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Alice Was Her Name

Ruth Jacobs
Lingua: Inglese


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[1965]
Parole e musica di Ruth Jacobs
Testo e accordi pubblicati sul # 66 del Broadside Magazine, 14 novembre 1965

Collage di prime pagine del  Broadside Magazine sulla cover di un disco del 1963.
Collage di prime pagine del Broadside Magazine sulla cover di un disco del 1963.


Una storia dimenticata, quella di Alice Herz (1882-1965).
Era tedesca e all’avvento del nazismo nel 1933 si era trasferita in Francia con la figlia.
Nel 1940, con l’occupazione, vennero entrambe internate nel campo di concentramento di Gurs.
Nel 1942 riuscirono ad emigrare negli USA e si stabilirono a Detroit, dove Alice lavorò come lettrice di tedesco all’università e la figlia Helga come bibliotecaria.
Nel secondo dopoguerra fecero domanda per ottenere la cittadinanza statunitense ma ad Alice non fu accordata a causa del suo rifiuto di dichiarare fedeltà assoluta al paese, cioè che lo avrebbe difeso anche con le armi, se necessario…
Di armi, Alice, ne aveva viste anche troppe nella sua vita, a cominciare da quelle del suo stesso paese che avevano aggredito e devastato così tanti popoli…



Così, quando prima Kennedy e poi Johnson manifestarono le loro bellicose intenzioni contro il piccolo Vietnam, Alice Herz, nonostante i suoi 80 anni protestò fortemente, insieme a tanti altri. Ma non bastò, la “maggioranza silenziosa” non si accontentava della guerra fredda, voleva vedere scorrere il sangue e la propaganda della lobby industriale militare lavorava in questo senso… Così cominciarono i bombardamenti a tappeto sul Vietnam del Nord...



Nel 1965 Alice Herz aveva già 82 anni e forse decise che il suo vecchio corpo poteva ancora dare qualcosa in un gesto clamoroso contro quell’ennesima guerra… Imitando i monaci buddisti che negli anni precedenti si erano auto immolati col fuoco per protestare contro la persecuzione cui erano soggetti da parte del regime del Vietnam del Sud, fantoccio degli USA, il 16 marzo del 1965 Alice Hertz uscì in strada a Detroit, si cosparse di liquido infiammabile e si diede fuoco. Morì qualche giorno dopo. Nel suo testamento l’accusa contro LBJ, il presidente di un grande e forte paese che ne aveva aggredito uno piccolo e debole, così come aveva più volte fatto la Germania nazista…



L’esempio di Alice Herz fu seguito da altri negli States:

- Norman Morrison, un quacchero di 31 anni, si diede fuoco il 2 novembre 1965 vicino al Pentagono, davanti alla finestra dell’ufficio del ministro della difesa Robert McNamara, che assistette alla scena:
- il 9 novembre seguente fu la volta di Roger Allen LaPorte, 22 anni, militante del movimento dei lavoratori cattolici, che si diede fuoco davanti al palazzo delle Nazioni Unite a New York;
- il 15 ottobre del 1967 fu Florence Beaumont, 55 anni, ad auto-immolarsi davanti ad un edificio federale a Los Angeles;
- il 10 maggio 1970 fu uno studente di 23 anni, George Winne, Jr., a darsi fuoco all’interno del campus universitario di San Diego, California.



Ci ricordiamo bene ancora oggi di Thích Quảng Đức e di Jan Palach e invece nessuna memoria è rimasta di Alice Herz e degli altri americani coraggiosi (di loro pochissime immagini reperibili in Rete), così come sempre troppo poco si parla e si conosce della “Widerstand”, la resistenza interna al nazismo in Germania…
This was a woman who wanted freedom from war
There's the story, there is no more
With her body all in flames
She hoped to throw light on mankind’s shame
To lead the way to life
And Alice was her name

She came from Germany, her native land
Had seen the marching, the military band
Had seen what seemed like scattered seeds
And knew what happens when silent lips won’t speak.

She yearned to come to this land of hope
Prepared to work, and not to grope
Knowing her purpose, and losing no time
But it seemed a thought much too sublime
To call for peace before they thought it time.

Well she did all she possibly could
Wrote letters, made speeches, all of it good
But it was not good enough, she saw
She'd worked much more and tried much more
What could she do that she'd not done before.

To this woman of eighty-two years
Came an answer of hope, and not of fear
Hope for mankind, for peace on earth
For life with dignity of man's worth
And in her death she prayed for freedom's birth.

This was a woman who wanted freedom from war
There's the story, there is no more
With her body all in flames
She hoped to throw light on mankind’s shame
To lead the way to life
And Alice was her name

inviata da Bernart Bartleby - 1/3/2016 - 11:14



Lingua: Italiano

Versione italiana di Yarikh
ALICE ERA IL SUO NOME

Era una donna che voleva la libertà dalla guerra
c'è la storia, non c'è più
con il suo corpo tutto in fiamme
sperò di lanciare una luce sulla vergona dell'umanità
per guidare la strada alla vita
e Alice era il suo nome

Veniva dalla Germania, la sua terra natale
aveva visto le marce, le bande militari
aveva visto quelli che sembravano semi sparsi
e aveva capiro ciò che succede quando le labbra non vogliono parlare.

Aveva desiderato di venire in questa terra di speranza
preparata al lavoro e non per brancolare
sapendo il suo obiettivo, e senza perdere tempo
ma sembra a èensiero troppo sublime
chiedere la pace prima che loro pensavano fosse giunto il momento.

Ebbene, fece tutto ciò che era possibile
scrisse lettere, tenne discorsi, tutti molto buoni
ma non erano buoni abbastanza, si accorse
lavorò molto di più e provò ancora di più
quello che poteva fare e che non aveva ancora fatto prima.

A questa donna di ottanta ue anni
venne una risposta di speranza e non di paura
speranza per l'umanità, per la pace sulla terra
per la vita con dignità del valore umano
e nella sua morte pregò per la nascita della libertà.


Era una donna che voleva la libertà dalla guerra
c'è la storia, non c'è più
con il suo corpo tutto in fiamme
sperò di lanciare una luce sulla vergona dell'umanità
per guidare la strada alla vita
e Alice era il suo nome

inviata da Yarikh - 1/7/2016 - 17:12


Visto anche che dell'autrice di questa canzone non si sa pressochè nulla, sarebbe possibile attribuire la canzone alla protagonista Alice Herz?

La bio potrebbe essere presa da en.wikipedia mentre basterebbe modificare la prima parte dell'intro come segue:

Parole e musica di Ruth Jacobs, oggi sconosciuta cantautrice statunitense che contribuì alcuni suoi brani su Broadside Magazine negli anni 60.
Testo e accordi pubblicati sul # 66 del Broadside Magazine, 14 novembre 1965

Bernart Bartleby - 1/3/2016 - 15:58


Io non sono molto d'accordo con questa idea di attribuire le canzoni ai protagonisti. Le canzoni vanno attribuite a chi le ha scritte. Se dell'autore si sa pressoché nulla, pace, si sa almeno il nome...

Lorenzo - 1/3/2016 - 16:06


Ciao Lorenzo,

penso che non ti sia sfuggito il fatto che la mia iniziativa ha a che fare con la modalità ed il significato delle morti, del tutto EXTRAordinarie, dei protagonisti.

Era anche un modo per restituire dignità a quelle vite e a quelle morti che sono passate quasi tutte sotto silenzio, compresa quella piuttosto recente di Malachi Ritscher.

Uomini e donne coraggiosi che, come ho detto, non hanno mai avuto lo stesso pubblico riconoscimento dei monaci buddisti o di Jan Palach... Credo anche che in qualche misura ci sia una "congiura del silenzio" intorno ad esse, forse perchè particolarmente "disturbanti"...

Se poi invece si vuole - senza offesa, ma te la metto giù un po' dura - fare i "burocrati" in un sito pieno di EXTRA, alcuni dei quali anche poco straordinari, e di contributi talora cazzeggianti, allora va bene così... Nel qual caso mi sa però che dobbiate riattribuire ad autori o interpreti due su tre delle ultime canzoni che ho postato.

Saluti

Bernart Bartleby - 1/3/2016 - 16:17


Non e' per burocrazia, e' per una questione di ordine in questo database ormai immenso che ci sta un po' sfuggendo di mano.

Sono d'accordo sul fatto che ci sia una sorta di "congiura del silenzio" su queste morti ma - senza offesa - purtroppo non credo che avere una pagina intestata sulle CCG serva molto a restituire dignità a quelle vite e quelle morti.

Sicuramente la pagina può essere utile a farle riaffiorare dall'oblio, e il tuo contributo in questo senso e' utilissimo. Pero' penso che le pagine possano servire lo stesso anche se attribuite all'autore della canzone, ma questa e' solo una mia personalissima opinione e in ogni caso credo che in fondo la cosa non abbia un'importanza eccessiva.

Saluti

Lorenzo - 1/3/2016 - 16:24


Se per questo allora le intere CCG/AWS non servono ad una beata minkia, come ho espresso più volte soprattutto negli ultimi tempi (chissà poi perchè ci passo sopra tanto tempo? La risposta ce l'ho ma ora non ho tempo di esplicitarla e forse davvero non interesserebbe a nessuno...)

Comunque, fate un po' come credete meglio... Ricordatevi solo che, se vincesse l'ordine, allora bisognerà riattribuire Le monde est fou e Malachi.

Ciao

Bernart Bartleby - 1/3/2016 - 16:31




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