chella è ‘na stella janca
gente ca nun se tene
e sta senza penziere
pe’ mare ‘o tiempo nun passa maje
è positivo e intanto sudano ‘e mmane.
Maronna e comm'è futo
ca nun se vede ‘o funno
me manca ‘o sciato e scengo
e intanto tengo mente
‘a muntagna è luntana assaje
‘o mare se fa gruosso
e arrassumiglia ‘o cielo
‘o cielo.
Se vede quacche luce
e ‘a finanza nun se fa vedé
gente ‘e mare s'aiuta
ma po' ognuno penza a sé
Penziere ‘e chi nun torna
e l'acqua è cavera ma che r'è?
miette tutte cose a buordo
fuje e nun penzà a me
fuje e nun penzà a me.
Nascette miez'‘o mare
forse int'‘a n'atu munno
scugliera senza sole
scengo sempe sulo
e ‘a muntagna è luntana assaje
'o mare se fa gruosso
e arrassumiglia ‘o cielo
‘o cielo.
Se vede quacche luce
e ‘a finanza nun se fa vedé
gente ‘e mare s'aiuta
ma po' ognuno penza a sé
Penziere ‘e chi nun torna
e l'acqua è cavera ma che r'è?
miette tutte cose a buordo
fuje e nun penzà a me
fuje e nun penzà a me.
inviata da Alessandro Carènzan - 26/5/2017 - 14:44
Flavio Poltronieri - 27/5/2017 - 08:54
Flavio Poltronieri - 28/5/2017 - 10:59
Lorenzo - 28/5/2017 - 11:48
Flavio Poltronieri - 28/5/2017 - 12:43
L'informazione della collaborazione di Don Cherry in questo disco, l'ho ricavata qui.
Vai dunque a far presenta all'articolista e alla redazione musicale di Repubblica le tue riserve, avanzando al contempo la richiesta di rimozione di quella che ritieni essere un'informazione errata. Inoltre, nei ritagli di tempo, ti prego adorante di venire qui a impartirci le tue leziose, ops, preziose lezioni sulla capacità di distinguere, coi nostri orecchi affatto esperti ma semplicemente appassionati, le nette e percepibili differenza fra sax e tromba.
Alessandro Carènzan - 30/5/2017 - 01:52
E' quello di Mel Collins, che chiosa con un meraviglioso assolo la terza traccia del disco, Disperazione.
Ciò detto, aggiungo che se tu, diversamente da me, fossi stato più esperto e capace di cogliere la sottile differenza fra tromba e sax, al primo ascolto, o anche a successivi e ripetuti ascolti ma superficiali, non avresti scritto 'credo' ma saresti andato sul sicuro, affermando con certezza che trattavasi di sax. Dunque, torno a ripetere, cerca di essere meno arrogante. Grazie.
Alessandro Carènzan - 30/5/2017 - 02:18
Lorenzo - 30/5/2017 - 12:31
Non è una vetrina per "il più bravo" del mese e Flavio Poltronieri ha solo puntualizzato un fatto di sua conoscenza. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di rispondere alla rimostranze di Alessandro Carènzan, senonchè a me capita spesso di fare interventi del genere di quelli di Flavio e ora mi viene il sospetto di dare fastidio invece che di un contributo..
cattia salto - 30/5/2017 - 13:28
Noto e apprezzo la coerenza fra le intenzioni e le azioni.
Buona giornata.
Alessandro Carènzan - 30/5/2017 - 14:24
Riccardo Venturi - 31/5/2017 - 12:12
Atterra sul pianeta realtà, che mi pare che tu sovente ti dia arie da extraterrestre.
Alessandro Carènzan - 31/5/2017 - 12:48
Prova a rilassarti ogni tanto, e a considerare di non essere un semidio come il tuo ego ipertrofico ti fa credere, sei uno scemotto come tanti, per cui, se ce la fai da solo, e ne dubito, bene, altrimenti fatti aiutare e atterra sul pianeta terra e torna in te, fra noi, al mondo e nella realtà, mentecatto!
Ma chi cazzo ti credi di essere? Pensi davvero che uno che apporta un contributo al tuo sito, ma poi sta lì, a farsi prendere a pesci in faccia da un esaltato come te?
Alessandro Carènzan - 31/5/2017 - 13:08
PS. Dal punto di vista squisitamente interno al sito, questa canzone, pur bella, non c'entra assolutamente nulla con i suoi argomenti. Naturalmente ti ringraziamo per la copiosa e sentita introduzione; ma viene spostata tra gli "Extra".
Riccardo Venturi - 31/5/2017 - 19:11
molto vintage, il carenzan!
daniela -k.d.- - 31/5/2017 - 21:09
Così, tanto per ristabilire i credits.
daniela -k.d.- - 31/5/2017 - 21:57
Ripeto che io ho solo apportato (e non è la prima volta) un contributo a questo sito, ed è l'unica cosa che mi interessa, mentre delle tue manie e megalomanie, Venturì, poco, anzi nulla mia cale.
Datti una calmata, sembri sempre un po' troppo agitato!
Alessandro Carènzan - 31/5/2017 - 22:09
Lorenzo - 31/5/2017 - 22:46
Riccardo Venturi - 31/5/2017 - 23:02
Resta, per quel che conta e che vale, ossia nulla, l'istintiva ripulsa per un altro individuo, che fa illazioni sulla mia persona (non sono il tipo che passa le sua giornate ad abbaiare su internet, qui, su u social o su qualche blog personale, magari...), e rispetto alle cui farneticanti affermazioni potrei dire molto, ma sono riserve che tengo per me.
Scusate il disturbo e buona serata a tutti, nessuno escluso.
Alessandro Carènzan - 31/5/2017 - 23:10
La "ricerca da KGB" sul tuo conto l'ho fatta in 20 secondi impostando "Alessandro Carènzan" su Google, e neppure aprendo le varie pagine che comparivano. Fine della trasmissione.
Che tu provi "ripulsa" per me, lo ritengo lecito; anche se, ne converrai, io proprio non capisco tutto questo astio nei miei confronti. Abbiamo avuto mai a che fare, io e te? Non mi sembra. Ti ho mai insultato o offeso da qualche parte? Non mi risulta proprio. Se c'è qualcuno che, mi sembra, in questi giorni abbia "farneticato", mi sembra che sia stato esclusivamente tu. Per questo ho tirato in ballo il caldo, altre spiegazioni razionali non me le saprei dare.
Avrei fatto "illazioni sulla tua persona"? Guarda che la "tua persona" mi è totalmente ignota, quindi non vedo quali illazioni potrei fare. Viceversa, mi sono ritrovato nel mezzo di un tuo delirio a base di offese e, va detto, di tonnellate di "illazioni". All'anima del KGB, sembra quasi che tu ti sia fabbricato un dossier su di me!
Mi sono ritrovato, senza averti minimamente offeso (a meno che tu non ritenga il termine "suscettibile" come un'offesa, nel qual caso mi scuso...) definito un mentecatto, uno "scomodatore di sodali", oggetto di inviti tipo "abbassa la cresta" e quant'altro. Viene quasi da pensare che tu avessi da sfogare verso di me una sorta di "antipatia internettara" che ti sei formato a mia totale insaputa e chissà per quale motivo (cosa peraltro del tutto legittima, dato che non ho nessuna pretesa di restare simpatico e/o gradito a tutti).
Io me ne stavo lì buono buono e tranquillo con la mia ernia inguinale che mi devo operare a breve, a cercare di terminare una lunga traduzione dal greco iniziata quasi un anno fa...e mi devo ritrovare nel delirio del Carènzan a base di trombe e sax. Ma non fa niente. Sono cose che succedono.
Il problema, caro Carènzan, è che "scripta manent". Hai ardentemente desiderato che i tuoi interventi non fossero censurati, e io stesso mi sono premurato di approvarli, in primis quelli in cui mi insultavi gratuitamente a dritta e a manca. Io parlo per me stesso, e non ho "sodali" che esistono soltanto nella tua mente.
Nessun problema, per me, se vorrai continuare a spedire contributi, commenti, e tutto quel che ti pare. Nessun problema neppure la "ripulsa" che dici di provare per me. Io, per te, non provo nessuna "ripulsa" perché non so assolutamente niente di te e di quel che fai, pensi, scrivi o mangi. Ma puoi tranquillamente tenerti la tua "ripulsa virtuale" e stai pur certo che non farò niente perché tu cambi idea. Lo stesso vale per le tue "riserve".
Dirò di più, in tutta sincerità e addirittura per contribuire ad aumentartela, la tua "ripulsa". Non mi sarei mai sognato di "censurarti". Mi è venuto in mente, visto che ti piace tanto pensarlo, che consegnare all'eternità di Google questa tua meravigliosa performance, era una cosa che non aveva prezzo. Cosicché, se a qualcuno pungesse vaghezza di andare a vedere "Alessandro Carènzan" su Google, possa ritrovare questa tua ineguagliabile figura di merda e farsi le dovute considerazioni e/o risate. Vedi quanto sono repellente, quando mi ci metto.
Ti dico soltanto, sempre a titolo esclusivamente personale, di starmi d'ora in avanti rigorosamente alla larga qua dentro o altrove in rete, e la mia serata è per fortuna buona senza che me lo debba augurare tale Carènzan Alessandro, a me del tutto sconosciuto e che lo rimarrà. Se ti dà noia il caldo, trasferisciti alle isole Svalbard. E ora, veramente, fine di questa sequela di stupidaggini per le quali mi verrebbe da chiedere perdono al povero Pino Daniele.
Riccardo Venturi - 1/6/2017 - 00:10
Poi certo, frequentando questo sito, che, ripeto, trovo pregevole e meritorio, obtorto collo nel tuo nome e nei tuoi interventi mi sono imbattuto, ma non sembra, Venturi Riccardo, di essere mai intervenuto a corredo degli stessi, con opinioni, osservazioni, pareri o quant'altro.
La ripulsa di cui parlo, è quella che, così, istintivamente, mi hai generato col tuo modo di fare a partire dal primo commento qui, e qui finisce, il resto, della tua persona, della tua storia, del tuo essere, mi è ignoto e continuerà ad essermi tale, e peraltro continuerò a vivere benissimo pur persistendo questa lacuna nella mia esistenza.
Le illazioni le hai fatte, reputandomi e descrivendomi come 'solito buffo attaccabrighe internettaro', probabilmente, sempre per omaggiarti citandoti, le mie baruffe su questo spazio (di cui ho troppo rispetto per svilirlo a contenitore dei miei scleri, tu puoi farlo, perché lo hai fondato e lo gestisci, io forse anche in alcuni momento di questo scambio surreale, ma indebitamente e lo riconosco), 'esistono soltanto nella tua mente', ma questo non è un mio problema, tu converrai, poi puoi correggere il tiro, rigirare la frittata, o minimizzare e aggiustare le tue affermazioni come meglio ti pare e aggrada, del resto i problemi sono altri.
Ora, pur tenendomi la mia antipatia nei tuoi riguardi, chiudo augurandoti, che tu lo accetta o meno, ogni bene per la tua ernia inguinale, e mi unisco alla richiesta di perdono al grande Pino Daniele, che qui intendevo semplicemente omaggiare e ricordare.
Colendissimi (e distinti e DISTANTI) ossequi.
Alessandro Carènzan - 1/6/2017 - 00:37
Riccardo Venturi - 1/6/2017 - 00:53
Buonanotte a te.
Alessandro Carènzan - 1/6/2017 - 00:58
a cura di Annalisa Castellitti e Rita Duraccio
Stella nera è una delle perle dell'album Musicante, 1984, di Pino Daniele. Il disco si avvale, tra l'altro, della presenza alle percussioni del brasiliano Nanà Vasconcelos.
Il brano offre uno sguardo intimo ed accorato sulla Napoli di quegli anni e affronta, sebbene in modo molto ovattato, il tema tabù del contrabbando in mano alla camorra, fenomeno che raggiunse il suo apice negli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta del XX secolo, coinvolgendo e compromettendo un gran numero di persone. Le operazioni di importazione ed esportazione nelle città avvenivano generalmente nottetempo: le imbarcazioni uscivano dalle acque territoriali e dopo aver caricato le merci tornavano ai porti incorrendo sovente in sanzioni pecuniarie e pene detentive.
Scritta in tempo binario, Stella nera presenta una delicata, calma e malinconica melodia, nonché complessi giri armonici e sapienti progressioni che danno un carattere di indefinitezza e continua tensione al brano, il quale appare armonicamente stabile soltanto nella parte iniziale e in quella finale. L'organico strumentale è caratterizzato dalla predominanza della chitarra, da percussioni e, nelle battute conclusive, dal suono squillante del sassofono che conferisce al brano quel sapore blues/jazz misto alla canzone napoletana tanto caro al cantautore, caratteristica, quest'ultima, che nel precedente lavoro del 1980, Nero a metà, aveva contribuito a segnare una importante svolta nella carriera del bluesman partenopeo.
Si tratta di un testo dall'intreccio apparentemente complesso, in cui è centrale la metafora dell'abisso del mare che, al pari della criminalità organizzata, dapprima accoglie e poi divora chi osa sfidarlo. La gente di mare si aiuta, ma poi al sopraggiungere della difficoltà pensa a salvarsi per sfuggire alla sorte, così come i contrabbandieri, per sottrarsi ai controlli della Guardia di Finanza, raffazzonano tutto a bordo cercando di scappare rapidamente. E mentre la terraferma sembra ancora lontana, il mare si fa più scuro, minaccioso e profondo a tal punto da non riuscire più a intravederne il fondo, altra metafora emblema del baratro.
Sul finale il ritmo diviene incalzante, per rappresentare in maniera incisiva la solitudine di chi è fermo in mezzo al mare come una scogliera senza sole. Dall'altra parte, invece, c'è chi continua a sperare e a lottare nel nome di una città che rischia di essere oscurata da una stella nera.
È evidente la cifra peculiare dello stile di Daniele, riassumibile nella capacità di cogliere con leggerezza l’essenza della vita e di saperla descrivere con ritratti chiaroscurali che oltrepassano lo sguardo di chi ascolta. I suoi sono versi icastici, che si avvalgono della forza evocatrice e delle coloriture lessicali tipiche del dialetto napoletano. Ogni parola diventa il simbolo di un’emozione che il cantautore riesce a trasferire sul piano musicale attraverso suggestioni inconfondibili.
Forte è nei brani di Pino Daniele il connubio tra civiltà e legalità, espresso con particolare attenzione nella trattazione di tematiche sociali e discriminanti, in cui si impone costantemente l'appello del cantautore affinché Napoli torni ad essere una metropoli europea, una città d'arte e cultura, una città aperta, e non più famosa, anzi famigerata e soffocata dalla 'munnezza'.
Mantenendo lo sguardo fisso sulla sua strada, I know my way, Pino Daniele ha cantato l'anima di Napoli, una città difficile, che soffre e che come tutto il Sud Italia avrebbe bisogno di un provvedimento speciale: 'Napoli città perduta? Lo dicono sempre, ogni volta che per qualche motivo conviene accusarci', dichiarò a Il Mattino 29 settembre 2006. È una Napoli che si affaccia al Mediterraneo quella che ha voluto portare in Europa, sottolineandone il suo compito, il suo destino e la sua importanza strategica.
Luci e ombre di una Napoli che guarda al futuro, che per il suo pubblico non è 'na carta sporca. Questo cantava Pino Daniele in quelle canzoni che, come egli stesso ha affermato, nascevano 'per caso, da un verso, un giro di chitarra, un suono che ti ronza in testa', fino a quando non 'riesci ad acchiappare un'emozione che devi buttare fuori per forza'.