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Viva Radeschi

anonimo
Lingua: Italiano (Lombardo Milanese)


Lista delle versioni e commenti


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[1848]
Testo trovato su "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi", a cura di Nanni Svampa, 1977 (ultima riedizione 2007)



Strofetta nata a Milano subito dopo le Cinque Giornate, è un documento molto significativo dei sentimenti veri che animavano il popolo, al di là di qualsiasi retorica patriottarda.
Certo, gli Austriaci non erano amati dai Milanesi e Radetzky in particolare era fatto segno a satire non solo colte ma anche popolane come:

Viva Radetzky
còtt in la pignatta
fioeul d'ona vacca
che broeud el farà!


Quindi i fermenti rivoluzionari nati negli ambienti democratici dei ceti istruiti (borghesi e nobili) trovarono una rispondenza nel popolo che sfogò l'antico rancore contro i dominatori battendosi coraggiosamente nella rivolta delle Cinque Giornate.



Ma all’euforia di quell'effimera vittoria seguirono la delusione e la rabbia per le successive disfatte e per l'abbandono di Carlo Alberto e dei nobili suoi fedeli. Il popolo, che tante vittime aveva lasciato sulle barricate di Milano, rimase solo, o quasi, a subire le rappresaglie di Radetzky, mentre molti nobili e ricchi, come il duca Litta Visconti Arese, qui nominato, trovavano scampo negli altri Stati. E’ nota a questo proposito la legenda posta sotto una stampa popolare dell'epoca che rappresentava il rientro degli Austriaci fra due ali di popolo plaudente:

'Sèmm minga stàa nun, inn stàa i sciori'


cioè: ‘Non siamo stati noi, sono stati i signori.’

Dello stesso periodo, o forse del 1859, è un'altra strofetta lombarda:

Nè a Marian nè a Cantù
i todeschi ghe tórnen pú
e crèpa i sciori.


Qui non si inneggia agli Austriaci, ma i 'sciori' sono trattati ugualmente male. Secondo Leydi (I canti popolari italiani, Mondadori, 1973) il popolo faceva 'una identificazione fra democratici e ricchi: il che, in parte, fu un dato di fatto innegabile e condizionò tutto lo svolgersi del Risorgimento’.



Da notare che nelle canzoni della prima guerra mondiale troveremo analoghe e ancor più veementi espressioni contro i signori che vogliono la guerra e poi la fanno combattere dal popolo.
‘Viva Radeschi è pubblicata, oltre che dal Leydi, da vari raccoglitori (v. ad es. Canzoni popolari milanesi, a cura di Attilio Frescura e Giovanni Re, 1938, e
e Milano canta e vive. La storia di Milano nelle canzoni, a cura di Aurelio Garobbio, 1964).

Viva Radeschi e viva Metternich;
morte ai sciori e viva i poveritt,
viva Radeschi ch'el m'ha salvàa la vita;
ma gnanca el ducca Litta
a Milan 'l ghe pippa pù.

inviata da Bernart Bartleby - 12/8/2016 - 08:56


Anche l'introduzione è tratta integralmente dal libro di Svampa citato...

B.B. - 12/8/2016 - 08:58




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