Where you once poured from
There you abort me
Where you once poured from
There you abort me
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
There you abort me
Where you once poured from
There you abort me
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
Never again
Give birth to violent men
We will never, never again
Give birth to violent men
inviata da Bernart Bartleby - 25/10/2017 - 22:12
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Scritta da Anohni e Daniel Lopatin
Nell'album “HOPELESSNESS”
“A volte mi sono spaventata a cantare testi così, non c’ero abituata. Ci sono argomenti che nonostante una grande tradizione nella musica americana oggi vengono ignorati dalla musica pop, e mi ritrovavo quasi a disagio a cantare testi così forti e impegnati. Ho intitolato l’album Hopelessness per questo senso di mancanza di speranza. In America c’è questo grande scollamento tra la gente e i problemi, c’è una tale sequenza di problematiche che si sentono senza forze, come dovessero svuotare l’oceano con un cucchiaio. Dalla sottomissione delle donne alla disparità di paga, lo svuotamento della middle class, la tremenda politica estera degli Stati Uniti, la situazione esplosiva nel Medio Oriente, la crisi dei rifugiati della Siria, le responsabilità europee e americane nella destabilizzazione dell’area. Per me sono sintomi che portano tutti a una sola cosa: il collasso dell’ecosistema. Il disco nasce dalla voglia di creare una colonna sonora che spronasse le persone che si confrontano con le stesse problematiche. Non mi illudo certo di avere il potere di cambiare la mentalità della gente, ma quello che davvero volevo era sostenere le persone che si sentono sole in questo sforzo immane.”
(In Anohni, da Antony alla svolta politica: "Siamo tutti complici", di Gianni Santoro, su la Repubblica)