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Olza

Aleksander Kulisiewicz
Lingua: Polacco


Lista delle versioni e commenti


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Stoi nocka
(Aleksander Kulisiewicz)
Piosenka niezapomniana
(Aleksander Kulisiewicz)
Czarny Böhm
(Aleksander Kulisiewicz)


Sachsenhausen, 1942
Lyrics: Aleskander Kulisiewicz
Music: Henryk Wars (“Jest Jedna Jedyna,” 1938)

Aleksander Kulisiewicz: Ballads and Broadsides - Songs from Sachsenhausen Concentration Camp 1940-1945

Campo di concentramento di Sachsenhausen, Oranienburg, Brandeburgo
Parole di Aleskander Kulisiewicz
Musica di Henry Vars (1902-1977), il nome assunto negli USA dal compositore polacco Henryk Warszawski, abbreviato in Wars, autore di moltissime musiche anche per il cinema tra cui il celebre tango del 1938 “Jest jedna jedyna”. Un suo brano, la canzone d’amore “Umówiłem się z nią na dziewiątą” del 1937, è compreso nella colonna sonora de “Il pianista” di Roman Polanski.

Kulisiewicz spent his formative years in the town of Cieszyn where his father worked as a teacher, and his nostalgia for that picturesque region on the Olza River southwest of Krakow was deep and enduring. He later wrote that when he was a prisoner he “often dreamed of returning to the banks of this beloved river.” With its inventory of exotic waterways, this song begins on a note of passive escapism. But it soons turns to a patriotic call to action and a prophesy that soon Cieszyn will return to Polish rule. The song’s reference to Bosambo, a fictional tribal leader, derives from a 1935 British film, Sanders of the River, starring Paul Robeson, based on the book of the same name by Edgar Wallace. The Oder River, which flows to the Baltic port city of Szczecin, is mentioned because the Olza is a tributary of the Oder.



Kulisiewicz trascorse i suoi anni giovanili nella città di Cieszyn, dove suo padre lavorava come insegnante, e la sua nostalgia per quella regione pittoresca sul fiume Olza, a sud ovest di Cracovia, fu profonda e duratura. Egli scrisse più tardi che quando era prigioniero "spesso sognai di tornare sulle rive di questo amato fiume". Con il suo inventario di corsi d'acqua esotici, questa canzone comincia con un motivo di fuga dalla realtà. Ma presto si trasforma in un patriottico invito all'azione e nella profezia che presto Cieszyn tornerà sotto il controllo polacco. Nel brano c’è un riferimento a Bosambo, personaggio di capo tribale nigeriano interpretato da Paul Robeson nel film di Zoltán Korda “Sanders of the River” del 1935, basato su di un romanzo di Edgar Wallace del 1911 [siamo quindi in un’epoca di molto antecedente quella della decolonizzazione e non c’è da stupirsi se il colonialismo inglese sia dipinto come elemento di civiltà e garante della pace minata dagli scontri tribali fra locali, ndr]. Il fiume Oder, che scorre fino al porto città baltica di Stettino [a soli 120 km a nordest da Berlino, ndr], è citato perché l’Olza è un suo affluente.



Aleksander Kulisiewicz: Ballads and Broadsides - Songs from Sachsenhausen Concentration Camp 1940-1945


La chitarra di Alex Kulisiewicz a Sachsenhausen. Alex Kulisiewicz's guitar in Sachsenhausen.
La chitarra di Alex Kulisiewicz a Sachsenhausen. Alex Kulisiewicz's guitar in Sachsenhausen.


"This compact disc focuses exclusively on Kulisiewicz’s own song repertoire from Sachsenhausen. These recordings, preserved on reel-to-reel tapes by Kulisiewicz after the war, are of variable quality, reflecting the conditions in which they were produced, from home recordings to studio or concert hall productions. The selections are arranged chronologically and are intended to provide both a representative sample of Kulisiewicz’s artistic output and a sense of his personal reactions to the realities of life in a Nazi concentration camp"


1. Muzulman-Kippensammler
2. Mister C
3. Krakowiaczek 1940
4. Repeta!
5. Piosenka niezapomniana
6. Erika
7. Germania!
8. Olza
9. Czarny Böhm
10. Maminsynek w koncentraku
11. Heil, Sachsenhausen!
12. Pożegnanie Adolfa ze światem
13. Tango truponoszów
14. Sen o pokoju
15. Dicke Luft!
16. Zimno, panie!
17. Moja brama
18. Pieśń o Wandzie z Ravensbrücku
19. Czterdziestu czterech
20. Wielka wygrana!


Aleksander Kulisiewicz (1918–1982) was a law student in German-occupied Poland in October 1939 when the Gestapo arrested him for antifascist writings and sent him to the Sachsenhausen concentration camp near Berlin. A talented singer and songwriter, Kulisiewicz composed 54 songs during five years of imprisonment. After liberation, he remembered his songs as well as ones he had learned from fellow prisoners and dictated hundreds of pages of them to his nurse in a Polish infirmary. As a “camp troubadour,” Kulisiewicz favored broadsides—songs of attack whose aggressive language and macabre imagery mirrored his grotesque circumstances. But his repertoire also included ballads that often evoked his native Poland with nostalgia and patriotic zeal. His songs, performed at secret gatherings, helped inmates cope with their hunger and despair, raised morale, and sustained hope of survival. Beyond this spiritual and psychological importance, Kulisiewicz also considered the camp song to be a form of documentation. “In the camp,” he wrote, “I tried under all circumstances to create verses that would serve as direct poetical reportage. I used my memory as a living archive. Friends came to me and dictated their songs.” Haunted by sounds and images of Sachsenhausen, Kulisiewicz began amassing a private collection of music, poetry, and artwork created by camp prisoners. In the 1960s, he joined with Polish ethnographers Józef Ligęza and Jan Tacina in a project to collect written and recorded interviews with former prisoners on the subject of music in the camps. He also inaugurated a series of public recitals, radio broadcasts, and recordings featuring his repertoire of prisoners’ songs, now greatly expanded to encompass material from at least a dozen Nazi camps. Kulisiewicz’s monumental study of the cultural life of the camps and the vital role music played as a means of survival for many prisoners remained unpublished at the time of his death. The archive he created, the largest collection in existence of music composed in the camps, is now a part of the Archives of the United States Holocaust Memorial Museum in Washington, D.C.

Aleksander Kulisiewicz (1918-1982) era uno studente di giurisprudenza nella Polonia sotto occupazione tedesca quando, nell'ottobre 1939, la Gestapo lo arrestò per i suoi scritti antifascisti e lo inviò al campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Kulisiewicz era un cantautore di talento: durante i suoi cinque anni di prigionia compose 54 canzoni. Dopo la liberazione si ricordò non solo delle sue canzoni, ma anche di quelle che aveva imparato dai suoi compagni di prigionia, e dettò centinaia di pagine alla sua infermiera in un ospedale polacco. In quanto “cantastorie del campo”, Kulisiewicz prediligeva le ballate descrittive, usando un linguaggio aggressivo e brutale per riprodurre le circostanze grottesche in cui si trovava assieme agli altri; ma il suo repertorio comprendeva anche ballate che, spesso, evocavano la Polonia natia con nostalgia e patriottismo. Le sue canzoni, eseguite durante riunioni segrete, aiutarono i prigionieri a far fronte alla fame e alla disperazione, sostenendo il morale e le speranze di sopravvivenza. Oltre a rivestire un'importanza spirituale e psicologica, Kulisiewicz riteneva che le canzoni del campo fossero anche una forma di documentazione. “Nel campo”, scrisse, “ho cercato sempre di creare versi che servissero da reportage poetico diretto. Ho usato la mia memoria come un archivio vivente. Gli amici venivano da me e mi recitavano le loro canzoni.” Quasi ossessionato dai suoni e dalle immagini di Sachsenhausen, Kulisiewicz cominciò a raccogliere una collezione privata di musica, poesia e opere d'arte create dai prigionieri. Negli anni '60 si unì agli etnografi polacchi Józef Ligęza a Jan Tacina in un progetto di raccolta di interviste scritte e registrate con ex prigionieri a proposito della musica nei campi di concentramento. Cominciò anche a tenere una serie di spettacoli, trasmissioni radiofoniche e incisioni del suo repertorio di canzoni di prigionia, che si ampliarono fino a comprendere materiale proveniente da almeno una dozzina di campi. L'enorme studio di Kulisiewicz sulla vita culturale nei campi e sul ruolo decisivo che la musica vi svolgeva come strumento di sopravvivenza per molti prigionieri rimase inedito fino alla sua morte. L'archivio da lui creato, la più vasta raccolta esistente di musica composta nei campi di concentramento, fa ora parte degli archivi dell'United States Holocaust Memorial Museum a Washington.

Wielka jest, śliczna jest Mississippi,
Missouri, Ganges, Amazonka, Nil.
I dumna jest Limpopo,
Bo płynie przecież po to,
By o niej się marzyło,
O innej wcale nie.

Czarna krew, wrząca krew w Kongo kipi,
Bosambo pomści ją—i za lat sto!
Bo każdy ma swe Kongo
I miłość swą ogromną—
I plemię, które przeklął
Za krzywdę i za zło!

Pod mym Cieszynem Olza
Goryczą samą mi śpiewa.
Siwiutkie śpią nad nią drzewa—
Żołdactwo żłopie z niej łzy!
Ach, tylko jedna w świecie rzeka,
Na którą noce blade czekam,
Straszliwie do niej ach daleko,
Do mojej Olzy spośród gór...

Tyle dni, smutnych dni poza nami,
Nikogo nie mam, kto by pojął mnie.
I tułam się, i wlokę,
Samotny w kaźni noce—
I tęskno mi za Tobą,
Bogdanko Słodkich Wód...

Przyjdzie dzień—mój i wasz!—
dzień świtania
I zmiłowania nikt nie będzie znał:
Sczerwienią Twoje fale,
Odżyją baśni stare...
Nad rzeką moją panem
Był—będzie p o l s k i lud!!

A pod Cieszynem Olza,
Ta sama Olza popłynie—
I nikt jej w biegu nie wstrzyma,
Żadne szachrajstwo, ni pięść!
Bo niedaleka już godzina:
Nadążysz z Odrą do—Szczecina,
Moja Ty Olzo, któraś była
Tą najwierniejszą z wszystkich rzek.

inviata da Bernart Bartleby - 25/1/2016 - 10:05



Lingua: Inglese

Traduzione inglese dal libretto del CD citato in introduzione.
OLZA

How mighty, how lovely the Mississippi,
Missouri, Ganges, Amazon, Nile.
And the Limpopo is proud,
Its waters so abound,
The object of our dreams,
Others don’t compare.

Hot black blood boils over in the Congo,
Bosambo takes revenge for a hundred years of hell!
Yes, everyone has his Congo
His torrid love affair—
And a race that he reviles
For its evil and injustice!

Near my beloved Cieszyn,
The embittered Olza sings.
On her banks gray trees sleep softly—
As uniformed bandits guzzle down her tears!
Ah! My one and only river,
I wait for you through pale nights.
Today you are so far away,
My Olza, amid mountains...

Many tear-stained days have passed,
And there’s no one who can understand.
I drag on and I wander,
Alone through tormented nights—
Oh! How I yearn for you,
Sweet water’s ladylove...
The day will dawn—yours and mine!

When they will see no mercy:
Your waters will run red,
Old legends will revive...
On the banks of my river where Poles once ruled
There, POLES will rule again!!

And near Cieszyn on the Olza,
The same Olza will flow—
Nothing now will hold her back,
No swindle, not force!
The day draws near:
You will race with the Oder toward Szczecin,
You, my Olza,
Most faithful of all rivers.

inviata da Bernart Bartleby - 25/1/2016 - 10:06




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