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Dim e didom e didom e didera

anonimo
Lingua: Italiano (Milanese)


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[1972]
Canzone d’osteria milanese, molto terrena, anticlericale e pure antibellicista. E’ noto che il vino rende riflessivi, metafisici ma insieme anche più concreti...
Trovo il testo nel volume di Nanni Svampa intitolato “La mia morosa cara – Canti popolari milanesi e lombardi”, prima edizione 1977, dove l’autore individua il luogo in cui la canzone fu creata nell’Osteria della Briosca, un’osteria ai Navigli che ancora esiste. Svampa dice pure di un disco dal titolo “La Briosca di Milano” inciso proprio da un gruppo di clienti del locale.



Per la precisione, il disco in questione s’intitola “Osteria n°1. La Briosca di Milano. Quando c’erano i Navigli”, realizzato dalla casa discografica Fonit Cetra nel 1972 e interpretato da El Pinza, La Vanda, Rinone, Alberto e il coro della Briosca, tutti personaggi localissimi, con la consulenza musicale del Maestro Ettore De Carolis.

Dim e didom e didom e didera
Dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didà

biri biri biri biri biri biri biri baj

Sono il campanaro e da mattina a sera
tiro le campane e faccio din don.
Io sono il chierico rispondo alla preghiera
sempre son pronto al kyrieleison.
Vedete in me il parroco del villaggio
tutti confesso, non faccio eccezion
Entrano le vergini raddoppio di coraggio
batto e ribatto sull’argomentazion.

Entrano le vergini raddoppio di coraggio
batto e ribatto sull’argomentazion.

Dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didà

biri biri biri biri biri biri biri baj

Guardo dall’alto del campanile mio
mi par d’udire un forte russar.
Ohèj taci compagno sarà forse Dio
che s’è dimenticato di farsi svegliar.
Ma che dite mai o peccator di Dio
non conoscete voi l’onnipotenza che ha.
Non mangia mai non beve che so io
come vive lui nessuno lo sa.

Non mangia mai non beve che so io
come vive lui nessuno lo sa.

Dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didà

biri biri biri biri biri biri biri baj

Guardo dall’alto cerco dove sia
quel paradiso desiderato assai.
Tra i cristi rotti ma della sacrestia
invan io cerco, macchè non trovo mai.
Il paradiso per me l’è in su la terra
e una volta morto piú non gioirò.
Lascia che i fanatici si facciano la guerra
viva il buon vino e Dio che lo creò.

Lascia che i fanatici si facciano la guerra
viva il buon vino e Dio che lo creò.

Dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didà

biri biri biri biri biri biri biri baj

Quando m’immergo su quel punto nero
invan io cerco la sua realtà.
Oh sai tu dirmi qual è mai quel mistero
che di tre persone forma quest’unità.
Questo per noi è un enigma totale
tutti lo studiano e non lo san capire.
Per conto mio non me la passo male
lascio a voialtri l’onore di scoprir.

Per conto mio mi prudono le palle
lascio a voialtri l’onore di grattar.

Dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didera
dim e didom e didom e didà

biri bìri biri biri biri biri biri baj

inviata da Bernart Bartleby - 6/3/2018 - 13:35


Nella seconda strofa credo che sia:

Vedete in me il parroco del villaggio
tutti confesso non faccio eccezion

B.B. - 7/3/2018 - 12:48




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