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Di guerra e disertori

Nicola Pisu
Lingua: Italiano


Nicola Pisu

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2014

Di guerra e disertori” è una canzone scritta nel 2014, eseguita alcune volte dal vivo ma mai pubblicata ufficialmente.

Si ispira al romanzo «Il disertore» di Giuseppe Dessì, una delle più grandi narrazioni sulla Grande Guerra, pubblicato dallo scrittore nel 1961. È ambientato in un paese immaginario del sud Sardegna chiamato Cuadu e racconta di Mariangela Eca, una donna invecchiata precocemente per il duro lavoro quotidiano, che ha perso ambedue i figli in guerra. Mariangela Eca si troverà a conservare gelosamente un segreto, condiviso solo con pochissime persone: il figlio maggiore Saverio, dato per disperso, ha disertato e si è rifugiato in un capanno di proprietà della famiglia.
disertore

Questa registrazione audio-video riguarda la prima esecuzione dal vivo, in duo col musicista Andrea Cappai, e risale all’autunno del 2014.

Quando ho capito la struttura che stavo andando a ricamare per il testo, è arrivata anche la musica, a passo di valzer.

Non credo che sia riscontrabile alcuna fedeltà fra la canzone e il romanzo di Dessì; d’altronde il processo di scrittura non mirava a essa e, se ciò fosse avvenuto, sarebbe del tutto inconsapevole.

Mi piace l’idea che Mariangela pensi anche solo per un attimo che se Saverio fosse stato una figlia non sarebbe diventato carne da macello per la patria. Così ho potuto raccontare anche il mio spirito anti-militarista.
Nicola Pisu
Se ne sta il disertore
sul sorgere del sole
chino sul paiolo
una pernice prende il volo

Aspetta il mattino
e i ricordi d’assassino
confessati a prete Coi
raccontati solo a lui

Cuadu è Baddimanna
un pensiero, una condanna
Cuadu è il mondo intero
troppi figli in cimitero

Patriottica retorica
che premia e giudica
ma il dolore è definitivo
universale, primitivo

Guardala, che piccola
nel verde dell’erica
stretta nello scialle
che riscende a valle

Guardala, che forte
impreca contro la morte
in un mutismo di parole
soffoca il dolore

Sentieri che sanno le capre
tracce di neve cancellate
una mano lo accarezza
con immutabile tristezza

Alzando appena le sopracciglia
se fosse stato una figlia
silenziosa come un topo
ma farebbe tutto daccapo

Dio in cielo, io in terra
e tutti i caduti in guerra
eroi morti di paura
in quella sciocca avventura

L’ultimo volo disperato
dalla terra trattenuto
il cielo lucente è un incanto
tra i rami del tramonto

Guardala, che piccola
nel verde dell’erica
stretta nello scialle
che riscende a valle

Guardala, che forte
impreca contro la morte
in un mutismo di parole
che sanno l’amore

inviata da Dq82 - 4/7/2018 - 12:55




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