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Saturday Night Special

Lynyrd Skynyrd
Lingua: Inglese


Lynyrd Skynyrd

Lista delle versioni e commenti


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(Enzo Maolucci)


[1974]
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I Lynyrd Skynyrd nel 1973.
I Lynyrd Skynyrd nel 1973.


Questa è la 2000a canzone in lingua inglese delle CCG/AWS.

This is the song nr. 2000 in English in our AWS website.


(CCG/AWS Staff)


Che i Lynyrd Skynyrd siano una band fondamentale nella storia del rock, non c'è dubbio. Qualche dubbio, invece, forse potrà a venire a chi conosca la loro storia di band "Southern", tutti bandiera confederata e forse anche un goccino razzisti (ricordiamo poi che nel 2004 alcuni loro superstiti hanno suonato alla convention repubblicana). Tutto giusto; ma questa canzone è assolutamente inequivocabile sulla posizione della band originale a proposito delle armi e della loro "utilità". Ce la mettiamo molto volentieri. In slang, una Saturday Night Special è qualsiasi tipo di pistola da tasca.[RV]
Two feets they come a creepin
Like a black cat do
And two bodies are lyin naked
Creeper think he got nothin to lose
So he creeps into this house, yeah
And unlocks the door
And while a man reaching for his trousers
Shoots him full of .38 holes

Its a saturday night special
Got a barrel thats blue and cold
Aint no good for nothin
But put a man six feet in a hole

Big jims been drinkin whiskey
And playing poker on a losin night
Pretty soon, big jim starts a thinkin
Somebody been cheatin and lyin
So big jim commences to fightin
I wouldnt tell you no lie
And big jim done grab his pistol
Shot his friend right between the eyes

Its a saturday night special
Got a barrel thats blue and cold
Aint no good for nothin
But put a man six feet in a hole

Hand guns are made for killin
Aint no good for nothin else
And if you like your whiskey
You might even shoot yourself
So why dont we dump em people
To the bottom of the sea
Before some fool come around here
Wanna shoot either you or me

Its a saturday night special
Got a barrel thats blue and cold
Aint no good for nothin
But put a man six feet in a hole

inviata da Riccardo Venturi - 19/4/2007 - 00:22



Lingua: Italiano

Un tentativo di traduzione in italiano da parte di Alessandro.
LA SPECIAL DEL SABATO SERA

I passi sono furtivi
come fa un gatto nero
E due corpi giacciono nudi
Lui pensa di non avere nulla da perdere
Così entra di soppiatto dentro casa sua, yeah,
Apre la porta
E mentre un tizio cerca di infilarsi i pantaloni
Lo riempie di buchi di calibro 38.

La Special del sabato sera
Ha una canna scura e fredda
Non serve a niente
Ma ha spedito un uomo in una fossa

Big Jim ha continuato a bere whiskey
E a giocare a poker in una notte perdente
Ed ecco che Big Jim comincia a pensare
Che qualcuno l'abbia ingannato e imbrogliato
Così Big Jim dà di fuori e
- non vi sto raccontando cazzate –
Impugnata la pistola
Spara al suo amico dritto in mezzo agli occhi

La Special del sabato sera
Ha una canna scura e fredda
Non serve a niente
Ma ha spedito un uomo in una fossa

Le armi sono fatte per ammazzare
E non sono buone ad altro
E se ti piace il whiskey
Puoi finire pure con l’ammazzarti da solo
Quindi perchè, gente, non buttarle
In fondo al mare,
Prima che qualche idiota venga qui
E voglia sparare a me o a te?

La Special del sabato sera
Ha una canna scura e fredda
Non serve a niente
Ma ha spedito un uomo in una fossa

inviata da Alessandro - 29/9/2009 - 16:47


Considerato che nella prima strofa si parla di calibro 38, il titolo potrebbe fare riferimento ad uno dei modelli di pistola più diffusi di sempre, la 38 Smith & Wesson Special, entrata in produzione nel 1902, in dotazione alla polizia statunitense per 70 anni, fino all'inizio dei '90...

Alessandro - 29/9/2009 - 17:54


Angiolo Boldrini era il titolare del bar caffè Roberto in via Frejus, nel vecchio Borgo San Paolo a Torino...
Il Roberto si trova a due passi dal centro sociale occupato Gabrio e a due passi dalla discoteca America, due posti molto diversi, frequentati da gente molto diversa... Tutti quanti però passavano per un caffè, una birra o un goccetto da "Angelo", che teneva aperto il bar fino a tardi...
Angelo era un omone gentile e col sorriso dolce... Finchè ho frequentato il Gabrio, anch'io, come gli altri, ho passato diverso tempo a bere birra e mangiare patatine da Angelo... Poi, quando il mio "impegno sociale" si è diradato fino a scomparire del tutto, non è mai mancato un cenno di saluto ad Angelo, appoggiato alla porta del suo bar, mentre passavo in bici verso casa...

Fino a ieri...

Ieri notte, un colpo di fucile sparato da un tizio ubriaco - un italiano, uno del quartiere - che ce l'aveva con uno straniero per non si sa quale motivo del cazzo, ha ucciso Angelo mentre riordinava il bancone, prima della chiusura...

Ora, voglio solo esprimere il mio dolore per questa morte... vorrei solo esprimere il mio cordoglio alla famiglia di Angelo, se mai leggeranno queste righe, dir loro che lo conoscevo e che era un brav'uomo... ma vorrei anche esprimere il mio disagio di vivere in una città, Torino, dove odio, violenza, intolleranza, disadattamento, tristezza, ignoranza, ingiustizia, povertà materiali e morali, prevaricazione, incultura, disprezzo per l'uomo e culto del denaro sono elementi della vita quotidiana sempre più presenti e palpabili...

E le vittime di tutto questo non avranno mai giustizia...

Alessandro - 29/9/2009 - 16:02


Torino che non è New York

di Enzo Maolucci da "Barbari e bar" (1978)

Si ammazzano a Torino, Torino che non è New York.
Un letterato impotente ha fatto piangere ragazze della scuola,
masturbando un'angoscia insolente da fine, con trenta veramon in gola.

Ad altri basta invece un bianco secco senza poesia
ma ti pesa sai, gioia mia,
mentre scopi le tue notti e l'angoscia muore in gola
(Ma non fai piangere mai le ragazze della scuola).

Si ammazzano a Torino, Torino che non è New York.
La diva, suicida arrapante, ha fatto piangere presidenti americani
e la mezz'ala ammazzata per gioco demente ha fatto piangere i romani scemi.
Ad altri basta invece un bel maschiaccio senza poesia,
ma ti pesa sai, gioia mia,
e ci crepi "vecchia checca", sangue e rimmel tra le mani...
(Ma non fai piangere Roma e presidenti americani).

Si ammazzano a Torino, Torino che non è New York.
Un cantautore perdente ha fatto piangere impiegati dell'industria canzoniera.
Ha sparato da solo nel posto sbagliato (Che Guevara da balera)
Ad altri basta invece un furto "Standa" senza poesia
e ti sparano sai, gioia mia,
e non ti compri più la Fender, joints e dischi di Santana...
Ma non fai piangere impiegati, e a Sanremo non fai pena.

Si ammazzano a Torino, Torino che non è New York.
Un cantante di night arrivato ha fatto piangere Torino alcolizzata,
si è sparato nel cranio una bottiglia di whisky e un'auto rosa di grossa cilindrata.
Ad altri basta invece un giusto odio per la gente scema e senza poesia
(che ti pesa sai, gioia mia)
Ma si sparano allo specchio per vedere un uomo morto.
C'è chi ammazza e chi si ammazza e non so a chi dare torto.

Si ammazzano a Torino, Torino che non è New York...

daniela -k.d.- - 29/9/2009 - 16:21


"L'odio è una bomba inesplosa"

di Alessandro Perissinotto

da La Stampa del 30 settembre 2009

I bambini, i maschietti intendo, amano giocare con le spade di legno e i fucili di plastica, e questo anche nelle famiglie dove la non-violenza e il pacifismo vengono già mescolati al latte del biberon. Poi il bambino diventa ragazzino e, abbandonate le armi di plastica, si innamora di quelle vere. Allora, nelle famiglie non-violente e pacifiste, i genitori cominciano un lento lavoro educativo: «Tu sai che quel fucile che a te piace tanto è stato creato per uccidere, vero?». Il bambino ci pensa sopra un po’ e poi risponde sicuro: «Lo so, ma a me piace per come è fatto, mi piacerebbe averlo perché è un bell’oggetto». Infine il ragazzino cresce, diventa uomo e, se i genitori non sono riusciti nel loro intento, si compra un fucile, uno vero, e si dice che lo terrà lì, non per sparare, ma perché è un bell’oggetto. O forse sparerà, ma solo ai tordi e alle lepri. Ma dovremmo metterci in testa che le armi non sono caffettiere o frullatori e basta pochissimo perché ritrovino il loro scopo originario: uccidere. Basta un bicchiere di troppo, un moto d’ira, un annebbiamento del cervello, e quell’arnese, che tenevamo lì nell’assoluta convinzione che mai lo avremmo utilizzato contro un nostro simile, diventa la scure che spezza due vite, quella della vittima e quella dell’assassino.

È andata così anche l’altra sera, in via Frejus. Biagio Aliberti, l’assassino, non era un criminale, non aveva precedenti e Angiolo Boldrini, la vittima, era un suo amico. È bastato pochissimo: la sbornia, il diverbio e, naturalmente, quel fucile. E non è neppure una storia originale, è già stata sentita mille volte, è la storia che Albert Camus racconta in Lo straniero.

Quel fucile in casa è come una bomba inesplosa: può rimanere inoffensivo per decenni, ma, ad un tratto, può causare una strage. Gli agenti della polizia francese dotati di dispositivi che immobilizzano la vittima con una scossa elettrica hanno l’obbligo di provarli, almeno una volta, su loro stessi. È un modo per rendersi conto che un’arma non è una cosa qualunque. Forse, prima di concederci il porto d’armi, dovrebbero condurci in un carcere e metterci di fronte a un ergastolano che ci punta una pistola carica; magari cambieremmo idea.

Ma, sia detto come conclusione, i fucili non sparano da soli; ad armare la mano di Biagio Aliberti è stato l’alcol, ma è stato anche l’odio per quell’uomo di colore col quale aveva litigato: chi semina il vento dell’odio razziale, dovrebbe sentirsi un po’ responsabile per la morte di un innocente, per la morte di Angiolo Boldrini.

Alessandro - 30/9/2009 - 16:04


Il barista buono ucciso per sbaglio. "Offriva da bere davvero a tutti"

di Niccolò Zancan, da La Stampa del 30 settembre 2009

"Lui era il suo bar". E infatti anche lunedì sera Angiolo Boldrini era dietro al vecchio bancone di via Frejus 29, quartiere popolare di San Paolo, a distribuire bicchieri di vino, sorrisi, ospitalità. Dalle otto di mattina alle tre di notte. Lui c’era. Come una certezza.

La casa a cinquanta metri dal bar. La figlia Ketj cresciuta al bar. Un senso della vita sperimentato ogni giorno nel locale - in verità più simile a una vecchia enoteca - che animava da quarant’anni. «Un barista di quelli che chiamano i clienti per nome e seguono le storie della gente - ricorda un amico -, uno che sapeva consolare. Tifoso della Fiorentina, lettore accanito di quotidiani. Commentava, si infervorava». Ieri la notizia era lui.

Angiolo Boldrini, 62 anni, con il tempo era diventato un uomo grande e grosso, un po’ impacciato nei movimenti. Ultimamente camminava con il bastone. Aveva una cagnolina che si chiama Stella, una famiglia che lo adorava. La moglie Teresa è annichilita dal dolore, di fronte a una storia che non si può capire. Perché Angiolo Boldrini era amico di tutti: «Non è vero che è stato accoltellato, non è vero che ce l’avevano con lui. Era una persona buona».

Ha ragione. Il fucile che ha ucciso suo marito, una doppietta da caccia regolarmente denunciata, era dell’amico Biagio Aliberti, un cliente abituale del bar. Lunedì sera aveva bevuto troppo e litigato a lungo con un ragazzo africano. Voleva spaventarlo, farlo uscire dal bar. Litigando è partito un colpo. Uno solo. Angiolo Boldrini stava sciacquando bicchieri e tazzine al solito posto. È stato centrato al petto.

Ieri piangeva tutto il quartiere, senza retorica. Una ragazza che frequenta il centro sociale Gabrio, con lo zaino pieno di righelli: «Per me era come un nonno adottivo, un vecchietto bellissimo, una persona d’oro». La signora Milena Greco: «Faceva credito a tutti, rideva sempre. Era un uomo tollerante, il suo bar era aperto a tutti». Hanno lasciato dei fiori bianchi. Gli inquilini del palazzo in via Revello 12, dove abitava. Ma anche due ragazzi marocchini, Monir e Jamal: «Al barista più buono del mondo». Il titolare della pizzeria a fianco è un ragazzo romeno: «Era bello stare vicino a un tipo così». La figlia Ketj, lunghi capelli neri, ha una nipotina da proteggere: «Nessuna parola sul giornale può restituirmi mio papà. Era una persona unica».

Difficile gestire un dolore tanto cupo e insensato. Non ci sono motivi da cercare. Nessun nemico. Non il ragazzo africano scappato, probabilmente perché senza documenti. Non il cliente Biagio, che aveva esagerato con l’alcol per l’ennesima volta. Quello di Angiolo Boldrini era un bar dove si giocava a carte e si beveva insieme, alle volte si esagerava. Ma tutti i litigi, da quarant’anni, erano sempre finiti al massimo con un altro giro di bicchieri.

«Un fulmine», dice il genero Michele Pasqualino. «Angiolo si alzava all’alba, dormiva pochissimo, lavorava sempre. Per tutti i ragazzi del quartiere era un punto di riferimento». Niente nomi sopra la saracinesca. Solo una piccola insegna fatta di minuscole luci al neon: «Caffè». Tanto lo sapevano tutti che quello era il suo bar.

Alessandro - 30/9/2009 - 16:09


Alessandro, ho postato tutto quanto sul newsgroup della Fiorentina. Scriverò qui anche qualche eventuale commento. Per ora, mi viene soltanto da pensare alle braccia di Jovetic al cielo ieri sera; ora so per chi erano, anche se Jovetic non lo sapeva. Saluti tristissimi.

Riccardo Venturi - 30/9/2009 - 18:41


Grazie Riccardo,

Jo-Jo è un fuoriclasse a 20 anni... Angiolo ne aveva 62 ma era anche lui, a modo suo, un fuoriclasse... Non posso dimenticare il suo saluto ed il suo sorriso, un po' stanco, un po' malinconico, sulla porta del suo bar...

Devo dirti che "triste" è proprio l'aggettivo giusto in questo momento... E infatti, anche nella canzone avrei dovuto tradurre "blue" come "triste"...

"La Special del sabato sera
Ha una canna triste e fredda
Non serve a niente
Ma ha spedito un uomo in una fossa"

Alessandro - 1/10/2009 - 01:33


L'organizzazione statunitense Brady Campaign to Prevent Gun Violence ha calcolato che in soli tre anni, tra il 2008 ed il 2010, negli States sono "sparite" più di 62.000 armi da fuoco dagli inventari degli armaioli, cioè che 'ste facce di cazzo, tutte legate alla e protette dalla potente lobby della NRA National Rifle Association, hanno venduto sottobanco un sacco di armi a chi non potevano venderle (minorenni, psicolabili ecc) e alla criminalità organizzata ed evadendo il fisco.
"Where'd Those Missing Guns Go?", articolo di Siddhartha Mahanta pubblicato su Mother Jones.

Bartleby - 25/1/2011 - 22:21




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