Hun var fattig, men så ærlig
hun var barndomshjemmets pryd.
Men en rigmand blev begærlig
og så tog han hendes dyd.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Da på ballet hun var gået
traf hun ham på pigejagt.
Hun sae: jeg har aldrig fået noget,
det sku' hun aldrig ha' sagt.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Hun tog toget ind til staden
for at skjule sit syndefald,
nu går hun og trækker på gaden,
fire kroner for et knald.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Se det lille hus med stråtag,
hvor hendes gamle moder bor,
æder kaviar med velbehag,
lever fedt af dat'rens hor.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Pigen trækker nu på Strøget
klædt i laktaske og tyll.
Hun er havnet helt i møget
det' det rige møgsvins skyld.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Hun har ligtorne på halen,
hun har fnat og det de ved
så hun springer i kanalen,
slut med hor ja ded var ded.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
De trak hende op af dyndet,
pjaskvåd, viklet ind i tang
hun er død for hun har syndet
men hun rejste sig og sang:
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
hun var barndomshjemmets pryd.
Men en rigmand blev begærlig
og så tog han hendes dyd.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Da på ballet hun var gået
traf hun ham på pigejagt.
Hun sae: jeg har aldrig fået noget,
det sku' hun aldrig ha' sagt.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Hun tog toget ind til staden
for at skjule sit syndefald,
nu går hun og trækker på gaden,
fire kroner for et knald.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Se det lille hus med stråtag,
hvor hendes gamle moder bor,
æder kaviar med velbehag,
lever fedt af dat'rens hor.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Pigen trækker nu på Strøget
klædt i laktaske og tyll.
Hun er havnet helt i møget
det' det rige møgsvins skyld.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
Hun har ligtorne på halen,
hun har fnat og det de ved
så hun springer i kanalen,
slut med hor ja ded var ded.
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
De trak hende op af dyndet,
pjaskvåd, viklet ind i tang
hun er død for hun har syndet
men hun rejste sig og sang:
Sådan er kapitalismen,
utak er de armes løn
det' de riges paradis, men
jeg syn's fan'me det er synd.
inviata da Riccardo Venturi - 27/10/2016 - 01:25
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
26 ottobre 2016 02:25
Due parole del traduttore. Questa è una versione assolutamente letterale del testo danese originale, che, come si vede, è decisamente esplicito. Cosa che dovette suonare alquanto "forte" nella Danimarca degli anni '60. Considerando però ancora un certo qual puritanesimo luterano di cui tenere conto, ho tradotto in alcuni punti con quello che il testo voleva davvero voler dire. Ci sono alcune note.
26 ottobre 2016 02:25
Due parole del traduttore. Questa è una versione assolutamente letterale del testo danese originale, che, come si vede, è decisamente esplicito. Cosa che dovette suonare alquanto "forte" nella Danimarca degli anni '60. Considerando però ancora un certo qual puritanesimo luterano di cui tenere conto, ho tradotto in alcuni punti con quello che il testo voleva davvero voler dire. Ci sono alcune note.
COSI' E' IL CAPITALISMO
Lei era povera ma onorata,
l'orgoglio della casa paterna.
Però a un ricco lo arrapava,
si pigliò la sua virtù.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo [1], a me sembra uno schifo.
Al balletto lei era andata,
incontrò uno a caccia di ragazze.
Disse: Non ho mai guadagnato qualcosa -
non avrebbe mai dovuto dirlo.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
Prese il treno e andò in città
per nascondere d'essere caduta nel peccato,
ora batte per la strada,
quattro corone per una scopata.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
Vedi la casetta col tetto di paglia [2]
dove abita la sua vecchia mamma,
ora mangia caviale con sussiego,
sazia grazie a sua figlia battona.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
La fanciulla ora batte su Strøget [3]
vestita di tulle con una borsetta di vernice.
E' finita del tutto nella merda
per colpa di quei porci stronzi di ricchi.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
Ci ha il culo pieno di lividi e botte,
ci ha la scabbia, e lo sanno,
così si butta nel canale,
ha finito di fare la puttana, e amen. [4]
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
La tiraron su dal fango,
fradicia e tutta avvolta di alghe,
sì, è morta perché ha peccato,
però è risorta e s'è messa a cantare:
”Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.”
Lei era povera ma onorata,
l'orgoglio della casa paterna.
Però a un ricco lo arrapava,
si pigliò la sua virtù.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo [1], a me sembra uno schifo.
Al balletto lei era andata,
incontrò uno a caccia di ragazze.
Disse: Non ho mai guadagnato qualcosa -
non avrebbe mai dovuto dirlo.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
Prese il treno e andò in città
per nascondere d'essere caduta nel peccato,
ora batte per la strada,
quattro corone per una scopata.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
Vedi la casetta col tetto di paglia [2]
dove abita la sua vecchia mamma,
ora mangia caviale con sussiego,
sazia grazie a sua figlia battona.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
La fanciulla ora batte su Strøget [3]
vestita di tulle con una borsetta di vernice.
E' finita del tutto nella merda
per colpa di quei porci stronzi di ricchi.
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
Ci ha il culo pieno di lividi e botte,
ci ha la scabbia, e lo sanno,
così si butta nel canale,
ha finito di fare la puttana, e amen. [4]
Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.
La tiraron su dal fango,
fradicia e tutta avvolta di alghe,
sì, è morta perché ha peccato,
però è risorta e s'è messa a cantare:
”Così è il capitalismo,
i poveri son ripagati con l'ingratitudine.
Sarà anche il paradiso dei ricchi,
ma cazzo, a me sembra uno schifo.”
[1] Fan'me (scritto anche fanme) è la contrazione di fandeme, a sua volta contrazione di fanden [toge] mig “il diavolo mi prenda”. Ho tradotto “cazzo”, perché l'espressione danese suona parimenti volgare, alla luterana. Volendo si potrebbe sostituire con un più blando “mannaggia”.
[2] Ovvero la tipica casetta povera delle campagne danesi. Ma il tetto di paglia (e di torba) era, ed è, un isolante favoloso dal freddo. Naturalmente l'immagine idilliaca è voluta e fa ironicamente contrasto.
[3] Strøget (senza articolo: lo -et finale è, in danese, già l'articolo!) è, come dire, la via principale, il corso del passeggio, la strada elegante di Copenaghen. Chiunque sia stato anche mezza giornata a Copenaghen lo conosce; l'altra mezza la ha passata a cercare i resti di Christiania, con mezz'ora per la Sirenetta.
[4] Qui il sjællandese Per Dich fa parlare la fanciulla in dialetto sjællandese: ded var ded è forma dialettale per det var det “è così (e basta), così sia, amen, le cose stanno così” eccetera. La “d” finale attiva quel particolare fenomeno fonetico che in danese si chiama stød, il colpo di glottide; normalmente, però, i danesi non lo fanno sentire nel canto. Qui sì, sennò addio pronuncia dialettale.
[2] Ovvero la tipica casetta povera delle campagne danesi. Ma il tetto di paglia (e di torba) era, ed è, un isolante favoloso dal freddo. Naturalmente l'immagine idilliaca è voluta e fa ironicamente contrasto.
[3] Strøget (senza articolo: lo -et finale è, in danese, già l'articolo!) è, come dire, la via principale, il corso del passeggio, la strada elegante di Copenaghen. Chiunque sia stato anche mezza giornata a Copenaghen lo conosce; l'altra mezza la ha passata a cercare i resti di Christiania, con mezz'ora per la Sirenetta.
[4] Qui il sjællandese Per Dich fa parlare la fanciulla in dialetto sjællandese: ded var ded è forma dialettale per det var det “è così (e basta), così sia, amen, le cose stanno così” eccetera. La “d” finale attiva quel particolare fenomeno fonetico che in danese si chiama stød, il colpo di glottide; normalmente, però, i danesi non lo fanno sentire nel canto. Qui sì, sennò addio pronuncia dialettale.
Lingua: Svedese
L'adattamento svedese di Fred Åkerström (1967)
Swedish (adapted or rewritten) version by Fred Åkerström (1967)
Svensk omdiktning av Fred Åkerström (1967)
Note. Fred Åkerström's Swedish version is by no means true to the Danish original; it is an omdiktning, viz., a rewriting or adaptation. The Swedish lyrics are much more “edulcorated” than the -rather rude- Danish ones. The song was released in the album Dagsedlar åt kapitalismen (1967).[RV]
Swedish (adapted or rewritten) version by Fred Åkerström (1967)
Svensk omdiktning av Fred Åkerström (1967)
Note. Fred Åkerström's Swedish version is by no means true to the Danish original; it is an omdiktning, viz., a rewriting or adaptation. The Swedish lyrics are much more “edulcorated” than the -rather rude- Danish ones. The song was released in the album Dagsedlar åt kapitalismen (1967).[RV]
KAPITALISMEN
Hon var fattig, hon var ärlig
och en stolthet för sin bygd,
för en rik blev hon begärlig
och så tog han hennes dygd.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Men en dag så får hon höra
att han är på nytt på jakt,
hon sa : Se men inte röra
men det skull´ hon aldrig sagt.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon tar tåget in till staden
för att glömma bort hans svek
nu går hon på esplanaden,
tio spänn för kärlekslek.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
I ett fattigt torp i gläntan
hennes mor med stor passion
frossar lax och ål på räntan
av sin dotters profession.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Flickan drar där fram i storsta´n
klädd i lakväska och tyll
som en missanpassad julgran,
vilken underbar idyll.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon har mardrömmar i sömnen,
lite fnatt ni vet så där
så hon kastar sig i Strömmen
skyll det på den hon höll kär.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon till stranden snart blev bärgad
klädd i sjögräs av sitt bad
steg hon upp så blek och härjad
stämde upp sin röst och kvad:
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon var fattig, hon var ärlig
och en stolthet för sin bygd,
för en rik blev hon begärlig
och så tog han hennes dygd.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Men en dag så får hon höra
att han är på nytt på jakt,
hon sa : Se men inte röra
men det skull´ hon aldrig sagt.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon tar tåget in till staden
för att glömma bort hans svek
nu går hon på esplanaden,
tio spänn för kärlekslek.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
I ett fattigt torp i gläntan
hennes mor med stor passion
frossar lax och ål på räntan
av sin dotters profession.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Flickan drar där fram i storsta´n
klädd i lakväska och tyll
som en missanpassad julgran,
vilken underbar idyll.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon har mardrömmar i sömnen,
lite fnatt ni vet så där
så hon kastar sig i Strömmen
skyll det på den hon höll kär.
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
Hon till stranden snart blev bärgad
klädd i sjögräs av sitt bad
steg hon upp så blek och härjad
stämde upp sin röst och kvad:
Sådan är kapitalismen
otack är den armes lön.
De´e´ dom rikas paradis men
ingen hör en fattigs bön.
inviata da Riccardo Venturi - 27/10/2016 - 02:32
Lingua: Inglese
An essay for an English adaptation of the song
by Riccardo Venturi, October 27, 2016, 04:23
by Riccardo Venturi, October 27, 2016, 04:23
CAPITALISM
She was poor but respectable,
The pride of her parents' home.
A rich man cast his eyes on her
And took, yes, her maidenhead.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
One fine day she went to theater,
There was one hunting for gals.
Said: “Let's see if I get some money”,
She'd regret all this one day.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
To forget her fall into sin
She took a train to the town;
Now she walks a number of streets,
Four krones for a pretty fuck.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
See that small straw-roofed cottage
Where her old mother does dwell;
Now she's haughty and eats caviar
Thanks to her daughter's whoredom.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
She walks Strøget dress'd in tulle
With a patent leather bag,
Well yes, she's ended up in shit
For all those rich fuckin' pigs.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
Her ass is bruised by spanking,
She got itch, mange, everyone knows;
So she jumped into a canal,
Stop with whoring, an' that's all.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
They pick'd her up from muddy water
All soaked, covered with seaweed;
Killed by her dive into sin,
But then she rose up and sang:
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks!
She was poor but respectable,
The pride of her parents' home.
A rich man cast his eyes on her
And took, yes, her maidenhead.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
One fine day she went to theater,
There was one hunting for gals.
Said: “Let's see if I get some money”,
She'd regret all this one day.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
To forget her fall into sin
She took a train to the town;
Now she walks a number of streets,
Four krones for a pretty fuck.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
See that small straw-roofed cottage
Where her old mother does dwell;
Now she's haughty and eats caviar
Thanks to her daughter's whoredom.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
She walks Strøget dress'd in tulle
With a patent leather bag,
Well yes, she's ended up in shit
For all those rich fuckin' pigs.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
Her ass is bruised by spanking,
She got itch, mange, everyone knows;
So she jumped into a canal,
Stop with whoring, an' that's all.
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks.
They pick'd her up from muddy water
All soaked, covered with seaweed;
Killed by her dive into sin,
But then she rose up and sang:
See, this is capitalism,
'tis the way they pay the poor.
For the rich it's like paradise,
But I think, damn, all this sucks!
×
Testo e musica di Per Dich
Lyrics and music by Per Dich
Tekst og musik af Per Dich
Single : 1966
Album: Surt og sødt [1966]
Qualcuno, per caso, si ricorda di Per Dich? Beh, capisco che bisognerebbe avere ottima memoria e conoscere davvero questo sito a menadito, cosa oramai impossibile. Vi darò un aiuto: Per Dich è l'autore di una delle versioni danesi de Le déserteur, che è del 1964 e precede quindi di due anni la famosa versione di Peter, Paul and Mary che “disseppellì” la canzone di Boris Vian facendola assurgere a simbolo e a mito. Però, in un piccolo paese nordico, di quella canzone si erano già accorti; anzi, se n'era già accorto Per Dich, nato nel Sjælland il 4 aprile 1926. Scriveva canzoni fin da ragazzo; però era stato, nell'ordine: lavoratore portuale, contadino, boscaiolo. Poi era andato a lavorare come operaio in un birrificio, aveva fatto lo scaricatore di carbone e infine di nuovo operaio un una fabbrica che produceva piatti e altre stoviglie. Nel frattempo frequentava il conservatorio, e si diplomava in violino. A metà degli anni '60, Per Dich, assieme a Cæsar, a Trille e a Poul Dissing, praticamente creò la canzone politica e di protesta in Danimarca. Era membro del Socialistisk Folkeparti (qualcosa di simile al PSIUP italiano) fin dal 1959; per il SF faceva anche il redattore del quotidiano SF-bladet. Dal 1971 al 1973 fu deputato per il suo partito, dando un contributo decisivo alla legge che introduceva l'aborto libero in Danimarca. E' morto il 7 dicembre 1994.
Nel 1966 pubblicò l'album di canzoni Surt og sødt (che si potrebbe tradurre: “Agrodolce”). Vi è contenuta questa “ballata satirica e educativa”, come ebbe a chiamarla, che aveva scritto e pubblicato come singolo già poco prima; in breve, Sådan er kapitalismen (questo il titolo autentico, anche se quasi tutti la chiamano semplicemente Kapitalismen). Dal titolo magari ci si attenderebbe una seriosa canzone in linea con gli insegnamenti e con le teorie di Das Kapital. E, in un certo senso lo è, anche se in senso squisitamente metaforico. Non sappiamo come zio Carlo avrebbe presto una “volgarizzazione” del genere, però i princìpi sono quelli, e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
La storiellina narrata da Per Dich è semplicissima: una povera ragazza di campagna, magari dello stesso Sjælland da dove proveniva Per Dich, vive una vita onorata e virtuosa, finché un ricco non le mette gli occhi addosso e la spulzella. La fanciulla se ne va in città, a Copenaghen, per dimenticare il suo gran peccato; al balletto incontra il classico puttaniere in cerca, lei si dice tra sé che in fondo non ci ha mai guadagnato nulla, e gliela dà dietro compenso. Attività che diventa immediatamente la sua professione, prima a prezzi modici (4 corone), poi un po' meglio quando passa a battere nelle vie eleganti del centro. Dimodoché la sua vecchia, povera mamma, si ritrova a fare vita da nababbo (anzi, da namamma), mangia caviale e vive nell'abbondanza grazie a sua figlia che si vende. Ma tutto ha fine: col tempo la fanciulla si ritrova col culo pieno di calli e si è pure beccata la scabbia; indi per cui si butta in un canale. Quando la tirano su, inzuppata d'acquaccia e di fango, piena di alghe e, soprattutto, morta, la fanciulla risorge con mossa inaspettata e si mette a cantare il ritornello (che ascolterete e leggerete); insomma, una vera e propria presa di coscienza di certi meccanismi socioeconomici elementari che, in fondo, sono quelli alla base di tutta l'analisi di zio Carletto. Se, come è stato giustamente detto, il Tallone di Ferro di Jack London è il migliore compendio del marxismo che sia stato scritto in forma letteraria (non per nulla fu prefato da Lenin in persona, nella traduzione russa!), questa canzonetta danese può a buon motivo essere considerata come un'estremo compendio in quattro minutini scarsi di strimpellamento, di vociaccia da operaio e di fisa.
In fondo, la metafora è semplicissima: l'identificazione del lavoro salariato con la prostituzione è già, autenticamente, nel Capitale. Tra la povera fanciulla di campagna che va a battere in città e il contadino che viene mandato a lavorare in fabbrica non c'è sostanziale differenza. Si tratta sempre di vendersi, di diventare uno schiavo, di consegnare il proprio corpo. E', a pensarci bene, lo stesso compendio operato mirabilmente da Marlon Brando in Queimada di Gillo Pontecorvo:
La Danimarca è la terra di Andersen. Le fiabe di Andersen sono piene di povere fanciulle, di piccole fiammiferaie, di piccole puttane del capitalismo che fanno una brutta fine. La dovrebbe fare pure la nostra fanciulla della canzone; ma invece di morire e di suscitare làgrime e untuosa cristiana pietà, risorge e si accorge del capitalismo, alla fine. E, a questo punto, la metafora trova la sua soluzione, o perlomeno la trovava qualche decennio fa mentre adesso la classe operaia ha stabilito di tornare non solo ad essere schiava, ma anche di "collaborare" col padrone e, quindi, di ridiventare la sua mesta puttana coadiuvatissima da certi sindacati che ingrassano come la mammetta nella casetta della canzone. Anche e soprattutto per questo, ho deciso di inserire questa "favola metaforica" nel percorso sulla Guerra del Lavoro: è il suo posto. Sfruttamento, schiavitù, morte, coscienza: gli ingredienti sono quelli. Dalla Danimarca degli anni '60 ad oggi. [RV]