Quella sera al Leoncavallo
quella sera maledetta
quando la gente
aveva una gran fretta
qualcuno quella fretta
l'aveva per sparare
sparare a Fausto e Iaio
e il tempo per scappare
Poi tutta la cosa
passò nell'anonimato
ma sopra la mia testa
è come un carro armato
e sento la rabbia
uscire sempre più
vorrei solo vedere
quei porci a testa in giù
Forse sarà
forse chissà
forse la droga
o la malvagità
”Tra bande rivali
succede anche questo
lo sapevate,
non c'è nulla di onesto.”
Ma cosa dici serva TV
serva di quello che paga di più
”Commossi noi siamo
per Aldo Moro
e per la scorta
ammazzata in via Fani”
e Fausto e Iaio
eran figli di cani.
Poi scendere in piazza
quel lunedì triste
con i compagni
e tanta altra gente
piangere, urlare
sempre più forte
un solo sussurro
quello della morte
Ma ancora una volta
li senti dire
che i boss della droga
li han fatti morire
Ma noi sappiamo
che non è vero
perché quel boss
è dipinto di nero
Garofani rossi
garofani bianchi
gettan con rabbia
i compagni stanchi
ma ancora una volta
stateci a sentire
perché i cani assassini
dovranno morire
Ma ancora una volta
stateci a sentire
perché i cani assassini
dovranno morire.
quella sera maledetta
quando la gente
aveva una gran fretta
qualcuno quella fretta
l'aveva per sparare
sparare a Fausto e Iaio
e il tempo per scappare
Poi tutta la cosa
passò nell'anonimato
ma sopra la mia testa
è come un carro armato
e sento la rabbia
uscire sempre più
vorrei solo vedere
quei porci a testa in giù
Forse sarà
forse chissà
forse la droga
o la malvagità
”Tra bande rivali
succede anche questo
lo sapevate,
non c'è nulla di onesto.”
Ma cosa dici serva TV
serva di quello che paga di più
”Commossi noi siamo
per Aldo Moro
e per la scorta
ammazzata in via Fani”
e Fausto e Iaio
eran figli di cani.
Poi scendere in piazza
quel lunedì triste
con i compagni
e tanta altra gente
piangere, urlare
sempre più forte
un solo sussurro
quello della morte
Ma ancora una volta
li senti dire
che i boss della droga
li han fatti morire
Ma noi sappiamo
che non è vero
perché quel boss
è dipinto di nero
Garofani rossi
garofani bianchi
gettan con rabbia
i compagni stanchi
ma ancora una volta
stateci a sentire
perché i cani assassini
dovranno morire
Ma ancora una volta
stateci a sentire
perché i cani assassini
dovranno morire.
inviata da Riccardo Venturi e Daniela -k.d.- - 19/3/2018 - 11:04
Lingua: Inglese
English Translation by Riccardo Venturi
May 27, 2018, 00:24
A better quality video YouTubed by Poetaindifeso
May 27, 2018, 00:24
A better quality video YouTubed by Poetaindifeso
THAT NIGHT AT LEONCAVALLO
That night at Leoncavallo
That damned night
When all the people there
Were in a great hurry
Someone was hurried up
To take a gun and shoot,
To shoot at Fausto and Iaio
And take his time to run away
Then, all those things
Were quickly forgotten,
But all this in my head
Is like an armoured tank
And I feel all my anger
Overflowing more and more,
I'd only like to see
Those pigs head downwards
It may well be
Who knows, maybe
Maybe drug
Or maybe wickedness
”All this may well happen
When rival gangs are in,
You know, nothing,
There's nothing good.”
What are you saying, slavish TV,
A slave to those who give money most
”We all are mourning
For Aldo Moro
And for the escort men
Killed in via Fani”
But Fausto and Iaio,
They weren't but sonofabitches.
Then going into the streets
On that sad monday
Together with our comrades
And so many other people
And crying, shouting
Louder and louder
And only one whisper
The whisper of death
But still you hear,
But still you hear them say
That they've been killed
By the drug barons
But we know well
That this isn't true
Because that baron
Is painted in black
Our comrades, so tired,
Are throwing in anger
Red, white carnations
At the boys' coffins
But listen to us
Still one more time,
Because those dirty
Murderers must die.
But listen to us
Still one more time,
Because those dirty
Murderers must die.
That night at Leoncavallo
That damned night
When all the people there
Were in a great hurry
Someone was hurried up
To take a gun and shoot,
To shoot at Fausto and Iaio
And take his time to run away
Then, all those things
Were quickly forgotten,
But all this in my head
Is like an armoured tank
And I feel all my anger
Overflowing more and more,
I'd only like to see
Those pigs head downwards
It may well be
Who knows, maybe
Maybe drug
Or maybe wickedness
”All this may well happen
When rival gangs are in,
You know, nothing,
There's nothing good.”
What are you saying, slavish TV,
A slave to those who give money most
”We all are mourning
For Aldo Moro
And for the escort men
Killed in via Fani”
But Fausto and Iaio,
They weren't but sonofabitches.
Then going into the streets
On that sad monday
Together with our comrades
And so many other people
And crying, shouting
Louder and louder
And only one whisper
The whisper of death
But still you hear,
But still you hear them say
That they've been killed
By the drug barons
But we know well
That this isn't true
Because that baron
Is painted in black
Our comrades, so tired,
Are throwing in anger
Red, white carnations
At the boys' coffins
But listen to us
Still one more time,
Because those dirty
Murderers must die.
But listen to us
Still one more time,
Because those dirty
Murderers must die.
×
Scritta da Cristina "piccola", 16 anni
Amica di Fausto e Iaio
Musica di Salvino Sagone
Interpretazione di Salvino Sagone con il Coro del Dopolavoro Stadera
Milano, 18 marzo 2018, auditorium “Cerri” in via Valvassori Peroni 56, quartiere Lambrate. Una via lunghissima, coi suoi palazzoni di prammatica ma anche bizzarre palazzine in stile finto liberty. All'auditorium, stracolmo, è stata spostata la....no, non voglio chiamarla “commemorazione” o roba del genere; non c'è nulla da “commemorare”, se non l'assassinio di due ragazzi di 18 anni avvenuto quarant'anni fa. Si doveva tenere tutto in via Mancinelli, dietro il vecchio Leoncavallo; ma piove a dirotto e fa freddo. Proprio come quarant'anni prima, sembra. Pioveva e faceva freddo in una primavera lontana ancora da arrivare nonostante il calendario.
E così, tutti all'auditorium, infagottati e, in massima parte, invecchiati a dismisura. Di quarant'anni, appunto; poi ci sono pure le ragazze e i ragazzi, qualcuna e qualcuno dell'età che allora avevano Fausto e Iaio (Jaio, Jajo, le grafie sono sempre state variopinte). I gruppi musicali, i Gang, Daniele Biacchessi, Ricky Gianco, Gianfranco Manfredi, Paolo Ciarchi e Isabella Cagnardi, le band ska, le poetesse e i poeti...Haidi Giuliani, la madre di Iaio, la sorella di Fausto. E sono passati quarant'anni, cioè: chi sia nato o nata in quel giorno maledetto, il 18 marzo 1978, adesso è un uomo, una donna di età pressoché “matura”. Io, quel giorno, avevo più o meno quindici anni e, proprio quel giorno là, a Firenze c'era una grande manifestazione di piazza, tutta democratica, piccì-diccì, per il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione degli agenti della scorta (Roma, 16 marzo 1978). Di fuori dal liceo dove stavo, a fare un presidio (che “presidio” non si chiamava ancora, un volantinaggio, un qualcosa) eravamo in quattro pischelli, quattro di numero. E' andata pure a finire che un pischello, non uno di quei quattro ma uno che stava a Firenze in quel periodo, milanese, di nome Massimo, l'ho rincontrato lì in quell'auditorium, ieri, dopo quarant'anni di chissà che fine ha fatto. Storie, la mostra fotografica, il Casoretto, gli articoli di giornale, i depistaggi subito messi in atto (il “regolamento di conti”, le “questioni di droga”...)
Il risultato, quarant'anni dopo, è che non se ne sa niente e non se ne saprà mai niente, di chi ha ammazzato Fausto e Iaio. Purtroppo, pensarlo ha un che di logico, di naturale. Nei giorni in cui imperversa il quarantennale dell'affaire Moro con tutti i suoi corifei mediatici (“Repubblica” in primis), due ragazzi aspettano da quarant'anni non che sia “fatta giustizia”, perché in quella “giustizia” non possiamo neppure minimamente riconoscerci, ma semplicemente che non si spenga la memoria. Di loro non se ne parla nei giornaloni, un po' di Radio Popolare e un po' di altre entità, tra le quali noialtri.
E' stata cantata una canzone mai sentita prima, o meglio sì che è stata sentita. La presentiamo qui, in questa pagina, probabilmente per la prima volta in assoluta. Racconta Salvino "LiberaMente" Sagone (l'autore della musica, che ci ha consegnato e “affidato” il testo di persona, e che ringraziamo e abbracciamo): “Il 20, due giorni dopo, Cristina, Cristina “piccola”...”piccola” perché era piccola, era poco più di una bambina, aveva 16 anni...pesava anche poco, era quattro ossa, io lo dicevo sempre...passò a trovarci, venne a casa nostra, a casa mia e di Emma, e ci raccontà che lei era amica di Fausto e Iaio...ed era un'amica di Iaio, li frequentava, nella zona del Leoncavallo...e che quel giorno, due giorni prima, era morta anche lei, e che aveva scritto una canzone per poterli raccontare, per potere fare in modo che la loro memoria restasse. Questa canzone poi l'abbiamo cantata insieme agli altri centomila compagni, al funerale di Fausto e Iaio. Subito dopo Cristina è caduta in un buco, in uno di quei buchi dove sono caduti tanti nostri amici e tanti nostri compagni della nostra età. E noi siamo rimasti i depositari di questo piccolo tesoro. Ogni tanto la cantiamo, ma questa è la prima volta che viene cantata in pubblico, quindi, assieme ai meravigliosi ragazzi del Dopolavoro Stadera.”
Che dire? Il video registrato da Daniela -k.d.- su una macchinetta digitale è, purtroppo, di qualità non buona; la speranza è che qualcun altro, dotato di mezzi migliori, la metta pure sul “Tubo” in modo da poterlo ascoltare meglio, questo piccolo tesoro della piccola Cristina. Però è bene presentarlo subito, quarant'anni dopo, da una piovosa e fredda domenica milanese, da una piovosa e fredda Italia di fascismo dilagante, di pensiero unico, di morte che si perpetua. [RV]
Il video allegato, da noi personalmente registrato, non è di buona qualità. I nostri mezzi tecnici sono modesti. La speranza è che qualcun altro presente ieri all'auditorium "Cerri" abbia preso una registrazione migliore e che voglia metterla sul "Tubo".