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La Blanche Hermine et Le départ du partisan

Gilles Servat
Lingua: Francese


Gilles Servat

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1. La Blanche Hermine (Enregistrement 1971)


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[1970]
Paroles et musique: Gilles Servat
Parole e musica di Gilles Servat
Album: Gilles Servat [inclus: La Blanche Hermine] [1971]
E una caterva d'altri
Le départ du partisan:
[1976]
Paroles et musique: Gilles Servat
Parole e musica di Gilles Servat
Album: Le pouvoir des mots

J'ai rencontré ce matin
Devant la haie de mon champ
Une troupe de marins,
D'ouvriers, de paysans.

“Où allez-vous camarades
Avec vos fusils chargés?”
“Nous tendrons des embuscades,
viens rejoindre notre armée

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

“Où allez-vous camarades
Avec vos fusils chargés?”
“Nous tendrons des embuscades,
Viens rejoindre notre armée.”

Ma mie dit que c'est folie
D'aller faire la guerre aux Francs,
Mais je dis que c'est folie
D'être enchaîné plus longtemps.

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

Ma mie dit que c'est folie
D'aller faire la guerre aux Francs,
Mais je dis que c'est folie
D'être enchaîné plus longtemps.

Elle aura bien de la peine
Pour élever les enfants,
Elle aura bien de la peine
Car je m'en vais pour longtemps.

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

Elle aura bien de la peine
Pour élever les enfants,
Elle aura bien de la peine
Car je m'en vais pour longtemps.

Je viendrai à la nuit noire
Tant que la guerre durera,
Comme les femmes en noir
Triste et seule elle m'attendra.

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

Je viendrai à la nuit noire
Tant que la guerre durera,
Comme les femmes en noir
Triste et seule elle m'attendra.

Et sans doute pense-t-elle
Que je suis en déraison,
De la voir mon cœur se serre
Là-bas devant la maison.

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

Et sans doute pense-t-elle
Que je suis en déraison,
De la voir mon cœur se serre
Là-bas devant la maison.

Et si je meurs à la guerre
Pourra-t-elle me pardonner,
D'avoir préféré ma terre
À l'amour qu'elle me donnait.

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

Et si je meurs à la guerre
Pourra-t-elle me pardonner,
D'avoir préféré ma terre
À l'amour qu'elle me donnait.

J'ai rencontré ce matin
Devant la haie de mon champ
Une troupe de marins,
D'ouvriers, de paysans.

La voilà la Blanche Hermine,
Vive la mouette et l'ajonc!
La voilà la Blanche Hermine,
Vive Fougères et Clisson!

inviata da Bernart Bartleby + CCG/AWS Staff - 3/7/2017 - 22:26




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
6-7-2017 00:34

IL BIANCO ERMELLINO

Ho incontrato stamattina
Davanti alla siepe del campo
Una banda di marinai,
D'operai, di contadini.

“Dove andate compagni
Coi fucili caricati?”
“Tenderemo imboscate,
Unisciti alla nostra armata.”

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra! [1]
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson! [2]

“Dove andate compagni
Coi fucili caricati?”
“Tenderemo imboscate,
Unisciti alla nostra armata.”

La mia compagna dice che è folle
Andare a far la guerra ai francesi, [3]
Ma io dico che è folle
Restare ancora in catene.

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

La mia compagna dice che è folle
Andare a far la guerra ai francesi,
Ma io dico che è folle
Restare ancora in catene.

E quanta ne avrà di pena
Per allevare i figli,
E quanta ne avrà di pena
Perché me ne vado per lungo tempo.

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

E quanta ne avrà di pena
Per allevare i figli,
E quanta ne avrà di pena
Perché me ne vado per lungo tempo.

E verrò a notte fonda
Finché la guerra durerà,
Come le donne vestite a lutto
Triste e sola mi attenderà.

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

E verrò a notte fonda
Finché la guerra durerà,
Come le donne vestite a lutto
Triste e sola mi attenderà.

E senz'altro lei pensa
Che son diventato pazzo,
Vedendola il mio cuore si serra
Là davanti alla casa.

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

E senz'altro lei pensa
Che son diventato pazzo,
Vedendola il mio cuore si serra
Là davanti alla casa.

E se muoio alla guerra,
Lei potrà perdonarmi
D'aver preferito la mia terra
All'amore che lei mi dava?

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

E se muoio alla guerra,
Lei potrà perdonarmi
D'aver preferito la mia terra
All'amore che lei mi dava?

Ho incontrato stamattina
Davanti alla siepe del campo
Una banda di marinai,
D'operai, di contadini.

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

[1] Simboli bretoni. La mouette è generalmente il gabbiano di piccole dimensioni (mentre quello di grandi dimensioni si chiama goéland, dal bretone gouelan). L'ajonc, che ho tradotto genericamente con “ginestra”, è in realtà il “ginestrone” o “ginestra spinosa” (Ulex Europaeus). A differenza della ginestra nostrana, è pianta commestibile.

[2] Le due località simboleggiano gli “estremi” della Bretagna storica: Fougères con il suo castello/fortezza, a nord, e Clisson a sud (Clisson si trova attualmente al di fuori della Région Bretagne: fa parte della Loira Atlantica). Clisson viene chiamata “Clisson l'italiana”, a causa del suo stile architettonico simile a quello di un borgo dell'Italia centrale.

[3] I “Francs” del testo originale è un termine spregiativo.

6/7/2017 - 00:35




Lingua: Francese


Le départ du partisan



La versione "ingentilita" (o "femministizzata" ?) del 1976, quindi modificata sostanzialmente rispetto all'originale. Proviene dall'album Le pouvoir des mots. [RV]

LE DÉPART DU PARTISAN

J'ai rencontré ce matin
Devant la haie de mon champ
Une troupe de marins
D'ouvriers de paysans

Où allez vous camarades
Avec vous fusils chargés
Nous tendrons des embuscades
Vient rejoindre notre armée

La voilà la Blanche Hermine
Vive la mouette et l'ajonc
La voilà la Blanche Hermine
Vive Fougères et Clisson

Irai-je avec eux ma mie
Garderez-vous les enfants
Allez-y car c'est folie
D'être enchaînés plus longtemps

Nous ferons tous deux la guerre
Ces enfants sur vos genoux
Donnez-leur des idées claires
Pour qu'ils soient plus forts que nous

Nous ferons tous deux la guerre
Vous prendrez votre fusil
Et moi je tiendrai la terre
Et je prendrai les outils

Si on a fait la cartouche
qui doit me toucher un jour
Les derniers mots de ma bouche
Seront tous des mots d'amour

Quand une journée s'achève
Des feux s'allument partout
Le blé nouveau qui se lève
Je l'ai semé avec vous

J'ai rencontré ce matin
Devant la haie de mon champ
Une troupe de marins
D'ouvriers de paysans

inviata da Bernart Bartleby - 5/7/2017 - 23:50




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
6-7-2017 19:55
L'ADDIO DEL PARTIGIANO

Ho incontrato stamattina
Davanti alla siepe del campo
Una banda di marinai,
D'operai, di contadini.

“Dove andate compagni
Coi fucili caricati?”
“Tenderemo imboscate,
Unisciti alla nostra armata.”

Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva il gabbiano e la ginestra!
Eccolo il Bianco Ermellino,
Viva Fougères e Clisson!

Se andrò con loro, compagna mia,
Vi prenderete cura dei figli
Andateci, perché è folle
Restare ancora in catene

Faremo tutti e due la guerra
Con questi bimbi sulle vostre ginocchia
Date loro idee chiare
Perché sian più forti di noi

Faremo tutti e due la guerra
Voi prenderete il fucile
E io manterrò la terra
E io prenderò gli attrezzi

Se è stata fabbricata la cartuccia
Che deve colpirmi un giorno
Le ultime parole dalla mia bocca
Saranno tutte parole d'amore

Quando finisce una giornata
Fuochi si accendon dappertutto,
Il grano nuovo che sta crescendo
Io lo ho seminato assieme a voi

Ho incontrato stamattina
Davanti alla siepe del campo
Una banda di marinai,
D'operai, di contadini.

6/7/2017 - 19:55




Lingua: Francese


Touche pas à la Blanche Hermine [1998]




Il monologo che Gilles Servat pronunciava attorno al 1998/2000 prima di eseguire “La Blanche Hermine”, quando era venuto a sapere che la canzone veniva spesso fatta passare ai meeting e iniziative del Fronte Nazionale, allora saldamente in mano a Jean-Marie Le Pen, è che era diventata piuttosto “gettonata” tra gli adepti del FN. Probabilmente, con “La Blanche Hermine”, i fascisti tricolorati intendevano toccare le corde della “Bretagna profonda” o qualcosa del genere (Le Pen è bretone di nascita); Gilles Servat ci andò giù parecchio chiaro e duro, come si può vedere, e non risulta che “La Blanche Hermine” sia stata più utilizzata. Nel 1998, Gilles Servat pubblico l'album dal vivo intitolato proprio Touche pas à la Blanche Hermine (il suo secondo live), interamente registrato al Centre Culturel Athéna di Auray; è la registrazione ufficiale anche di questo monologo, seguito dalla canzone. Sulla copertina dell'album è raffigurata una mano nera racchiusa in un cerchio, circondata dal titolo dell'album e con un ermellino bianco sul palmo che ricorda volutamente il logo di SOS Racisme. [RV]


Qu'est-ce que j'apprends? Il paraît que dans les arrières cuisines du partis des aveugles que domine un führer borgne, on beugle la Blanche Hermine! Qu'est-ce qui vous prend, les fafs? Je ne vois pas comment on peut chanter ça sous votre flamme tricolore! Ou alors vous ne chantez pas tous les couplets! Ou si vous les chantez tous, c'est qu'en plus d'être aveugles vous êtes sourds! Je suppose que ce qui vous attire dans cette hermine c'est sa blancheur. Mais elle est blanche seulement! Ni bleue, ni rouge! Pas de quoi en faire un étendard pour ce qui vous tient lieu d'idées. Et si, comme c'est probable, cette couleur vous plaît à cause d'une race que vous dites moins inégale que les autres, je vous signale que l'hermine à la queue noire! De quoi horrifier la femme de paille qui joue les mariolles dans le sud! En fait de Blanche Hermine, la Bretagne a pour emblème un animal dont la fourrure change avec les saisons. Si elle est blanche sur la neige, l'été sa robe devient marron, la plus métisse des couleurs! C'est d'une hermine que des chiens poursuivaient, qui s'arrêta devant une mare boueuse et préféra mourir plutôt que de se salir que vient le devise de la Bretagne: "Plutôt la mort que la souillure!" Et moi je vous dis, vous les tenants de la race pure, la Blanche Hermine, cette chanson qui n'est pas de vos combats, vous la souillez quand vous la chantez! A propos de souillure, j'entends parfois ceux qui parlent du borgne roi des aveugles l'appeler la voix de la Bretagne profonde: Je m'insurge! La Bretagne n'a fourni que la matière brute! C'est ailleurs qu'on s'est chargé de la transformer! C'est pas l'histoire bretonne qu'il a apprise en classe, c'est pas dans l'armée bretonne qu'il a fait ses classes, son château est près de Paris et Vitrolles est loin d'ici! Sur son front y a marqué Made in France! Y a pas d'hermines sur son drapeau! Quant à la Bretagne profonde, elle a voté pour un maire noir à St Coulitz!

inviata da Riccardo Venturi - 6/7/2017 - 20:21




Lingua: Italiano

Traduzione italiana e note di Riccardo Venturi
6-7-2017 21:20

NON TOCCATE LA BLANCHE HERMINE!

Ma che mi dite? Sembra che nei retrocucina del partito dei ciechi dominato da un führer guercio [1] si bercia la Blanche Hermine! Ma che vi prende, fascistelli? [2] Non vedo come si possa cantare questa cosa sotto la vostra fiamma tricolore! [3] Oppure, allora, non ne cantate tutte le strofe! Oppure ancora, se le cantate tutte, si vede che oltre a essere ciechi siete pure sordi! Suppongo che quel che vi attira in quest'ermellino, sia la sua bianchezza. Però è bianco e basta! Né rosso e né blu! Nulla che possa farne bandiera per quel che avete al posto delle idee. E se, come è probabile, questo colore vi piace per via di una razza che chiamate meno disuguale delle altre, vi segnalo che l'ermellino ha la coda nera! Di che inorridire la donna di paglia che si dà delle arie nel sud! [4]. Quanto all'Ermellino Bianco, la Bretagna ha come emblema un animale la cui pelliccia cambia a seconda delle stagioni. È sì bianca sulla neve, ma d'estate la sua pelliccia diventa marrone, il più meticcio dei colori! E' proprio da un ermellino inseguito da una muta di cani, e che si fermò davanti a un pantano fangoso preferendo morire piuttosto che sporcarsi, che proviene il motto della Bretagna: Plutôt la mort que la souillure! (“Meglio la morte della sporcizia!”). E allora io vi dico, a voialtri sostenitori della razza pura: La Blanche Hermine, questa canzone che non appartiene alle vostre lotte, voi la sporcate quando la cantate! A proposito di sporcizia, sento a volte quelli che parlano del re guercio dei ciechi chiamarlo la “voce della Bretagna profonda”: sono indignato! La Bretagna ha fornito solo la materia grezza! E' altrove che hanno provveduto a trasformarla! Non è la storia bretone che ha imparato a scuola, non è nell'esercito bretone che si è addestrato, il suo castello è vicino a Parigi e Vitrolles [5] è lontana da qui! Ci ha “Made in France” scritto in fronte! Non ci sono ermellini sulla sua bandiera! Quanto alla Bretagna profonda, ha votato per un sindaco di colore a St. Coulitz! [6]

[1] Jean-Marie Le Pen è notoriamente guercio da un occhio.

[2] Traduco così, alla bell'e meglio, il termine gergale “faf”, che deriva dalle iniziali dello slogan fondante del FN e di tutti i movimenti fascisti consimilari: “la France Aux Français!” (l'Italia agli italiani, la Germania ai tedeschi, Grecia dei Greci cristiani, la Padania ai padani e, disgraziatamente e onestamente, anche la Bretagna ai bretoni perché di fascisti ce ne sono stati non pochi pure là).

[3] Il simbolo storico del Front National, ora “modernizzato”. E' stato copiato pari pari da quello del MSI italiano.

[4] Vale a dire Cathérine Megret (nata Raskovsky e figlia di un ebreo russo [sic], nonché moglie di Bruno Megret, esponente storico del FN poi fuoriuscito). Dal 1997 al 2002 Cathérine Megret è stata sindaca di Vitrolles, città operaia nelle Bocche del Rodano e facente parte dell'agglomerazione di Marsiglia. All'epoca, l'elezione della fascista a Vitrolles fece scalpore e provocò parecchi “sturbi” in Francia: Vitrolles era stata sempre roccaforte della “gauche”, dal 1977 al 1983 aveva avuto un sindaco comunista (Pierre Scelles) e ora si ritrovava amministrata da uno stravotato Front National. Fu il primo caso in Francia di una città di una certa importanza (Vitrolles ha 35000 abitanti) che passò all'estrema destra, in una situazione sociale ed economica di enorme crisi. Ora, come si sa, è una cosa normale, e penso al Nord-Pas de Calais dove ho abitato. Marine Le Pen ha ad esempio il suo “feudo” a Hénin-Beaumont, comune di fortissima tradizione di sinistra e che ora è passato armi e bagagli al Front National. Ad ogni modo, durante il suo mandato Cathérine Megret seguì il coniuge ed uscì dal Front National per passare al MNR (Mouvement National Républicain), fondato dal marito e partitino di estrema destra “concorrenziale” di dimensioni attualmente da prefisso telefonico. E Vitrolles? E' durata poco l'avventura. Alle elezioni comunali dell'ottobre 2002, è stato eletto come sindaco il socialista Guy Obino, e dal 2008 è sindaco il socialista Loïc Gachon. Alle prossime ci sarà di certo un “macroniano” o roba del genere, sembra un altro pianeta anche nel nome.

[5] Si veda la nota precedente. Nel 1998 Vitrolles era molto lontana dalla Bretagna, e va detto che continua decisamente ad esserlo dato che il numero dei comuni in mano al Front National in Bretagna è tuttora pari a zero. Però il FN viaggia attualmente tra il 15% e il 18% anche in Bretagna, a livello regionale.

[6] Si tratta di Kofi Yamgnane (si veda la foto, nato l'11 ottobre 1945 a Bassar nel Togo), che è stato dal 1989 al 2001 sindaco di Saint-Coulitz, comune di 422 abitanti (!) nel Finistère. A suo tempo, l'elezione di Kofi Yamgnane a sindaco (socialista) del piccolo comune bretone ebbe risonanza nazionale e fece gridare alla “riuscita dell'integrazione”: era l'unico abitante di colore di Saint-Coulitz e tutta la popolazione bretone votò per lui, eleggendolo con il 100% dei voti (con una battuta formidabile, Kofi Yamgnane si definì “un bretone dopo la marea nera”, che gli valse nel 1992 il premio nazionale per l'Humour Politico). Kofi Yamgnane divenne talmente famoso da essere chiamato (dal 1991 al 1993) a ricoprire la carica di Sottosegretario all'Integrazione nei governi Cresson e Bérégovoy; dal 1997 al 2002 fu deputato socialista per la 6a circoscrizione del Finistère. Tra il 1992 e il 1997 è stato anche Consigliere Regionale socialista per la Région Bretagna. Nel 2014 la sua carriera politica ha però un brusco arresto: nel quadro della vicenda e dello scandalo del faccendiere Christophe Rocancourt, Kofi Yamgnane viene arrestato e incarcerato, sospettato di aver facilitato una regolarizzazione della nazionalità francese in cambio di una tangente. Viene però assolto con formula piena. In possesso di doppia cittadinanza (francese e togolese), Kofi Yamgnane si è impegnato assai anche nel suo paese di origine: si è, ad esempio, presentato per due volte (nel 2009 e nel 2015) candidato alle elezioni presidenziali in Togo.

6/7/2017 - 21:20




Lingua: Francese

La versione de Les Ramoneurs de Menhirs
Amzer an dispac'h (2010)


J'ai rencontré ce matin
Devant la haie de mon champ
Une troupe de marins, d'ouvriers, de paysans
Oú allez-vous camarades, avec vos fusils chargés
Nous tendrons des embuscades, viens rejoindre notre armée

La voilà la blanche hermine
Vive la mouette et l'ajonc
La voilà la blanche hermine
Vive Fougères et Clisson
La, Lalala, La, Lalala, Lalalalalalala...

Ma mie dit que c'est folie
D'allez faire la guerre aux Francs
Moi je dis que c'est folie
D'être enchainé plus longtemps
Elle aura bien de la peine
Pour élever nos enfants
Elle aura bien de la peine
Car je m'en vais pour longtemps

La voilà la blanche hermine
Vive la mouette et l'ajonc
La voilà la blanche hermine
Vive Fougères et Clisson
La, Lalala, La, Lalala, Lalalalalalala...
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Les Ramoneurs de Menhirs
Mais peut-être pense-t-elle
Que je suis en déraison
De la voir mon coeur se sert
Là-bas devant la maison
Et si je meurs à la guerre
Pourra-t-elle me pardonner
D'avoir preferé ma terre
À l'amour qu'elle me donnait

La voilà la blanche hermine
Vive la mouette et l'ajonc
La voilà la blanche hermine
Vive Fougères et Clisson
La, Lalala, La, Lalala, Lalalalalalala...

J'ai rencontré ce matin
Devant la haie de mon champ
Une troupe de marins, d'ouvriers, de paysans
Oú allez-vous camarades, avec vos fusils chargés
Nous tendrons des embuscades, viens rejoindre notre armée

La voilà la blanche hermine
Vive la mouette et l'ajonc
La voilà la blanche hermine
Vive Fougères et Clisson
La, Lalala, La, Lalala, Lalalalalalala...

inviata da Dq82 - 1/9/2023 - 17:04




Lingua: Italiano

Riarrangiamento italiano di "La Blanche Hermine" dei Les Ramoneurs De Menhirs dei Tullamore


IL BIANCO ERMELLINO

Nel sole del mattino, davanti al nostro campo
gruppi di operai, contadini e marinai
Dove andate miei compagni, con i fucili in mano?
Unitevi a noi, sangue e fango promettiamo

Ecco il bianco ermellino, viva il giunco, il gabbiano
ecco il bianco ermellino, viva Fougères e Clisson

Mi han detto che è follia muover guerra contro i Franchi
Io dico che è follia rimanere incatenati
A lunga rimarremo nella notte buia e nera
Nera come lei che al mio fianco sarà

Ecco il bianco ermellino, viva il giunco, il gabbiano
ecco il bianco ermellino, viva Fougères e Clisson

inviata da Dq82 - 1/9/2023 - 17:06


BB, questa è la Blanche Hermine del 1970, che è sia la canzone più famosa di Gilles Servat, sia la più controversa. Sai quante volte ho ondeggiato se metterla o no nel sito....e non ce l'ho mai messa. Nel 1998 Gilles Servat venne a sapere che la si cantava in senso nazional-fascista e razzista negli ambientini del Front National, e s'incazzò di brutto: scrisse allora un monologo che recitava in concerto prima di attaccare la canzone, monologo che è divenuto pure famosissimo, Touche pas à la blanche hermine. Comunque a questo punto la pagina, ma a livello scheletrico e che obbligherà ad un'introduzione pressoché mostruosa con tanto di inserimento del monologo del 1998. Però ti pregherei con tanta amicizia e stima di non inserire testi "alla voilé" come si dice: sei andato a beccare, ti ripeto, la canzone più controversa di Servat, che va "maneggiata con cura" come si suol dire, anzi con molta cura. Sarebbe stato meglio che tu avessi prima dato una controllatina, perché non sai cosa sei andato a "smuovere"; ma vabbè. E mo' so' cazzi miei, mi sa :-) Saluti cari.

Riccardo Venturi - 5/7/2017 - 22:32



Per Flavio Poltronieri. Kadorvrec'her, mi sa che per questa pagina ci avrò parecchio bisogno di te. In particolare per tuoi (sicuri) ricordi personali su che cosa è stata ed è la Blanche Hermine in Bretagna. Prepàrati...Salud!

Riccardo Venturi - 5/7/2017 - 22:40


Cazz', est-ce que je me suis trompè?!?
Io, molto semplicemente, l'ho intesa nella signification che c'è un manipolo di nazionalisti para-leghisti bretoni che vogliono fare scarmazzo e uno di loro invece n'est pas d'accord e agli incazzusi gli dice che la lotta non sono i fucili ma un'altra cosa, le parole d'amour e semer le blé... ainsi je l'ai reçu, si je ne dis pas de bêtise...

B.B. - 5/7/2017 - 23:06


Non è questione di essersi trompé o non trompé, è questiòn di situer trebièn questa sciansòn, BB. Anche perché tu hai messo una versione "ingentilita" della canzone, quella che più propriamente si chiama "Le départ du partisan"; forse nel '76 anche Servat s'era accorto che la sua canzone aveva già avuto certe "derive" non volute, mettiamola così. Ma a questo punto altro non posso dirti che seguire l'evoluzione di questa pagina...dove si racconterà tutto. Comincio ora con metterne il testo originale, per nulla "gentile", e vedrai da solo. Saluti cari!

Riccardo Venturi - 5/7/2017 - 23:22


C'ho la sensation que j'ai fait un peu de bordel... Excusez-moi!

B.B. - 5/7/2017 - 23:26


Non hai fatto aucun bordel: semplicemente hai visto il testo di una versione "posteriore" e "ingentilita" di un'altra, e ce la hai messa senza conoscere quel che "c'era dietro", e è tanta roba. Sepagràv monviè. Solo per raccontartene una: nel 2003, quando stavo anfràns e c'era la "raccolta primitiva" delle Canzoni Contro la Guerra, io ce la volevo mettere (nelle prime 603, dico). La Joëlle me lo sconsigliò, perché in realtà è una canzone di guerra, altro che "contro"; insomma, questa canzone gira attorno al sito fin dai suoi inizi, anzi da addirittura prima. Ma bando alle ciance; ora caffeino, tabacco Pueblo, cartine Bravo e otravàil. Salud!

Riccardo Venturi - 5/7/2017 - 23:43


Ricordo è che questa che Riccardo chiama "versione ingentilita" nasce da numerose critiche (assolutamente condivisibili) provenute all'epoca a Gilles dal mondo femminista. In effetti la figura femminile che esce dall'originale Blanche Hermine, non è un granchè (non capisce le ragioni di lui, può solo caricarsi sulle spalle la famiglia e aspettare il ritorno del suo eroe!!!)mentre qui condivide le scelte, autorizza la partenza e combatte educando i figli ad essere addirittura migliori dei propri genitori.

Flavio Poltronieri - 6/7/2017 - 20:17


E fai oltremodo bene a ricordarlo, Flavio; è una cosa che, naturalmente, andrà nella lunga introduzione che sto scrivendo per questa canzone "da maneggiare con cura", come la ho chiamato. Le critiche ricevute dal mondo femminista furono assolutamente giuste, ma bisogna a questo punto essere onesti e ricordare che questa era nelle origini e nelle intenzioni di Servat una "canzone partigiana", e non poche canzoni partigiane (italiane e di altri paesi) presentano un'immagine femminile del tutto simile. Nessuna canzone partigiana si distingue per femminismo, mettiamola così. Altra cosa che va detta, è che la "versione ingentilita", come l'ho chiamata io, vale a dire Le départ du partisan, non la conosce praticamente nessuno, o pochi. Gilles Servat continua imperterrito a cantare la versione originale!

Riccardo Venturi - 6/7/2017 - 20:49


Si, però negli anni 70 nessuno poteva permettersi di ignorare come era mutata la visione della figura femminile nel mondo occidentale, quello era un peccato grave e difficilmente perdonabile a chicchessia, nel mondo dell'allora sinistra, ora lui può permettersi di cantare l'originale e sono certo che nessuno si sognerebbe mai di muovere una critica tale al testo, anzi mi stupirei non poco se qualcuno storcesse il naso, ma forse sono io che................ cambiando discorso: ti è servita l'introduzione recitata? Hai apprezzato Zugan? Conoscevi Blind Uncle Gaspard - Sur Le Borde de L'Eau?
Saluti da una bagnarola che non mi porta da nessuna parte.

Flavio Poltronieri - 6/7/2017 - 21:28


L'introduzione recitata non solo mi è servita: l'ho anche tradotta e fornita di note, sennò ci si capirebbe poco. Direi che è fondamentale! Ovviamente, per tutte le altre domande la risposta è "sì" (sono sempre tentato di dire "42" con la guida galattica per gli autostoppisti, però). Ad ogni modo, essere su una bagnarola che non porta da nessuna parte lo ritengo un privilegio e ti invidio: ora tocca a me fare il convalescente, però almeno gnisenedà di ermellini e d'altre cose! A proposito: tu l'hai vista la pagina rifatta su Scarborough Fair? E' nata fondamentalmente da una tua svista, quando ti eri sbagliato di "Bonny Moorhen" mettendo al posto di quella giusta un'omonima canzone giacobita. Come dire: qui non si butta via nulla, nemmeno gli sbagli :-) Saluti cari a te Kadorvrec'her, et aussi à ta bagnole!

Riccardo Venturi - 6/7/2017 - 22:24


La bagnarola di cui sopra in realtà non solo non porta in nessun luogo, non trasporta nessuno. E non ci sono stelle a guidarla nè una scia si lascia dietro. Non la illumina la poesia di Cadou e neppure la finta poesia di Guccini ("per le mie navi son quasi chiusi i porti"). Tu dici che è un privilegio salirci sopra, bene, vedo che te ne intendi e sai riconoscere.....e così che una volta sono finito su Enès Aganton (in francese Ile Canton) dove ci sono due croci di granito che distano 150 passi l'una dall'altra e che ogni sette anni si avvicinano della stessa lunghezza di un chicco di grano. Un leggenda dice che quando si incontreranno finirà il mondo. Ma anche la Croaz Al Lew-Drez, grande croce monolitica che si erge dalla sabbia, ad ogni marea viene sommersa dal mare e così facendo ogni 100 anni sprofonda della lunghezza di un chicco di frumento e dunque un'altra leggenda di laggiù profetizza che quando scomparirà del tutto nella sabbia, sarà la fine del mondo. Intanto le leggende mi hanno fatto perdere il filo e quasi dimenticavo di dirti che qualche mese fa mi è giunto dai paraggi di Spézet, Finistère, Breizh via France, un pacchettino con un biglietto scritto a mano che diceva: "Musiques et poesies de Bretagne. A galon de tout coeur. Kenavo. Bernez" pieno di tutti i suoi CDs, compreso uno masterizzato da lui apposta per me come dono e che contiene una prima versione di Plac'h Landelo per sola voce e e le Uillean Pipe di Patrig Molard: straziante! Roba da lacrime di commozione. Qualche titolo: "Orribile è la luce" "Ballata composta all'ombra di una quercia sfogliata" Complainte dell'angoscia" "La Canzone del Prigioniero" "Il povero piccolo-ultimo" "La ragazza con una manciata di erba verde" "Quando saremo morti" Ti basta? No?! Va bene, proseguo volentieri: "Attenzione! Ospedale!" "La Complainte dei muratori" "La Complainte della fame nera (per Bobby Sands)" "Le nozze del diavolo" "Stregato" "Nella confusione"...Grazie a te, Scarborough Fair stà diventatando monumentale, è oltremodo bello vedere che più persone partecipano alla costruzione. Complimenti da non sò dove.

Flavio Poltronieri - 7/7/2017 - 18:10


Caro Riccardo, a corollario vorrei precisare che il testo recitato subiva ogni volta piccole modifiche tipo: il partito dei ciechi diretto invece che dominato da un führer guercio oppure quel che vi piace invece che vi attira in quest'ermellino...e via dicendo. A ripensarci devo ammettere che ero piuttosto deluso in generale dalla situazione perchè dopo essere entrato a far parte dell'Héritage des Celtes di Dan Ar Braz, per Servat, alcune porte si erano aperte. Non era una cosa indolore passare da Keltia Musique a Columbia Records. Essere introdotti a grandi figure della musica irlandese, usufruire di studi di registrazione moderni e tecnologici, di una grossa produzione, mi stonava parecchio per un personaggio intimo come Servat e temevo per il dopo A Raok Mont Kuit. L'ultima volta che l'ho ascoltato dal vivo l'8 agosto del 1999 era la vigilia del mio compleanno, a Lorient all'Espace Kergroise, nella zona portuale, all'interno del 29° Festival Interceltico e il suo populismo raggiungeva vette per me insopportabili. La ripresa di testi banali e scontati tipo Le Pays (su una musica di Donal Lunny)che era nata proprio nei concerti di marzo/maggio '96 dell'Héritage mi indispettiva così come la venerazione incondizionata del pubblico. Ma forse ero io...un periodo stava finendo. Comunque mi preoccupai per niente, perchè dopo due superproduzioni in verità piuttosto dignitose,tutto tornò a ridimensionarsi e nel 2005 la Cooperativa Breizh garantì a Gilles un posto "sotto il cielo di rame e d'acqua"

Flavio Poltronieri - 16/7/2017 - 20:53


Un tardivo intervento - buttato giù come viene - da NON addetto ai lavori (ho girato la Bretagna in bici, ma non me ne sono occupato "politicamente", peccato mortale).
Nella canzone di Servat non vedo particolari richiami alle "vandee". Non solo per ragioni geografiche (anche se la "Vandea militare" arrivò sicuramente fino a Nantes), ma proprio ideologiche.
Caso mai si richiama alla rivolta dei "Berretti rossi" che insorsero contro Luigi XIV, ossia contro la monarchia assoluta e per questo vennero duramente repressi (impiccati a centinaia, campanili abbattuti per rappresaglia...). Mi risulta che quando Servat la scrisse c'era in Bretagna una forte mobilitazione popolare (e contadina in particolare) per esempio contro la distruzione del bocage, una lotta a cui hanno fatto esplicito riferimento i resistenti di Notre Dame des Landes (contro la costruzione di un - devastante - nuovo aeroporto per Nantes).
Mi risulta anche (lo leggevo su "Potere Operaio del lunedì, in epoca non sospetta) che in Bretagna era nato un movimento di liberazione nel cui acronimo la "R" stava per "Repubblicano" (poi diventato "Rivoluzionario"), un esplicito riferimento all'IRA irlandese (con cui era in ottimi rapporti e condivideva comunicati del 1° maggio, insieme anche a ETA). Dato che in Francia non ha molto senso chiamarsi repubblicani in contrapposizione allo Stato centrale, penso che fosse per non venir identificati come reazionari.
Altra diceria da sfatare, quella del "collaborazionismo" bretone con i nazisti durante l'occupazione. Si trattò veramente di poche decine di persone, mentre furono migliaia i bretoni che si integrarono nelle Resistenza e centinaia i fucilati (vedi a Nantes i "50 ostaggi").
Comunque, attualmente l'autonomismo bretone (e l'indipendentismo) più radicale sembrerebbe collocarsi a sinistra (tipo CUP catalana e Sortu basco) mentre le piccole di formazioni di destra (pare anche infiltrate dal Front Nationale) sarebbero in via di estinzione.
GS

Gianni Sartori - 12/11/2018 - 17:00


Solidarietà bretone per i curdi del campo autogestito di Lavrio in Grecia

(Gianni Sartori)

Curdi e Bretoni: due popoli che in epoche diverse e con metodi talvolta simili, hanno lottato per difendere la propria dignità e libertà.
Si era parlato recentemente di militanti bretoni antifascisti andati a combattere con le YPG contro Isis. Meno noto invece l'impegno solidale e umanitario che la popolazione di Breizh ha indirizzato verso un campo di rifugiati greco dove migliaia di donne, uomini e bambini curdi hanno trovato asilo. Gran parte di loro proviene dal Nord della Siria, in fuga dalle persecuzioni di Isis e dagli attacchi dell'esercito turco e delle milizie sue alleate. Soprattutto dopo l'attacco contro Afrin - poi invasa - avviato da Ankara nel gennaio del 2018.

Recentemente – tra il 21 e il 30 ottobre 2018 - un convoglio stipato di medicinali e apparecchiature sanitarie ha raggiunto il campo di Lavrio a una sessantina di chilometri da Atene. Il viaggio solidale era stato organizzato dal sindacato Sud-Education, da Solidaires e dalla CGT. A loro si era poi aggregata l'associazione Amitiès kurdes de Bretagne (in particolare per iniziativa del presidente dell'associazione Tony Rublont).
Il viaggio non era una tantum, ma piuttosto una missione esplorativa, una risposta alle richieste partite dai responsabili e dai residenti del campo organizzati in assemblea. Con questo primo passo si voleva valutare la possibilità di un intervento stabile per rispondere sia alle necessità più urgenti, sia in maniera continuativa.
E le prime azioni concrete sono già state decise. Nel 2019 l'associazione Amitiés kurdes de Bretagne organizzerà varie attività culturali, in forma di laboratori, per i bambini e anche per gli adulti.
Quanto alle necessità materiali del campo, dai visitatori sono state classificate come “enormi”. In particolare quelle sanitarie.
Per Atene infatti non esiste nulla di equivalente agli aiuti economici che Ankara riceve dall'Unione europea (in base agli accordi del 18 marzo 2016 intesi a limitare l'arrivo di migranti sul suolo europeo) per trattenere i migranti nei territori sotto la sua amministrazione.
Eppure la Grecia (nonostante risenta ancora pesantemente della crisi economica) ospita attualmente parecchie migliaia di famiglie qui entrate più o meno clandestinamente.
Dagli inizi del 2018 almeno 20mila persone - in genere provenienti dalle coste turche - si sarebbero accampate nelle isole greche. Qui sorgono numerosi campi profughi di Stato (ma qualcuno li definisce di “detenzione”) come quello a Lesbo (in oltre 9mila, mentre sarebbe stato previsto per 3mila).

Dopo l'attacco contro Afrin di gennaio, i flussi migratori dalla Turchia verso la Grecia si erano sensibilmente intensificati, in particolare dal mese di marzo. Ovviamente, Erdogan ha tutti gli interessi a favorire i migranti provenienti da Afrin nel loro tentativo di sbarcare in Europa. Sia per tenere comunque sotto pressione l'Ue, sia – soprattutto – per allontanare dai territori sotto amministrazione turca le popolazione di origine curda.

Tra i campi profughi insediati in Grecia (e di cui buona parte versa in condizioni non certo ottimali dal punto di vista umanitario), quello di Lavrio sembrerebbe costituire una sorta di eccezione.
La sua realizzazione risale ancora al 1947, quando venne costruito per ospitare i minatori assunti nelle miniere locali. In seguito, anni cinquanta, divenne un campo per ospitare fuggitivi da oltre Cortina.

Successivamente divenne un luogo dove si rifugiavano soprattutto i dissidenti turchi di sinistra e poi – dagli anni ottanta – anche gli indipendentisti curdi legati al PKK.
Oggi vi trovano ospitalità simpatizzanti, oltre che del PKK, di MLKP (un partito marxista-leninista turco), di MKP (maoisti) e di HDP.
Come era facile prevedere, la prosecuzione del conflitto in Siria e le purghe operate in Turchia dal governo dell'AKP hanno favorito un ulteriore aumento delle persone presenti nel campo. Al punto da costringere nel 2015 le autorità greche ad aprirne un altro a qualche chilometro dalla cittadina.
Fino alla prima metà del 2017 il governo greco era stato in grado di fornire aiuti agli ospiti del campo, grazie anche alla presenza della Croce Rossa e di UNHCR (Alto-Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Ma successivamente - con l'intensificarsi delle pressioni di Ankara che bollava il campo come “luogo di formazione militare del PKK” - Atene ha preferito abbandonare le persone presenti nel campo praticamente a se stesse.
Arrivando a proporne la chiusura per timore di “disordini”.
Da allora i rifugiati sopravvivono – anche a livello puramente alimentare - grazie all'aiuto locale e internazionale.
La situazione si era aggravata nell'aprile di quest'anno con l'arrivo di migliaia di profughi in fuga da Afrin, proditoriamente bombardata dall'artiglieria turca. Si tratta di civili, sia curdi, sia di altri gruppi provenienti dalle aree colpite dall'esercito e dall'aviazione turca.
Provvisoriamente si era fatto fronte all'emergenza utilizzando dei container. Ma poi, proprio nell'area occupata dai nuovi arrivati, l'amministrazione greca ha voluto installare una nuova discarica pubblica con l'intento evidente di allontanare i profughi curdi.
L'organizzazione del campo si basa sui principi del Confederalismo democratico (come in Rojava), ossia su autogestione, comitati e assemblea popolare. Garantendo sia la sicurezza che l'educazione e la distribuzione equa delle risorse alimentari.
L'organizzazione comunitaria - di natura orizzontale e libertaria - consente a ogni abitante del campo di partecipare al buon funzionamento della vita quotidiana distribuendo compiti e responsabilità.
Ovviamente a Lavrio la messa in pratica del Confederalismo democratico assume aspetti particolari in quanto combinata con le problematiche migratorie. Ma è apparso comunque evidente a tutti coloro che lo hanno visitato che qui le condizioni di vita sono assolutamente migliori di quelle riscontrate nella maggior parte degli altri campi presenti in Grecia (compresi quelli gestiti direttamente dalle amministrazioni locali). Inoltre il campo appare ben integrato nella vita economica e sociale del quartiere e della città. Favorito in questo dalla tradizionale amicizia che da sempre lega il popolo greco - memore dell'antica oppressione subita dalla Turchia - a quello curdo che tale oppressione la sperimenta tuttora.

Ma intanto le pressioni di Erdogan sul governo greco per la chiusura del campo – dove secondo Ankara il PKK eserciterebbe il suo “controllo ideologico” - si sono intensificate.

In contrapposizione a tali richieste, un collettivo bretone di “militanti e solidali con i rifugiati di Lavrio” ha lanciato una petizione rivolta al sindaco della città greca per protestare contro i ricorrenti tentativi di chiudere il campo dei rifugiati curdi.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 12/11/2018 - 17:02



La Bretagna conferma la sua vicinanza al popolo curdo, martoriato sia da Ankara che da Teheran. Con diverse manifestazioni in varie località della mai domata nazione celtica.
BRETAGNA SOLIDALE CON IL POPOLO CURDO
Gianni Sartori

Tra le manifestazione che recentemente si sono svolte in Bretagna a sostegno del popolo curdo, la più partecipata è stata sicuramente quella di Rennes del 3 dicembre.

Varie e numerose le organizzazioni che l’avevano indetta:

“Douar ha Frankiz, Amitiés Kurdes de Bretagne, Brest Insoumise, UDB Bro-Brest, UDB Jeunes – UDB Yaouank, Collectif des Iranien-nes de Brest, Communauté Kurde de Brest, Solidaires 29, CNT Interpro-Brest, NPA BREST, PCF Pays de Brest, Union Communiste Libertaire Finistère, Union Locale CGT BREST, Collectif des brestoises pour les droits des femmes, Union Pirate…

Scopo dell’iniziativa, protestare contro gli attacchi, ormai congiunti, sincronici, di Ankara e Teheran contro la popolazione curda. Inoltre si voleva esprimere solidarietà a tutto il popolo iraniano sceso in strada contro il regime.

Chiedendo con forza la scarcerazione del Mandela curdoAbdullah Ocalan e di tutti i prigionieri politici in Turchia.

Oltre ovviamente alla sospensione degli attacchi contro il Rojava e la denuncia dell’uso di armi chimiche in Bashur (Kurdistan entro i confini iracheni) da parte della Turchia.

Incamminandosi nel primo pomeriggio da place de la Liberté, il corteoha attraversato le strade principali di Rennes scandendo slogan in curdo, bretonee francese.

Tra cui “Il Kurdistan sarà la tomba del fascismo”, “Erdogan dittatore”, “Viva il presidente Amo” e - ovviamente - quello divenuto ormai internazionale “Donna, Vita, Libertà”.

Negli striscioni ugualmente si poteva leggere: “Libertà per Ocalan”, “Spezziamo il silenzio sul Kurdistan”, “Proteggiamo la rivoluzione del Rojava”…

Altre invece mostravano i militanti curdi sui cui cadaveri, inequivocabili, sono stati rilevati i segni dei gas chimici utilizzati dall’esercito di Ankara. Altri ancora con i volti di Ocalan e delle tre femministe curde (Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Soylemez) assassinate a Parigi nel gennaio 2013.

Tra i manifestanti anche gli amici del bretone caduto nel 2018 nella città di Afrin, Olivier le Claînche (Kendal Breîzh).

Negli interventi finali, oltre ai dati in merito all’utilizzo di armi chimiche contro i curdi, sono state denunciate le violazioni dei diritti umani operate dal regime iraniano, soprattutto nel corso degli ultimi tre mesi, dopo l’uccisione di Jina Mahsa Amini.

La manifestazione si è poi conclusa con canti e danze curdi e iraniani.

Altra manifestazione a sostegno del popolo curdo, sempre in Bretagna e sempre il 3 dicembre, a Saint-Brieuc (Sant-Brieg in bretone) in Côtes-d’Armor (Aodoù-an-Arvor in bretone).

Indetta dal collettivo bretone “Soutien au Rojava” e dalla comunità curda del luogo, ugualmente per chiedere la sospensione dei bombardamenti turchi in Rojava e Bashur e di porre fine alla repressione contro le donne e le minoranze (ma spesso si tratta di popolazioni minorizzate, come curdi e beluci) in Iran.

Tra le organizzazioni che vi hanno aderito: Solidaires 22, CGT 22, FSU 22, La France insoumise du pays de Saint-Brieuc, Ensemble ! 22, PCF 22, Collectif de vigilance antifasciste, Lutte Ouvrière…

Nel suo intervento in place Du Guesclin una consigliera comunale di Sant-Brieg ha detto che “mentre si parla molto dell’Ucraina, quando sono i curdi del Rojava a essere massacrati, non si vede nessuno intervenire”.

In precedenza, il 25 novembre, erano state le vie di Guingamp, (in bretone Gwengamp, famosa per la sua squadra di calcio) a raccogliere le proteste per i pesanti bombardamenti turchi nel nord della Siria (anche su Kobane) in corso già da una settimana.

Un centinaio di persone si erano riunite in serata in place de Centro su invito dei gruppi della sinistra indipendentista bretone riuniti nella sigla “War-Sav” (in piedi!). All’iniziativa avevano aderito: Guingamp Lannion, NPA (Nuovo Partito Anticapitalista), Union locale syndicale Solidaires de Guingamp, il Partito comunista, jeunes communistes Côtes-d’Armor…

Ugualmente, oltre alla fine dei bombardamenti, si richiedeva la scarcerazione dei prigionieri politici in Turchia e la fine della repressione in Iran.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 6/12/2022 - 12:27




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