nella comodità di una villetta a schiera immersa nel verde della cittadina di Langen in Assia, a una trentina di chilometri da Francoforte sul Meno e a meno di 15 da Darmstadt. Basso di statura, poco più di un metro e sessanta centimetri, un fisico appesantito dagli anni, ma ancora estremamente lucido e in forze.
Compirà 86 anni il 9 ottobre: è nato nel 1922 a Olmütz, oggi Olomouc, Repubblica Ceca. È dunque un tedesco che proviene dai Sudeti della Moravia, territorio invaso da Hitler nel '39. La casa non si raggiunge direttamente in auto, si trova in un vialetto fra alte siepi, appartata, nascosta anche al poco traffico che scorre a meno di cinquanta metri. Tausch ha lo sguardo fisso, gli occhi imperscrutabili, l'atteggiamento aggressivo. Il tono è di chi è abituato a imporsi. Sulla porta è appesa una streghetta in stoffa rossa come portafortuna. Sopra due grossi fari da cantiere edile per illuminare l'ingresso, sul retro il giardino curato e in ordine con una vecchia altalena. Dentro casa, una signora di servizio che lo aiuta. Tausch è intento a svuotare l'immondizia nel suo cassonetto, veste una maglietta blu e pantaloni da ginnastica, dal vialetto lo fotografiamo.
Alla prima foto gli scappa quasi un sorriso, è sorpreso, poi cerca di evitare l'obiettivo e infine viene avanti ostile. Chiede se abbiamo la licenza, vuole impossessarsi della macchina fotografica. Per tre volte ripetiamo se è possibile parlare con lui e arriva sempre un no secco, duro, inappellabile. Nemmeno vuol sapere di che cosa si tratta. Sprizza rabbia dagli occhi, un ghigno prepotente, strattona, spinge, tira con forza la giacca. Se avesse qualcosa in mano lo userebbe contro di noi. La scena dura pochi minuti. Con gli anni questi ex nazisti allentano la guardia, si sentono più sicuri, pensano di avercela fatta, di essere sfuggiti alla giustizia. Ma sono sempre diffidenti verso chiunque. Il loro passato è una prova che non può essere cancellata. Sull'elenco telefonico di Langen compare un solo Tausch, senza nome di battesimo e indirizzo. Forse una piccola precauzione? La giustizia distratta Non ha mai pagato il conto con la giustizia per i suoi trascorsi da criminale di guerra. È grazie ad un interrogatorio della magistratura tedesca negli anni Sessanta, in cui compare il suo nome, che arriviamo a lui. È in quella occasione che dichiara la sua residenza a Langen. Un interrogatorio che ora Tausch maledirà. Langen quasi scompare dentro un'immensa pianura che si perde all'orizzonte. Una cittadina con poco più di 36 mila abitanti, il piccolo centro storico racchiuso attorno alla chiesa, domina la parte nuova. E tantissimo verde. Anche il municipio è nuovissimo, governato dal socialdemocratico Frieder Gebhardt, eletto pochi mesi fa. È probabile che a Langen nessuno conosca i trascorsi di questo ex nazista. Eppure in Italia molti conoscevano il massacro di Bassano, c'erano documenti e testimonianze con nomi e cognomi dei nazisti, ma non si è mai voluto risalire ai responsabili per oltre sessant'anni, fino a poche settimane fa quando è stata ufficialmente aperta un'inchiesta dal procuratore militare di Padova, Sergio Dini. Tuttavia molti documenti sono spariti, come sostiene la storica Sonia Residori.
(24 luglio 2008)
da L'Espresso Online, 24 luglio 2008
Articolo di Paolo Tessadri
Si chiama Karl Franz Tausch, ha 85 anni, vive in una villetta a Langen, in Assia. È autore di una delle più orribili stragi naziste: 31 giovani impiccati agli alberi del corso centrale di Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. Lui e gli altri responsabili, tedeschi e italiani, non sono mai stati processati.
L'immagine rimarrà indelebile nella storia degli eccidi nazisti in Italia. La foto ritrae trentuno corpi di giovani senza vita che penzolano dagli alberi del lungo viale di Bassano del Grappa. Un impiccato per ogni albero, con i piedi, per alcuni, a pochi centimetri dal suolo. Appesi a piante che appaiono dei grandi funghi. Le mani legate dietro, davanti, sul petto, un cartello con la scritta "bandito". Lasciati lì, appesi per venti lunghe ore in segno di spregio e per terrorizzare la popolazione. Italiani che impiccano italiani al comando di un vicebrigadiere delle SS, Karl Franz Tausch.
Una crudeltà consumata a Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. Il boia nella villa a schiera Difficile che anche il "boia tedesco", com'era chiamato Tausch dalla popolazione, abbia scordato quell'immagine a più di 60 anni dal massacro. Sicuramente ci ha convissuto, nella comodità di una villetta a schiera immersa nel verde della cittadina di Langen in Assia, a una trentina di chilometri da Francoforte sul Meno e a meno di 15 da Darmstadt. Basso di statura, poco più di un metro e sessanta centimetri, un fisico appesantito dagli anni, ma ancora estremamente lucido e in forze.
Compirà 86 anni il 9 ottobre: è nato nel 1922 a Olmütz, oggi Olomouc, Repubblica Ceca. È dunque un tedesco che proviene dai Sudeti della Moravia, territorio invaso da Hitler nel '39. La casa non si raggiunge direttamente in auto, si trova in un vialetto fra alte siepi, appartata, nascosta anche al poco traffico che scorre a meno di cinquanta metri. Tausch ha lo sguardo fisso, gli occhi imperscrutabili, l'atteggiamento aggressivo. Il tono è di chi è abituato a imporsi. Sulla porta è appesa una streghetta in stoffa rossa come portafortuna. Sopra due grossi fari da cantiere edile per illuminare l'ingresso, sul retro il giardino curato e in ordine con una vecchia altalena. Dentro casa, una signora di servizio che lo aiuta. Tausch è intento a svuotare l'immondizia nel suo cassonetto, veste una maglietta blu e pantaloni da ginnastica, dal vialetto lo fotografiamo.
Alla prima foto gli scappa quasi un sorriso, è sorpreso, poi cerca di evitare l'obiettivo e infine viene avanti ostile. Chiede se abbiamo la licenza, vuole impossessarsi della macchina fotografica. Per tre volte ripetiamo se è possibile parlare con lui e arriva sempre un no secco, duro, inappellabile. Nemmeno vuol sapere di che cosa si tratta. Sprizza rabbia dagli occhi, un ghigno prepotente, strattona, spinge, tira con forza la giacca. Se avesse qualcosa in mano lo userebbe contro di noi. La scena dura pochi minuti. Con gli anni questi ex nazisti allentano la guardia, si sentono più sicuri, pensano di avercela fatta, di essere sfuggiti alla giustizia. Ma sono sempre diffidenti verso chiunque. Il loro passato è una prova che non può essere cancellata. Sull'elenco telefonico di Langen compare un solo Tausch, senza nome di battesimo e indirizzo. Forse una piccola precauzione? La giustizia distratta Non ha mai pagato il conto con la giustizia per i suoi trascorsi da criminale di guerra. È grazie ad un interrogatorio della magistratura tedesca negli anni Sessanta, in cui compare il suo nome, che arriviamo a lui. È in quella occasione che dichiara la sua residenza a Langen. Un interrogatorio che ora Tausch maledirà. Langen quasi scompare dentro un'immensa pianura che si perde all'orizzonte. Una cittadina con poco più di 36 mila abitanti, il piccolo centro storico racchiuso attorno alla chiesa, domina la parte nuova. E tantissimo verde. Anche il municipio è nuovissimo, governato dal socialdemocratico Frieder Gebhardt, eletto pochi mesi fa. È probabile che a Langen nessuno conosca i trascorsi di questo ex nazista. Eppure in Italia molti conoscevano il massacro di Bassano, c'erano documenti e testimonianze con nomi e cognomi dei nazisti, ma non si è mai voluto risalire ai responsabili per oltre sessant'anni, fino a poche settimane fa quando è stata ufficialmente aperta un'inchiesta dal procuratore militare di Padova, Sergio Dini. Tuttavia molti documenti sono spariti, come sostiene la storica Sonia Residori.
(24 luglio 2008)
Riccardo Venturi - 24/7/2008 - 18:28
Sono Ezio Piola. Ho letto con grande commozione l' Elegia per gli impiccati di Bassano. A Bassano ero giunto da Trieste con la famiglia per sfuggire alla bestialità titina.
Mio padre, Andrea, tenne la prima lezione alla Facoltà di Giurisprudenza, di cui fu cofondatore. Arrivando a Bassano cademmo dalla padella nella brace, incontrando la furia nazista. Abitavamo vicino al Ponte vecchio e la nostra casa fu distrutta da un grappolo di bombe americane, nell'ultimo bombardamento a tappeto. Abitavamo, muro a muro, nella casa del Comandante Partigiano. Ci salvammo, per miracolo, nella vicina Mussolente. Eravamo rimasti senza nulla, ma ringraziammo gli americani, piangendo dalla gioia.
Il 26 settembre, a quasi cinque anni d' età, ero nel Viale con mia nonna: vidi arrivare i camion tedeschi e assistetti all'impiccagione. Un evento rimasto indelebilmente impresso negli occhi e nel cuore.
I miei genitori mi raccontavano che io, infantilmente, dicevo: perché i tedeschi nascono uomini e, poi, diventano tedeschi?
Di Bassano ricordo tutto: il parroco della Trinità che ci nascondeva ai tedeschi, la prima maestra, il pediatra. E il Viale "delle fosse.Ora vorrei avere, scaricandola, se possibile, ogni testimonianza del 26 settembre e la musica dell'Elegia.
Grazie di tutto.
Ezio
Mio padre, Andrea, tenne la prima lezione alla Facoltà di Giurisprudenza, di cui fu cofondatore. Arrivando a Bassano cademmo dalla padella nella brace, incontrando la furia nazista. Abitavamo vicino al Ponte vecchio e la nostra casa fu distrutta da un grappolo di bombe americane, nell'ultimo bombardamento a tappeto. Abitavamo, muro a muro, nella casa del Comandante Partigiano. Ci salvammo, per miracolo, nella vicina Mussolente. Eravamo rimasti senza nulla, ma ringraziammo gli americani, piangendo dalla gioia.
Il 26 settembre, a quasi cinque anni d' età, ero nel Viale con mia nonna: vidi arrivare i camion tedeschi e assistetti all'impiccagione. Un evento rimasto indelebilmente impresso negli occhi e nel cuore.
I miei genitori mi raccontavano che io, infantilmente, dicevo: perché i tedeschi nascono uomini e, poi, diventano tedeschi?
Di Bassano ricordo tutto: il parroco della Trinità che ci nascondeva ai tedeschi, la prima maestra, il pediatra. E il Viale "delle fosse.Ora vorrei avere, scaricandola, se possibile, ogni testimonianza del 26 settembre e la musica dell'Elegia.
Grazie di tutto.
Ezio
Ezio Piola - 335-6084806. e-mail: e39p.sml@libero.it - 25/4/2012 - 13:47
je m apelle Marc Bertapelle je deouvre cette photo ou mon oncle a ete pendu ils ce nomais Guido BERTAPELLE les horeurs d
e desiquilibrés qu elle gachie ils etais si jeune Marc BERTAPELLE
e desiquilibrés qu elle gachie ils etais si jeune Marc BERTAPELLE
marc.bertapelle@orange.fr - 4/2/2015 - 17:01
L'articolo da L'Espresso sul boia di Bassano è datato 24 luglio 2008, e Riccardo lo contribuì il giorno stesso.
Qualche settimana dopo, il 25 settembre, proprio alla vigilia dell'anniversario dell'eccidio di Bassano del Grappa di cui era stato responsabile, Karl Franz Tausch si è sparato un colpo in testa nella sua casa di Langen, in Assia.
Qualche ora prima di suicidarsi Tausch, 85 anni, aveva rilasciato un'intervista ad un giornale locale nel corso della quale affermava di essere innocente e di essere perseguitato dai giornalisti italiani e dai bambini di origine italiana del posto, che gli tiravano le pietre nei vetri delle finestre...
Mancava l'epilogo, 64 anni dopo. Per vostra conoscenza.
Qualche settimana dopo, il 25 settembre, proprio alla vigilia dell'anniversario dell'eccidio di Bassano del Grappa di cui era stato responsabile, Karl Franz Tausch si è sparato un colpo in testa nella sua casa di Langen, in Assia.
Qualche ora prima di suicidarsi Tausch, 85 anni, aveva rilasciato un'intervista ad un giornale locale nel corso della quale affermava di essere innocente e di essere perseguitato dai giornalisti italiani e dai bambini di origine italiana del posto, che gli tiravano le pietre nei vetri delle finestre...
Mancava l'epilogo, 64 anni dopo. Per vostra conoscenza.
B.B. - 9/1/2018 - 21:26
In effetti, come diceva Marc Bertapelle nel 2015, tra i 31 (32 in realtà) impiccati a Bassano del Grappa, c'era anche Giacomo (o Guido), figlio di Marco Bertapelle, classe 1925 (19 anni), da Borso del Grappa (TV), partigiano.
B.B. - 9/1/2018 - 21:45
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Musica di Silvio Omizzolo
su testo di Neri Pozza
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Silvio Omizzolo (1905-91), nato a Padova ma originario dell'Altopiano di Asiago, pianista e docente di pianoforte, direttore del Conservatorio di Musica C.Pollini di Padova, fu uno dei massimi compositori veneti del secolo. Allievo del compositore vicentino Almerigo Girotto, adotto` un linguaggio costruttivista contrappuntistico affine ad Hindemith e Bartok, sperimento` atonalita` e dodecafonia, ma ritenne anche una ricca espressivita` e raffinata liricita`.
In modi diversi, i compositori di questo festival sono testimoni alti del XX secolo in Europa. La musica di Mahler sembra presentire il disastro incombente sul popolo ebraico e sull'Europa. Dmitri Shostakovich, che visse e compose in Leningrado assediata, dovette anche per lunghi anni resistere allo stalinismo. Negli anni '60 e '70 Luigi Nono vedeva nella classe operaia e nei soggetti rivoluzionari i destinatari del linguaggio liberato della nuova musica. Silvio Omizzolo, pur rifuggendo dal ruolo di musicista impegnato, non mancò nel 1941 di esprimere accorato dolore per la guerra nel Lamento della sposa padovana per la partenza del marito alle Crociate e nel 1963 orrore per l'eccidio nazista nella Elegia per gli impiccati di Bassano.