Automatismi della perversione, malattia del XXI secolo.
Tutto quello che pensiamo sia importante spesso è inutile.
Apriamo gli occhi al mondo affondato nel fango,
non c’è solo il nostro cortile di primule rosse,
c’è un oceano di sangue che non vede argini.
Meditiamo che questo non è solo stato,
è ancora sulla pelle la tragedia della sofferenza,
i diritti umani calpestati dall’ingiustizia ingorda della ricchezza.
Uomini che scavano in profondità nel tentativo di trovare il cielo,
sguardi che nel buio cercano la strada, sperando di non essere soli.
Uomini che sfidano il passato per una fetta di giustizia,
mani che vorrebbero strappare i segni di questa triste fiaba.
Lascia ch’io pianga dinanzi ai ritratti di piccoli occhi con in grembo le armi,
Lascia ch’io pianga dinanzi alle donne maltrattate dall’ignoranza,
Lascia ch’io pianga dinanzi alla mia impotenza
che non ha strumenti per cambiare questo vizioso universo senza pietà.
Prenderò la nostra saliva e la spargerò tra le macerie di questa terra arida
pronta a succhiare ogni forma di vita.
Siamo pesci combattenti in acquari torbidi
con i polmoni intossicati di catrame inerme.
Affondare per immergersi di bellezza come insegna la notte.
L’anima racchiude emozioni
attratte dal magnetismo di un pensiero affine, affondato nell’infinito.
Accidia sulle bocche ingorde di questo secolo,
stanchi di ascoltare erba avvelenata
stanchi di ascoltare erba avvelenata
stanchi di ascoltare erba avvelenata.
Lascia ch'io pianga
mia cruda sorte,
e che sospiri
la libertà.
mia cruda sorte,
e che sospiri
la libertà.
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* Omaggio a Georg Friedrich Händel con l’aria “Lascia ch’io pianga”