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Askwazukuhamba

anonimo
Lingua: Xhosa


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[Periodo imprecisato del XX secolo]
(Unknown period in the 20th Century]
Canto tradizionale Xhosa
Xhosa traditional song

Noi non possiamo camminare liberi. Un avviso sulla spiaggia di Durban, in tre lingue (inglese, afrikaans e zulu). Tratto di spiaggia riservato ai "membri della razza bianca". La foto è del 1989.
Noi non possiamo camminare liberi. Un avviso sulla spiaggia di Durban, in tre lingue (inglese, afrikaans e zulu). Tratto di spiaggia riservato ai "membri della razza bianca". La foto è del 1989.


Qualche tempo fa, è stata costruita un'intera pagina su Shosholoza, l'antico canto di minatori (originariamente in lingua ndebele / zulu, ma cantato anche in xhosa) che è diventato come il “secondo inno nazionale” del Sudafrica dopo la fine dell'apartheid. Un canto talmente famoso, lo Shosholoza, che ha dato origine a tutta una serie di “derivati”, che si potrebbero chiamare gli “shosholozidi”; e questo che qui si presenta, è appunto uno “shosholozide”.

Se lo Shosholoza ha fatto il giro del mondo, Askwazukuhamba non lo ha fatto per nulla. Forse perché è ben più esplicito dello Shosholoza, da cui chiaramente deriva. E' cantato in lingua xhosa, che era la lingua madre di Nelson Mandela. Non ne ho trovato registrazioni originali, anche se probabilmente si adatta allo Shosholoza; ma è una mia ipotesi che non posso dimostrare. [RV]
Askwazukuhamba
kweli lizwe lokhokho bethu
aphemhlabeni

Sibulawa sisigebenga
aphemhlabeni

Shuku, shuku
mam' uyandishiya
wenyuk' umbombela

Wenyuk' ekuseni
mam' uyashindiya
shosholoza Madiba
aphemhlabeni

inviata da Riccardo Venturi - 30/3/2017 - 20:49



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
30-3-2017 20:50

Due parole del traduttore. Del canto si trovano alcune (poche) traduzioni in inglese, ma provengono da libretti di corali, o di spettacoli. Sono approssimative per loro stessa ammissione, e le "parole" xhosa, spesso agglutinazioni di parti diverse del discorso, non sono quasi mai facili ad intendere. Ho provato un po', pur con le mie non certo eccelse conoscenze della lingua xhosa, a andare un po' "oltre", ma ovviamente i risultati non sono garantiti appieno.
NON POSSIAMO CAMMINARE

Noi non possiamo camminare
liberi nella terra dei nostri antenati
qua in questo paese

Siamo perseguitati e uccisi dai poliziotti del mostro [1]
qua in questo paese

Il suono, il suono di un treno
mamma, lo sto perdendo
voglio salire sul treno

Ci voglio salire al mattino,
mamma, lo sto perdendo.
Avanti come un treno che fischia, Madiba [2]
qua su questa terra!
[1] Il “mostro” è l'apartheid. Esisteva anche in lingua xhosa (come in tutte le altre lingue sudafricane) una “denominazione ufficiale” dell'apartheid: Uhlelo lobandlululo, che vuol dire alla lettera “sviluppo separato”. In alcune approssimative traduzioni inglesi di questo canto, il termine isigebenga è reso come “il mostro”, ma in realtà si tratta di un plurale: i “mostri”, o meglio, “quelli del mostro” (ovvero i poliziotti, gli agenti).

[2] Nella traduzione italiana di “Shosholoza” è stato spiegato -più o meno- l'esatto significato di questa parola (un verbo all'imperativo) ed il modo in cui è costruita: il treno va avanti e fa “sho sho”, cioè “ciuf ciuf”. Qui si è tradotto di conseguenza, con la libertà del “fischio” (shuku) al posto di un “ciuf ciuf” che non ci sarebbe stato granché. Il senso insomma dovrebbe essere questo. “Madiba” è Nelson Mandela, come è noto; viene spesso tradotto con “capo, comandante”, ma si trattava in realtà di un titolo onorifico che veniva usato da tutti i capi anziani del clan di Mandela. Era più un segno di rispetto e di affetto che un effettivo termine di comando; in pratica era un simbolo degli antenati del clan, ed ha quindi un significato assai più complesso e profondo. Secondo la Nelson Mandela Foundation, si tratta del nome proprio di un capo xhosa che visse nel XVIII secolo, ed è quindi di antica origine e tramandato attraverso le generazioni.

30/3/2017 - 20:50




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