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Río Verde

anonimo
Lingua: Spagnolo


Lista delle versioni e commenti


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[Origini: Attorno al 1491 ?]
[Origin: about 1491 ?]
[Orígenes: cerca de 1491 ?]
Romance popolare spagnolo
Spanish popular Romance
Romance popular Español
Fonte / Source / Fuente:
Historia de los Vandos, Cegries, Abencerrages, Cavalleros Moros de Granada, y las Civiles Guerras que huvo en ella, hasta que el Rey don Fernando el Quinto la ganó, Barcelona, 1757

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1. La Guerra di Granada e la caduta del regno Nasride.

La Guerra di Granada (che ebbe tutte le caratteristiche di una guerra civile), durata dal 1482 al 1491, fu l'ultimo atto della Reconquista spagnola. Si svolse durante il regno dei “Re Cattolici”, Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia, all'interno dell'ultimo lembo di Spagna araba, Il Sultanato di Granada retto dalla dinastia dei Nasridi, e culminò con l'assedio della stessa Granada e la resa negoziata dell'ultimo Sultano, Abū ‘Abd Allāh Muhammad XII detto “Boabdil” (1459-1528).

Si trattò di una guerra lunga e strana, con più della guerriglia che della guerra vera e propria: ogni anno, ad esempio, le operazioni belliche venivano interrotte all'inizio dell'inverno per essere riprese in primavera. Gli spagnoli sfruttarono abilmente le divisioni presenti tra i musulmani; il risultato fu la capitolazione di Granada, avvenuta il 25 novembre 1491. I “Re Cattolici” entrarono ufficialmente in Granada il 2 gennaio 1492: era appena iniziato quell'anno veramente fatidico. La notizia della caduta di Granada fu celebrata e festeggiata in tutta Europa: a Roma ci fu una processione con tutto il collegio cardinalizio, a Napoli furono rappresentate delle commedie allegoriche, a Londra furono recitate poesie in onore dei Re Cattolici.

La resa dell'ultimo piccolo resto della Spagna araba è stata un avvenimento centrale nella storia d'Europa, e del mondo intero. Con questo, i re spagnoli poterono presentarsi come massima potenza religiosa del continente, il che si tradusse ovviamente in potenza politica. Il titolo ufficiale di “Re Cattolici” non fu concesso ai due sovrani che nel 1496, da papa Alessandro VI (che era di Valencia), ma già dal 1492 la Spagna poté godere di ripercussioni importantissime, prima fra tutte l'inizio della “scoperta” e della colonizzazione del Nuovo Mondo, che le diede anche una formidabile potenza economica. Dopo avere impiegato sette secoli per “reconquistar” il proprio territorio, dal 1492 la Spagna inizia la sua espansione in Europa e nel nuovo continente.

2. I Mori di Spagna e gli Ebrei.

Dopo la conquista del Regno di Granada, va detto che, in un primo momento, alla popolazione Mora non fu riservato un trattamento disonorevole. A partire dalle Capitolazioni del Regno di Granada (28 novembre 1491) fu fatta passare dai sovrani spagnoli tutta una serie di Leyes pragmáticas assai garantiste dei diritti dei Mori, cui veniva permesso di continuare a praticare liberamente la propria religione e di conservare il loro modo di vivere. I sovrani di Spagna preferirono concentrare la repressione sugli odiati Ebrei (che, sotto gli Arabi, godevano della più ampia libertà di culto e di commercio): si arriva al 12 ottobre 1492, il giorno in cui si concentrarono tre avvenimenti chiave della storia d'Europa, il decreto di espulsione degli Ebrei da parte di Isabella la Cattolica, la “scoperta dell'America” di Cristoforo Colombo al servizio della corona di Spagna, e la morte a Firenze di Lorenzo il Magnifico, che diede inizio all'instabilità italiana cinquecentesca (cui la Spagna partecipò attivamente).

Il buon trattamento riservato ai Mori durò però assai poco: le “leggi prammatiche” furono applicate soltanto fino al 1499, quando la politica accondiscendente di Hernando de Talavera fu sostituita dalla mano dura del cardinale Francisco Jiménez de Cisneros. Quest'ultimo, un fanatico che cercava di diffondere il Cristianesimo tra le popolazioni musulmane, ebbe come risultato lo scoppio di numerose rivolte (Córdoba, Baza, Guadix, Ronda). Quando la ribellione arrivò ad Almería, che si trova nel territorio di Granada, questo significò la fine dell'applicazione delle leggi garantiste. Il 20 luglio 1501 fu emanato un ordine di conversione forzata, la quale proibiva tra le altre cose che gli arabi mudéjares non convertiti al cristianesimo entrassero a Granada. Cominciò a funzionare a pieno regime il Tribunale dell'Inquisizione, che a volte si occupava anche degli arabi convertiti (i Moriscos) oltre che, naturalmente, degli ebrei convertiti (i Marranos).

3. Questa ballata, le sue fonti e le sue vicende.

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Le vicende della guerra di Granada e della fine del suo Regno hanno, naturalmente, una grande abbondanza di fonti storiche, anche coeve. Non altrettanto si può dire per le due versioni della ballata che qui si presenta, e per diverse altre incentrate su quegli avvenimenti; l'unica fonte è infatti un volume pubblicato nel 1757 a Barcellona, Historia de los Vandos, Cegries, Abencerrages, Cavalleros Moros de Granada, y las Civiles Guerras que huvo en ella, hasta que el Rey don Fernando el Quinto la ganó. L'opera, composta da Ginés Pérez de Hita, “vecino de la Ciudad de Murcia”, fu stampata da Lucas de Bezares, “en la calle de Nuestra Señora del Carmen”, ed è dedicata nientepopodimeno che a San Girolamo in persona, dottore della Chiesa. L'autore, probabilmente per darle più autorevolezza, la presentò come “traducida en castellano”: un artificio molto usato, nel XVIII secolo, sia nelle opere di saggistica (storiche, ecc.), sia in quelle letterarie. In pratica, l'autore volle far credere che si trattasse di una traduzione diretta da opere redatte in lingua “moresca”, vale a dire nel castigliano usato dai Mori convertiti (e scritto in caratteri arabi), oppure direttamente in arabo. Le due versioni della ballata si trovano tra le pagine 572 e 577 di detta opera, e le presentiamo qua nella grafia originale del volume.

Le vicende del Romance sono storiche, e devono situarsi circa nel 1490/91, poco prima della caduta di Granada, al momento della ribellione Mora dell'Alpujarra (la zona montuosa delle Sierras attorno a Granada). Il re don Fernando decise di inviare un autentico corpo di spedizione per sedare la rivolta (una delle ultime, scoppiata nonostante la debolezza e l'indecisione di Boabdil). A capo della spedizione fu posto il nobile cavaliere don Alonso de Aguilar, con al seguito un migliaio di soldati di fanteria; ma in quell'occasione i Mori seppero ben difendersi mettendo in ritirata le truppe reali in uno scontro la cui esatta ubicazione non è precisa.

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Fatto sta, che lo stesso don Alonso de Aguilar ci rimise valorosamente le penne; da qui un Romance (pagine 570-572 dell'opera) che narra più compiutamente delle vicende della battaglia. Immediatamente dopo, ecco la nostra ballata, considerata da molti una delle più belle tra quelle che narrano di quegli eventi, e che, come si vedrà meglio in seguito, ebbe curiose e inattese ripercussioni europee. Come è lecito attendersi in casi del genere, non può trattarsi di qualcosa che possa essere considerato “contrario” a quella guerra; è un Romance eroico, seppur di notevole valore. Un Romance, però, senz'altro di origine coeva e da quale molto traspare delle condizioni e delle circostanze da cui ebbe a scaturire, al pari degli altri; centrale è, ad esempio, la vicenda del cavalier De Saavedra (antenato di Cervantes?) e del suo mortale scontro con un Renegado moro. Il cristianissimo cavalier de Saavedra è di Siviglia; viene intercettato dal Renegado musulmano, che è di Siviglia come lui, e che lo sfida a battersi. Non prima, però, di avergli detto che lo conosce molto bene, e che lo aveva visto spesso a jugar cañas, vale a dire a provocare, a attaccare briga. Non solo: il “Rinnegato” gli comunica che conosce molto bene tutta la sua famiglia, dai genitori alla sua sposa Doña Clara; e che, soprattutto, per sette anni egli era stato suo prigioniero, venendo trattato malamente. Insomma, le usualissime cose delle guerre civili (ed il concetto che si era trattato di una guerra civile vera e propria, e non di una “reconquista” o di una guerra di religione, è già ben presente nel XVIII secolo, come si vede). Invocando Mahoma, il Moro promette al cavaliere cristiano di “trattarlo come era stato trattato da lui”; ma nello scontro ha la peggio. In compenso, il cavalier de Saavedra viene immediatamente circondato da molta Mòra canalla, e viene assai poco cerimoniosamente massacrato. Stessa fine tocca al comandante, don Alonso de Aguilar; mentre, sempre in perfetta concordanza con ciò che avviene durante ogni guerra, civile o non civile che sia, un altro nobile cavaliere dei comandi, il conte di Ureña, vista la mala parata e ferito, se la dà coraggiosamente a gambe salvato da un adalid. Nelle antiche armate spagnole, l'adalid era l'attendente personale del comandante, che aveva il preciso compito di conoscere perfettamente la topografia dei luoghi e di indicare i sentieri e i cammini (la parola deriva dall'arabo ad-dalīl “indicatore, colui che mostra”). Come si vede, c'è di tutto: eroismo, vendette personali, codardia, sopraffazione. Le usuali tematiche dei componimenti “nella guerra”.

4. La “scoperta” e la traduzione inglese di Thomas Percy.

Invece dell'opera di Ginés Pérez de Hita deve essere senz'altro capitato tra le mani di Thomas Percy un altro volume analogo (e, forse, diretto antecedente del nostro, ma andato perduto). Lui, insomma: il grande antiquario inglese (e non scozzese, essendo nato il 13 aprile 1729 nella contea inglese dello Shropshire), quello del celeberrimo Percy Folio che tante volte abbiamo qua incontrato parlando di antiche ballate britanniche. Thomas Percy era un conoscitore di lingue: ad esempio, tradusse dal portoghese il romanzo cinese Hau Kiou Choaan. Nel 1765, come tutti sanno, il Percy pubblica la sua opera capitale (iniziata a compilare nel 1756): le Reliques of Ancient English Poetry (se cliccate sul link, sappiate che ve le sciroppate tutte, integralmente), praticamente una delle opere che più ebbe importanza e influenza nel XVIII secolo britannico, e che ebbe ad esser presa come vera e propria ispirazione e fondazione del Romanticismo inglese (e quindi europeo). Le Reliques, in sé, sono però un'opera tipicamente settecentesca; nel compilare la sua sterminata silloge di Old Heroic Ballads, Songs, and other Pieces of our earlier Poets, together with some few of later Date, il vescovo di Dromore (Percy era un allegro e avvenente ecclesiastico, tramandato come impenitente donnaiolo) infilò veramente di tutto, e praticamente ogni cosa manipolò di sua propria mano (comprese le ballate riprese dal “Folio”). Dal punto di vista della filologia moderna, le Reliques farebbero mettere le mani nei capelli (cosa che, effettivamente, accadde a Francis James Child, che pure se ne servì abbondantemente dato che molte ballate sono tramandate solo dal Folio e dalle Reliques, nella redazione del Percy); una grandiosa accozzaglia, che però riportò alla luce e all'attenzione generale componimenti, di autore e popolari, assolutamente dimenticati all'epoca. In tutta quest'accozzaglia, nel volume 2, XVI, il Percy inserisce anche la nostra ballata spagnola, il Río Verde nella sua seconda versione; la presenta come qualcosa che “somiglia molto alla maniera di comporre dei nostri antichi bardi e menestrelli inglesi” (il che può essere vero), lodandola per la sua chiarezza e nuda semplicità, ma specifica anche che tale “omaggio” era derivato dal fatto che, anni prima, quando stava imparando lo spagnolo, ne era rimasto assai colpito e la aveva tradotta personalmente in inglese (con qualche libertà, naturalmente). Insomma, l'antico Romance spagnolo finì nelle Reliques del Percy grazie alla traduzione che egli ne aveva fatto, e che qui pure presentiamo assieme al testo spagnolo così come dato per accompagnare la traduzione (un testo leggermente differente da quello proveniente dal volume del 1757, e probabilmente ricopiato dal Percy con diverse inconguenze ed errori). Il Percy, come si evince dall'introduzione alla ballata, afferma di averla ripresa da un volume pubblicato nel 1694 a Madrid, una Historia de las civiles Guerras de Granada; tale opera appare del tutto analoga a quella del 1757. [RV]

reliques
Primera versión / Prima versione / First Version
Historia de los Vandos, Cegries, Abencerrages, Cavalleros Moros de Granada, y las Civiles Guerras que huvo en ella, hasta que el Rey don Fernando el Quinto la ganó, 1757, pp. 572-573

“Este fin glorioso tuvo este valeroso Cavallero Don Alonso de Aguilar. Ahora sobre su muerte hay discordia entre los Poetas que sobre esta Historia han escrito Romances, porque el uno, cuyo Romance es el que havemos contado, dice, que esta Batalla, y rota de Christianos, fue en la Sierra Nevada. Otro Poeta, que hizo el Romance del Rio verde, dice que esta Batalla en Sierra Bermeja; no sé à qual elija. El Lector puede hacer esta eleccion, pues importa poco que muriera en una parte, ò en otra, pues todo se llama Alpujarra. Aunque me parece, y es assi, que la Batalla dicha passò en Sierra Bermeja, que assi lo declara un Romance muy antiguo, que dice desta manera:

RIO Verde, Rio verde
tinto vá de sangre viva,
entre ti, y Sierra Bermeja
muriò gran Cavalleria.

Murieron Duques, y Condes,
Señores de gran valía;
alli muriò Urdiales,
hombre de valor, y estima.

Huyendo vá Saavedra
por una ladera arriba,
trás él iba un Renegado,
que muy bien le conocia.

Con algazára muy grande
desta manera decia:
Date, date Saavedra,
que muy bien te conocia:

Bien te vide jugar cañas
en la Plaza de Sevilla,
y bien conocí a tus Padres,
y tu Muger Doña Elvira:

Siete años fui tu cautivo,
y me diste mala vida,
y ahora lo serás mio,
ò me costará la vida.

Saavedra que lo oyera,
como un Leon rebolvia,
tiròle el Moro un quadrillo,
y por alto hizo la via.

Saavedra con su lanza
mas de mil Moros que havia,
hicieronle mil pedazos
con saña que le tenian.

Don Alonso en este tiempo
muy gran Batalla hacia,
el cavallo le havian muerto,
por muralla le tenia,

Y arrimado a un gran peñon,
con valor se defendia:
muchos Moros tíene muertos,
pero poco le valía;

Porque sobre él cargan muchos,
y le dán grandes heridas,
tantas que cayo alli muerto
entre la gente enemiga.

Tambien el Conde de Ureña,
mal herido en demasia,
se sale de la Batalla
llevado por una guia,

Que sabia bien la senda
que de la Sierra salia:
muchos Moros dexa muertos
por su grande valentia:

Tambien algunos se escapan,
que al buen Conde le seguian;
Don Alonso quedò muerto,
recobrando nueva vida,
con una fama inmortal
de su esfuerzo, y valentia.

inviata da Riccardo Venturi - 8/12/2016 - 12:19




Lingua: Italiano

Prima Versione: Traduzione italiana
di Riccardo Venturi, 8 dicembre 2016
”Tale gloriosa fine ebbe questo valoroso cavaliere Don Alonso de Aguilar. Ora, sulla sua morte c'è discordanza tra i Poeti che hanno scritto Romances su questa storia, perché il primo, il cui Romance è quello che abbiamo raccontato, dice che quella Battaglia, e rotta dei Cristiani, avvenne nella Sierra Nevada. L'altro Poeta, che ha composto il Romance del Río Verde, dice che quella Battaglia avvenne nella Sierra Bermeja; non so quale scegliere. Il Lettore potrà fare la sua scelta, poiché importa poco se sia morto qua o là dato che tutto quanto si chiama Alpujarra. Mi pare comunque, ed è così, che tale Battaglia abbia avuto luogo in Sierra Bermeja, come dichiara un Romance antichissimo, che dice a questo modo:”

Río Verde, Río Verde
tinto è di sangue vivo,
tra di te e la Sierra Bermeja
morì gran Cavalleria.

Morirono Duchi e Conti,
Signori di gran valore;
là morì Urdiales,
uomo valente e stimato.

Va fuggendo Saavedra
su per un pendio,
lo inseguiva un Rinnegato
che assai bene lo conosceva.

Facendo grande strepito
diceva a questo modo:
Eccoti, eccoti, Saavedra
che sì bene ti conoscevo:

Ben ti ho visto provocare
sulla piazza di Siviglia,
bene conobbi i tuoi genitori
e tua moglie Doña Elvira.

Sette anni fui tuo prigioniero,
mala vita mi hai fatto fare,
e ora tu sarai mio,
o mi costerà la vita.

Saavedra che lo aveva udito
come un Leone si rivoltava,
il Moro gli tirò un giavellotto
e si avviò in altura.

Saavedra con la sua lancia
i più di mille Mori che c'erano
lo fecero in mille pezzi
con il furore che avevano.

Frattanto don Alonso
combatteva con gran forza,
gli avevano ucciso il cavallo,
gli serviva da riparo,

E vicino a una gran rocca
con valore si difendeva:
molti Mori li aveva uccisi
però poco gli serviva;

Perché lo attaccano in molti
e gli fan grosse ferite,
tante che cadde là morto
tra la gente nemica.

Anche il Conte di Ureña
con gravi e molte ferite
esce dalla Battaglia
portato via da una guida,

Che sapeva bene il sentiero
che dalla Sierra usciva:
molti Mori lascia morti
per il suo grande valore:

Scappano pure alcuni
al seguito del buon Conte;
Don Alonso restò là morto
guadagnandosi nuova vita
con una fama immortale
della sua forza e valentia.

8/12/2016 - 13:54




Lingua: Spagnolo

Segunda versión / Seconda versione / Other Version
Historia de los Vandos, Cegries, Abencerrages, Cavalleros Moros de Granada, y las Civiles Guerras que huvo en ella, hasta que el Rey don Fernando el Quinto la ganó, 1757, pp. 575-577
“Algunos poetas, teniendo noticia de que la muerte de Don Alonso de Aguilar, fue en Sierra Bermeja, alumbrados de las Coronicas Reales, haviendo visto este Romance passado, no saltò un Poeta que hizo otro nuevo à la misma materia aplicado à él, dice assi:”

Rio verde, Rio verde,
quanto cuerpo en ti se baña
de Christianos, y de Moros
muertos por la dura espada;

Y tus hondas cristalinas
de roxa sangre se esmaltan,
que entre Moros, y Christianos
se trabò muy gran batalla.

Murieron Duques, y Condes,
grandes señores de salva;
muriò gente de valia,
de la Nobleza de España.

En ti muriò don Alonso,
que de Aguilar se llamaba:
el valeroso Urdiales,
con don Alonso acababa.

Por un ladera arriba
el buen Saavedra marcha;
natural es de Sevilla,
de la gente mas granada.

Trás dél iba un Renegado,
desta manera le habla:
Date, date, Saavedra,
no huyas de la batalla,

Yo te conocí muy bien,
gran tiempo estuve en tu casa
y en la Ciudad de Sevilla
bien te vide jugar cañas.

Conocì à tu Padre, y Madre,
y a tu Muger Doña Clara;
siete años fui tu cautivo,
Malamente me tratabas,

Y ahora lo serás mio,
si Mahoma me ayudaba;
y tambien te trataré,
Como tu à mi me tratabas.

Saavedra que lo oyera,
al Moro bolviò la cara,
tiròle el Moro una flecha,
pero nunca lo acertára.

Mas hiriòle Sayavedra
De una muy cruel lanzada,
muerto cayò el Renegado
Sin poder hablar palabra.

Saavedra fue cercado
de mucha Mòra canalla,
y al cabo cayò alli muerto
de una muy mala lanzada.

Don Alonso en este tiempo
bravamente peleaba,
que el cavallo le havian muerto,
y le tiene por muralla.

Mas cargaron tantos Moros,
que mal le hieren, y tratan;
de la sangre que perdia
Don Alonso se desmaya.

Al fin, al fin cayò muerto
al pié de un peña alta
tambien el Conde de Ureña
mal herido se escapaba,
por guiarle un Adalid,
que sabe bien las entradas.

Muchos salen con el Conde,
que le siguen las pisadas;
muerto queda don Alonso,
y eterna fama ganada.

inviata da Riccardo Venturi - 8/12/2016 - 12:33




Lingua: Italiano

Seconda versione: Traduzione italiana
di Riccardo Venturi, 8 dicembre 2016
”Alcuni poeti sapevano che la morte di Don Alonso de Aguilar era stata in Sierra Bermeja, alla luce delle Croniche Reali e avendo visto il Romance precedente; però saltò fuori un Poeta che ne fece uno nuovo sullo stesso fatto, ad esso applicandolo, e che dice così:

Río Verde, Río Verde,
quanti corpi in te si bagnano,
di Cristiani e di Mori
uccisi da dura spada;

E le tue onde cristalline
brillan di rosso sangue,
poiché tra Mori e Cristiani
si attaccò gran battaglia.

Morirono Duchi e Conti,
gran signori giurati;
morì gente di valore,
della Nobiltà di Spagna.

In te morì don Alonso,
che de Aguilar si chiamava;
il valoroso Urdiales
con don Alonso comandava.

Su per un pendio
il buon Saavedra procede;
è nativo di Siviglia,
della gente più distinta.

Lo inseguiva un Rinnegato,
in questo modo gli parla:
Eccoti, eccoti, Saavedra,
non fuggire dalla battaglia,

Benissimo ti conobbi,
a lungo son stato in casa tua
e nella città di Siviglia
ben ti vidi attaccar briga.

Conobbi tuo Padre e tua Madre,
e tua Moglie Doña Clara;
sette anni fui tuo prigioniero,
e tu mi maltrattavi.

E ora tu sarai mio
se Maometto mi aiuterà;
e anche io ti tratterò
come tu trattavi me.

Saavedra che lo aveva udito
si voltò verso il Moro,
il Moro gli tirò una freccia
però mai lo ebbe a colpire.

E allora lo ferì Saavedra
con un tremendo colpo di lancia,
morto cadde il Rinnegato
senza più poter far parola.

Saavedra fu accerchiato
da una gran canaglia Mora,
e alla fine cadde là morto
con un orrendo colpo di lancia.

Frattanto don Alonso
lottava coraggiosamente,
ché gli avevano ucciso il cavallo
e lui lo tiene come riparo.

Allora attaccarono tanti Mori
che lo feriscono e maltrattano;
dal sangue che perdeva
Don Alonso perde i sensi.

Infine, infine cadde morto
ai piedi di un'alta rocca,
e anche il Conte di Ureña
ferito grave scappava
guidato da un Attendente
che conosce bene le strade.

Molti scappano con il Conte
seguendo i suoi passi;
morto resta là don Alonso
con l'eterna fama guadagnata.

8/12/2016 - 14:14




Lingua: Spagnolo

Il testo della seconda versione dato da Thomas Percy, Reliques of Ancient English Poetry, 2, XVI
The 2nd Version as given by Thomas Percy, Reliques of Ancient English Poetry, 2, XVI

Thomas Percy (1729-1813)
Thomas Percy (1729-1813)


XVI.
Gentle River, Gentle River.
TRANSLATED FROM THE SPANISH.

Although the English are remarkable for the number and variety of their ancient ballads, and retain perhaps a greater fondness for these old simple rhapsodies of their ancestors, than most other nations; they are not the only people who have distinguished themselves by compositions of this kind. The Spaniards have great multitudes of them, many of which are of the highest merit. They call them in their language Romances, and have collected them into volumes under the titles of El Romancero, El Cancionero,[1] &c. Most of them relate to their conflicts with the Moors, and display a spirit of gallantry peculiar to that romantic people. But, of all the Spanish ballads, none exceed in poetical merit those inserted in a little Spanish History of the Civil Wars of Granada, describing the dissensions which raged in that last seat of Moorish empire before it was conquered in the reign of Ferdinand and Isabella, in 1491. In this history (or perhaps romance) a great number of heroic songs are inserted, and appealed to as authentic vouchers for the truth of facts. In reality, the prose narrative seems to be drawn up for no other end, but to introduce and illustrate those beautiful pieces.

The Spanish editor pretends (how truly I know not) that they are translations from the Arabic or Morisco language. Indeed, from the plain unadorned nature of the verse, and the native simplicity of the language and sentiment, which runs through these poems, one would judge them to be composed soon after the conquest of Granada above mentioned; as the prose narrative in which they were inserted was published about a century after. It should seem, at least, that they were written before the Castilians had formed themselves so generally, as they have done since, on the model of the Tuscan poets, or had imported from Italy that fondness for conceit and refinement, which has for near two centuries past so much infected the Spanish poetry, and rendered it so frequently affected and obscure.

As a specimen of the ancient Spanish manner, which very much resembles that of our old English bards and minstrels, the reader is desired candidly to accept the two following poems. They are given from a small collection of pieces of this kind, which the Editor some years ago translated for his amusement when he was studying the Spanish language. As the first is a pretty close translation, to gratify the curious it is accompanied with the original. The metre is the same in all these old Spanish ballads: it is of the most simple construction, and is still used by the common people in their
extemporaneous songs, as we learn from Baretti's Travels. It runs in short stanzas of four lines, of which the second and fourth line alone correspond in their terminations; and in these it is only required that the vowels should be alike, the consonants may be altogether different, as

pone
casa
meten
areco
noble
canas
muere
gamo


Yet has this kind of verse a sort of simple harmonious flow, which atones for the imperfect nature of the rhyme, and renders it not unpleasing to the ear. The same flow of numbers has been studied in the following versions. The first of them is given from two different originals, both of which are printed in the Hist. de las civiles guerras de Granada, Madrid, 1694. One of them hath the rhymes ending in aa, the other in ia. It is the former of these that is here reprinted. They both of them begin with the same line:

Rio verde, rio verde.[2]


which could not be translated faithfully:

Verdant river, verdant river,


would have given an affected stiffness to the verse; the great merit of which is easy simplicity; and therefore a more simple epithet was adopted, though less poetical or expressive.
" Rio verde, rio verde,
Quanto cuerpo en ti se baña
De Christianos y de Moros
Muertos por la dura espada!

'Y tus ondas cristalinas
De roxa sangre se esmaltan:
Entre Moros y Christianos
Muy gran batalla se trava.

'Murieron Duques y Condes,
Grandes senores de salva:
Murio gente de valia
De la nobleza de España.

'En ti murio don Alonso,
Que de Aguilar se llamaba;
El valeroso Urdiales,
Con don Alonso acabada.

'Por un ladera arriba
El buen Sayavedra marcha;
Naturel es de Sevilla,
De la gente mas granada.

'Tras el iba un Renegado,
Desta manera le habla;
"Date, date, Sayavedra,
No huyas de la batalla.

"'Yo te conozco muy bien,
Gran tiempo estuve en tu casa
Y en la Plaça de Sevilla
Bien te vide jugar canas.

"'Conozco a tu padre y madre,
Y a tu muger Doña Clara;
Siete años fui tu cautivo,
Malamente me tratabas.

"'Y aura le seras mio,
Si Mahoma me ayudara;
Y tambien te tratare,
Como a mi me tratabas."

'Sayavedra que lo oyera,
Al Moro bolvio la cara
Tirole el Moro una flecha,
Pero nunca la acertaba.

'Hiriole Sayavedra
De una herida muy mala:
Muerto cayo el Renegado
Sin poder hablar palabra.

'Sayavedra fue cercado
De mucha Mora canalla,
Y al cabo cayo alli muerto
De una muy mala lançada.

'Don Alonso en este tiempo
Bravamente peleava,
Y el cavallo le avian muerto,
Y le tiene por muralla.

'Mas cargaron tantos Moros
Que mal le hieren y tratan:
De la sangre, que perdia,
Don Alonso se desmaya.

Al fin, al fin cayo muerto
Al pie de un pena alta.--
-- Muerto queda don Alonso,
Eterna fama ganara. "
(Percy's original Notes)

[1] i.e. the ballad-singer.

[2] Literally, Green river, green river. Rio Verde is said to be the name of a river in Spain; which ought to have been attended to by the translator had he known it.


inviata da Riccardo Venturi - 8/12/2016 - 12:38




Lingua: Inglese

Gentle River, la traduzione inglese di Thomas Percy
Gentle River, The English Translation by Thomas Percy
Reliques of Ancient English Poetry, 1765, 2, XVI
GENTLE river, gentle river,
Lo, thy streams are stain'd with gore,
Many a brave and noble captain
Floats along thy willow'd shore.

All beside thy limpid waters,
All beside thy sands so bright,
Moorish Chiefs and Christian Warriors
Join'd in fierce and mortal fight.

Lords, and dukes, and noble princes
On thy fatal banks were slain:
Fatal banks that gave to slaughter
All the pride and flower of Spain.

There the hero, brave Alonzo,
Full of wounds and glory died:
There the fearless Urdiales
Fell a victim by his side.

Lo! where yonder Don Saavedra
Thro' their squadrons slow retires
Proud Seville, his native city,
Proud Seville his worth admires.

Close behind a renegado
Loudly shouts with taunting cry;
"Yield thee, yield thee, Don Saavedra,
Dost thou from the battle fly?

"Well I know thee, haughty Christian,
Long I liv'd beneath thy roof;
Oft I've in the lists of glory
Seen thee win the prize of proof.

"Well I know thy aged parents,
Well thy blooming bride I know;
Seven years I was thy captive,
Seven years of pain and woe.

May our prophet grant my wishes,
Haughty chief, thou shalt be mine:
Thou shalt drink that cup of sorrow,
Which I drank when I was thine."

Like a lion turns the warrior,
Back he sends an angry glare:
Whizzing came the Moorish javelin,
Vainly whizzing through the air.

Back the hero full of fury
Sent a deep and mortal wound;
Instant sunk the Renegado,
Mute and lifeless on the ground.

With a thousand Moors surrounded,
Brave Saavedra stands at bay:
Wearied out but never daunted,
Cold at length the warrior lay.

Near him fighting great Alonzo
Stout resists the Paynim bands;
From his slaughter'd steed dismounted
Firm intrench'd behind him stands.

Furious press the hostile squadron,
Furious he repels their rage:
Loss of blood at length enfeebles:
Who can war with thousands wage

Where yon rock the plain o'ershadows,
Close beneath its foot retir'd,
Fainting sunk the bleeding hero,
And without a groan expir'd.
(Percy's original note:)

*** In the Spanish original of the foregoing ballad, follow a few more
stanzas, but being of inferior merit were not translated.

Renegado properly signifies an Apostate; but it is sometimes
used to express an Infidel in general; as it seems to do above in
ver. 21, &c.

The image of the Lion, &c. in ver. 37, is taken from the other
Spanish copy, the rhymes of which end in IA, viz.

"Sayavedra, que lo oyera,
Como un leon rebolbia."

inviata da Riccardo Venturi - 8/12/2016 - 13:15




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