Che brutta bestia anima mia
Che ho visto in fonno all'occhi tua
Se nun sei bon'a spegne er foco
Stamo lontani, sei de paja e nun lo sai.
C'hanno addomesticato bene
A dije sempre e solo sì
E come urtima lezione
Ce insegneranno d'avvilicce e d'ammazzà.
L'urtima notte a casa e poi mai più
Vennerai l'anima a chi sta quassù
Ma er tempo è come er vino e ce pò fà scordà
Che semo nati nudi, urlando e in libertà.
Annamo avanti anima mia
Pure s'è morta la magia
Pure s'è tardi e manca er fiato
Strignemo i denti e annamo avanti come tre.
Pure se spostano er traguardo
Noi nun sapemo più cascà
Sta cicatrice ce fa belli
E quanno è chiusa serve a facce ricordà.
L'urtima notte a casa e poi mai più
Vennerai l'anima a chi sta più su
Ma er tempo è come er vino e ce pò fà scordà
Che semo nati nudi, urlando e in libertà.
Che ho visto in fonno all'occhi tua
Se nun sei bon'a spegne er foco
Stamo lontani, sei de paja e nun lo sai.
C'hanno addomesticato bene
A dije sempre e solo sì
E come urtima lezione
Ce insegneranno d'avvilicce e d'ammazzà.
L'urtima notte a casa e poi mai più
Vennerai l'anima a chi sta quassù
Ma er tempo è come er vino e ce pò fà scordà
Che semo nati nudi, urlando e in libertà.
Annamo avanti anima mia
Pure s'è morta la magia
Pure s'è tardi e manca er fiato
Strignemo i denti e annamo avanti come tre.
Pure se spostano er traguardo
Noi nun sapemo più cascà
Sta cicatrice ce fa belli
E quanno è chiusa serve a facce ricordà.
L'urtima notte a casa e poi mai più
Vennerai l'anima a chi sta più su
Ma er tempo è come er vino e ce pò fà scordà
Che semo nati nudi, urlando e in libertà.
inviata da dq82 - 15/3/2016 - 16:38
Leggendo il testo di questa canzone mi è venuta in mente questa foto che avevo visto qualche giorno fa
Un giorno saprai dove, come e perché ti è stato tolto tutto, anche il diritto di appartenere, nei tuoi primi istanti, a chi ti ha generato. Invece il mondo intero ti ha visto nudo, inerme, poco più grande della mano che ti sostiene. Se resterai in questo continente, ci incontrerai a scuola, all'università, al lavoro e non potrai non chiederti dov'eravamo, mentre tua madre incinta attraversava il mare bellissimo in cui noi ci facevamo il bagno, o camminava sotto la pioggia ai margini di una strada che non doveva condurre a nulla. E perché nessuno le ha trovato un tetto, o un letto - nemmeno a lei, che degli ultimi era nella condizione di essere l'ultima. Guardando il genitore di un tuo compagno, o il tuo datore di lavoro, ti chiederai se è stato tra quelli che ritenevano tua madre una minaccia alla sua identità, alla sua religione o alla sua opulenza. Se è stato uno di quelli che distingueva i suoi bisogni in base alla presunta sicurezza della regione da cui era partita, e classificava i suoi compagni di viaggio tra aventi diritto e non aventi. O se è stato invece uno di quelli che ti hanno aiutato - dandole qualcosa da mangiare, o un passaggio, o anche solo la tenda in cui sei nato. Che in verità costa molto poco, sai, e i giovani di questo continente non la usano più nemmeno per andare in vacanza. Misero aiuto, potrai pensare - perché ciò che mia madre chiedeva non era cibo né tenda, benché ovviamente avesse bisogno anche di quelli, ma era ciò che voi considerate tutto. La dignità di essere riconosciuta come un essere umano, e il diritto di sognare un futuro per sé e per te. Che poi è l'unica ragione che muove il mondo, e lo rinnova.
Forse ti diranno che tanti anni fa l'Europa era un campo di rovine, dopo una guerra peggiore o identica a quella da cui sono scappati i tuoi. Ricordandosi di non aver accolto neanche un profugo, di aver lasciato affondare le barche che trasportavano un popolo condannato a morte, giurando che lo scandalo non si sarebbe ripetuto, gli uomini che dovevano governare il nuovo mondo compilarono nobili costituzioni, e firmarono trattati impegnativi. Nel 1951, la convenzione di Ginevra ha sancito che nessuno Stato che l'ha sottoscritta "può espellere o respingere, in qualunque maniera, un rifugiato alle frontiere di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbe minacciata"... Infatti non hanno espulso tua madre né te. Ma non vi hanno neppure accolti. Siete lì, entrambi - di tuo padre non so nulla - sospesi, nel bozzolo umido e primordiale di una tenda. Vi hanno fermato - come si ferma provvisoriamente un fiume, costruendo una diga, che allaga i campi tutt'intorno. Ma come tutti sanno, l'acqua trova sempre una strada. Tu l'hai trovata.
repubblica.it
Un giorno saprai dove, come e perché ti è stato tolto tutto, anche il diritto di appartenere, nei tuoi primi istanti, a chi ti ha generato. Invece il mondo intero ti ha visto nudo, inerme, poco più grande della mano che ti sostiene. Se resterai in questo continente, ci incontrerai a scuola, all'università, al lavoro e non potrai non chiederti dov'eravamo, mentre tua madre incinta attraversava il mare bellissimo in cui noi ci facevamo il bagno, o camminava sotto la pioggia ai margini di una strada che non doveva condurre a nulla. E perché nessuno le ha trovato un tetto, o un letto - nemmeno a lei, che degli ultimi era nella condizione di essere l'ultima. Guardando il genitore di un tuo compagno, o il tuo datore di lavoro, ti chiederai se è stato tra quelli che ritenevano tua madre una minaccia alla sua identità, alla sua religione o alla sua opulenza. Se è stato uno di quelli che distingueva i suoi bisogni in base alla presunta sicurezza della regione da cui era partita, e classificava i suoi compagni di viaggio tra aventi diritto e non aventi. O se è stato invece uno di quelli che ti hanno aiutato - dandole qualcosa da mangiare, o un passaggio, o anche solo la tenda in cui sei nato. Che in verità costa molto poco, sai, e i giovani di questo continente non la usano più nemmeno per andare in vacanza. Misero aiuto, potrai pensare - perché ciò che mia madre chiedeva non era cibo né tenda, benché ovviamente avesse bisogno anche di quelli, ma era ciò che voi considerate tutto. La dignità di essere riconosciuta come un essere umano, e il diritto di sognare un futuro per sé e per te. Che poi è l'unica ragione che muove il mondo, e lo rinnova.
Forse ti diranno che tanti anni fa l'Europa era un campo di rovine, dopo una guerra peggiore o identica a quella da cui sono scappati i tuoi. Ricordandosi di non aver accolto neanche un profugo, di aver lasciato affondare le barche che trasportavano un popolo condannato a morte, giurando che lo scandalo non si sarebbe ripetuto, gli uomini che dovevano governare il nuovo mondo compilarono nobili costituzioni, e firmarono trattati impegnativi. Nel 1951, la convenzione di Ginevra ha sancito che nessuno Stato che l'ha sottoscritta "può espellere o respingere, in qualunque maniera, un rifugiato alle frontiere di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbe minacciata"... Infatti non hanno espulso tua madre né te. Ma non vi hanno neppure accolti. Siete lì, entrambi - di tuo padre non so nulla - sospesi, nel bozzolo umido e primordiale di una tenda. Vi hanno fermato - come si ferma provvisoriamente un fiume, costruendo una diga, che allaga i campi tutt'intorno. Ma come tutti sanno, l'acqua trova sempre una strada. Tu l'hai trovata.
repubblica.it
dq82 - 15/3/2016 - 16:50
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Fiore de niente
(Testo di Daniele Coccia)