قصيدة الياسمين

In galera, Mohammed al-Ajami non c'è finito soltanto per la ”Poesia da una cella di galera” onnipresente oramai in rete, ma della quale non si riesce a trovare il testo in arabo. C'è finito anche per quest'altra poesia, scritta nel 2011 dopo la prima delle rivolte delle “Primavere arabe”, quella che in Tunisia aveva cacciato il regime di Ben Ali. Ma la poesia di Mohammed al-Ajami si era già accorta della direzione in cui le “Primavere arabe” stavano andando; e la chiusa finale raccoglie una domanda che è fondamentale. Presentiamo qui dunque anche questa poesia, con un'avvertenza necessaria: non è assolutamente possibile operare, nella cultura letteraria e poetica araba, alcuna differenziazione tra “poesia” e “canto”. Qualsiasi componimento poetico in lingua araba, per sua stessa natura, è anche un “canto” (lo stesso nome del Corano, Qur'ān, significa in realtà “canto, cantillazione”). Non è un concetto del resto estraneo ad altre culture, ad esempio quella latina ove carmen (da un antico *cāsmen, a sua volta da *cants-men dove si riconosce più agevolmente la radice del “cantare”) è il “canto poetico”. Si tratta sempre di recitazione ad alta voce, la poesia non è intesa per la lettura solitaria ed è, appunto, generalmente “cantillata”. [RV]