Più su de lo Moli c’è 1’ officina,
Che d’ è la compagnia di disciplina
Solo pe ghi su e jò sera e matina,
Manco la strada te vene a pagà.
La caccia nera
De st’assassini
Che cià la faccia a civilizzà' l’ abissinii
Quanno che proprio te vo ji bè,
Piji la vusta e dentro non ce trovi gnè!
Vo fa proprio la caccia a li puritti,
Perchè per forza jè tocca a sta zitti,
Una metà non se tene più dritti,
A forza de gnotti le pasciò.
Dìsgrazîati
Dell'officina,
Aspetta e spera pe pija la quindicina;
Quanno la vusta cià su le mà,
Li quattro sordi no gne riva nè quà ne là.
Co ste paghe non se pò ghji più avanti!
Quanno è brutto a commatte co ii birbanti!
Ce fa mori arrabbiati tutti quanti;
...E poi bisogna dije che va bè...
O sfruttatori!
O usurai!
Sughete bene lo sangue degli operai
Ma chi lo sa come va a fini
Statete attente che non va sempre cuscìi
Dopo dieci ore che sei fatigato
E come n'assassino ai tribbulato,
Lo sai come sarai ricombenzato?
C’è rimasto tanto poco pè vedè.
La faccia nera
Piena de mozzo
Che pe riaatte ’gna che te ficchî dentro lo pozzo
Che si più nero de lo carbò
Se te vo riae non c’è un pezzo de sapò.
Che d’ è la compagnia di disciplina
Solo pe ghi su e jò sera e matina,
Manco la strada te vene a pagà.
La caccia nera
De st’assassini
Che cià la faccia a civilizzà' l’ abissinii
Quanno che proprio te vo ji bè,
Piji la vusta e dentro non ce trovi gnè!
Vo fa proprio la caccia a li puritti,
Perchè per forza jè tocca a sta zitti,
Una metà non se tene più dritti,
A forza de gnotti le pasciò.
Dìsgrazîati
Dell'officina,
Aspetta e spera pe pija la quindicina;
Quanno la vusta cià su le mà,
Li quattro sordi no gne riva nè quà ne là.
Co ste paghe non se pò ghji più avanti!
Quanno è brutto a commatte co ii birbanti!
Ce fa mori arrabbiati tutti quanti;
...E poi bisogna dije che va bè...
O sfruttatori!
O usurai!
Sughete bene lo sangue degli operai
Ma chi lo sa come va a fini
Statete attente che non va sempre cuscìi
Dopo dieci ore che sei fatigato
E come n'assassino ai tribbulato,
Lo sai come sarai ricombenzato?
C’è rimasto tanto poco pè vedè.
La faccia nera
Piena de mozzo
Che pe riaatte ’gna che te ficchî dentro lo pozzo
Che si più nero de lo carbò
Se te vo riae non c’è un pezzo de sapò.
inviata da dq82 - 26/5/2017 - 09:39
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Sull’aria di «Faccetta nera».
Miseria. umiliazioni, buste vuote ogni quindicina, barbaro sfruttamento, ecc. Questa la vita degli Operai nei 1935. Ed il fascismo parte per civilizzare gli abissini
Le prefazioni servono a presentare gli uomini e le opere. Ma se si dovesse porre questo compito per presentare "Pietruccio" e le sue canzonette a Civitanova Marche, il tutto sarebbe una cosa superflua e quindi inutile. Chi non conosce Pietro Cerquetti? Chi, più o meno in sordina, non ha fischiettato le sue canzonette?
Ma se una specie di prefazione è necessaria quando l'immaginazione ci fa prevedere sulle labbra di qualche pasciuto "signore" un sorriso che vorrebbe essere di commiserazione e che non riesce neanche a ben dimostrare la stupidità del suo proprietario. Sono i sorrisi, questi a cui alludiamo, di coloro che si ritengono "persone per bene" e che si ritengono gli unici depositori ed intenditori di prose e di versi.
A costoro vogliamo dire che Pietruccio Cerquetti ha frequentato la sola terza elementare, che è un operaio, che è sempre stato operaio. A costoro vogliamo portare come esempio la figura adamantina dell'antifascista Pietruccio.
Dell'umile operaio che non ha cambiato mai casacca, che ha sempre contribuito a tenere alta la rossa bandiera della libertà.
A costoro che si ritengono possedere il monopolio dei valori più umani di coraggio, libertà, coerenza, del bello, del giusto e del buono, vogliamo portare l'esempio di un umile, onesto operaio.
È un operaio che si esprime con l'italiano che gli è stato possibile imparare tra una goccia e l'altra di sudore versate nell'officina. È un operaio che sa meglio estrinsecare i suoi pensieri servendosi delle espressioni fresche e colorite del suo dialetto.
Questa raccolta di versi di Pietro Cerquetti non è solo la prova dei dolori repressi che covano tra la classe operaia; è soprattutto l'anedito di questa classe verso una giustizia superiore.
È dimostrazione di resistenza e di lotta contro ogni sopruso.
Non è solo il lamento accorato dell'oppresso, ma il lavorio costante ed indefesso della goccia d'acqua che scava la roccia.
Sono gli animi sensibili ed onesti degli operai, come "Pietruccio", che hanno portato l'ingente massa degli sfruttati di tutto il mondo a cambiare, nei nostri giorni, alcune parole dell'inno proletario: non è più "Bandiera rossa trionferà" ma più propriamente "Bandiera rossa trionfa già"!.
Sezione del PCI di Portocivitanova
Le canzonette de Pietruccio, PCI Civitanova Marche, 1950
Prefazione - Portocivitanova nell'oscurità - I° maggio - In occasione della guerra d'Africa - La canzone degli sfollati di Civitanova Marche - La politica e l'altare - Lo ciocco - I lavori dello stadio - 7 novembre 1949 - La camisciola - Evviva l'unità