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17 Novembre 1944

Andrea Polini
Lingua: Italiano



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Il 17 novembre i fascisti, tornati in forze nella zona di Sovere, riuscirono a sorprendere alla Malga Lunga il "tenente Giorgio" e la sua squadra. Il partigiano Mario Zeduri ("Tormenta") e il russo Starich erano rimasti gravemente feriti dall'esplosione di una bomba che i fascisti avevano lanciato nel loro rifugio. Paglia, finite le munizioni, accettò la resa sua e dei suoi uomini, a condizione che i feriti fossero curati. I fascisti finsero di aderire alla proposta, invece eliminarono subito a pugnalate Zeduri e Starich e trascinarono a Costa Volpino Giorgio Paglia, Guido Galimberti ("Barba"), Andrea Caslini ("Rocco") e i russi Semion Kopcenko ("Simone"), Alexsander Nogin ("Molotov"), e Ilarion Eranov ("Donez"), che facevano parte dello stesso distaccamento partigiano. Dopo un processo sommario, tutti i partigiani, italiani e russi, furono condannati a morte. A Paglia fu concessa salva la vita perché alla memoria di suo padre Guido, caduto nel 1934 durante la guerra d'Etiopia, era stata concessa la Medaglia d'oro al valor militare. Il "tenente Giorgio" rifiutò sdegnosamente la grazia, chiese fossero invece liberati i suoi compagni e, al diniego, inveì contro i fascisti alleati dei tedeschi e volle essere fucilato per primo. Nello stesso giorno altri due partigiani della 53ª Brigata Garibaldi (i fratelli Pellegrini detti Falce e Martello) furono fucilati dai fascisti a Sovere.




Nel 1944 presso la Malga Lunga sul monte di Sovere si insedia 53. Brigata Garibaldi Tredici Martiri di
Lovere. Il comandante "Montagna" (Giovanni Brasi) ne affida la gestione alla squadra del tenente Giorgio
Paglia, formata da una quindicina di uomini, mentre il comando di Brigata si installa a Campo d'Avene,
distante mezz'ora di marcia.
Il 17 novembre 1944, mentre sei uomini della formazione sono fuori per assolvere incarichi diversi, la
Malga viene attaccata di sorpresa da ingenti forze della Legione Tagliamento. Di guardia all'esterno in quel
momento c’è un partigiano russo Kireij Deresin “Rostoff”, che si allontana prima dello scontro, senza dare
alcun allarme. La battaglia infuria per quasi tre ore finchè gli assalitori riescono a raggiungere il tetto e a
lanciare all'interno alcune bombe a mano, costringendo alla resa i partigiani ormai a corto di munizioni.
Giorgio Paglia chiede salva la vita per i due feriti Mario Zeduri Tormenta e Ilarion Efanov Starich, ma i due
vengono finiti sul posto a colpi di pugnale. Il Tenente Giorgio, Guido Galimberti Barbieri, Andrea Caslini
Rocco e i russi Semion Kopcenko Simone, Alexander Noghin Molotov e Donez vengono trascinati a valle
nonostante il tentativo di intervento (ostacolato dalla neve alta) da parte degli uomini del comandante
Brasi. Quattro giorni dopo, per tutti, c’è la condanna a morte. A Giorgio Paglia si vuole concedere la grazia
perché figlio di Guido, medaglia d'oro della guerra d'Africa, ma il giovane la rifiuta e vuole essere fucilato,
per primo, con i compagni.
Era il 21 novembre 1944, e tutti i partigiani vennero fucilati a Costa Volpino.
Due giorni dopo, poco lontano, a Lovere, i fratelli Renato e Florindo Pellegrini (conosciuti come “Falce” e
“Martello”) catturati quattro giorni prima nel rastrellamento di Covale, vennero anch’essi fucilati.
straginazifasciste.it
Tenente Giorgio(1) è lontana la pianura
lontana è la casa e la vita più sicura
da più di un anno con in braccio il tuo fucile
per un'Italia giusta meno serva e meno vile
vento che fischia tra gli abeti e sulla cresta
sole che scalda il cielo, sarà giorno di tempesta


Vento che fischia tra gli abeti e sulla cresta
sole che scalda il cielo, sarà giorno di tempesta
in Malga Lunga esce fumo dal camino
fuori la neve, l'aria fredda del mattino

Tenente Giorgio è lontana la pianura
lontana è la casa e la vita più sicura
da più di un anno con in braccio il tuo fucile
per un'Italia giusta meno serva e meno vile

All'alba dalla valle stanno salendo in cento
il giorno che comincia con un rastrellamento
circondano la malga come topi e come ladri
quando te ne accorgi ormai è troppo tardi


Starich e Tormenta che provano a fuggire
li feriscono e feriti, li finiscon col pugnale
ma ieri come oggi, chi ha braccio teso e cranio raso
dalla parte sbagliata non ci è finito a caso

Sei partigiani con il cuore greve
il mitra puntato e i piedi scalzi nella neve
negli occhi ancora il sangue dei compagni che hanno perso
sullo stesso sentiero li seguiranno presto


E questo vento che soffia senza mèta
che oggi spazza il bosco e porta via le vite
riporterà memoria, i semi di domani
e nasceranno querce e nuovi partigiani

Con il sorriso idiota di chi sa come va il mondo
qualcuno parla a Giorgio per trascinarlo a fondo
hai perso per voi finisce la partita
ma tu solo, e per tuo padre, avrai salva la tua vita


Ma le camicie nere non han capito ancora
che Giorgio Paglia è un uomo, non uno come loro
i compagni lo sanno che non li sa tradire
di loro sarà il primo, non l'ultimo a morire

E la memoria non sarà divisa tra chi ricorda
... e chi Giovanni Brasi(2)
tra chi ricorda Zuccari i Valzelli e i Respini
e chi ricorda Paglia e i fratelli Pellegrini
(1) Giorgio Paglia
Nato a Bologna nel 1922, fucilato a Costa Volpino (Bergamo) il 21 novembre 1944, studente, Medaglia d'oro al Valor militare alla memoria.
Frequentava il quarto anno di Ingegneria al Politecnico di Milano. Chiamato alle armi, fu costretto ad interrompere gli studi e, al momento dell'armistizio, si trovava come allievo ufficiale a Cerveteri. Prese parte ai combattimenti contro i tedeschi che puntavano sulla Capitale, poi raggiunse il Nord e, nella primavera del 1944, per sottrarsi ai bandi della repubblica di Salò, Giorgio Paglia raggiunse le prime formazioni partigiane operanti nel Bergamasco. Distintosi per coraggio e capacità, il giovane - conosciuto tra i partigiani della 53ª Brigata Garibaldi "Martiri di Lovere" come "tenente Giorgio" - fu con i suoi uomini tra i protagonisti dei combattimenti tra la Val Cavallina e la Val Borlezza che, nella prima decade di novembre del 1944, misero in gravi difficoltà i fascisti della "Tagliamento" e le SS che li appoggiavano.

(2) Giovanni Brasi (Lovere, 1901 – Bergamo, 1974)
Socialista militante in gioventù, espatriò durante il fascismo e lavorò in Francia come operaio metallurgico. Dopo il 25 luglio 1943 si segnalò a Lovere come attivista del partito comunista e fu arrestato perché ritenuto istigatore di alcune violenze contro esponenti fascisti. Dopo l’8 settembre si unì ad Eraldo Locardi e ad altri militari regi costituendo la 53a brigata partigiana, della quale fu comandante assumendo Montagna come nome di battaglia. Operò prevalentemente sui monti del Loverese compiendo audaci colpi di mano. L’attività della sua formazione subì un temporaneo arresto dopo la cattura e la fucilazione, avvenuta il 22 dicembre 1943, di tredici suoi partigiani dai parte dei militi fascisti comandati da Aldo Resmini. Il Brasi, non ligio agli ordini di scuderia del suo partito, ricostituì la formazione accogliendo anche giovani cattolici e liberali renitenti alla leva della Repubblica Sociale; sfuggì ai rastrellamenti con frequenti spostamenti da una valle all’altra e il 31 agosto 1944 sostenne un duro scontro a Fonteno sbaragliando preponderanti forze nazifasciste. Il 17 novembre rimase ferito a Pòssimo in un altro scontro. Alla Liberazione fu nominato sindaco di Lovere dal C.L.N. Si dedicò poi con buoni risultati alla professione di fotografo.

inviata da dq82 - 5/5/2017 - 10:56




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