Ingredienti: 300 grammi di gamberetti del Bangladesh, 500 grammi di pomodori del Cilento, 3 banane del Costa Rica, olio del Salento, zucchero di canna del Brasile, un limone di Sicilia, noce moscata del Madagascar.
Prendete gamberetti bengalesi, sciacquateli in acqua corrente,levategli l’odore del loro mare, dovesse mai ad un tratto risultare evidente che gli allevatori per aumentare la loro produzione e il loro tornaconto fanno straripare il mare sui campi di riso mentre i contadini perdono il raccolto.
In una casseruola mettete un po’ d’olio e mezzo chilo di pomodori del Cilento, di quelli da sugo, color rosso sangue, stando attenti che non ricordi lo sgomento per la morte di Jerry Masslo, che raccoglieva pomodori come clandestino, non riconosciuto come rifugiato è stato ucciso dalla nostra legge non dal suo destino.
O ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito!
Per rendere poi il gusto del vostro composto leggermente meno amaro, aggiungete un pizzico di zucchero di canna del Brasile dove si raccoglie ancora a mano, anche se fosse la mano di un bimbo, non ci pensate, da voi non dipende. Pestate piuttosto con molta energia, non i bambini, il composto, s’intende.
Sopra i gamberetti spremete un limone, stando attenti a non spremerlo del tutto più o meno fino al 60%, comunque l’importante è che non superi il tetto del tasso di un usuraio che spreme un contadino della terra e della sua dignità,coperto dai debiti e dalla miseria, costretto a vendere tutto anche quel che non ha.
O ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito!
Dopo mezz’ora di buona cottura spegnete e lasciate riposare il tutto prendete una banana del Centro America, tagliatela a pezzetti e decorate il vostro piatto fate attenzione alle vostre mani, non fate come nelle piantagioni dove i lavoratori usan pesticidi e non rispettan le dovute precauzioni.
O ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito!
Infine, un pizzico solo di noce moscata del Madagascar e poi un pugno secco al barbone immigrato che sta sempre sotto casa e non se ne vuole andar. Centrate lo stomaco e se potete ripetete l’operazione, almeno fino a quando non se ne sia andato, lui e il suo odore, dal vostro portone.
Prendete gamberetti bengalesi, sciacquateli in acqua corrente,levategli l’odore del loro mare, dovesse mai ad un tratto risultare evidente che gli allevatori per aumentare la loro produzione e il loro tornaconto fanno straripare il mare sui campi di riso mentre i contadini perdono il raccolto.
In una casseruola mettete un po’ d’olio e mezzo chilo di pomodori del Cilento, di quelli da sugo, color rosso sangue, stando attenti che non ricordi lo sgomento per la morte di Jerry Masslo, che raccoglieva pomodori come clandestino, non riconosciuto come rifugiato è stato ucciso dalla nostra legge non dal suo destino.
O ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito!
Per rendere poi il gusto del vostro composto leggermente meno amaro, aggiungete un pizzico di zucchero di canna del Brasile dove si raccoglie ancora a mano, anche se fosse la mano di un bimbo, non ci pensate, da voi non dipende. Pestate piuttosto con molta energia, non i bambini, il composto, s’intende.
Sopra i gamberetti spremete un limone, stando attenti a non spremerlo del tutto più o meno fino al 60%, comunque l’importante è che non superi il tetto del tasso di un usuraio che spreme un contadino della terra e della sua dignità,coperto dai debiti e dalla miseria, costretto a vendere tutto anche quel che non ha.
O ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito!
Dopo mezz’ora di buona cottura spegnete e lasciate riposare il tutto prendete una banana del Centro America, tagliatela a pezzetti e decorate il vostro piatto fate attenzione alle vostre mani, non fate come nelle piantagioni dove i lavoratori usan pesticidi e non rispettan le dovute precauzioni.
O ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito!
Infine, un pizzico solo di noce moscata del Madagascar e poi un pugno secco al barbone immigrato che sta sempre sotto casa e non se ne vuole andar. Centrate lo stomaco e se potete ripetete l’operazione, almeno fino a quando non se ne sia andato, lui e il suo odore, dal vostro portone.
inviata da adriana - 2/8/2016 - 14:54
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Album : Canti di lavoro e d'amore precario
Volete assaporare il gusto dell’esotico, restando comodi a casa vostra? Bene, ma non ponetevi troppe domande sulla reale provenienza dei prodotti che state cucinando. Il rischio è che ne escano fuori racconti particolarmente indigesti, e “ai vostri ospiti potrebbe anche non risultare del tutto gradito”!