Come diruto Mediolano
de Barbarossa com la mano
li militi se botano a Maria
ke laudata sia.
Questi erano li militi humiliati
quali in epsa civitati
solvono li boti sinceri
dicete un'ave, o passeggeri.
de Barbarossa com la mano
li militi se botano a Maria
ke laudata sia.
Questi erano li militi humiliati
quali in epsa civitati
solvono li boti sinceri
dicete un'ave, o passeggeri.
inviata da Riccardo Venturi - 11/12/2017 - 23:12
Lingua: Italiano
Il testo in italiano a cura di Riccardo Venturi
11 dicembre 2017 23:33
...poiché Milano è stata distrutta...
11 dicembre 2017 23:33
...poiché Milano è stata distrutta...
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Dal chiostro dello scomparso Convento degli Umiliati alla Brera del Guercio
Riportata da Cesare Cantù (1804-1895)
(nel romanzo storico Margherita Pusterla [1838])
Nanni Svampa : Milanese – Antologia della canzone lombarda (1970-1977)
Album 1: Antiche ballate e storie d'amore
Spossati dalla carestia ma non ancora vinti, i milanesi decisero di giungere ad un compromesso ed a questo scopo otto cittadini, dopo sei mesi di privazioni della città, vennero inviati a Lodi e ricevuti dal Barbarossa: i rappresentanti proposero una resa con delle condizioni, ovvero che la città di Milano avrebbe degnamente riaccolto gli imperiali, costruendo a proprie spese un palazzo per l'imperatore, ricolmando i fossati e aprendo sei porte nelle mura della città, consegnando inoltre all'imperatore per tre anni trecento ostaggi come garanzia del rispetto dei patti, purché Milano non venisse danneggiata. Il Barbarossa rifiutò però tutte queste offerte asserendo che Milano doveva arrendersi senza condizioni. Si ebbero in seguito una serie di altre ambasciate all'imperatore il quale si dimostrò sempre scettico nell'emettere una sentenza sui milanesi.
Infine il Barbarossa, pressato da più parti, decise di chiedere alle città lombarde a lui rimaste fedeli (Cremona, Lodi, Pavia, Como, Novara e altri vassalli minori) quale fosse la punizione da infliggere alla potente Milano la cui sorte dipendeva ora dalle sue decisioni. Le altre città, invidiose della potenza che Milano aveva acquisito nei secoli e desiderosi di espandere i loro commerci e la loro influenza nella Pianura Padana a scapito della vicina metropoli, decisero di chiedere all'imperatore di radere al suolo Milano e così venne fatto. Una volta pronunciata la sentenza in città, il Barbarossa fuoriuscì coi suoi uomini per godersi l'incendio ed il saccheggio della città, che venne portato avanti con ordine e precisione dai soldati delle città rivali: i cremonesi distrussero il quartiere di Porta Romana, i lodigiani quello di Porta Orientale, i pavesi Porta Ticinese, i comaschi Porta Comacina, i novaresi Porta Vercellina, mentre Porta Nuova venne devastata dai seguaci del conte di Seprio e Martesana. Compiuta l'opera, Federico si portò a Pavia per festeggiare, con un lungo stuolo di prigionieri milanesi vestiti a lutto, nobili e popolani, fatto che per molto tempo segnò la coscienza dei milanesi e che fece sì che altre città lombarde e non si piegassero alla volontà del Barbarossa senza opporgli resistenza.
Ma non vengono a mente soltanto antiche storie. Ne vengono a mente anche di ben più recenti; Milano non ha cessato di essere distrutta, rovinata, sconciata, e di risorgere. Non viene a mente soltanto Federico Barbarossa, ma anche la Milano delle Cinque Giornate. Viene a mente la Milano della II guerra mondiale, i bombardamenti a partire dall'ottobre del 1942, la distruzione di Porta Venezia e di Porta Ticinese. Milano di nuovo rasa al suolo; la scuola elementare Crispi di Gorla. Viene a mente il 25 aprile 1945 tra le rovine, come diruto Mediolano. Viene a mente il teatro alla Scala sventrato e incenerito. A due passi da lì, c'è piazza Fontana; e viene a mente anche una bomba in una banca. Forse non è un caso che questo antichissimo canto di una Milano in rovina venga inserito un dodici di dicembre. [RV]