Lo scrittore di favole si è impiccato
Al posto delle vene gli han trovato dei cavi
Al posto dei capelli le funi di un trapezio usato
Di un vecchio circo di gitani
Al posto delle labbra un divano di Dalí,
Al posto del suo cuore una macchina da scrivere
Al posto del sangue litri e litri di campari gin
E dietro gli occhi due ripari di cenere
Al posto delle vene dei cavi
Al posto del cervello un cartello
Diceva: Fai attenzione ai dadi
Diceva: fai attenzione, fai attenzione, fratello
Al posto dell'ottimismo trovarono il fegato
Al posto dell'inguine una valle di lacrime
E nell'armadio nemmeno uno scheletro
Ma un cappello troppo piccolo per la sua anima
E nella sua piccola scatola di scacchi
Solo fiammiferi al posto dei pezzi
Nel congelatore le parole di scarto
In cucina la regina ubriaca con l'affitto
E tra le impronte sul pavimento,
Quelle di persone che non c'erano più
C'erano pillole in case, ostacoli, vento
Voci di persone che non c'erano più
E un orologio da tempo fermo al domani
E i resti di una cena di dieci anni fa
Un libretto bianco delle istruzioni
Sulle uscite di emergenza e sull'aldilà
Gli han trovato dei sorrisi tra le dita
Gli hanno messo Dio nell'ultimo respiro
E nel taschino i cieli di due donne vietnamite
E la pelle ancora odore di bambino
Gli han trovato le orecchie ancora aperte
E il sorriso brillare nell'atmosfera
Gli han sentito il polso scemare ai quattro quarti
E gli alberi, gli alberi cercare in cielo la primavera
Nel suo passato un tesoro di legno,
Facce a volontà, un tappeto di silenzio
Lettere mai spedite in uno scrigno
Imbevute in una notte di assenzio
Gli han trovato un orgasmo lungo la schiena
E due minuscole ali nascoste sotto il palato
Una segreteria telefonica schizofrenica
E l'indirizzo dei punti interrogativi annotato
E un quaderno di strane equazioni
E nell'iride un bottino di estatiche intuizioni
Il colpevole scagionato non voleva uscire di prigione,
Si rimetteva le manette e urlava ho ragione
Gli trovarono un teatro bianco nella mano sinistra
E una bacchetta di abaco nella destra
Cercarono a lungo anche fuori dalla finestra
Ma non trovarono mai l'orchestra
Al posto della lingua trovarono una frusta
E al posto della frusta trovarono un attimo
E in un attimo tutto divenne chiaro
Respirarono gratitudine in una busta
E dal suo anello l'anima tardò a separarsi
Danzò come una piuma ai suoi fianchi
Si interpose tra il sé e i passanti
Si intromise tra lui e i suoi ultimi minuti bianchi
Gli facevano compagnia le parole,
Alcune in lacrime altre piu’ lontane
E un prete immaginario recitava il rosario
Ma perdeva il filo e chiedeva il rosario
E una mosca volò al centro della stanza
Esplose di colpo e si incendiò la stanza
Gli scienziati scrissero ci dev'essere un errore
Perché le mosche non esplodono mai in una stanza
Il morto parlò, disse: antropofagismo
La bomba lo divorò ruggendo terrorismo
La stanza in fiamme si staccò in volo
Il commissario si levò il cappello
Per la prima volta alla vista del cielo
Fu il giorno in cui due soli si sorrisero l'un l'altro
In una terra continuamente illuminata a giorno
E proprio l'altroieri erano finite le lacrime
E nello Yemen già si beveva petrolio
Nella galassia, una macchina a vapore
Portava lo scrittore di favole altrove.
Al posto delle vene gli han trovato dei cavi
Al posto dei capelli le funi di un trapezio usato
Di un vecchio circo di gitani
Al posto delle labbra un divano di Dalí,
Al posto del suo cuore una macchina da scrivere
Al posto del sangue litri e litri di campari gin
E dietro gli occhi due ripari di cenere
Al posto delle vene dei cavi
Al posto del cervello un cartello
Diceva: Fai attenzione ai dadi
Diceva: fai attenzione, fai attenzione, fratello
Al posto dell'ottimismo trovarono il fegato
Al posto dell'inguine una valle di lacrime
E nell'armadio nemmeno uno scheletro
Ma un cappello troppo piccolo per la sua anima
E nella sua piccola scatola di scacchi
Solo fiammiferi al posto dei pezzi
Nel congelatore le parole di scarto
In cucina la regina ubriaca con l'affitto
E tra le impronte sul pavimento,
Quelle di persone che non c'erano più
C'erano pillole in case, ostacoli, vento
Voci di persone che non c'erano più
E un orologio da tempo fermo al domani
E i resti di una cena di dieci anni fa
Un libretto bianco delle istruzioni
Sulle uscite di emergenza e sull'aldilà
Gli han trovato dei sorrisi tra le dita
Gli hanno messo Dio nell'ultimo respiro
E nel taschino i cieli di due donne vietnamite
E la pelle ancora odore di bambino
Gli han trovato le orecchie ancora aperte
E il sorriso brillare nell'atmosfera
Gli han sentito il polso scemare ai quattro quarti
E gli alberi, gli alberi cercare in cielo la primavera
Nel suo passato un tesoro di legno,
Facce a volontà, un tappeto di silenzio
Lettere mai spedite in uno scrigno
Imbevute in una notte di assenzio
Gli han trovato un orgasmo lungo la schiena
E due minuscole ali nascoste sotto il palato
Una segreteria telefonica schizofrenica
E l'indirizzo dei punti interrogativi annotato
E un quaderno di strane equazioni
E nell'iride un bottino di estatiche intuizioni
Il colpevole scagionato non voleva uscire di prigione,
Si rimetteva le manette e urlava ho ragione
Gli trovarono un teatro bianco nella mano sinistra
E una bacchetta di abaco nella destra
Cercarono a lungo anche fuori dalla finestra
Ma non trovarono mai l'orchestra
Al posto della lingua trovarono una frusta
E al posto della frusta trovarono un attimo
E in un attimo tutto divenne chiaro
Respirarono gratitudine in una busta
E dal suo anello l'anima tardò a separarsi
Danzò come una piuma ai suoi fianchi
Si interpose tra il sé e i passanti
Si intromise tra lui e i suoi ultimi minuti bianchi
Gli facevano compagnia le parole,
Alcune in lacrime altre piu’ lontane
E un prete immaginario recitava il rosario
Ma perdeva il filo e chiedeva il rosario
E una mosca volò al centro della stanza
Esplose di colpo e si incendiò la stanza
Gli scienziati scrissero ci dev'essere un errore
Perché le mosche non esplodono mai in una stanza
Il morto parlò, disse: antropofagismo
La bomba lo divorò ruggendo terrorismo
La stanza in fiamme si staccò in volo
Il commissario si levò il cappello
Per la prima volta alla vista del cielo
Fu il giorno in cui due soli si sorrisero l'un l'altro
In una terra continuamente illuminata a giorno
E proprio l'altroieri erano finite le lacrime
E nello Yemen già si beveva petrolio
Nella galassia, una macchina a vapore
Portava lo scrittore di favole altrove.
inviata da k - 18/12/2017 - 22:09
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Testo e musica di Dario Denis Cassiere
Dall'album " L'Urlo Di Un Uccello"
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