Renaud: Le petit chat est mort
GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCGLingua: Francese
Va donc pas pleurer
Y s'baladait peinard
Il avait pas d'collier
Il était libre d'aller
Et d'rev'nir pour bouffer
Il était même pas prisonnier
De ton amour insensé
T'aurais quand même pas
Voulu qu'y vive comme un con
Sur le canapé
Loin des gouttières des pigeons
C'était un aventurier
T'aurais pas voulu qu'on l'attache
Y t'aurais miaulé: "Mort aux vaches!"
Le petit chat est mort
Il est tombé du toit
C'est comme ça
Il a glissé sur j'sais pas quoi
Et patatras
On l'enterr'ra demain j'te jure
Dans un joli carton à chaussures
Le petit chat est mort
Et toi et moi on va couci-couça
A cause de quoi ? A cause que c'est
Chaque fois comme ça
Pourquoi c'est toujours les p'tits chats
Et jamais les hommes qui tombent des toits?
C'était un vrai sac à puces
Encore plus libre qu'un chien
Pas l'genre pour un su-sucre
A te lécher la main
Mais la liberté tu vois
C'est pas sans danger c'est pour ça
Qu'elle court pas les rues ni les toits
C'était un vrai titi
La terreur des p'tis oiseaux
La nuit y s'faisait gris
Pour les croquer tout chauds
C'est un peu salaud
Mais t'as jamais mangé d'moineau
C'est pas plus dégueu qu'un macdo
Le petit chat est mort
Il est tombé du toit
C'est comme ça
Il a glissé sur j'sais pas quoi
Et patatras
On ira d'main dans un jardin
L'enterrer au pied d'un arbre en bois
Le petit chat est mort
Et toi et moi
on va couci-couça
A cause de quoi ? A cause qu'on s'demande bien pourquoi
T'as jamais un pape sur les toîts
Etre trop près du ciel p't'être qu'y z'aiment pas
Y s'baladait peinard
Il avait pas d'collier
Il était libre d'aller
Et d'rev'nir pour bouffer
Il était même pas prisonnier
De ton amour insensé
T'aurais quand même pas
Voulu qu'y vive comme un con
Sur le canapé
Loin des gouttières des pigeons
C'était un aventurier
T'aurais pas voulu qu'on l'attache
Y t'aurais miaulé: "Mort aux vaches!"
Le petit chat est mort
Il est tombé du toit
C'est comme ça
Il a glissé sur j'sais pas quoi
Et patatras
On l'enterr'ra demain j'te jure
Dans un joli carton à chaussures
Le petit chat est mort
Et toi et moi on va couci-couça
A cause de quoi ? A cause que c'est
Chaque fois comme ça
Pourquoi c'est toujours les p'tits chats
Et jamais les hommes qui tombent des toits?
C'était un vrai sac à puces
Encore plus libre qu'un chien
Pas l'genre pour un su-sucre
A te lécher la main
Mais la liberté tu vois
C'est pas sans danger c'est pour ça
Qu'elle court pas les rues ni les toits
C'était un vrai titi
La terreur des p'tis oiseaux
La nuit y s'faisait gris
Pour les croquer tout chauds
C'est un peu salaud
Mais t'as jamais mangé d'moineau
C'est pas plus dégueu qu'un macdo
Le petit chat est mort
Il est tombé du toit
C'est comme ça
Il a glissé sur j'sais pas quoi
Et patatras
On ira d'main dans un jardin
L'enterrer au pied d'un arbre en bois
Le petit chat est mort
Et toi et moi
on va couci-couça
A cause de quoi ? A cause qu'on s'demande bien pourquoi
T'as jamais un pape sur les toîts
Etre trop près du ciel p't'être qu'y z'aiment pas
inviata da Riccardo Venturi - 26/1/2007 - 22:24
Lingua: Italiano
Versione italiana di Riccardo Venturi
26/27 gennaio 2007
26/27 gennaio 2007
IL MICIO È MORTO
No, non piangere
Lui vagava tranquillo
senza collare,
era libero di andare
e di tornare per la pappa
non era neanche prigioniero
del tuo amore insensato
E comunque neanche tu
avresti voluto che vivesse
come uno stronzo sul divano
lontano dalle piccionaie,
era un avventuriero,
non avresti voluto vederlo legato,
ti avrebbe miagolato: "Morte agli sbirri!"
Il micio è morto,
è cascato dal tetto
è andata così.
È scivolato su chissà cosa
e patatrac,
lo seppelliamo domani, ti giuro,
in una bella scatola da scarpe
Il micio è morto,
ed io e te si va così cosà,
per quale motivo? Perché
ogni volta va così,
perché son sempre i mici
e mai gli uomini a cascare dai tetti?
Era davvero un sacco di pulci,
ancora più libero d'un cane,
non di quei tipi che per una chicca
ti leccano la mano,
ma la libertà, lo vedi,
non è senza pericoli, ed è per questo
che non corre né per le strade, né sui tetti
Era un vero scugnizzo,
il terrore degli uccellini
la notte si appostava
per papparseli belli caldi,
insomma faceva un po' schifo
ma tu hai mai mangiato un passerotto?
Non fa più schifo di un BigMac...
Il micio è morto,
è cascato dal tetto
è andata così.
È scivolato su chissà cosa
e patatrac,
s'andrà domani in un giardino
a seppellirlo ai piedi d'un albero
Il micio è morto
ed io e te si va
così cosà
E come mai? Perché ci si domanda proprio perché
non ci sta mai un papa sui tetti
può darsi che non gli garbi essere troppo vicino al cielo.
No, non piangere
Lui vagava tranquillo
senza collare,
era libero di andare
e di tornare per la pappa
non era neanche prigioniero
del tuo amore insensato
E comunque neanche tu
avresti voluto che vivesse
come uno stronzo sul divano
lontano dalle piccionaie,
era un avventuriero,
non avresti voluto vederlo legato,
ti avrebbe miagolato: "Morte agli sbirri!"
Il micio è morto,
è cascato dal tetto
è andata così.
È scivolato su chissà cosa
e patatrac,
lo seppelliamo domani, ti giuro,
in una bella scatola da scarpe
Il micio è morto,
ed io e te si va così cosà,
per quale motivo? Perché
ogni volta va così,
perché son sempre i mici
e mai gli uomini a cascare dai tetti?
Era davvero un sacco di pulci,
ancora più libero d'un cane,
non di quei tipi che per una chicca
ti leccano la mano,
ma la libertà, lo vedi,
non è senza pericoli, ed è per questo
che non corre né per le strade, né sui tetti
Era un vero scugnizzo,
il terrore degli uccellini
la notte si appostava
per papparseli belli caldi,
insomma faceva un po' schifo
ma tu hai mai mangiato un passerotto?
Non fa più schifo di un BigMac...
Il micio è morto,
è cascato dal tetto
è andata così.
È scivolato su chissà cosa
e patatrac,
s'andrà domani in un giardino
a seppellirlo ai piedi d'un albero
Il micio è morto
ed io e te si va
così cosà
E come mai? Perché ci si domanda proprio perché
non ci sta mai un papa sui tetti
può darsi che non gli garbi essere troppo vicino al cielo.
Questa cosa è per una gatta, che neanche so come si chiamava. La gatta dei genitori di un'amministratrice di questo sito, che qualcuno ha voluto ammazzare col veleno. Così, un giorno qualsiasi. Le hanno servito un boccone; lo avrà preso, magari contenta. Poi si sarà stesa per riposare o per dormire, come fanno tutti i gatti di questo mondo; e non si è più risvegliata. L'hanno ritrovata già sistemata in un sacchetto di plastica, già pronta per essere buttata via. Un rifiuto solido urbano.
Non riesco neppure a concepire un atto del genere. I gatti sono tra le poche cose rimasti della bellezza del creato, una bellezza che sempre di meno è da attribuire alla sua componente umana. Preparare coscientemente del cibo avvelenato. Chiamare la gatta magari dicendole “micia micia” e accarezzandola. Vedere che lo mangia, e tornarsene a casa a vedere la televisione, non pensandoci nemmeno più. Cosa fatta. Del resto, c'è gente che lo fa dopo avere ammazzato altri esseri umani, figuriamoci per una gatta; che sia maledetta.
Molti anni fa, come tutti quanti, scrivevo “poesie”. Ho smesso da un bel po'. Non ne ho mai avuto grande considerazione, ed ho fatto bene: erano semplicemente cose mie, e basta. Anche a chi mostrava di apprezzarle, le ho sempre definite “bischerate”. Ma, stasera, una di queste “bischerate” la voglio, con tutto il cuore che mi è possibile, dedicare a quella gatta di cui non conosco il nome.
Fu scritta a Livorno, nel 1998, vedendo un gatto morto per la strada. Si intitola Gattomorto, in una sola parola. Ché la storia delle “sette vite” dei gatti è una scemenza: anche i gatti ne hanno una sola, di vita. Ci se ne accorge soltanto quando qualcuno, un dato giorno, confeziona loro un boccone avvelenato, non sapendo che il vero veleno lo ha la sua squallida biologia che viene ingiustamente definita “vita”. Vita è tutt'altro.
Non riesco neppure a concepire un atto del genere. I gatti sono tra le poche cose rimasti della bellezza del creato, una bellezza che sempre di meno è da attribuire alla sua componente umana. Preparare coscientemente del cibo avvelenato. Chiamare la gatta magari dicendole “micia micia” e accarezzandola. Vedere che lo mangia, e tornarsene a casa a vedere la televisione, non pensandoci nemmeno più. Cosa fatta. Del resto, c'è gente che lo fa dopo avere ammazzato altri esseri umani, figuriamoci per una gatta; che sia maledetta.
Molti anni fa, come tutti quanti, scrivevo “poesie”. Ho smesso da un bel po'. Non ne ho mai avuto grande considerazione, ed ho fatto bene: erano semplicemente cose mie, e basta. Anche a chi mostrava di apprezzarle, le ho sempre definite “bischerate”. Ma, stasera, una di queste “bischerate” la voglio, con tutto il cuore che mi è possibile, dedicare a quella gatta di cui non conosco il nome.
Fu scritta a Livorno, nel 1998, vedendo un gatto morto per la strada. Si intitola Gattomorto, in una sola parola. Ché la storia delle “sette vite” dei gatti è una scemenza: anche i gatti ne hanno una sola, di vita. Ci se ne accorge soltanto quando qualcuno, un dato giorno, confeziona loro un boccone avvelenato, non sapendo che il vero veleno lo ha la sua squallida biologia che viene ingiustamente definita “vita”. Vita è tutt'altro.
Quando muore un gatto, muore un pezzo d’armonia del mondo.
Muore un pezzo di mistero, muore un suono modulato,
Muore qualcosa vicina
All’indistintamente infinito
Lo capisci tu, che passi e vedi una carcassa per la strada
A disfarsi schiacciata, sconciata da ruote, dal tempo
Che la morte è la prova
E che Dio è un’invenzione
Dimmi tu, che magari sei lì a raccattarlo in un sacchetto
Per buttarlo nel cassonetto come gli avanzi della cena,
Dimmi tu, se ti piacerebbe
Che fosse fatto a te...
Eppure ti toccherà disfarti alla stessa maniera;
Suonano le campane, ti fanno il funerale
Lì, stecchito; e mai avrai la grazia
Che un gatto aveva anche da morto.
Muore un pezzo di mistero, muore un suono modulato,
Muore qualcosa vicina
All’indistintamente infinito
Lo capisci tu, che passi e vedi una carcassa per la strada
A disfarsi schiacciata, sconciata da ruote, dal tempo
Che la morte è la prova
E che Dio è un’invenzione
Dimmi tu, che magari sei lì a raccattarlo in un sacchetto
Per buttarlo nel cassonetto come gli avanzi della cena,
Dimmi tu, se ti piacerebbe
Che fosse fatto a te...
Eppure ti toccherà disfarti alla stessa maniera;
Suonano le campane, ti fanno il funerale
Lì, stecchito; e mai avrai la grazia
Che un gatto aveva anche da morto.
Riccardo Venturi - 25/3/2009 - 01:15
Non riesco neppure a concepire un atto del genere. I gatti sono tra le poche cose rimasti della bellezza del "creato",
E che Dio è un’invenzione
Scusa Riccardo, ma non ti sembrano in contraddizione queste due frasi ?
(Don Curzio)
E che Dio è un’invenzione
Scusa Riccardo, ma non ti sembrano in contraddizione queste due frasi ?
(Don Curzio)
Ti sembrano (anche giustamente) in contraddizione perché non mi conosci. Altro non posso dirti, sinceramente (anche perché chissà se mai ci vedremo e conosceremo di persona); ma ti darò una specie di "dritta" utile a disinquadrarmi ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno. Quando ho inserito questa canzone nel gennaio del 2007, mi trovavo nella canonica di un mio carissimo, fraterno amico che di "lavoro" fa esattamente il sacerdote cattolico, in una parrocchia di campagna. Ci ho passato a settimanate intere in santa pace; e tutti e due sappiamo benissimo chi siamo e come la pensiamo. Da lui ero anche domenica scorsa: mi ha disegnato persino, con la penna biro, una caricatura irresistibile su un fascicolo della "Settimana Enigmistica". Contraddizioni, dici; come darti torto. Io sono un campionario semovente di contraddizioni, ma me le tengo tutte quante perché ce le ho tutte dentro e sono tutta la mia vita. Anzi, per troppo tempo le ho compresse, ricercando una cosiddetta "linearità" che non mi appartiene. La mia è una linea spezzata, una "ligne brisée". Saluti, et bonne nuit. [RV]
P.s :
Io il video lo vedo tranquillamente
Io il video lo vedo tranquillamente
Il video si vede regolarmente dalla sua pagina YouTube, ma non può più essere incorporato ("embedded", come si dice in gergo) in un altro sito, dato che l'utente ha disattivato il codice di incorporamento. [RV]
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Paroles et Musique: Renaud Séchan
Testo e musica: Renaud Séchan
Album: A la belle de mai