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Afterhours: Quello che non c'è

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Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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Ho imparato a sognare
(Negrita)
L'isola che non c'è
(Edoardo Bennato)
Severodonetsk
(Manuel Agnelli)


(2002)
Testo di Manuel Agnelli
Musica degli Afterhours
Title track del sesto album della band milanese.

Quello che non c'è


Ieri sera ho tolto dalla dagli extra Ho imparato a sognare, una canzone che a suo modo ha fatto storia. Ma la più bella canzone italiana sul sogno, la fantasia e la capacità di fantasticare l'hanno scritta gli Afterhours.

“questo è un periodo dove è sicuramente difficile trovare dei punti di riferimento: questa canzone parla di quello che non c’è.”
Manuel Agnelli al Primo Maggio’09


La canzone inizia con un'immagine dal passato. Il protagonista rivede una sua foto da piccolo, un bambino felice, ancora capace di fantasticare, che con la sua pistola giocattolo spara davanti a sé a mostri inesistenti, a nemici che esistono solo nella sua immaginazione. Ma crescendo il bambino ha disimparato a sognare, i sogni sono messi da parte per lasciare spazio alla "Razionalità", al "Dovere". Ma non tutto è perso, è ancora capace di cose prodigiose, di camminare sull'acqua.

foto di pura gioia


Un inizio di ribellione. "Rivoglio le mie ali nere, il mio mantello": voglio tornare a sognare, a giocare. Posso trovare la mia felicità disobbedendo agli ordini, alla regole che tarpano le ali alla fantasia, a quello che ci spacciano per razionalità ma in realtà è illusorio come le fantasie di un bambino. Questo concetto è esplicitato nel video ufficiale dove la ragazza protagonista viene sottoposta a un'operazione per liberare le ali che nasconde sotto le scapole.

"Perciò io maledico il modo in cui sono fatto": il protagonista arriva a maledire se stesso, la sua vigliaccheria che lo porta ad accettare il mondo come è, sperando sempre che qualcosa cambi e senza fare niente per cambiare. "Curo le foglie, saranno forti / Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti": si occupa dei dettagli, della quotidianità perdendo di vista la sua felicità, la sua capacità di creare e di sognare.

Ed ecco arriva l'alba... la speranza, la capacità di stupirsi ancora davanti alla natura, di spiegare le ali e prendere il volo verso la felicità.

Una canzone sulla sindrome di Peter Pan? Sul cercare l'isola che non c'è? Forse. Ma, chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle, forse è ancora più pazzo di te...

(varie idee riprese da Esercizio critico.)
Ho questa foto di pura gioia
è di un bambino con la sua pistola
Che spara dritto davanti a se
A quello che non c'è

Ho perso il gusto, non ha sapore
Quest'alito di angelo che mi lecca il cuore
Ma credo di camminare dritto sull'acqua e
Su quello che non c'è

Arriva l'alba o forse no
A volte ciò che sembra alba non è
Ma so che so camminare dritto sull'acqua e
Su quello che non c'è

Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo
Rivoglio le mie ali nere, il mio mantello
La chiave della felicità è la disobbedienza in sé
A quello che non c'è

Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco
Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
Quello che non c'è

Curo le foglie, saranno forti
Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti
Ma questo è camminare alto sull'acqua e
Su quello che non c'è

Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me
Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è
Fottendosi da sé, fottendomi da me
Per quello che non c'è.

inviata da Lorenzo Masetti - 1/9/2016 - 23:20



Lingua: Inglese

Traduzione inglese di Francesco Ciabattoni
da Italian Songwriters
SOMETHING THAT ISN'T THERE

I have this picture of pure joy
it’s of a child with a gun
he’s aiming straight in front of himself,
shooting at something that isn’t there.

I’ve lost the flavor, it’s got no taste
this angel breath that’s licking my heart.
But I think I’m walking straight on water
and on something that isn’t there.

The dawn is coming, or maybe it’s not:
sometimes what looks like dawn isn’t.
But I know I can walk straight on water
and on something that isn’t there.

You want your choices back, you want control again
I want my black wings, my cloak.
The key to happiness is disobedience itself
to something that isn’t there.

Therefore I curse the way I am,
my way of dying safe and sound wherever I cling
my cowardly way of staying and hoping there will be
something that isn’t there.

I tend to the leaves, they’ll grow strong
if I can ignore that the trees are dead.
But this is walking tall on water
and on something that isn’t there.

And here comes the dawn, I know it’s here for me:
amazing how sometimes what seems to be is not,
it fucks up itself, I fuck up myself
for something that isn’t there.

31/8/2019 - 00:34


Lorenzo, adoro gli Afterhours e questa canzone in particolare...



Il video è girato in un posto che ho conosciuto in passato, i Docks Dora a Torino... Ci sono andato per un po' una ventina d'anni fa, quando seguivo uno dei tanti gruppi misconosciuti ma importanti nella storia musicale di questa città e non solo...



Un posto magico i Docks Torino-Dora... allora erano ancora in gran parte mezzi diroccati, oggi saranno tutti magnificamente ristrutturati e vivi, non so, non ci sono mai più passato...

Una canzone da brividi...

Ma tu sai per caso, Lorenzo, chi è la ragazza del video? Io l'ho sempre amata e non so nemmeno come si chiama...

Quello che non c'è

B.B. - 3/2/2019 - 21:32


No, B.B. non so chi sia l'attrice. Sul web non si trovano indicazioni sul video, neanche su chi sia il regista. Lanciamo un appello? Fra l'altro è appena uscito un bel live degli Afterhours che ripercorre una carriera ormai più che trentennale.

Lorenzo - 3/2/2019 - 21:59


Il regista dovrebbe essere Vittorio Badini Confalonieri (fonte: IMVDB), regista torinese (ora credo che si occupi di pubblicità) ma il nome dell'attrice rimane sconosciuto...

B.B. - 3/2/2019 - 22:12


Mi sono sempre chiesta quale fosse davvero il significato di questa canzone. Ad un certo punto nella mia testa si è fatta strada l'ipotesi che nella canzone si parlasse di Dio, o almeno di UN dio, della fede, del continuo oscillare tra vacua speranza che un qualcosa possa esistere, e pensiero razionale, a tratti deciso, a tratti intimorito, che nulla "oltre" esiste.

Il tutto inizia con l'immagine di un bambino che "spara" a quello che non c'è, interpretato come la presa di coscienza e la nascita dei dubbi sull'esistenza di Dio che tutti, o quasi, affrontano finita l'infanzia. Da quel momento comincia la perdita del gusto, ossia la perdita di fede e delle belle illusioni, unita all'arroganza di camminare sull'acqua imitando Gesù, quasi come gesto di sfida a dimostrazione che non esiste nulla.

Rivolere il controllo lo interpreto come prendere pieno possesso della propria vita, essere gli unici attori delle proprie azioni (l'immagine porta alla mente quasi un "angelo nero" o un diavolo, con le ali nere e il mantello, sempre in contrapposizione alla luce di quello che non c'è), e l'affermazione che solo rifiutando le idee spesso oscurantiste, i dogmi imposti e il senso di colpa congenito sia possibile raggiungere la vera felicità.

Il verso successivo, però, è un'ammissione di codardia: si afferma che non si crede in un dio, ma sotto sotto si coltiva la speranza che un dio possa esserci, visto anche come unica ancora di salvezza a cui appigliarsi, pensiero che ci fa agire in modo irrazionale (curare le foglie, ignorando l'albero morto).

Il verso finale è quasi come se fosse la catarsi, o la morte. L'alba alla fine arriva, proprio per lui. Non c'è la soluzione finale, ciò che non c'è, esiste o no? Chi ha fottuto chi?

Non so se possa avere un senso, forse la interpreto così perchè sarebbe la descrizione fedele del mio pensiero.

Anna - 17/6/2019 - 12:14


Quello che non c'è è forse la sola cosa importante, l'amore che non c'è, la pace che non c'è, la libertà che non c'è, importante perchè lo puoi ancora sognare in una società finita. Se solo una parte del sogno divenisse per pochi attimi realtà, senza distruggere la fantasia, sarebbe la felicità.

dario - 26/6/2019 - 13:29




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